Finalmente la partita che tutta New York si aspettava è arrivata. Solo ieri, solo in gara 4. In realtà l’aspettavano anche tutti i tifosi neutrali del gioco che in questo matchup avevano visto in sede di preview uno spettacolo potenziale.
I New York Knicks vincono gara 4 e rimandano la serie indietro in South Florida. Bastano due punti di vantaggio, basta la voglia e l’orgoglio di una squadra che porta scritto sulla maglia il nome della città più importante d’America.
Si è andati fino in fondo all’ultimo tiro per la prima volta, dopo tre gare in cui gli Heat hanno dominato (gara 1) e controllato agevolmente, senza spendere tutta la benzina in serbatoio.
Primi due quarti brutti, spaccato di playoff della Eastern Conference come spesso è stato dagli anni ’90 in poi, contributo fondamentale proprio delle sfide tra Heat e Knicks, vedasi Pat Riley, vedasi Alonzo Mourning, Allan Houston e compagnia bella.
Difese che impongono il tono, punteggio basso, falli duri. Nel solo secondo periodo gli arbitri ne fischiano ben 23. All’intervallo è 44-38 per Miami, con molti viaggi in lunetta.
C’è Amare Stoudemire, tornato dopo una sosta ai box per aver sferrato un pugno contro la vetrinetta della scatola dell’estintore. La foto della sua mano è, come dicono loro, “creepy”, fa rabbrividire.
Gesto stupido ? Sicuramente sì. Per lo meno però, avranno pensato i fan della Big Apple, il ragazzo ha reagito ad una sconfitta con rabbia, mostrando di tenere a questa serie, a questa maglia.
Torna fra gli applausi del Garden e con la sua mano sinistra fasciata con almeno 8 strati di bende protettivi segna 6 punti dei 12 di un allungo Knicks a fine primo quarto, 12 a 2.
C’è qualcosa nell’aria che lascia travisare che questa volta si suonerà una musica diversa. Carmelo Anthony è chiaramente nel ruolo di go to guy. L’unica situazione possibile in cui sperare di poter far male agli avversari.
Il suo jumper dalla media, la reattività in contropiede, anche la difesa su LeBron James. MVP della serata, senza alcuna discussione. Partita finalmente e senza indugi da membro di quel gruppetto d’élite anno di grazia 2003.
Alla fine saranno 41 punti, 15-29 al tiro, 4 assist, 6 rimbalzi e una tripla. Ma che tripla. Sul punteggio di 84 pari, poco più di un minuto dalla sirena finale, spara in faccia a Shane Battier il +3.
Si decide tutto qui. Nei due possessi precedenti Mike Bibby aveva iniziato l’allungo con una tripla dall’angolo, poi palla in mano a Miami e pareggio di LeBron James.
Festa del tiro da tre negli ultimi possessi dopo le polveri bagnate fino a questi momenti decisivi. Gli Heat chiuderanno la partita con 3-19, New York con 5-22.
Con il nuovo +3 NY Miami butta la palla indietro nella propria metà campo, violazione sanguinosa. A questo punto la partita può essere definitivamente ammazzata e sicuramente questo passa per la testa di Melo che difatti ne spara un’altra.
C’è un fallo però, Shane Battier ha toccato, o per meglio dire, appena sfiorato il braccio del prodotto di Syracuse. Fallo su cui in Italia si farebbero giornate intere di moviola.
Piccole proteste e Anthony in lunetta. Ha tre liberi per vincere gara 4. Sbaglia il primo. Sbaglia il secondo. Sorrisetto di circostanza, incredulità generale. Poi faccia seria. Mette l’ultimo e ridisegna l’architettura della partita a due possessi.
C’è ancora un certo LeBron James dall’altra parte, che difatti va dentro, forte, subisce il fallo di Tyson Chandler ma con la mano sinistra si inventa una specie di gancio che va incredibilmente dentro. Libero supplementare e -1.
Prodezza che ridà speranza a Miami. Dopo un solo canestro di Stoudemire dalla lunetta si va al possesso finale. Poco meno di 15 secondi, vantaggio di 2 soli punti.
Ultima azione pessima. Dwyane Wade si mangia tutto il tempo non trovando nessuna soluzione utile, è costretto da uscire di fretta sull’arco, tiro da tre più della disperazione che per lucidità.
