Gli effetti del lockout stanno allungando la loro mano maligna anche sui giovani e freschi Denver Nuggets.
Nella partita’ persa contro gli Houston Rockets la squadra di coach Karl mancava di Nenè, Aaron Afflalo e Mozgov per infortuni vari, ma e’ soprattutto nel corso della partita che e’ cascata sui fans della Mile High City la mazzata peggiore: un infortunio a Danilo Gallinari alla caviglia, una distorsione che lo portera’ a saltare all’incirca un mese.
Meglio di quanto capitato ad altri, nella stessa serata a Chauncey Billups proprio ex-Denver, ma sempre un colpo visto come l’italiano era diventato un giocatore fondamentale nella dinamica dei Nuggets.
La striscia di cinque partite consecutive perse e’ figlia quindi di una serie di fatti correlati l’uno all’altro, infortuni appunto, stanchezza, e difficolta’ di rimpiazzare i giocatori assenti in modo ottimale.
Per il peso e la qualita’ che portano in campo, Gallinari e Mozgov sono le assenze piu’ condizionanti, vediamo perche’…
Il peso del Gallo
Indubbiamente con George Karl Gallinari ha trovato una nuova dimensione, rispetto al giocatore monodimensionale dei Knicks. Sfruttando altezza e fisico, il Gallo ha aumentato le sue incursioni al ferro, attaccandolo invece che limitarsi a tiri dalla media e lunga distanza come faceva ai Knicks: proprio nella partita contro quest’ultimi di tre settimane fa il dato e’ diventato evidente, come anche il rispetto acquisito con gli arbitri, spesso (e a ragione) sospettosi dei flop dei giocatori d’oltreoceano, pratica sconosciuta o quasi nella NBA di un tempo.
Chiaro che sostituire i 2,08 cm per 100 chili dell’italiano con gli 1,90 e 90 chili scarsi di Rudy Fernandez è impresa improba: lo spagnolo e’ un sostituto migliore di Afflalo come guardia in attesa che forse ritorni Wilson Chandler, ma come ala e’ chiaramente sottodimensionata e pur molto apprezzato per il suo impegno da coach Karl, lo slump realizzativo dei tempi di Portland purtroppo rimane: il 31% da 3 non e’ un gran dato, effettivamente…
Poi certamente c’e’ Al Harrington, che sta facendo una gran bella stagione, ma che rende come fattore sorpresa dalla panchina: dire che il Gallo e’ diventato (quasi) insostituibile all’ombra delle Rocky Mountains e’ scontato, direi…
Mozgov e gli altri
Il gigante russo di 2,15 cm non avra’ numeri eccezionali, 5.7 punti con 4.5 rimbalzi e 1.2 stoppate a partita, ma la sua presenza permette di svincolare Nenè dall’utilizzo come centro puro, delegando Mozgov al ruolo di perno in mezzo al pitturato. Inoltre, come dimostra il dato delle stoppate, ha una discreta presenza difensiva pur con una attitudine ai falli quantomeno preoccupante.
Il suo infortunio con i Lakers ha costretto così all’utilizzo di diversi giocatori, per vari motivi inadeguati. Kosta Koufos, che ha confermato l’unica vera dote che possiede, il rimbalzo, piazzandone 4.5 in poco piu’ di 13 minuti: per il resto ha dimostrato di far fatica a inserirsi nel gioco dei Nuggets, confermando limiti di personalita’ e peso specifico.
Ken Faried e’ un rookie molto grezzo e con una fase offensiva totalmente da costruire: a sua volta “Birdman” Andersen ha perso molta atleticita’, quella che gli permetteva di eccellere a rimbalzo e soprattutto nelle stoppate, e un uccello senza ali non va molto lontano…
Miller e Chandler
Due giocatori che assumono molta importanza, per diversi motivi, a questo punto della stagione. Andre’ Miller ha firmato per un solo anno, e a giugno sara’ libero di firmare con qualunque squadra: difficilmente rimarra’ a Denver, dove deve condividere minuti pesanti con Ty Lawson, il play del futuro dei Nuggets. Ma sara’ importante il suo ruolo da qui alla fine della Regular Season, essendo uno dei giocatori con piu’ esperienza di Denver.
Resta solo da capire se a George Karl serva spremere troppo il trentacinquenne play come ha fatto nelle ultime settimane, o delegare piu’ il gioco a Lawson: il risultato dell’ultima partita vinta contro i Pacers, con Miller in campo solo venti minuti, fanno pensare che sempre di piu’ coach Karl lascera’ le redini del gioco a Lawson lasciando partire dalla panchina Miller.
