Si scrollano di dosso i fantasmi di una possibile, clamorosa eliminazione i Los Angeles Lakers con una prova di carattere, che i tifosi speravano di vedere dopo due gare che avevano fatto temere il peggio. Dopo il punto del 3-1, quando ormai il più sembrava fatto, i gialloviola avevano fatto tutto il possibile per complicarsi la vita ed arrivare agli ultimi, cruciali 48 minuti.
E’ servito il rientro in grande stile di Metta World Peace, però. 15 punti, con 4 triple pesantissime, il solito impatto difensivo, 4 recuperi e mille palloni sporcati. Tutta la squadra ne ha giovato, giocando magari non un basket pulito, ma con dentro quel fuoco sacro che, in fondo, era ciò che Mike Brown voleva vedere e che è bastato per avere la meglio di una Denver che ci ha provato in fondo.
Ancora una grandissima prova per Ty Lawson (24, 5 rimbalzi e 6 assists con 11/19 al tiro), che a un certo punto sembrava poter portare da solo alla vittoria i Nuggets. Harrington finalmente con impatto (24 punti con 18 tiri) e Afflalo concreto al tiro. Ma, a fermare la corsa degli uomini di George Karl, è stato lo squilibrio sotto le plance. Sebbene il confronto a rimbalzo sia stato vinto (54-50, 23 rimbalzi offensivi contro i 26 dei Lakers), Bynum e, soprattutto, uno stupendo Gasol (23 punti, 17 rimbalzi, 6 asissts e 4 stoppate) hanno messo in croce la difesa delle Pepite, trovando spesso correzioni a canestro che hanno fatto malissimo, oltre ad imporre la propria stazza a centro area (10 stoppate in due) anche nella metà campo difensiva.
E’ stata, però, anche la notte di Steve Blake (19 punti con 5/6 da 3). Martoriato per le sue difficoltà in difesa contro Lawson e Miller, l’ex di turno si è scrollato di dosso tutto quanto incendiando la retina a ripetizione e dando ai suoi quella pericolosità da dietro l’arco che ha scombinato i piani difensivi di Denver, altrimenti propensa ad affidarsi alle difficoltà altrui nel tiro pesante. Non è un caso che le vittorie di Los Angeles nella serie siano quasi sempre coincise con sue buone prestazioni offensive.
La partita è stata magari non bellissima, ma combattuta e con un’intensità selvaggia sul campo come ci si aspetta da una gara 7. I Lakers hanno preso da subito il comando delle operazioni, prendendo il vantaggio e mantenedolo sempre attorno ai 4/5 punti, impostando la partita che ci si aspettava: palla dentro, più a Gasol che a Bynum, finalmente e con risultati positivi, e ritmi controllati, con Kobe quieto ad attendere il suo momento. Denver faticava, anche per l’impatto di World Peace su Gallinari (alla sua peggior prestazione della serie, 1/9, 3 punti e 4 palle perse, con tanti minuti passati in panchina), ma Lawson, unito alla buona vena di Harrington e Afflalo le consentivano di rimanere in scia.
A cavallo tra secondo e terzo quarto i Lakers provavano a mettere la parole fine in anticipo alla partita, con un parziale di 20-6 ispirato dalle triple del fu Artest, ma Denver rispondeva con gli interessi. 13 dei successivi 17 punti portavano la firma di Lawson, ed era Harrington a pareggiare dalla lunetta a quota 68. Per i Lakers il momento più difficile arrivava in apertura di ultima frazione, quando lo stesso Harrington apriva le danze con 5 punti consecutivi per il 73-69. Nel clima preoccupato dello Staples Center, allora, erano proprio World Peace e Blake a dare la scossa vincente con due triple utili a riprendere il controllo della gara. Da lì in poi, in sostanza, Los Angeles cominciava a mettere le mani sul passaggio della serie. Bynum e Gasol (incredibile un’azione sotto le plance con ben 7 rimbalzi offensivi consecutivi del duo) facevano il proprio comodo, mentre i Nuggets sbattevano contro la difesa, adesso davvero arcigna, di Kobe e soci. I fantasmi lentamente abbandonavano la Città degli Angeli, Kobe poteva baciare le sue figlie in spogliotatoio e World Peace tornare a dare spettacolo nelle interviste post partita.
MVP
Metta World Peace, quanto ci sei mancato! E’ quello che devono aver pensato i tifosi dei Lakers questa notte. Non solo per la sua buona prestazione in attacco, quanto per i cosiddetti intangibles, per i tuffi sulle palle vaganti, i palloni rubati, quelli schiaffeggiati quando Denver pensava di averli già recuperati.
E poi la difesa. Gallinari chiude una delle sue peggiori prestazioni in carriera, con Karl costretto a tenerlo fuori per molti minuti, ma anche Andre Miller passa una serata da incubo, dopo aver fatto a fette la difesa losangelena nelle ultime due gare. Il comune denomitare: MWP appiccicato alle loro maglie. Essenziale non rende l’idea del suo valore, per questa squadra in questo momento.
LE CHIAVI DELLA PARTITA
Gasol 19 tiri, Bryant 16, World Peace e Bynum 15, Blake 11. I Lakers hanno battuto Denver usando quella che dovrebbe essere l’arma migliore dei Nuggets: attacco bilanciato, tanti giocatori pericolsi, zero punti di riferimento per gli avversari.
Quando Lawson e compagni hanno limitato le percentuali di Gasol e Bynum, MWP e Blake hanno segnato da fuori. Quando il tiro non è entrato, le Twin Towers hanno svettato a rimbalzo.
Il tutto con un Kobe tranquillo e che ha smistato per i suoi colleghi, limitandosi al minimo sindacale in attacco. In sostanza, la partita che Denver aveva poche possibilità di vincere. Innegabile, poi, che anche l’esperienza, un minimo, abbia giocato il suo ruolo, con nessun giocatore dei Nuggets mai coinvolto in una gara 7 in carriera.
Lawson, dopo tre quarti da dominatore, è sparito nell’ultimo, Gallinari fagocitato dalla difesa, McGee importante in difesa ma nullo in attacco, più in generale l’attacco di Denver si è fermato al 25% nell’ultimo quarto. Non a caso, Harrington, il giocatore con più anni di Nba alle spalle, ha tenuto in piedi la baracca nel finale, senza però trovare l’appoggio dell’altro senatore, Miller, sottoposto alla cura Artest.
Alla fine, insomma, vince la squadra più forte, ma onore a Denver che si è giocata tutte le carte al meglio.
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.
eh….si, ed ora che dice la Gazzetta dello Sport sul Gallo? premetto che da italiano gli auguro le migliori fortune ma non se ne poteva più di quegli elogi sperticati per partite normalissime.