Lo scambio Ellis - Bogut potrà generare una win-win situation? Difficile a dirsi...

Al termine di una deadline tra le più schizofreniche della storia NBA, puó sembrare strano concentrare l’attenzione su una trade che ha visto l’ottava squadra dell’est e la tredicesima dell’ovest scambiarsi i rispettivi “secondi violini”.

 Questo scambio è però reso particolarmente affascinante dal fatto che difficilmente si possono immaginare due giocatori più diversi e distanti di Andrew Bogut e Monta Ellis: un perticone australiano tutto concretezza e fondamentali e una combo guard elettrica con primo passo bruciante e selezione di tiro criminale: una svolta talmente radicale da imporre una vera e propria rivoluzione culturale per entrambe le franchigie coinvolte, che sperano così di “svoltare l’angolo” dopo varie stagioni passate a navigare a metà classifica.

L’opinione comune tra gli appassionati è che sono i Bucks ad essersi maggiormente avvicinati a questa svolta: in un colpo solo hanno ringiovanito il roster, hanno abbassato il payroll, si sono liberati del velenoso contratto (e dell’ancor più velenosa presenza in spogliatoio) di Stephen Jackson, aggiungendo due giocatori pronti a contribuire da subito al posto di un lungodegente e di un personaggio, come noto, poco gradito (eufemismo); sembra proprio il delitto perfetto, la trade ideale, ma c’è qualcosa che puó incrinare l’entusiasmo dei tifosi Bucks? A ben vedere, qualcosa lo si trova.

 In primo luogo non bisogna dimenticare uno dei più affermati comandamenti NBA, che recita “tu non scambierai un lungo per un piccolo[b/]”: precetto valido sempre e comunque, ma ancor più valido quando il lungo è un vero lungo, non un gazzellone di passo felpato e gioco perimetrale ma uno dei pochissimi centri puri in grado di dominare sotto le plance su due lati del campo, e il piccolo è a tutti gli effetti il prototipo di “combo guard” che non può giocare da 1 per mancanze “culturali” e non può giocare da 2 per mancanze fisiche.

Peraltro, analizzando la futura convivenza tattica tra Jennings ed Ellis, salta subito all’occhio che si tratta di due giocatori praticamente identici: troppo gracili per marcare una normale guardia NBA, letali in penetrazione ma più che sospetti nelle letture, e soprattutto cronicamente e drammaticamente innamorati di soluzioni di tiro improvvisate, improbabili e a bassissima percentuale.

E non stiamo parlando di peccati veniali, ma di macchie molto evidenti nei rispettivi curriculum: tra tutti i giocatori NBA che godono di consistente credito e minutaggio, i due nuovi compagni di backcourt sono in assoluto i meno efficienti dell’intera lega: ed essendo già molto difficile che una squadra il cui miglior giocatore presenta queste caratteristiche possa nutrire speranze di alta classifica, figuriamoci cosa puó succedere quanto si parla dei due migliori giocatori di un roster…

Il compito che attende Skiles appare quindi affascinante ma improbo: con Monta ha acquistato velocità, imprevedibilità, capacità di concludere nel pitturato e anche uno straordinario (anche se poco pubblicizzato) giocatore di post basso; peró dovrà modificare la sua filosofia offensiva, alzando ulteriormente il ritmo ed aumentando le soluzioni in campo aperto a discapito dei palloni nel pitturato, mentre difensivamente sarà costretto ad inventarsi qualcosa per “nascondere” Ellis, uno dei peggiori difensori della lega, e senza neppure poter ricorrere a marcature incrociate a causa della contemporanea presenza di Jennings, che è un difensore nettamente più competente del nuovo compagno di reparto, ma a cui non puó essere chiesto di difendere sulle big guards avversarie.

 Potrebbe invece rivelarsi una vera e propria gemma l’acquisizione di Ekpe Udoh, che non attira titoli di giornale o tweet dei columnist più affermati, ma nel corso degli anni si è sviluppato fino a diventare un più che competente lungo da rotazione: difensivamente è già un fattore, e pur non avendo nemmeno vagamente il talento atletico e l’upside di gente come DeAndre Jordan o McGee, garantisce ogni sera un apporto difensivo non molto lontano dal loro ad un terzo del prezzo (e senza il loro “bagaglio” emotivo); il tutto senza essere un semplice spettatore nella metà campo altrui, in cui ha costruito movimenti macchinosi e non bellissimi da vedere ma molto efficaci e già oggi al livello di molti altri pariruolo più quotati (e più pagati).

 Passando ad analizzare la situazione di Golden State, la prima impressione non può che essere negativa: dare via un giocatore giovane e talentuoso come Ellis e molti milioni di spazio salariale oggi e nel prossimo futuro in cambio di un centro che viene da due gravi infortuni e una prima scelta degli Spurs non sembra un granché.

