Gli Indiana Pacers ci regalano una serie. Ieri notte hanno vinto 78-75 gara 2, portandosi sul pareggio e rubando il vantaggio del fattore campo.
E’ stata una partita combattuta, in pieno stile playoff, sopratutto a livello di Eastern Conference. A tratti è stata anche brutta, sgradevole da guardare, ma è quasi il pegno che si deve pagare perché siano gare intense.
Punteggio basso, tanti errori, soprattutto nel finale. Qui si la differenza. Ha prevalso chi ha sbagliato di meno.
Dwyane Wade va dentro e incredibilmente fallisce dove per mille altre volte ha fatto canestro a occhi chiusi, LeBron James viene prima stoppato da Granger per un appoggio facile, poi va in lunetta.
0-2, dolorosa e annosa questione. I Big 2 (Bosh per il momento è fuori combattimento) non riescono a portare gli Heat alla vittoria nei minuti finali e le chiacchiere si riaprono.
Ne riparleremo, perché in questi playoff è uno dei punti deboli di questa potenziale cavalcata verso il traguardo finale.
Non si può dire che gli Indiana Pacers abbiano giocato bene, ma gli va dato merito di aver alzato il volume dell’intensità difensiva.
A volte anche troppo, come nel caso di Danny Granger, il loro leader, che ha avuto anche un alterco con LeBron per una trattenuta sotto canestro.
Episodio che peraltro non è nuovo, visto che prontamente TNT ci ha mostrato in diretta un precedente di qualche anno prima, quando LeBron era The King a Cleveland.
I Pacers hanno solo in parte sfruttato quello che è sotto gli occhi di tutti, ovvero il vantaggio dei propri lunghi nel gioco in post basso.
Coach Vogel ha chiamato in maniera insistente per Hibbert e West solo nel finale, tanto è bastato per evidenziare le difficoltà degli Heat in contumacia Chris Bosh.
Indiana si era portata fino al +11 sul finale del terzo periodo soprattutto grazie ad un Danny Granger finalmente attivo, ben supportato da Barbosa con punti nelle mani fuori dalla panchina.
Per Granger soli 11 punti finali, ma oltre all’allungo sopracitato c’è da segnalare una gara difensiva impeccabile, a maggior ragione considerando il calibro del suo diretto avversario.
Ovvero LeBron James, ieri un po’ stanco, oltre che limitato, 28 punti, 9 rimbalzi, 5 assist, 10-22 da due e nessuna tripla su 4 tentativi.
C’è Wade a 24 punti, poi il vuoto, Bosh o non Bosh. James Jones per esempio, perché non usarlo di più ? Poi c’è Norris Cole, piccolo fenomeno a inizio stagione, adesso timido e represso.
Si è sempre detto che questi Heat hanno buona profondità in panchina ma finora non è stato così, in special modo contro dei Pacers che possono far uscire prima Collison e poi Barbosa, due guardie veloci, abili a segnare e creare gioco in modo istantaneo.
Abili, ancor di più, a dare quel cambio di ritmo che invece manca a Miami, troppo dipendenti dal proprio starting five. In tempo di playoff, con le squadre stanche e con grande fisicità, questo lo paghi.
Un altro dei due, seppur piccoli, fattori sui quali Indiana può puntare per regalarci una serie equilibrata.
IL BUONO
David West. Fa male agli Heat nel quarto periodo, 16 punti, 10 rimbalzi, 2 stoppate, 5-13 dal campo. Con un po’ più di costanza e l’aiuto di Hibbert, 8pts e 11 rimbalzi, si può innalzare un serio ostacolo al cammino di Miami.
IL BRUTTO
Mario Chalmers. Il ragazzo va e viene, da sempre. Contro i Knicks ha spostato molto, tirando anche con più del 40% dalla lunga distanza.
In due partite contro i Pacers invece è regredito, anche in difesa. Ha anche sbagliato la tripla per il pareggio sull’ultimo tiro.
A proposito di tiri di tre. Per Miami 1-16 da dietro l’arco, 1-22 in due partite. Con Mike Miller, James Jones, Shane Battier e Mario Chalmers, oltre Dwyane e LeBron, non è accettabile.
IL CATTIVO
Scusate se ci ripetiamo ma il tema non è che sia caldo. E’ rovente. LeBron sbaglia due liberi, prima ancora un altro, poi viene stoppato, poi ancora se ne sta fermo a guardare i compagni mentre il tempo corre feroce verso la sirena finale.
Wade sarà pure il closer designato, peraltro ieri fallimentare, ma non è possibile che sia così passivo e/o dannoso nei finali di gara.
Questione delicata, comunque meglio non approfondire oltre modo. Di certo, anche oggi, sulle copertine c’è questo, basta farsi il giro sui vari media sportivi americani.
COUNTDOWN TO LEBRON JAMES FIRST RING
-11.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
The King of regular seasons…
La finiamo con questo “COUNTDOWN TO LEBRON JAMES FIRST RING”? Il titolo quest’ anno andrà ancora alla vincente della Western Conference, anche se Lebron meriterebbe di vincere per via del suo immenso talento.
la “dolorosa e annosa questione” in questo caso non è la mancanza di sangue freddo nel finale, mai il fatto che entrambi questi giocatori, James e Wade, in 20 anni che giocano hanno imparato a segnare in reverse dietro il tabellone con un dito in culo ma ancora NON SANNO TIRARE I LIBERI. Se non impari a tirare i liberi (che – chi ha giocato a basket lo sa – NON significa semplicemente tirare da 5 metri senza difesa), è normale che quando sei stanco a fine partita e con tanta pressione ti possano uscire, e infatti è capitato tante volte a entrambi, sia a James che a Wade…
parole sante (anche se quest’anno ho calato drasticamente la mia % ai liberi aumentando però di tanto dal campo, come maI?)