Ultima tappa nel mondo dell’high screen nel crunch time dei playoff in corso, per vedere altri possibili esiti ed impieghi del blocco alto, con roster diversi ed in situazioni di punteggio e cronometro differenti.
INNESCARE IL PICK N’ ROLL / POP
Bulls vs 76ers (Game 6)
L’esito “naturale” dell’high screen è il pick n’ roll, che non ha certo bisogno di presentazioni… nel primo caso il pick’ n roll è “di sponda”, ovvero il tagliante viene raggiunto non direttamente dall’assist del palleggiatore, ma dopo un ulteriore passaggio, per motivi “geometrici”. Mentre nel secondo caso, si tratta di un pick n’ roll puro, con i difensori Sixers che ritardano la chiusura su Asik e, quando lo raggiungono, nessuno ha la stazza adatta per poter contestare l’assalto al ferro.
Più futuribile, visto l’aumento di lunghi perimetrali, è l’evoluzione dell’high screen in pick n’ pop, magari per punire una differenza atletica e tecnica nei match up.
Lakers vs Nuggets (Game 4)
L’abbinamento Bynum / Harrington è di per sè un “mismatch strutturale”, con Andrew per nulla abituato ad inseguire il suo uomo sino all’arco da tre. Forse per “deformazione professionale” forse per non sguarnire il pitturato di L.A. sul +3 (spingendo Denver la tripla), Andrew, sull’high screen, non esce dalla paint, anche perché subito dopo viene puntato dal folletto Lawson. A questo punto, ad Harrington non resta che girarsi per poter ricevere indisturbato e dopo aver fintato la tripla (pur nelle sue corde) andare verso il canestro per il -1.
AGEVOLARE L’ESECUZIONE
L’high screen può essere usato anche come primo movimento di uno schema oppure solo per facilitare l’esecuzione di un passaggio dal play al tiratore designato, come in questo caso:
Grizzlies vs Clippers (Game 3)
Nell’ultima azione della gara, Conley riceve un blocco, non perché ci sia tempo per un pick n’ roll o perché Mike sia uno “spacca-difese” alla Rose, ma, verosimilmente, per poter passare (ad una delle due opzioni) senza eccessiva pressione addosso. Conley aspetta infatti diligentemente l’uscita alta di Gay, anche se, più creativamente (e rischiosamente), avrebbe forse potuto imbeccare Zach nel pitturato.
Se invece si ambisce ad una conclusione ancora più rapida (un “quick hitter”), non resta che dare direttamente palla al tiratore prima della metà campo (magari dalla rimessa), per poi portargli un blocco in punta, possibilmente con un lungo che possa essere non trascurabile sul perimetro, minacciando il pick n’ pop; Hawes, per il suo raggio di tiro, è perfetto:
76ers vs Celtics (Game1)
Il tiro, come auspicato dai tifosi di Phila, viene scoccato dopo soli 6 secondi dalla rimessa da fondo campo e senza eccessiva pressione sul tiratore.
EVITARE ATTACCHI RIPETUTI (E PREVEDIBILI)
Grizzlies vs Clippers (Game 4) + Spurs vs Clippers (Game 4)
Nella prima azione, Paul interpreta bene l’isolamento: vedendo che Allen vuole spingerlo verso il lato dove i due lunghi sono pronti a coprire, decide saggiamente di incrociare e di tuffarsi a destra.
Il problema nasce quando, all’azione successiva, si ripresenta la stessa situazione, o meglio viene scelto lo stesso isolamento centrale, con la difesa che non ha problemi ad intuire le intenzioni “solitarie” di Paul e previene il suo assolo: prima con Randolph che sale in lunetta, poi con una disposizione “a sacco” che non lascia nessun lato della paint incustodito (e con Zach che orbita sotto il ferro marcando Evans, quindi niente 3 secondi difensivi…).
Situazione simile in Gara 4 contro gli Spurs: ultimi due possessi decisivi basati sull’isolamento centrale di Paul. Da notare come in entrambi i casi, tutti e quattro i difensori Spurs fossero sotto la linea del tiro libero, quindi pronti a piombare nel pitturato (e senza che i rispettivi attaccanti facessero molto per “aprire il campo”); di conseguenza, Paul si è sempre trovato circondato da due o tre maglie nere senza facili linee di passaggio né spazio comodo per un tiro (anche considerata la differenze di altezza rispetto ai difensori Spurs).
Intendiamoci, non che un isolamento centrale sia sempre deleterio, ma forse si addice più a guardie come Rose o Deron Williams, che nel pitturato sanno far valere anche la propria verticalità. Quale poteva essere una soluzione per evitare il dejà vu alla difesa? A questo punto, ormai, conosciamo tutti la risposta…