 In realtà la situazione è più rosea, o quantomeno presenta prospettive differenti: innanzitutto è vero che Bogut, dopo il terribile infortunio al gomito, è nuovamente fermo ai box per una frattura alla caviglia, ma è altrettanto vero che questo non può bastare ad etichettarlo come giocatore finito; non si è trattato, infatti, di infortuni “cronici” dovuti a qualche problema fisico congenito (come si può dire ad esempio dei poveri Oden o Yao), ma di episodi traumatici casuali ed accidentali, quindi nulla impedisce di pensare che possa riprendersi appieno e non avere mai più problemi del genere.

 Certamente è un rischio, un rischio che per di più si aggiunge all’altro punto interrogativo rappresentato dal futuro di Steph Curry (la cui caviglia, quella si, potrebbe evolversi in un problema cronico ed irrisolvibile): ma d’altronde, senza una qualche componente di rischio, per una squadra come Golden State non ci sarebbe stata la benché minima possibilità di portarsi a casa un giocatore del calibro di Bogut in cambio di Monta Ellis, o in cambio di Steph Curry, e forse nemmeno in cambio di entrambi.

 Perché le ultime stagioni travagliate non devono farci dimenticare che Bogut sano è un giocatore praticamente impossibile da trovare in giro per la lega, forse il centro più forte del lotto a parte il duo Howard-Bynum, e sicuramente il più completo di tutti: non ha grande appeal mediatico, non è particolarmente spettacolare in campo e fuori, ma nessun altro giocatore alla posizione 5 può vantare al tempo stesso la sue solidità difensiva e a rimbalzo, la sua capacità di concludere morbidamente con entrambe le mani, la sua abilità e visione di gioco come passatore, il fatto di essere a proprio agio e punitivo per le difese altrui sia sotto canestro che nei giochi a due lontano dal ferro.

 Tra l’altro nel contesto tattico dei Warriors calza veramente a pennello: il suo gioco è perfettamente complementare a quello di David Lee, e la presenza dell’uno non può che migliorare il rendimento dell’altro: Bogut non ha mai avuto uno stretch four efficace quanto Lee, e Lee non ha mai avuto al suo fianco una potenza di post basso e un abile lettore del gioco come Bogut; ma è in difesa che la presenza di Bogut potrà essere determinante per il futuro dei Warriors, dove il suo ruolo di “regista difensivo”, paragonabile solo a quello di maestri del settore come Howard o Chandler, potrà fare la differenza trasformando un’accozzaglia di giocatori difensivamente discutibili in una solida macchina difensiva.

 Il tutto senza dimenticare che quest’estate i Warriors erano pronti a svuotare il conto in banca per offrire gli stessi soldi che prenderà Bogut al già menzionato DeAndre Jordan, che nell’aria rarefatta di Lob City, sfruttando le attenzioni dedicate alle altre stelle della squadra, fa la sua porca figura, ma sta a Bogut come Duhon sta a Chris Paul.

 Tirando le fila della trade, si può dire che i Bucks hanno scelto una soluzione rapida e indolore, che porterà sicuramente più vittorie e un significativo risparmio salariale nel breve periodo, ma verosimilmente, a meno di sconquassi al momento non prevedibili (ad esempio una cessione di Brandon Jennings per qualche lungo o big guard di valore, ma non si vede perché qualcuno dovrebbe accettare una trade del genere), condannerà la squadra alla mediocrità per molte stagioni.

 Dall’altra parte i Warriors (che nel frattempo pare vogliano “tankare” miseramente la stagione tenendo Curry e Bogut a riposo forzato fino all’autunno, cercando di perdere abbastanza partite da finire tra le ultime sette del lotto, ed evitare così di perdere la loro prima scelta al prossimo draft) si prendono un rischio, ma un rischio calcolato: se Bogut e/o Curry non riusciranno a superare i loro problemi fisici la squadra sarà destinata alla lottery ancora a lungo, ma così come era destinata alla lottery perenne anche con Monta in squadra; se invece i due dovessero trovare continuità dal punto di vista fisico, non si può non riconoscere che l’asse portante Curry-Lee-Bogut, anche se non sufficiente a costruire una contender, potrebbe permettere loro di aspirare ad un posto tra le prime quattro/sei dell’Ovest per un lustro.

13 thoughts on “Bogut per Ellis: una trade intrigante

  1. Un posti tra le prime quattro sei per un lustro GSW… Division perõ, non conference.
    A parte gli scherzi, a me Bogut piace e al netto dei problemi fisici è sicuramente uno dei centri più completi in circolazione ora. Il problema è che ci son troppi se sui problemi fisici suoi e di curry e che cmq con quei tre se fai la stagione perfetta esci al primo turno dei playoff.
    Poi, aver dato via Ellis non è una stupidata ma ora si son beccato jefferson quindi mi sa che non andranno da nessuna parte a meno che non ci sia una rivlozione.
    I Bucks si son presi una guardia con punti nelle mani e han dato via un centro che non gioca con continuità da due anni. Futuro non ne vedo ma non mi stupirei se scippassero l’ottavo posto ad est per quest’anno.
    Trade che cmq fa bene ad entrambi ma che non cambia la vita a nessuno dei due. Vedremo se le dirigenze hanno un progetto più ampio e fanno una magata quest’estate, ma non ci credi gran che.