Per quanto riguarda Wilson Chandler, bloccato fino a marzo in Cina, quando tornera’ sul suolo americano sara’ un restricted free-agent, come del resto anche Aaron Brooks, ma sembra esserci da parte sua volonta’ di rimanere a Denver, almeno fino a giugno, quando poi sarebbe free-agent e libero di firmare con chiunque.
Chandler e’ duttile, puo’ giocare almeno due ruoli, guardia e ala piccola, e sarebbe fondamentale nel gioco dei Nuggets in un momento di grande logorio fisico per chi gioca da inizio campionato. Arrivare dal campionato cinese, con tutto il rispetto, vorra’ dire essere pronti ma soprattutto freschi fisicamente, cosa fondamentale per chi, come Denver, vuole affrontare una corsa playoffs al meglio delle forze.
Prospettive future
Denver e’ stata unanimemente riconosciuta una delle storie piu’ interessanti di questo intensissimo primo mese e mezzo NBA, ma John Hollinger dell’ESPN, al momento di fare un ranking delle squadre NBA piu’ “futuribili”, cioe’ capaci di vincere nei prossimi 3 anni, ha inserito i Nuggets all’ottavo posto: buon piazzamento, ma come scrive lo stesso Hollinger, “la sensazione e’ che senza una superstar Denver abbia quasi raggiunto il suo massimo valore possibile”.
Ma come, viene da dire, prima tutti ad elogiare la squadra operaia che si e’ liberata dell’egoista Melo, e poi per fare il gran passo manca proprio… una superstar????
Effettivamente puo’ sembrare un paradosso, ma nella Mile High City continua a mancare quello: il giocatore alla Bryant, alla Nowitzki, che trascini gli altri, quello che avendo Rose, Durant, Wade, dovrebbe portare il titolo a Chicago, Oklahoma, Miami entro due o tre anni.
Quello che non e’ mai stato Carmelo Anthony, supertalento quello che vogliamo okay, ma pur con tutti gli sforzi della dirigenza in quasi otto anni della sua permanenza sotto le montagne rocciose, mai capace, se non in una occasione, di traghettare Denver oltre il primo turno di playoffs.
Prospettive alla Atlanta Hawks per Denver, quindi, belli ma mai bellissimi e vincenti??
Finchè i Kroenke non allargheranno fino alle soglie della luxury tax la borsa, e’ possibile: ma intanto il pubblico delle Rocky Mountains si gode una squadra giovane e (abbastanza) vincente: tutto sommato niente male, direi!
appassionato della cultura americana, dagli sport alla letteratura al cinema della grande nazione statunitense…
per qualunque curiosita’ scrivetemi a: albix73@hotmail.it
Bell’articolo che fotografa bene la situazione dei Nuggets, attuale e futura.
Attenzione però se dovesse tornare Chandler, e senza infortuni di gente tipo Nenè e Gallo io non li vedo molto inferiori a Okc, San Antonio, Lakers, Clippers e Mavs ai play off se la giocano alla pari con tutti secondo me!
A ranghi completi Denver è una bella squadra, giocatori diversi che giocano uniti. Peccato per il Gallo che deve fare ancora un piccolo passo per essere un all star!
Bell’articolo.
La confema della mancanza della superstar e del “go to guy” è lampante.
Tutte le partite tirate all’ultimo punto sono state perse dai Nuggets. Quando la palla pesa per il tiro vittoria, è sempre andata male.
Se invece la squadra gira, riesce a costruirsi un buon vantaggio grazie alla corsa e alla “gioventù” allora può battere tutti, come successo contro Miami, Dallas e Lakers.
Ma allo stesso modo, con infortuni e giornate storte, può anche perdere con tutti…
Messa così Denver al completo può battere qualunque altro team in una sfida secca. Il problema della star viene fuori in una serie completa quando l’avversario ti prende le misure.
L’unica star potenziale al momento è il gallo. O esplode in questi playoff o il prossimo anno o il rischio di diventare un’incompleta è bello grosso
Non hanno un vero leader e/o una stella che salga di livello quando conta. Denver arrapa poco quindi salvo sorprese il big vero non si verrà. Non credo abbiano la forza di raggiungere le Finals perchè per loro ci sono gli scogli Thunder, Mavs e i Lakers che in un modo o nell’altro si rinforzerà.
Potrebbero sperare di ricalcare le orme dei Pistons, squadra dal talento diffuso senza il numero 1 anche se la sensazione è quella di un team da 50 W due turni ai PO e poi a casa.
Occhio all’esplosione di Kenny Faried…