Chris Paul è un playmaker che può davvero fare la differenza nei Playoffs

Ci sono veramente poche cose da fare quando in una partita ti ritrovi, all’ inizo del quarto periodo, sotto di ventuno punti: la prima cosa, sicuramente, è credere di poter recuperare.

Ed è proprio quello che ieri, nella notte italiana, hanno fatto i Clippers: hanno continuato a crederci ed alla fine, per essere precisi a 58 secondi dalla sirena finale, sono riusciti a mettere la testa avanti (89-88) con un canestro di Evans per la prima volta nella gara.

Dopo la risposta di Gay (che ha realizzato il primo canestro dei suoi dopo quasi nove minuti di siccità offensiva), ci ha pensato Paul, con due liberi a 23.7 secondi dalla fine, a chiudere i conti.

Le cifre che hanno permesso a Los Angeles di realizzare una rimonta storica (pareggiando il record NBA) fanno impressione: 35-11 il parizale del periodo, e 26-1 a un certo punto, con i Clippers che, a momenti, potevano fare canestro anche da bendati (13/17 dal campo, con 5/6 da tre punti).

I Grizzlies sono giustamente rimasti frastornati dal bombardamento avversario (i trentacinque punti subiti sono il massimo stagionale in un quarto periodo), capendoci veramente poco negli ultimi dodici minuti, quando pensavano di aver vinto la partita ed invece si sono trovati a dover combattere fino alla fine: nonostante tutto, hanno avuto con Gay, a 0.9 secondi dalla fine, il tiro della possibile vittoria. Il tiro non è entrato, ed è chiaro che non è su quella conclusione sbagliata che Memphis ha perso la gara.

Chiaramente affranti i giocatori di Memphis a fine gara, come dice Rudy Gay: “Ovviamente, l’abbiamo buttata via, e siamo tutti giù di morale. Ma siamo ancora nella serie, sarà lunga e noi siamo pronti a lottare. Questo è il messaggio. Bisogna combattere”.

E dire che i Grizzlies sembravano essere in controllo della gara, costruendosi un comodo vantaggio di una ventina di punti già nel primo quarto: i Clippers, alla loro prima apparizione alla post season dal 2006, sembravano pagare invece l’inesperienza nei playoffs, con tre starters che erano al debutto assoluto (Foye, Griffin e Jordan).

Per buona parte di gara sembravano quindi esserci veramente pochi dubbi su chi avrebbe vinto la prima sfida della serie, con il vantaggio dei ragazzi di coach Lionel Hollins che, per ben tre volte nel terzo quarto, ha toccato quote 27 punti.

La sensazione è che Memphis, visto il vantaggio comodo, abbia tirato i remi in barca, facendo calare il livello di concentrazione ed iniziando a giocare in modo conservativo, correndo di meno e mettendoci meno intensità. Bravi quindi i Clippers a non mollare, guidati da un Chris Paul che sembra aver risolto i problemi all’inguine che lo avevano torturato nel finale di regular season.

I Grizzlies hanno comunque una colpa importante nella loro sconfitta che, oltre a rappresentare una potenziale batosta a livello psicologico, fa anche perdere loro il vantaggio del fattore campo che hanno faticosamente ottenuto nel finale di stagione.

Per i Clippers, insieme ad una vittoria storica, arriva anche una brutta notizia, vale a dire l’infortunio di Caron Butler, che si è rotto una mano all’inizio del terzo quarto: pare che l’infortunio sia avvenuto su un blocco, quando la mano di Butler è rimasta impigliata nella maglia di Gay. Al momento il suo status per il resto dei playoffs è indefinito e, almeno nelle prossime gare, i Clippers dovranno fare a meno di lui.

Come ha detto anche il coach Vinny Del Negro, adesso qualcuno dovrà salire di livello, e prendersi i minuti, i tiri e le responsabilità di Butler. All’appello, già nella gara di ieri, ha risposto presente Nick Young, segnando diciannove punti e, soprattutto, tre triple fondamentali nella rimonta dei Clippers.

Dovrà continuare così, se Los Angeles vuole portare a casa la serie.

2 thoughts on “Incredibile rimonta Clippers, 1-0 su Memphis

  1. Secondo me alla fine passeranno i Grizzlies, a patto che non abbiano più cali di concentrazione.

  2. Forse il problema maggiore dei Clips sarà la sostituzione di Butler. Se ci va Young si rischia l’anarchia pura, ma sembra l’unico in grado.

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