  2. Troppo tardi per provare ad arrivare nelle 7, anche perdendole tutte sarebbe difficile.

  3. Bogut + Lee sarà una delle coppie di lunghi meglio assortite della lega (così come Ellis + Jennings quella peggio assemblata di guardie…); occasione potenzialmente favorevole a Rush, che ha molto talento e, con adeguato spazio, può non far rimpiangere Monta; se poi consideriamo Jefferson e Wright in ala piccola, possibili miglioramenti del già affidabile rookie Thompson (e del neo coach Jackson), più specialisti dalla panca come Biedrins (difesa) e Robinson (panico offensivo), i Warriors sono ad una caviglia (di Curry) dall’essere la mina vagante dei playoff 2013…

  4. Se aggiungiamo che probabimente gs avrà una chiamata alta il futuro della squadra di S.Francisco potrebbe diventare molto intrigante

  5. Sarò di parte ma tutta sto futuro nefasto per i miei bucks nn lo vedo.Innanzitutto il sistema offensivo è cambiato da almeno un mesetto(complice l’assenza di bogut) e cmq nn è mai stato come quello descritto nell’articolo(milwaukee imposta il suo attacco a metacampo principalmente co una circolazione perimetrale,bogut o nn bogut).Detto questo,sono strasicuro che il gm hammond ha un piano a medio-lungo termine e la coppia jennings-ellis,la quale cmq porta piu benefici che problematiche,nn durerà che questo scorcio di stagione piu eventuali playoff.Il buon brandon,checché se ne dica,verrà tradato e grazie a ciò verranno poste le basi per costruire una squadra ancor piu competitiva di quella attuale.Se si vorranno spendere i soldi risparmiati con la trade bogut-ellis,nn sarà poi cosi complicato cercare di rinnovare ad ersan e cercare al contempo una guardia con le caratteristiche adatte a giocare accanto ad ellis.

    • Vero che senza Bogut i Bucks già vantavano un gioco più perimetrale, ma un conto è farlo per necessità, un conto è trarne una filosofia di gioco vera e propria.
      Per il resto concordo pienamente con te, se il piano a lungo termine di Milwaukee è quello di cedere Brandon Jennings e portare a casa asset interessanti per costruire attorno a Monta allora è un piano che approvo senza remore, perché Monta e Brandon hanno caratteristiche quasi identiche ma ritengo superiore il primo.

      Però non so quante squadre possano essere interessate a Jennings, o quantomeno quante squadre possano essere disposte a cedere qualcosa di succulento in cambio: secondo te quale sarebbe il suo “giusto prezzo”?

      Il rischio serio è che nella fatidica estate 2013 i Bucks si ritrovino a rinnovare Brandone a cifre da giocatore-franchigia (che secondo me non è e non sarà mai) e quindi legati per anni ad un backcourt che non ti porta da nessuna parte.

  6. Ma trovate così tante difficoltà nel postare.
    Cmq, complimenti per l’articolo e interessante l’intervento di Fraccu. Mi piaceva l’idea di un centro con Curry e Ellis ma, effettivamente, difficile. La vera bestia nera di ogni atleta sono gli infortuni. Al resto c’è rimedio agli infortuni non c’è nulla. Qui il condizionale è d’obbligo. Se Bogut tiene bene, ai Warriors un centro serviva, punto. Perdi una guardia ma ottieni un centro, tra i due è più difficile trovare il secondo che il primo visti anche i miglioramenti di Thompson e Rush. Peccato per Udoh, perfetta l’analisi dell’articolo. Lo scambio con gli Spurs rimane pesante nel salary e bravi gli speroni a riprendersi un atleta che già conosco e può rimanergli utile.
    Warriors molto interessanti nella prossima stagione sempre se…..

  7. facciamo così. Complimenti per l’articolo, interessante l’intervento di Fraccu. Ai Warriors serviva un centro.Peccato per la partenza di Ellis e quella di Udoh(perfetta analisi articolo). Ma alla fine qualcosa dovevi dare. Tra un centro e una guarda più difficile arrivare al primo che al secondo. Gli infortuni sono la vera bestia nera di ogni atleta e di ogni sport. Se Bogut tiene i Warriors il prossima anno si presentano ai nastri di partenza bene. Non del tutto convinto dello scambio con gli Spurs per discorso salary. Gli speroni ritrovano un vecchio amico, occhio.

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