“The song remains the same” cantavano i Led Zeppelin. Allo stesso modo la solfa è rimasta la stessa per gli Spurs.
Tutto liscio in quel di San Antonio. La squadra schianta i Jazz nella seconda uscita e regala la festa nella serata in cui si festeggia coach Popovich Coach of the year 2012.
I due allenatori hanno riproposto gli stessi quintetti, cercando di non rivoluzionare la propria idea di gioco. Nel caso di Utah questa mossa ha pagato nel solo caso di Josh Howard, uscito finalmente dal letargo con 10 punti (meglio dello 0 di gara 1).
Per quanto riguarda San Antonio la mossa ha pagato ancora di più. Le seconde linee di San Antonio, ispirate da un sempre ottimo Parker (18 punti con 9 assist), hanno dato il via al primo solco tra le squadre. Kawhi Leonard mette a referto subito 7 punti con 3/4 al tiro; Diaw fa quello che ci si aspettava da Diaw: da una marcia in più in attacco, con una visione di gioco più ampia e garantendo punti ed assist.
Da una parte Danny Green e Parker continuavano a battere l’uomo, creare miss-match e tiri comodi ai loro; dall’altra i lunghi dei Jazz non ripetevano le prestazioni di gara 1 e Devin Harris continuava a non mettere sia tiri facili che tiri difficili. Il primo quarto si chiude con gli Spurs in controllo 28-17.
Nella seconda frazione il trio Parker-Leonard-Green crea il secondo solco a suon di triple e contropiedi con un parziale di 18-0. All’inizio Jazz riescono a ricucire lo strappo sul 31-26, ma poi sbagliano 12 tiri consecutivi e gli Spurs chiudono il primo tempo sul +25, a coronamento di 24 minuti perfetti con 7/14 da tre, 14 assist di squadra e 23 punti in contropiede.
Utah non ha a disposizione tanti tiratori come i Clippers in gara 1 contro Memphis e la partita si da per finita. All’inizio del terzo quarto l’ex San Diego State Leonard mette in scena un altro mini-show e porta i suoi ad un vantaggio di una trentina di punti. Diaw si dimostra ancora fantastico per creare comodi tiri sul perimetro. Non si sa nemmeno se Utah è ancora in campo. Da metà quarto in poi è già garbage time e piano piano vengono messi a sedere Parker, Duncan e poi Ginobili.
Nell’ultima frazione per San Antonio ci sono solo altri interpreti che continuano a predicare il verbo Spurs con ottime rotazioni, tagli e soluzioni che allungano l’agonia dei Jazz. Finisce 114-83 con un Popovich sorridente in panchina.
La chiave
La chiave, o meglio le chiavi, sono tre.
Per prima cosa i Jazz non sono riusciti a mettere sul parquet qualcuno che potesse arginare le scorribande di Parker e soci, i quali hanno fatto saltare la difesa in ogni azione della partita, creando una buona serie di tiri da tre, dei quali gli Spurs ne hanno approfittato (10 triple nella gara).
In secondo luogo la frontline dei Jazz non si sono ripetuti: Millsap ha chiuso con 9 punti e 5 rimbalzi; Jefferson con 10 punti (top scorer con Howard), 4 rimbalzi e 5/15 dal campo; Hayward con 10 punti.
Ultima questione: il supporting cast degli Spurs. L’MVP di questo incontro va a Kawhi Leonard, Danny Green (13 punti, 5/8 dal campo e 3/5 da tre) e Boris Diaw (11 punti, 6 rimbalzi e 4 assist).
Su Danny Green Popovich ha detto nel dopo-partita: “Ha attraversato alcuni momenti difficili e alcune situazioni dove è stato tagliato, un paio di volte qui. Coach Williams [Roy Williams, allenatore di Green a North Carolina] ha fatto un buon lavoro aiutandolo a capire. E’ un buon esempio di un allenatore di college che si sente con un giocatore ben oltre i tempi del college e cerca di aiutarlo ad avere successo. Il suo rispetto per Coach Williams era tale che continuava a martellare, e tornò da noi molto aggressivo”.
Il vero gap tra le due squadre risiede nella differente profondità delle due panchine. Senza un sempre ispirato Tony Parker forse non avrebbero messo insieme questi numeri, ma questa sera il palcoscenico è loro.
Verso Gara 3
Ci si trasferisce a Salt Lake City per gara 3 di Sabato prossimo. Coach Corbin ha qualche giorno per cercare una soluzione adeguata allo strapotere degli Spurs nelle prime due partite. Tuttavia, la sensazione è che, se i big 3 nero-argento non hanno giocato al pieno ed hanno avuto modo di riposare, cosa succederà quando giocheranno come solo loro sanno fare, soprattutto il nasone argentino? Per Utah le cose si fanno difficili. Ora giocano in casa.
Hanno chiesto a Devin Harris: “Questa serie è finita?” “Certo che no. Abbiamo avuto le nostre difficoltà fuori casa. Siamo stati una delle migliori squadre in casa. Non vediamo l’ora di giocare sul nostro parquet”.
Riusciranno a vincerla ed a smentire gli scettici?