Nella passata stagione, la Central Division non ha visto grande competizione al proprio interno, per usare un eufemismo. Infatti Chicago ha spadroneggiato in lungo e in largo, ottenendo il miglior record della Lega con 62 vittorie e pareggiando il primato di scarto inflitto alla seconda della Division dei Celtics 2007-08 e dei Cavs 2008-09 con un rotondo +25 vittorie sui Pacers (e vincendo 15 dei 16 match giocati contro le 4 vicine).
Una causa di questo squilibrio è stata sicuramente l’imprevista ed esponenziale crescita dei Tori, e in particolare del loro leader Derrick Rose.
Il potenziale della point guard da Memphis (ma nativo proprio della Windy City) era arci-noto, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che si sarebbe laureato come il più giovane MVP di sempre (con stats di 25 punti, 4.1 boards e 7.7 assist per game!), e che sarebbe riuscito a sopperire per larghi tratti alle assenze di Boozer e di Noah tanto da guadagnare il fattore campo per tutti i playoff, dove invece i black-out dell’ala da Duke si sono sentiti molto di più.
Le avversarie, però, hanno certamente messo del loro nel contribuire al dominio chicagoano.
In particolare, i Bucks sono stati incapaci di confermare quanto mostrato di buono nella stagione precedente, quando, malgrado gli infortuni di Redd prima e di Bogut poi, avevano giocato alla grande fra febbraio e marzo e poi avevano trascinato gli Hawks fino alla settima partita ; invece, nel 2011 hanno denunciato la mancanza quasi totale di un gioco offensivo degno di questo nome (come può uno che ha fatto 30 assist in una partita diventare un allenatore difensivo è un mistero) pregiudicandosi l’accesso alla post-season.
Meglio di loro ha figurato Indiana, tornata ai PO dopo 5 lunghi anni in cui avevano rievocato i famosi Jail-Blazers, dati i travagli legali di Tinsley,Williams e Daniels (tutti spediti via da Indianapolis per posta prioritaria). Il progetto-Bird ha dato i suoi frutti, producendo un nucleo giovane e con ampi margini di miglioramento, nonché liberando spazio salariale.
Cavs e Pistons sono letteralmente implosi, per motivi differenti: i primi, distrutti dalla partenza di LeBron, portatosi dietro anche una bandiera come Ilgauskas; i secondi, invece, devastati da insurrezioni (leggi Stuckey e Rip) e da un progetto confuso di Joe Dumars, incapace di rinnovare il roster cedendo i senatori come Prince, Hamilton (appena amnistiato) o Wallace, divenuti ormai i fratelli scarsi dei giocatori che hanno permesso alla squadra della Motown di raggiungere per 6 volte di fila le Finali di Conference e di vincere il titolo sui Fab Four di Los Angeles nel 2004.
Lo scenario non sembra essere cambiato granché nelle prime fasi di mercato, fatta eccezione per le intelligenti (sulla carta) mosse di Indiana, che ha sfruttato la propria disponibilità economica per firmare un free agent ambito come David West; le altre sono state virtualmente immobili, o meglio, Chicago ha tentato di arrivare a qualche grosso nome ma senza grande successo – se escludiamo Rip Hamilton – rimanendo comunque la grande favorita divisionale.
Mentre da un lato Indy sembra in grado di colmare in piccola parte il gap con i vicini dell’Illinois, il livello della Central è destinato a rimanere poco competitivo se le altre non sapranno darsi una direzione ben definita, “the right way” come direbbe coach Brown.
Vediamo dunque chi è entrato, chi è uscito e le prospettive di questi 5 roster per la stagione 2011-2012:
CHICAGO BULLS
Guardie: Ronnie Brewer, Jimmy Butler (dal draft, 30), Kyle Korver, Derrick Rose, CJ Watson
Ali: Carlos Boozer, Luol Deng, Taj Gibson, Brian Scalabrine
Centri: Omer Asik, Joakym Noah
Da rifirmare: John Lucas III (G)
Acquisti: Rip Hamilton (G-A, via Amnesty dai Pistons)
Cessioni: Rasual Butler (FA, ai Raptors), Kurt Thomas (FA, ai Blazers), Jannero Pargo (tagliato), Keith Bogans (tagliato)
Coach: Tom Thibodeau (secondo anno)
Strano a dirsi, ma D-Rose probabilmente crescerà ancora, avendo appena compiuto 23 anni, e questo non può che essere un dato rassicurante per i suoi compagni.
