Doveva essere la fine di un’era, doveva essere in pratica la fine di un ciclo, la fine del nuovo Big Three di Boston (quello composto da Pierce-Garnett-Allen), ed invece così non è stato!
Tanto tuonò che alla fine però non piovve. I Celtics, quindi, guidati nel mercato dal GM Danny Ainge – colui che ha riportato un titolo a Boston dopo anni di aridità silenziosa – hanno optato per mantenere il cuore del gruppo storico intatto, con l’intensione di raggiungere i playoffs e tentare così un’ulteriore corsa disperata verso la gloria; anche se Miami Heat e Chicago Bulls allo stato attuale sono distanti anni luce.
Ma perché, allora, i Boston Celtics non hanno mosso una singola pedina in questa NBA trade deadline scaduta il 15 Marzo 2012? La risposta è semplice, ma al tempo stesso nasconde delle variabili che non possono non essere ignorate o trascurate.
Partiamo quindi dal principio, e tocchiamo i vari punti di questo non-mercato di Boston che ha sorpreso molti tifosi, appassionati o addetti al lavori.
La prima cosa che va chiarita è questa: Danny Ainge ha fatto il possibile per smontare questo roster, ha giocato le carte che aveva in mano, ma alla resa dei conti si è dovuto arrendere!
La domanda, arrivati al suddetto turning point, è: perché si è arreso? Poiché resosi conto che non avrebbe ottenuto nulla di buono dalla cessione di Rajon Rondo (partendo dal presupposto che né CP3 né Deron Williams sono allo stato attuale raggiungibili) l’unica cosa che gli era rimasta… era provare a ringiovanire il roster ‘tradando’ o tentando di ‘tradare’ uno tra Ray Allen o Paul Pierce – o magari tutti e due.
Unico problema? Nessuno avrebbe dato ad Ainge quello che lui desiderava in cambio di He Got Game & The Truth! La richiesta di Ainge infatti prevedeva un giovane + una pick draft, mentre le offerte al massimo si fermavano o ad un giocatore giovane da inserire nella trade, o ad una pick draft singola. Risposta di Danny Ainge? “Non mi privo di due futuri Hall of Fame per le briciole”.
Il resto è cosa nota: Rondo non è stato ceduto, Ray non è stato ceduto, Pierce non è stato ceduto, e nemmeno KG (che faceva gola a pochissimi GM). E quindi tutte le fantomatiche trade lette nei giorni scorsi (KG per Smith, Rondo per Gasol, Ray ai Clippers) sono tramontate alla velocità della luce, nel giro di poche frenetiche ore.
Scelta giusta? Arduo dirlo; eppure vedendo l’errore fatto l’anno scorso con Perkins verrebbe da dire SI!
In fin dei conti l’anno prossimo i Celtics avranno molto spazio salariale per progettare il proprio futuro nell’arco di un triennio, e Ray Allen + KG potrebbero rifirmare a cifre molto più basse rispetto a quelle attuali (anche se su Garnett si fa avanti l’ombra dei Nets), permettendo ad Ainge di ricreare con calma dei Celtics validi in ottica titolo, e allo stesso tempo non facendo ripiombare Boston in un oscurantismo cestistico deprimente tanto simile a quello subito negli anni Pre-Big Three. Pre-17° titolo.
Certo va ricordato che nel 2012/2013 mancheranno FA di grido (CP3 è ai Clippers, DH12 si è preso un altro anno di riflessioni, Deron Williams strizza l’occhiolino ai Mavs), ma è anche vero che distruggere qualcosa di vecchio ma solido, per qualcosa di impresentabile – e qui torniamo alle trattative della trade deadline – beh, non ha molto senso. Quindi nonostante tutte le critiche piovute dal nulla è giusto considerare anche la possibilità che Ainge abbia fatto bene a prendersi qualche altro mese di riflessione.
La ricostruzione dunque dovrà attendere. Nel frattempo, pur senza allori, trionfi o vendette da consumare, gli appassionati di fede Celtics troveranno consolazione con i tiri poetici di Ray Allen, con qualche altra tripla doppia di Rajon Rondo, o perché no con l’orgoglio mai domo del Capitano Paul Pierce.
Consolazioni che si sono vagamente intraviste nella vittoria esterna di ieri sul campo degli Hawks. Doc Rivers è convinto: “Io Amo questa squadra, credo nel nostro spirito, nelle nostre potenzialità, nella nostra pallacanestro”.