Ferro, vittoria Knicks.
IL BUONO
Carmelo Anthony. “E’ stata una grande sensazione, specialmente qui al Garden, con questo pubblico fantastico nonostante tutto quello che è successo alla squadra”.
IL BRUTTO
A cosa era riferito quel “nonostante tutto” di Carmelo ? All’infortunio di Iman Shumpert, alla mano fasciata di Stoudemire e, aggiungete alla lista, al ginocchio di Baron Davis.
Già, ieri è saltato anche il suo. Da Derrick Rose in giù finora è una carneficina. Lin non è ancora pronto, forse ci sarà per miracolo, effetto sorpresa, come se a questo non fosse ormai abituato.
“Non so se ci sarà” dice Mike Woodson. Di sicuro è un problema. Si può mai partire mai a questi livelli con Mike Bibby titolare ?
Dovrebbe stare a Central Park con i nipotini, un occhio al New York Post sulla panchina e un altro al ragazzino che gioca con la palla. Si rischia grosso.
Non mi stupirei di un Lin calato dall’alto, sarebbe una degna conclusione di un anno in cui la sua storia ha fatto il giro del mondo.
IL CATTIVO
Ultima azione. A chi le chiavi della squadra ? Questione annosa e secolare in casa Heat. Del resto è la prima domanda che ci si poneva allorché sapemmo che “The Chosen One” sarebbe andato a giocare con Wade.
Chi ha la palla in mano per vincere la gara ? Oggi si alzano voci di protesta, seppur ancora sotto traccia, contro coach Erik Spoelstra.
Attaccare lui però è troppo facile. E’ giovane, ha poca esperienza e allena una squadra di fenomeni. Ieri ha disegnato l’ultimo gioco con palla in mano a Wade.
L’impressione è il coach non abbia molte colpe, Wade ha semplicemente trovato una reazione difensiva adeguata e ha dovuto forzare una tripla dall’angolo.
LeBron ha avuto un minimo gesto di stizza, subito però calmierato. E’ andata male, come però già altre volte. E ancora ci ricordiamo dell’ultimo passaggio di LeBron invece che del tiro per vincere l’All Star Game.
La questione è seria. Il cattivo pensiero è l’impressione che fin quando non si arrivi all’ultimo tiro vada tutto bene. Poi tutti i potenziali rischi del vedere uno fianco all’altro due superstar nel backcourt vengono al pettine.
Non è finita qui. C’è il caso LeBron, lui da solo. Michael, Kobe, quei due a cui si vuole paragonare (o ai quali vogliono sia paragonato) i tiri per vincere li hanno sempre messi.
E’ una delle dimensione sulle quali si sono separati dal resto del genere umano. LeBron va e viene, del resto anche ieri ha segnato 6 punti decisivi in un amen per arrivare all’ultimo tiro. Senza però avere la possibilità di vincere la partita.
Sono cose che contano, e ieri si aggiunge un altro piccolo tassello al popolo che lo chiama LeChoke, ovvero perdente, quando serve la sua firma.
Quindi non solo il primo titolo ma anche qualche bel “dagger”. Ecco cosa ci vuole per stare lì in alto, con quei due.
COUNTDOWN TO LEBRON JAMES FIRST RING
-13.
Gara 5 a Miami, mercoledì. Serie già compromessa, ma questo può essere paradossalmente un bene per New York. Giocare senza aver niente da perdere.
Poi, con quel talento si può fare di tutto.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
L’unico problema è stato che i giocatori hanno sbagliato la giocata disegnata dal coach. Il resto è tutta fiction, la squadra cerca di costruire il tiro migliore per vincere la partita.
I discorsi sono sempre gli stessi: “Michael, Kobe, quei due a cui si vuole paragonare (o ai quali vogliono sia paragonato) i tiri per vincere li hanno sempre messi.”, mettere sullo stesso piano quei due non ha molto senso. Sappiamo che MJ i tiri decisivi li metteva quando aveva senso prenderseli, quando era meglio passarli li passava. Ieri notte per James è stato così, ha messo i tiri importanti e all’ultimo, si cerca di costruire il tiro migliore per vincere, a volte è andata bene e ieri è andata male, ma riesumare i vari “lechoke” non ha senso.
