Il canestro della vittoria porta la firma di Steve Blake

Vittoria che va molto oltre il semplice punto del 3-1, quella che i Lakers hanno ottenuto stanotte contro i Denver Nuggets. I gialloviola hanno mandato una serie di segnali importanti, che danno ancora maggior valore al 92-88 con cui si è conclusa la gara.

Intanto, sono riusciti a imporre il loro gioco su un campo difficile, dove solo 48 ore prima avevano perso male, impedendo così di condannarsi a una gara 5 potenzialmente molto pericolosa. Poi, hanno vinto nonstante una serata non troppo brillante di Bryant, Bynum e Gasol, ma trovando nei momenti cruciali i punti decisivi da Blake e Sessions, ovvero quel comparto playmaker che sembrava, alla vigilia, uno dei pochi fattori che potesse far pendere la serie dalla parte dei Nuggets.

Infine, hanno dimostrato di essere diventati una squadra di Mike Brown. 48 minuti brutti, sporchi, cattivi in cui una squadra che in estate aveva subito un cambio radicale, con il passaggio da Phil Jackson all’ex coach dei Cavaliers, avrebbe potuto perdersi. E invece no.

Certo, come detto Bynum (19 e 7 rimbalzi) e Gasol (13 punti, 9 rimbalzi e 6 assists) non hanno brillato. Kobe ha forzato più del dovuto nel quarto periodo. Ma alla fine Los Angeles ha vinto premendo sui bottoni giusti: controllo dei rimbalzi e, di conseguenza, annullamento del contropiede avversario.

La ciliegina sulla torta è arrivata nell’ultimo minuto, con Bryant in difficoltà (apparentemente anche a corto di fiato) e il punteggio in parità, non si è assistito a un classico tiro forzato e magari triplicato dagli avversari. No, questa volta il 24 è andato a cercare prima Ramon Sessions, in un’azione generata da un blocco sospetto di Gasol su Gallinari, e poi, nell’attacco successivo, letto il raddoppio di Lawson, Steve Blake (tramite Pau Gasol): 6 punti per LA e tutti a casa.

Occasione ghiottissima, di contro, quella persa dai Nuggets e che ridà tono a tutti dubbi circa una squadra senza una stella e fin troppo democratica. Lawson (11 punti e 6 assists con 5/13 dal campo), dopo la gran prestazione di due giorni fa, è stato appena sufficiente, sparendo del tutto nel secondo tempo, Afflalo (solo 6 punti con 3/7) ha proseguito la sua pessima serie, McGee e Faried sono stati fagocitati dai pari ruolo lacustri, e solo Gallinari (il migliore dei suoi, 20 punti, 6 rimbalzi e un gran lavoro in difesa su Kobe) e Miller (15, 7 rimbalzi e 3 assists) hanno dato un contributo tangibile in maniera costante.

Ma le motivazioni della sconfitta non possono essere fatte risalire solo alla mancanza di una vera stella, quanto ad una serie di altri fattori. Infatti, a differenza di gara 3, questa volta la squadra di George Karl ha avuto un impatto nullo sotto i tabelloni, concedendo ai Lakers ben 19 rimbalzi offensivi. Decisamente troppi. Un tale disavanzo ha portato a vanificare il buon lavoro fatto, ancora una volta, nella metà campo difensiva: la staffetta su Bryant ha tenuto il principale pericolo offensivo degli avversari a tirare solo con 10/25, ad esempio, ma le troppe seconde chances per i gialloviola hanno impedito a Denver di trarne vantaggio.

La partita è stata in pieno equilibrio per tutto il suo svolgimento, tranne che per un tratto di secondo quarto in cui i Nuggets erano riusciti ad allungare: troppo comoda per gli esterni la corsia di pentrazione verso il ferro e anche una buona dose di Danilo Gallinari, preciso nel colpire dalla media distanza. Il 51-44 dell’intervallo sembrava un buon viatico per le Pepite verso il pareggio della serie, che però non avevano fatto i conti con l’impatto fisico dei Lakers, oltre che con i propri demoni da dietro l’arco del tiro pesante.