D’altro canto, sarà difficile ripetere la regular season appena trascorsa, perché eccetto Hamilton non sono arrivati rinforzi, anzi, il reparto lunghi ha perso un elemento fondamentale come Kurt Thomas, che l’hanno scorso aveva contribuito a non far pesare prima l’assenza di Boozer, poi quella di Noah.
E proprio da questi due ci si aspetta un impatto maggiore rispetto allo scorso anno, specialmente dopo metà aprile, perché 21.3 ppg complessivi erano un po’ pochini per pensare di vincere l’anello.
Quello che manca è un back-up in area, come detto, e anche un esterno in grado di creare del palleggio per permettere a Rose di rifiatare senza doversi caricare l’attacco sulle spalle ad ogni possesso; per questo la firma di Hamilton, lo specialista del movimento senza palla, non convince al 100%, anche perché l’unico vero tiratore resta il buon Korver.
Detto questo, Chicago resta nettamente la favorita in questa parte di America e una seria contender per un posto al sole a fine giugno.
CLEVELAND CAVALIERS
Guardie: Daniel Gibson, Manny Harris, Kyrie Irving (dal draft, 1), Anthony Parker, Ramon Sessions
Ali: Christian Eyenga, Luke Harangody, Antawn Jamison, Samardo Samuels, Tristan Thompson (dal draft, 4)
Centri: Semih Erden, Anderson Varejao
Da rifirmare: Alonzo Gee (G, unrestricted), Ryan Hollins (C)
Acquisti: Omri Casspi (A)
Cessioni: JJ Hickson (ai Kings), Joey Graham (tagliato), Baron Davis (Amnesty)
Coach: Byron Scott (second anno)
L’idea diffusa sembrerebbe quella di puntare a una scelta alta anche nel prossimo draft per avere un nucleo di giovani di alto livello da cui ricostruire, e molto spazio salariale con l’espirazione del contratto di Jamison a giugno.
Perciò nessuno si aspetterà grandi passi avanti in termini di vittorie, presumibilmente.
Se non altro, quest’anno l’interesse dei media sarà legato alla presenza di due primissime scelte come Irving e Thompson e non al senso di abbandono che pervadeva tutta Cleveland o, Dio non voglia, alla streak di 26 sconfitte.
È difficile pensare che la promessa di mr. Gilbert si compia a breve, dunque, anche se il rendimento di James alle Finals giustifica le speranze dei tifosi di vincere un titolo prima di lui…
DETROIT PISTONS
Guardie: Will Bynum, Ben Gordon, Brandon Knight (dal draft, 8), Rodney Stuckey
Ali: Austin Daye, Jonas Jerebko, Vernon Macklin (dal draft, 52), Jason Maxiell, Tayshaun Prince, Charlie Villanueva
Centri: Greg Monroe, Ben Wallace
Acquisti: Damien Wilkins (G)
Cessioni: Chris Wilcox (FA, ai Celtics), Tracy McGrady (FA, agli Hawks), Rip Hamilton (amnesty)
Coach: Lawrence Frank (primo anno)
A Detroit non si vogliono più vedere episodi come i contrasti di gennaio fra Hamilton e coach Kuester, infatti la dirigenza si è liberata di entrambi. Questi sono ottimi segnali della volontà di voltare pagina, “controbilanciati” però da altre mosse che lasciano perplessi.
Innanzitutto, l’assunzione di Lawrence Frank, la cui ultima stagione da coach racconta di un brillante 0-16 con i Nets prima della solerte cacciata, e se qualcuno avesse già inarcato un sopracciglio per questa scelta, dovrebbe sollevare anche l’altro per il re-sign di Prince, che ormai è inutile in questo contesto e a 32 anni non è più “in his prime”.