Anch’io credo in un sacco di cose caro Doc, ma sono anche abbastanza obiettivo per accorgermi che, a meno di miracoli, per i prossimi 3-4 anni a Boston non vedranno le 40 vittorie nemmeno col binocolo..
Credo anch’io che ci vorrà del tempo prima di rivedere i playoff.
Poi non si può mai dire. Magari quest’estate firma mayo beasley hibbert e compra due cervelli per i primi due e crea una buona base.
Cmq sia era difficile riuscire a dar via uno dei big three ed avere qualcosa di veramente buono in cambio.
Il problema è che a luglio non avranno niente se non i big three ancora più vecchi. Rondò che fa il leader e poi non mi ricordo chi resta… Forse bass? Greenmi pare che non sia più a contratto. Prevedo purtroppo anni bui.
Purtroppo prevedo un bel Po di anni bui in arrivo.
L’estate prossima si ripartirà praticamente da zero e senza una scelta decente.
Ad est ci sono Miami e Chicago, e in subordine Orlando, Phila e Indiana, che sono squadre forti (in alcuni casi fortissime) e giovani, per cui la vedo davvero dura ai verdi ritagliarsi uno spazio nei prossimi 4-5 anni… ci vorrebbe una magata da GM di Ainge e un colpo di culo di pescare un fenomeno al draft con le scelte bassine che avranno
Rifirmare Garnett e Allen a cifre basse non ha nessun senso se la squadra non sara’ in corsa per il titolo. E’ guardando i FA del prossimo anno dubito che Boston possa prendere Howard ecc..al massimo gli tocchera’ ripiegare in stile Pistons. Ne vale la pena spendere quei soldi per tali Fa? Cosi come ne vale la pena tenere in ostaggio due futuri HOF in una squadra che non aspetta altro che rifondare del tutto? Mi domando inoltre il senso di quest’annata transitoria. Se dall’inizio della Rs sappiamo un po’ tutti che i celtics non sono da titolo, che senso ha continuare a sbattare la testa sugli spigoli? Via subito oppure nella deadline i 2 o 3 senatori, si crescevano i giovani, si puntava su Rondo in attesa di qualcuno in grado di ricoprire il ruolo di primo violino e via.. L’attesa? semplice, crescendo i giovani giocavi giocoforza a perdere, questo significa una delle prime 5-10 chiamate al draft, magari beccavi la prima.
Aspettare la rifondazione equivale a perdere ancora del tempo, mentre gli altri si trovano un passo avanti con i giovani draftati in precedenti ricostruzioni, mentre Ainge si ritrova a sfogliare le margherite per decidere su chi elargire gli avanzi salariali, sicuramente gli tocchera’ farlo per una stella fittizia.
E se entro 3 anni tramite trade non costruisci con qualche magata il nuovo big 3, ti tocchera’ aspettare altri 2 lustri prima di proporre un progetto serio. Nel frattempo gli anni passano, e tu cominci a riflettere sul fatto che nel 2010-11/12 potevi pensare di essere meno ingordo, sentimentalista e parzialmente guerrafondaio in memoria della storia.
Prima dei Big Three Boston ha puntato per molti anni sulla linea giovane, e non è mai arrivata da nessuna parte.
Smontare una squadra vincente vecchia per ripartire da zero è sempre un rischio enorme, vedi Chicago nel post Jordan, per fare un altro esempio.
Non dico che non sia una soluzione valida, dico solo che non si possono non condividere i dubbi di Ainge. Io per carattere apprezzo la sua prudenza, visto e considerato che a prudenza e pazienza sa anche unire audacia quando ne vale la pena…
Beh una volta impacchettati i giovani Al jefferson ecc, sono arrivati da qualche parte…
Semmai e’ non averli proprio che non porta da nessuna parte, in un senso o nell’altro.
La chicago post-post Jordan via draft ha preso Rose, Oklahoma via draft Durant e Westbrook, trade clamorose a parte gli anelli li costruisci via draft..
Ok, dico solo che quando smantelli una squadra sai quando inizi il processo di ricostruzione ma non sai quando lo finisci, quindi è meglio organizzarlo con la dovuta cautela.
Chicago dopo Jordan ha fatto sei stagioni con meno di 20 vittorie di media, per fare un esempio.
comunque Garnett, Pierce e Allen stanno giocando a livelli altissimi nonstante l’età, avessero solamente un centro valido da piazzare in area potrebbero fare davvero paura anche alle prime 3 ad est per almeno un paio di anni ancora