Il miglior momento di Kobe Bryant arriva proprio in questo frangente, con una serie di canestri immarcabili dei suoi. Nulla di strepitoso, ma quel tanto che basta per ricucire il divario, rimettere la partita in parità e destinarla verso chi sarebbe stato più duro sul parquet. Dopo una serie di errori banali, i padroni di casa pareggiano con un bel piazzato del Gallo a poco meno di un minuto dalla fine. E poi le due giocate decisive: lo stesso Gallinari sbatte su un blocco di  Gasol e rimane per terra, probabilmente accentuando il tutto.

Rimane libero Sessions che ha spazio per il tiro pesante, non certo la specialità della casa, ma non tradisce. Dall’altra parte, penetrazione di Al Harrington, Miller devia il pallone mentre è ancora sul ferro e gli arbitri annullano tutto. 40” alla fine. Palla a Kobe, marcato da Danilo, penetrazione, aiuto di Lawson che lascia libero Blake in angolo. Peccato capitale: palla all’ex di turno che chiude i conti e, probabilmente, anche la serie.

MVP

La second unit dei Lakers. Se in gara 3 era stata assente ingiustificata oggi, di fatto, ha vinto la partita. 38 punti, 21 rimbalzi e 7 asissts il fatturato complessivo di Sessions, Barnes, Blake e Jordan Hill. E menzione speciale proprio per quest’ultimo, che sta giocando una serie estremamente positiva (doppia doppia da 12+11 stanotte, seconda volta nella serie e terza doppia cifra a rimbalzo).

Preso come avanzo nella trade Sessions è venuto fuori dal nulla mentre nessuno se lo aspettava e, anzi, quando tutti credevano che la sua carriera NBA fosse arrivata all’ultima fermata. E invece coach Brown ne ha tirato fuori un terzo lungo degnissimo, che contirbuisce ala grande a rimbalzo e trova anche il modo di far male in attacco.

Gallinari a terra dopo il blocco di Gasol

CHIAVI DELLA PARTITA

Due statistiche su tutte: 48-38 a rimbalzo per Los Angeles, con 19 rimbalzi offensivi e conseguenti 28 punti da seconda chance, e il 3/19 da 3 punti di Denver. Statistiche che hanno di nuovo costretto i Nuggets a fare una partita non loro. Senza aver il controllo dei rimbalzi difensivi non sono potuti abbeverarsi alla fonte preziosa del contropiede, per trovare punti facili e prendersi un break dalla presenza dominante dei sette piedi avversari.

Il tutto poi è stato precipitato dal disastro al tiro pesante, anche con conclusioni aperte. La carenza dietro l’arco ha di nuovo costretto Gallinari e compagni a cercare dubbie fortune con penetrazioni a centro area, poco assistiti anche dai fischietti a dire il vero. Alla lunga questo ha fatto il gioco di Los Angeles che, da squadra maggiormente esperta, ha saputo cogliere l’istante per portarsi a casa la gara.

VERSO GARA 5

Il destino della serie sembra ormai scritto. I Lakers hanno il controllo fisico ed emotivo della serie. Denver ha creduto davvero di poter pareggiare il conto per giocarsi tutte le proprie possibilità di upset restando in gara anche in una pessima serata, ma si ritrova lo stesso a 48 minuti dall’off season. La delusione e la consapevolezza che a questo punto la strada è più in salita che mai potrebbe giocare un ruolo determinante, più ancora delle evidenti superiorità che Los Angeles ha mostrato.

In un modo o in un altro Kobe e soci dovevano cercare di tornare a casa a quota tre nel conto vittorie e, in un modo o nell’altro, l’hanno fatto. Ora sembra davvero difficile pensare a una riscossa dei giovanotti di Karl, considerando che, se avevamo detto dopo gara 2 che il fattore campo avrebbe giocato un ruolo importante a favore di Denver, ora il discorso si può tranquillamente ribaltare.

Probabile tornare a vedere Bynum e Gasol su livelli più elevati, una panchina con lo stesso impatto di gara 4 e, contemporaneamente, notare l’effetto Staples sui giovani ed inesperti Nuggets. L’unica cosa che potrebbe evitare il 4-1 a questo punto, potrebbe essere un mix di Lakers che sottovalutano la partita e di Nuggets che trovano la serata della vita al tiro. Ma le probabilità non sembrano altissime.

Si torna in campo la notte tra martedì e mercoledì alle 4.30 allo Staples Center.

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