Dopo una sconfitta sanguinosa come quella di domenica, nella quale hanno subito l’incredibile e storica rimonta dei Clippers nel quarto periodo, Memphis è riuscita ieri notte a pareggiare la serie.
I contraccolpi psicologici della sconfitta di sara 1 sono stati pesanti, anche perché i ragazzi di coach Lionel Hollins, oltre alla partita, si sono giocati anche il vantaggio del fattore campo.
Non è un caso che Memphis sia partita piano nella seconda sfida di questa serie, che comunque si preannuncia lunghissima. Mentre i Clippers volavano all’inizio di gara 2 (64% dal campo nel primo quarto), Memphis arrancava, sbagliando i primi quattro tiri della partita e riuscendo a segnare per la prima volta solo dopo quasi quattro minuti di partita.
Ma i Grizzlies non avevano intenzione di mollare perché, come ha detto Rudy Gay, volevano dimostrare dia ver imparato la lezione: “Perdere nel modo in cui abbiamo perso è veramente dura, e poi abbiamo dovuto pure rivederlo sempre su ESPN. Per questo siamo arrivati con un altro approccio a questa gara, non abbiamo più avuto dei vuoti ed abbassato la guardia”.
Dal secondo quarto (inziato con sei dei primi sette tiri realizzati) in poi i Grizzlies hanno preso la gara in mano ritrovandosi, all’inizio degli ultimi dodici minuti di gara, avanti di sei (75-69). E, questa volta, non si sono lasciati scappare la partita, trascinati da un OJ Mayo efficacissimo, che segnato dieci dei suoi venti punti finali nel quarto periodo, meritandosi a fine gara i complimenti di Tony Allen: “Bisogna decisamente riconoscere che OJ Mayo stasera ha aperto la gara in due per noi”.
Con un vantaggio in doppia cifra a quattro minuti dalla fine, Memphis ha gestito e chiuso il conto dalla lunetta, portando quindi la serie in parità.
Decisiva è stata la superiore fisicità di Memphis che comunque ha dimostrato di essere una squadra più completa di questi Clippers, come dimostrato dal fatto che a fine gara aveva ben sei uomini in doppia cifra (Mayo, Gay, Conley, Randolph, Speights e Allen).
I Grizzlies hanno vinto la gara a rimbalzo (37-28), ed in particolare a rimbalzo offensivo (16-4): questo ha permesso loro di segnare il triplo dei punti da seconda occasione (18-6) dei loro avversari, una statistica decisiva.
Altro dato sicuramente importante per leggere la partita riguarda Los Angeles e le palle perse: è facile capire come i Clippers, se vogliono portare a casa la serie, non possono permettersi di perdere venti palloni, come conferma anche DeAndre Jordan: “Avremmo dovuto vincere la gara stasera, abbiamo fatto fare loro venticinque punti con le nostre palle perse, non si può vincere una partita così. Siamo fiduciosi, andiamo a casa con la serie in parità, ma avremmo dovuto essere avanti 2-0”.
La situazione in casa Clippers è complicata anche dagli infortuni: le notizie ufficiali dicono che Caron Bulter (sostituito in quintetto da Bobby Simmons, in modo da non rivoluzionare la rotazione e tenere Nick Young in uscita dalla panchina) è fuori per 4-6 settimane per la frattura alla mano che si è procurato in gara 1: al ritorno a Los Angeles ha però in programma di farsi visitare da uno specialista, con la speranza di poter rientrare già in questa serie.
Oltre a Butler, anche Mo Williams (botta all’avambraccio destro), Eric Bledsoe (contusione al gomito sinistro) e Nick Young (distorsione al pollice della mano destra) sono considerati day-to day, colpiti (nel senso letterale del termine) nelle prime due gare giocate a Memphis, un perfetto biglietto di presentazione, per una squadra con poca esperienza, di che cosa voglia dire giocare i playoffs.
I Clippers avranno qualche giorno di tempo per riprendersi dai loro acciacchi: l’appuntamento per gara 3 è sabato sera.