In una Western Conference equilibratissima chi sta sorprendendo più di tutti sono i San Antonio Spurs. Nonostante l’infortunio di Ginobili e la decisione di scambiare George Hill per il rookie Kawhi Leonard, l’efficacia della squadra di Popovich non sembra averne risentito.
Quello che stanno facendo gli “speroni” però va oltre il limite temporale di questa stagione, stanno cercando di ricostruire restando competitivi. Anche se è dal 2007 che non raggiungono le Finals e dal 2008 le finali di Conference, gli Spurs negli ultimi tre anni hanno disputato ottime stagioni regolari, per poi non riuscire a concretizzare il lavoro di un’intera annata durante i play-off.
In due delle tre stagioni gli infortuni di Ginobili hanno avuto un ruolo fondamentale e hanno frenato la corsa nella post-season, ma questo non può essere la sola spiegazione delle sconfitte a volte clamorose come quella con Memphis.
Confrontando il gioco dei primi Spurs campioni con quello attuale è evidente un’evoluzione che ha cambiato radicalmente le idee di gioco della squadra di Popovich.
Se ai tempi delle Twin Towers ritmo controllato e difesa dominavano un attacco strutturato per Duncan e Robinson, oggi è evidente che la presenza di Parker e Ginobili permette un gioco più veloce e imprevedibile, Duncan non ha più la continuità per dominare il pitturato in attacco così Popovich gli ha affiancato una serie di tiratori per un gioco offensivo incentrato sulla penetrazione e scarico.
L’ottimo lavoro di Popovich si può valutare dall’enorme progresso che hanno fatto giocatori come Blair, con le ginocchia troppo fragili per poter giocare a detta di molti, o di Neal, troppo indisciplinato anche solo per l’Europa.
La realtà è che gli Spurs hanno un sistema di gioco ormai collaudato da anni e selezionano solo giocatori adatti al loro sistema. Bonner ha la possibilità di giocare con continuità solo qui, in qualsiasi altra squadra non troverebbe spazio nelle rotazioni.
La filosofia di Popovich non si limita agli schemi di gioco ma si estende anche al modo di comportarsi dei giocatori stessi. Qui più che in qualsiasi altra franchigia NBA il concetto di squadra è centrale e qualsiasi comportamento egoistico è visto come deviante e da eliminare.
Naturale conseguenza di questa disciplina ferrea è il rafforzamento di un gruppo in cui remano tutti dalla stessa parte agli ordini di un capitano che ha il consenso pieno della proprietà.
Popovich sta lavorando per vincere ora ma anche per non trovarsi a mani vuote quando Duncan e Ginobili si ritireranno, a meno di ripensamenti dell’ultima ora, rispettivamente tra uno
e due anni, alla scadenza dei rispettivi contratti.
La crescita di Blair è costante, quella di Splitter, meno veloce ma già oggi una buona riserva.
Chi sta sorprendendo è il rookie Kawhi Leonard. Scelto al 15 Indiana, dopo due anni a San Diego State, è stato scambiato assieme i diritti di Lorbek per Goerge Hill.
Leonard ha scalato velocemente le gerarchie di squadra, ottimo difensore e non male neanche in attacco, ed ha sfruttato l’assenza di Ginobili per guadagnarsi minuti.
Non basta però una solida chimica di squadra, un gioco organizzato e un ottimo allenatore per vincere. Senza campioni come Duncan, Ginobili e Parker San Antonio non potrebbe nemmeno pensare di poter vincere. Ne sono la prova le uscite premature negli ultimi play-off in concomitanza con gli infortuni di Ginobili.
San Antonio può schierare una tra le coppie di esterni più efficaci della Lega e un lungo come Duncan, anche se nella fase finale della carriera, che può portare esperienza e presenza difensiva.
I dubbi nascono principalmente dalla panchina, dalla mancanza di un vero realizzatore d’area e dalla fatica a giocare contro squadre più giovani e atletiche. I ritmi bassi dei play-off possono mascherare in parte la differenza d’atletismo con squadre come i Thunder ma una stagione tanto compressa non dà la minima possibilità di riposo.
La mancanza di un realizzatore in post basso è altrettanto importante. Nelle serate in cui il tiro dal perimetro è deficitario servirebbe un giocatore su cui appoggiare il gioco in area, capace di segnare o scaricare sui raddoppi.
Infine è da testare l’affidabilità in post-season di chi è attorno ai tre All-Star, primo fra tutti Jefferson. L’ex Nets non si è mai adattato al sistema Spurs, forse perché relegato a tiratore perimetrale.
A San Antonio sono comunque convinti che con un roster completo e senza infortuni ai play-off possono fare molto bene e arrivare molto vicini al titolo, quello che chiuderebbe in gloria la magnifica carriera di Duncan che quindici anni fa arrivò in Texas per cambiare per sempre la storia della squadra di San Antonio.
come già ampiamente detto tutto passa dalla forma di in primis Manu e secondariamente di Tim…Spurs al completo ed in forma possono giocarsela contro tutti. Certo che tolti i Thunder ad Ovest al momento non vedo squadre più forti degli speroni (e Mavs)
Penso sia il terzo anno di fila che ci si stupisce della RS degli speroni al di sopra delle aspettative salvo poi stupirsi di nuovo per evitabili eliminazioni ai PO (Dallas tre anni fa, Phoenix due anni fa, Memphis l’anno scorso). I buoni giocatori (Bonner, Neil) all’arivo dei PO non riescono a salire di livello, e i tre campioni non possono piu’ tirare la baracca. Visto che non c’è tre senza quattro prevedo una replica quest’anno…
Visto che non c’è tre senza quattro beh io scusatemi ma comincio a grattarmi :)
in realtà le uscite premature dai PO sono sempre avvenute in coincidenza di problemi fisici di alcuni giocatori fondamentali (forse contro Dallas non avevamo infortuni)