Se ci si aspettava che NY rivolgesse tutte le attenzioni su James, che si doveva fare? Dargli la palla in mano e fargli prendere un tiro forzatissimo nonostante ci siano altri due giocatori in squadra, altrettanto talentuosi, per i quali si può costruire un tiro migliore?
Non so voi, ma a me da tifoso interessa che la squadra vinca, ed evidentemente anche ai big three interessa solo quello. Questo sta per vincere il terzo MVP e mi venite a dire che deve dimostrare di saper mettere i buzzer-beater? Deve “solo” vincere l’anello, e giocano per quello.
Spoelstra ha poca esperienza? Ma se è da 4 anni che allena gli Heat!
“Michael, Kobe, i tiri per vincere li hanno sempre messi”.
Mah..Michael magari si’.
Ma Kobe sempre sempre..no.
Del resto..proprio qui avevo letto una statistica secondo cui l’anno scorso LeBron aveva una percentuale maggiore di Kobe nei “tiri finali”, o sbaglio?
Il problema e’ che a LeBron ormai non si perdona nulla.
Se non vince..lo si critica.
Se vince ma fa canestro Wade..si dira’ che e’ stato merito di Wade.
Se vince un anello..si dira’ che Kobe ne ha vinti 5.
Insomma: LeBron e’ una situazione un po’ fastidiosa.
Premesso che io NON sono un tifoso di LeBron. Anzi. Mi sta abbastanza sulle palle dopo quella cagata della “DECISION”.
Pero’ e’ innegabile che sia il giocatore piu’ COMPLETO della nba presente, e forse anche della nba post-Jordan (il vero Jordan, non quello di Washington).
il problema di lebron e di tutti quelli che ne discutono è che essere il più forte mica vuol dire essere il piu amato.
Io non ho ancora capito perchè, nei momenti decisivi non si giochi con Wade palla in mano e LeBron da bloccante… con quel pick and roll, cosa o chi difendi? Perchè sempre o uno o l’altro?
Non sarebbe meglio uno E l’altro?
in effetti sarebbe una soluzione che ha molto senso. poi cazzi degli avversari. di sicuro ne verrebbe fuori un tiro decente o 2 liberi portati a casa.
Spoelstra non è in grado di gestire due così. Anzi direi che anche un phil jackon avrebbe le sue grane con questi due.
Prima di tutto andrebbe fatto un chiarimento.
Lebron non ha nulla da invidiare a wade quando si parla di finali di partita. Gli hater usano 4 gare della sua carriera(4 gare pesanti come macigno comunque) per trasformare james in un perdente.
James ha migliori % al tiro nei finali di gara rispetto a wade(praticamente identiche), ma anche rispetto a kobe. Incredibile vero? A leggere questo blog pare che lbj non sia affidabile come quei due.
Io davvero non riesco a vedere riley in tribuna e il filippino in panca, con gli occhi sbarrati ogni volta che il duo scazza i suoi schemi.
Detto questo, Melo ha nelle mani simili gare, e anzi, contro james ha quasi sempre giocato molto bene. Il suo problema, lo sappiamo tutti, è che se in gara 5 ne mette 15 con il 20% dal campo, in pochi si sorprenderebbero.
Potrà sembrare semplicistico, ma se ho due dei 5 migliori realizzatori della lega, io li sfrutto fino all’osso. Affaracci delle difese avversarie. Phil jackson(sempre odiato comunque) quando ha avuto kobe e shaq che ha fatto? Li ha usati per attirare le difese su di loro per creare piazzati da 3? No! Shaq aveva 29pts e kobe 28! Meglio ancora nei playoffs.
La sezione “Il cattivo” dell’articolo fa davvero piangere. Roba raffazzonata, immotivata, un inutile tentativo di piazzare qualche luogo comune a caso.
Ah, e un’altra cosa, al netto delle frasi-slogan: LeBron i “dagger” li ha già messi, mentre per le percentuali sui finali inviterei a documentarsi un po’ di più, invece di scrivere.
A lui basta “solo” il titolo, come detto più sopra da un altro utente, per calmare gli hater e gli ignoranti di pallacanestro. Stop al tele-opinioni, per favore.