It’s the eye of the Tiger. E’ stata una lotta più che una partita di basket per quasi per quaranta minuti e i Sixers hanno vinto ai punti questa gara e ora ci credono, ci credono per davvero.
RECAP
Una partita giocata alla maniera dei Bulls (senza Rose), una partita brutta, dura e fisica dove la difesa è stata protagonista. Ad un certo punto qualche tiro per forza deve pur entrare e i Sixers lo hanno fatto a differenza dei Bulls che sono sembrati senza idee in attacco: risultato finale 79-74.
L’ inizio è davvero difficile per entrambe le squadre che fanno fatica a segnare grazie anche a due grandi difese. I Bulls però hanno un approccio diverso rispetto a gara 2: sono più reattivi sotto canestro in attacco e corrono non lasciando spazio ai contropiedi dei Sixers. Philadelphia non trova spazio in attacco e così difende, e lo fa per davvero; Hamilton subisce raddoppi continui dai giocatori di Collins che non gli concedono un tiro.
Non sempre però la difesa dei Sixers riesce a ruotare completamente dopo i raddoppi e così Boozer ne approfitta; l’ ex giocatore degli Utah Jazz è autore di un grandissimo primo periodo con 10 punti e un 5-6 dal campo che fanno sperare ai tifosi di avere il giocatore produttivo per cui hanno pagato tanto.
Williams però dall’altra parte si porta a spasso Watson (il peggiore in campo) e così i Sixers tengono la testa avanti. Ci pensa però Lucas con un buzzer beater dalla lunga distanza a far terminare i suoi in vantaggio e il primo periodo si conclude 20-19 per Chicago.
La partita non decolla, anzi resta davvero brutta e le due squadre tirano davvero male. Lucas continua a caricare i suoi che però non rispondono e si schiantano contro l’ ottima difesa dei Sixers che non lascia uno spiraglio ai tiratori di Coach T. Philadelphia difende bene ma attacca male e realizza molti dei suoi punti dalla lunetta.
L’ unico acuto per la squadra di Doug Collins arriva da Turner che con uno splendido strong move sotto canestro e un floater azione successiva non lascia scappare i Bulls. Chicago però ha dei problemi che si chiamano Watson e Loul Deng che proprio non riescono ad entrare in partita (finiranno il primo tempo rispettivamente con 0 e 2 punti).
I Sixers non riescono a segnare dalla lunga distanza (1-10, finiranno con 1-14 da 3 punti) ma riescono a chiudere comunque a chiudere in vantaggio 40 a 39 in un primo tempo dominato dalla difesa.
Il terzo quarto continua a non regalare emozioni fino a 7:57 dalla fine quando Noah parte in contropiede palla in mano, va a canestro, subisce un fallo e ricadendo appoggia il piede su quello di un suo avversario; la sua caviglia si storge e le sue urla di dolore terrorizzano (di nuovo) i tifosi di Chicago.
Noah mette i due liberi ma poi va negli spogliatoi zoppicando vistosamente. La partita però sembra andare nelle mani di Chicago, visto anche il disgraziato terzo quarto di Philadelphia che chiude con soli 11 punti e un 4/21 al tiro che preoccupo un po tutti.
All’ inizio dell’ultimo periodo dopo una bomba di Hamilton in faccia a Turner, i Bulls si portano sul + 14 e la partita sembra ormai segnata. Non la pensa così The Big Fella, al secolo Spencer Hawes che con tre canestri consecutivi riporta i suoi sotto di 5 punti.
Chicago continua a sbagliare molti tiri in attacco ma cattura tutti i rimbalzi in attacco facendo rumoreggiare il pubblico presente. Holliday suona la carica andando a rimbalzo e segnando dopo un suo tiro sbagliato. Deng proprio non c’è e prima si fa soffiare palla da Iguodala e nell’azione successiva scarica troppo tardi la palla facendo scadere il cronometro dei ventiquattro.
Hawes mette i liberi del meno uno e il Wells Faro Center va in delirio. Una chance per i Bulls c’è l ha Boozer, che liberissimo, fa il Loozer sparando un airball.
Deng avrebbe la tripla del pareggio ma la palla non becca neanche il ferro; i Sixers dalla lunetta non sbagliano (12-13 FT nel 4/4) e vincono gara 3.
MVP
Spencer Hawes: dopo la tripla messa nel primo quarto era sparito dal gioco per rientrarci però nel momento in cui conta. 11 punti nell’ ultimo quarto. Finirà la partita sfiorando la doppia doppia con 21 punti e 9 rimbalzi.
POSTGAME
“Quando sei all’interno di una serie, e come se ci fosse la volontà di vincere” ha detto Collins che poi ha aggiunto: “Mi sentivo come se fossimo pronti per i playoffs, siamo migliori di come abbiamo iniziato questa stagione e tutto i momenti che abbiamo attraversato, come la squadra è cresciuta, quello che abbiamo fatto per essere qui, bè siamo una squadra migliore e credo che i ragazzi sentano ciò”
Thibodeau invece risponde così alle domande dei giornalista su questo match: “Nessuno di noi ha scuse per questo match. Noi siamo capaci di giocare meglio. Dobbiamo… tirare fuori gli artigli, lottare e fare tutto quello che è necessario. Lo dobbiamo fare”.
UN OCCHIO A GARA 4
Le sorti di questa serie sono cambiate. Ora i favoriti sono i Sixers e lo sono per davvero. I Bulls hanno giocato questa partita come sanno, difendendo, facendo tirare male gli avversari e lottando a rimbalzo, ma sono mancati completamente al tiro.
Lucas e Watson non sanno mai davvero che cosa fare con la palla in mano e nei momenti finali ci si è doluti affidare a Deng che però dopo gara 1 è scomparso. I Sixers hanno piedi veloci in difesa e chiudono tutti gli spazi per le uniche armi che ha Chicago in attacco, ovvero sia i tiri da fuori.
Hamilton e Korver non riescono a trovare mai un tiro facile ed è per questo che i Sixers ora la serie la possono vincere. Perchè se in gara 4 difendono cosi e mettono le triple che oggi non sono riusciti a mettere, la gara non ha più storia.
Inoltre il destino si è abbattuto un’ altra volta su Chicago e adesso Noah ha solamente due giorni per rimettere in sesto quella caviglia che sembra davvero malconcia; senza di lui certo in difesa ci sono Gibson e Asik che fanno un’ ottimo lavoro che però in attacco e soprattutto dalla lunetta sono davvero messi male.
I Bulls devono ritrovare Noah al 100 % (sarà dura) e sperare ancora una volta in Deng e in Boozer. I Sixers ora possono davvero fare la storia e nella prossima gara possono davvero mettere un mattone importante su questa serie, tagliando la testa al toro.
Innamorato della NBA da un paio d’ anni, vero appassionato di LeBron dal suo primo anno nella lega e tifoso di tutte le squadre presenti a Miami. Non si perde un match dei suoi Miami Heat e segue costantemente anche la MLB, la NFL e il College BB.