A soli tre anni dalla finale di Conference persa contro i Lakers una delle poche certezze dei tifosi Nuggets era quella che il brasiliano Nenè, l’unico superstite di quella squadra assieme a Andersen, sarebbe stato il giocatore di riferimento dei prossimi cinque anni, forte di un contratto da oltre tredici milioni a stagione.
Non è stato dello stesso avviso il GM della squadra del Colorado Masai Ujiri, lo stesso che tre mesi prima aveva proposto il rinnovo al centro sudamericano.
A sorpresa infatti ha scambiato Nenè per il pariruolo dei Wizards McGee, in uno scambio che ha coinvolto anche i Clippers e in cui sono entrati altri giocatori e future scelte al Draft.
Presi tutti gli onori al momento dello scambio che ha portato Carmelo Anthony a New York in cambio di Gallinari, Chandler e Mozgov, forte di non aver indebolito la squadra nonostante la pedita anche di Billups, lo stesso Ujiri oggi richiama molti meno consensi dopo un’operazione che indebolisce nettamente la squadra e che ne limita le possibilità di andare ai play-off.
Cosa ha fatto cambiare idea in così poco tempo a Ujiri da voler privarsi del miglior giocatore a roster? Come ogni operazione del mercato NBA il quadro è completo solo se contestualizzato nel lungo periodo.
Ujiri ha preferito predere le qualità di Nenè e indebolire la squadra ma ha alleggerito il monte salari in vista dei prossimi anni. Con la partenza di Nenè Ujiri ha portato il monte salari dei Nuggets ad essere uno dei più bassi dell’intera NBA in ottica del rinnovo del contratto di Lawson e del ritorno in Colorado di Chandler.
Lo scambio può essere analizzato da due punti di vista: uno puramente economico e uno tecnico. Uno non esclude l’altro, anzi probabilmente Nenè era considerato un elemento centrale della squadra ma non così determinante per il futuro in relazione soprattutto al contratto che avrebbe annullato la flessibilità futura del mercato Nuggets.
Privarsi di Nenè servirà appunto per poter tenere Lawson che ancora è sotto il regime del contratto da rookie proponendogli un rinnovo adeguato e già oggi per poter firmare Chandler con un pluriennale da cinque anni e oltre trenta millioni di dollari.
Gallinari, Afflalo e Harrington sono gli unici ad avere contratti a lunga scadenza il resto del roster potrà subire grossi cambiamenti già quest’estate.
Nel reparto lunghi gli unici sicuri sono Andersen e Faried. “Birdman” è fondamentale per l’impatto difensivo ed è un ottimo cambio, Faried è in rampa di lancio, la base è ottima ma deve crearsi un tiro solido e affidabile per non vivere solo della sua fisicità.
McGee, Koufos e Mozgov hanno la possibilità di giocarsi la riconferma e tutte le occasioni del caso dato che non esiste una vera e propria gerarchia, mentre i Nuggets hanno qualche partita per decidere quale dei tre merita la riconferma.
Karl ha impostato uno squadra senza stelle, con una serie di giocatori intercambiali di ottimo livello. Infatti Gallinari, Chandler e Harrington possono giocare sia in ala piccola che ala grande a seconda dell’avversario di turno.
Tra le guardie Afflalo è il titolare, Fernandez deciderà cosa fare quest’estate essendo unrestricted free agent. Lo spagnolo ha preso il posto di JR Smith come primo cambio degli esterni dalla panchina e si è subito ambientato in una squadra che ha un gioco d’ispirazione europea.
Andre Miller è in scadenza e nonostante l’età se decidesse di rimanere in Colorado sarebbe un cambio di livello per Lawson anche l’anno prossimo ma solo se si accontentasse del minimo, molto meno dei quasi otto milioni attuali.
Insomma: un occhio al presente con la consapevolezza di poter lottare ancora per un posto ai play-off e uno al futuro con la ferma convinzione che, volendo poter ambire al titolo, il roster come sarebbe stato senza lo scambio non sarebbe stato adeguato.
Lo spazio di manovra è tale da poter andare a caccia di uno dei top free agent: il meglio sul mercato è Deron Williams ma difficilmente si sposterà dai Nets se non per andare in un top team.
Da rafforzare il reparto guardie se Fernandez non rinnovasse. Nick Young è quello di maggior prospettiva tra gli unrestricted. Louis Williams e JR Smith se decidessero di uscire prima dal loro contratto potrebbero essere ottimi rinforzi, Fields e Delfino funzionali ma non utili per migliorare la qualità complessiva della squadra.
Tra i centri svincolati quelli di maggior qualità saranno Kaman, Hawes e Okur, ottimi in un’ideale rotazione a quattro lunghi di pari valore, meno se si cerca un uomo d’area che possa competere con i lunghi dominanti.
Beasley, Batum e Ilyasova sarebbero i giocatori ideali per il sistema di Karl, talentuosi, multidimensionali ma Minnesota, Portland e i Bucks possono pareggiare qualsiasi offerta arrivi loro quest’estate. Un loro eventuale arrivo renderebbe Denver uno squadra profonda e di talento in grado di schierare per tutta la durata di un incontro un quintetto con tre giocatori interscambiabili da scegliere tra Harrington, Gallinari, Chandler, Afflalo e uno dei tre sopracitati.
L’idea di un basket universale, come quello voluto da Karl quasi di filosofia collegiale, senza giocatori accentratori ma basato su un roster composto da dieci giocatori di talento e multidimensionali è la strada che Denver ha deciso di seguire.
La franchigia non nasconde la volontà di tornare ad essere una delle protagoniste della Lega e una Contender come lo era prima che Anthony e Billups fossero ceduti.
Quanto sia compatibile questa volontà con la scelta presa nel strutturare un roster così atipico lo potrà stabilire solo il futuro.
In un periodo storico in qui i migliori giocatori cercano di unire le forze e gli sforzi con il solo obbiettivo di vincere l’anello, Denver viaggia su un binario parallelo partendo da basi completamente diverse, guidata da uno degli allenatori meno convenzionali di sempre, con lo scopo di arrivare tagliando il traguardo davanti a tutti.
Lawson (Miller)
Afflalo (Fernandez)
Gallinari (Chandler)
Faried (Harrington)
Mcgee (Koufos + Mozgov)
Calcolando che Miller probabilmente se ne andrà e lascerà spazio al cap per rifirmare Rudy, una buona trade + pescata al draft potrebbe garantire ottime speranze.
io adoro karl e il progetto ma….si può vincere cosi in nba?? penso di no, l’unica possibilità secondo me se si rinuncia alla stella è di avere i 2 lunghi con i controcazzi, il centro soprattutto..quindi ben venga la partrenza di nenè, che aveva un contratto decisamente troppo pesante, ma deve arrivare uno di livello per essere contender. Non javalone, per piacere!
l’idea alla base della cessione di nenè (svuotare il cap e avere maggiore flessibilità) è ottima e comprensibile, ma forse non hanno ottenuto un pò troppo poco??
Mcgee (atleta, non giocatore di basket, e che si dice che voglia rinnovare a cifre assurde: più di 10 mil all’anno) + qualche seconda scelta.
Secondo me con un buon centro (kaman), una ala grande di livello e sopratutto con l’individuzione e/o la trasformazione di uno dei tanti buoni giocatori che possiede in go to guy, i nuggets possono andare lontano.
Anche se la democrazia offensiva e di responsabilità che contraddistingue la mentalità e il gioco di Karl è sia il suo pregio che il suo più grande limite. Quindi forse per vincere tocca proprio cambiare lui. O no?