Per una franchigia che fino alla scorsa estate credeva di doversi trasferire ad Anaheim o a Las Vegas, cominciare la stagione sconfiggendo i Lakers e dando a tutti l’impressione di poter essere, almeno in futuro, una potenziale squadra da Play-Off, sembrava l’inizio di un sogno.
Presto però i tifosi dei Sacramento Kings hanno dovuto fare i conti con l’amara realtà: nulla è cambiato rispetto all’anno passato.
È vero, dagli scorsi draft sono arrivati giocatori talentuosi, come Tyreke Evans, la quarta chiamata del 2010 DeMarcus Cousins e l’oggetto di culto Jimmer Fredette; il contorno è più che appetitoso, con uno scorer come Marcus Thorton nella posizione di guardia e le acquisizione di JJ Hickson da Cleveland e Chuck Hayes dal mercato dei FA. Tutto ciò però non è bastato.
Alle prime avvisaglie di cedimento, il giocattolo non si è rotto, è deflagrato come un petardo in mano al suo allenatore, incapace di tenere i cocci insieme. Ed essendo capitato tutto nella notte del 31 dicembre, mai occasione fu più opportuna.
Dopo la sconfitta contro i New York Knicks (che loro pure non se la passano gran ché bene), il centro ex-Kentucky è andato dal suo coach e, furibondo per come era stato impostato l’attacco e già scontento di per sé dell’andamento della squadra, dopo una lunga lite, ha chiesto ufficialmente di essere ceduto.
Come risultato, nella partita successiva contro gli Hornets, Cousins è stato lasciato a casa a riflettere sugli errori commessi, mentre il suo agente, John Grieg, andava raccontando ai media quanto le parole del ragazzo fossero state travisate, cercando di ricucire lo strappo con la città e la dirigenza.
Le ripercussioni sul continuo di stagione sono state devastanti: dopo la vittoria in quel di New Orleans, più uno scatto di orgoglio che un segnale di ripresa, il #15 è stato re-inserito a roster, entrando però dalla panchina nelle successive gare. Sconfitta a Memphis di 17 punti e sconfitta contro i Nuggets di 27. Con il nostro amato DeMarcus che in quel di Denver decide di astenersi dall’andare a rimbalzo e pensare solo a segnare, mettendone a referto 26 in 25 minuti.
Arrivati a questo punto, le uniche soluzioni praticabili erano due: cedere il giocatore o esonerare il tecnico. Inizialmente sembrava fosse stata percorsa la prima strada, con diverse squadre interessate ad un centro di 210 cm con mani fatate e straordinaria propensione al rimbalzo.
New Jersey Nets e Boston Celtics sembravano le franchigie più interessate ad acquisire il lungo, anche se non era ancora chiaro quali contropartite potessero offrire. Proprio in quei giorni però il GM della squadra Geoff Petrie teneva a precisare che il ragazzo non era sul mercato e che presto sarebbe stato reintegrato nel quintetto iniziale.
Un’esplicita dichiarazione preventiva di ciò che sarebbe successo di lì a qualche giorno. Dopo la rovinosa sconfitta coi Nuggets infatti, Paul Westphal è stato esonerato, lasciando il posto al suo primo assistente Keith Smart, ex allenatore dei Golden State Warriors nella scorsa stagione.
Le principali colpe a lui attribuite sono state il non aver mai migliorato i risultati e l’andamento della squadra nei due anni e mezzo in cui è rimasto seduto sul pino di Sacramento. Se andiamo ad analizzare i dati, l’evidenza del fatto è palese.
I Kings sono 17esimi per punti segnati all’interno della Lega con poco più di 93 ppg, e 28esimi per punti subiti (più di 102 ppg). La percentuale di canestri assistiti è solo del 41,7% e nessuna squadra sia nella NBA che nella ABA ha mai concluso la stagione con una percentuale più bassa del 46% in questa particolare voce statistica.
L’aggettivo più idoneo per definire il loro attacco è stagnante; l’unica opzione sembra essere il pick&roll centrale di Evans o Thorton, con l’intento di battere dal palleggio il loro diretto avversario per arrivare in fondo o scaricare, se si escludono le saltuarie chiamate per mandare la palla in post-basso da Cousins.
È evidente la mancanza di leadership, nonché di un sistema difensivo che permetta di nascondere le numerose lacune nella propria metà campo. Penultimi nelle percentuali concesse agli avversari, concedono più di 24 apg di media.
I giocatori che avrebbero dovuto fare il cosiddetto “step up” negli ultimi anni, non hanno mai risposto presente: Evans è un buon incursore con la palla in mano, ma non è mai progredito nel suo tiro in sospensione e nel ruolo di facilitatore che gli è stato affidato da Westphal è risultato essere un completo fallimento.
Thorton è un realizzatore occasionale, può avere grandi serate al tiro se si accende e mettere a referto ingenti bottini, ma è troppo ondivago ed il numero di assist distribuiti in questa stagione è crollato vertiginosamente. Inoltre è costantemente fuori posizione difensivamente, il che non aiuta ad accaparrarsi le simpatie dei lunghi che dovrebbero proteggere l’area.
Fredette non ha ancora dimostrato il suo reale potenziale, ma è difficile chiedere di più ad un giocatore che si è trovato al primo anno in un contesto così difficile.
Rimane Cousins, a mio parere giocatore speciale che potrebbe addirittura diventare più forte di Bynum se solo lo volesse. Viene dipinto come un grande lavoratore in palestra, ed i risultati sul campo si vedono. Ha una visione di gioco celestiale per un lungo, ampio raggio di tiro ed attitudine al rimbalzo. Non può però essere la stella di una squadra di vertice per evidenti deficienze caratteriali e mentali.
Dopo il cambio in panchina, con un allenatore che predilige particolarmente l’aspetto difensivo, si chiede a Smart di provare a creare un’alchimia tra i giocatori, una chimica di squadra che sino ad ora è mancata completamente, in particolare nella propria metà campo. Per la fase offensiva, si cercherà di correre di più in contropiede per non far schierare le difese e conquistare punti facili.
Detto che il progetto Kings portato avanti dai fratelli Maloof nell’era post-Divac/Webber sembra completamente fallito, si ha una tale quantità di talento in roster che, con qualche aggiustamento, intervenendo anche sul mercato e sacrificando giocatori poco utili alla causa, sono più che convinto si possa recuperare il tempo perduto, sempre ci sia da parte della proprietà la volontà di tornare a vincere.
ottimo articolo la penso come te