Un’altra sorpresa è la conferma di Stuckey, un altro non proprio tranquillo lo scorso anno, specialmente a fronte della scelta di Knight, una point guard come lui.
Ora come ora Dumars non sembra molto cosciente del proprio operato e la rinascita dovrebbe forse cominciare proprio da lui, sebbene sia arduo liberarsi di uno che è stato protagonista di tutti e tre i titoli della franchigia.
È invece una gran bella notizia il recupero di Jerebko dopo il grave infortunio della scorsa preseason; se in forma può dimostrare ancora più di due anni fa di essere lo “steal” del draft 2009.
In definitiva, arrivare ai playoff appare molto complicato, e probabilmente il numero di W si assesterà attorno alle 30 del 2011.
INDIANA PACERS
Guardie: Darren Collison, George Hill, Dahntay Jones, AJ Price, Brandon Rush, Lance Stephenson
Ali: Paul George, Danny Granger, Tyler Hansbrough, James Posey
Centri: Roy Hibbert, Jeff Foster, Solomon Jones
Acquisti: David West (A), Jeff Pendengraph (C), Jarrid Famous (C, non scelto al draft), Tyren Johnson (A, non scelto), Darnell Lazare (A, non scelto), Matt Rogers (C, non scelto)
Cessioni: Mike Dunleavy Jr. (FA, ai Bucks), Josh McRoberts (FA, ai lakers), TJ Ford (FA, agli spurs)
Coach: Frank Vogel (secondo anno, subentrato dopo 44 partite)
E’ meglio passare di qui perché i Pacers stanno crescendo bene. Se il suo ginocchio sinistro si è rimesso del tutto, West può essere la presenza costante a rimbalzo di cui la squadra necessitava, mancando di cattiveria Hibbert e di sufficiente efficacia offensiva per giocare molti minuti Foster.
Anche nella metà campo offensiva l’ala da Xavier può essere la spalla adatta a togliere pressione da Granger, che soprattutto nella serie con i Bulls si è trovato a reggere tutto il peso dell’attacco su di sé, anche in fase d’impostazione (è stato 3 volte miglior assist-man della squadra); questo permetterebbe a coach Vogel di utilizzare Hansbrough da sesto uomo come lo scorso anno.
Un’altra importante novità è George Hill, il quale ha mostrato negli Spurs le sue qualità di back-up, e ora potrà fare lo stesso per Darren Collison.
I due da cui ci si aspetta la crescita più importante sono di certo Hibbert e Rush, specialmente sotto l’aspetto della personalità; se ciò avverrà, Indiana potrebbe disporre di uno degli attacchi più versatili della Lega e parlare di migliorare il risultato dello scorso anno sarebbe lapalissiano.
MILWAUKEE BUCKS
Guardie: Brandon Jennings
Ali: Jon Brockman, Carlos Delfino, Drew Gooden, Tobias Harris (dal draft, 19), Ersan Ilyasova, Jon Leuer (dal draft, 40), Luc Mbah-a-moute
Centri: Andrew Bogut
Da rifirmare: Earl Boykins (G, unrestricted), Michael Redd (G, unrestricted), Chris Douglas-Roberts (A)
Acquisti: Stephen Jackson (G), Shaun Livingston (G), Beno Udrih (G), Mike Dunleavy Jr. (A)
Cessioni: Corey Maggette (ai Bobcats), John Salmons (ai Kings), Keyon Dooling (ai Celtics)
Coach: Scott Skiles (quarto anno)
Qualcosa si è mosso, ma non è detto che la situazione sia cambiata. O meglio, Captain Jack potrebbe essere il leader che mancava se riuscisse a non incorrere in issues disciplinari (ha portato i Bobcats ai playoff, dopotutto), ma di fatto lui e Jennings, quelli con più palloni a disposizione, restano due giocatori bisognosi di molti tiri per produrre.
Di conseguenza l’attacco rischia di diventare ancora più statico, non un fattore positivo per un team già risultato il peggiore della Lega per punti segnati nel 2011, e forse la firma di un “figlio del coach” (quindi preparato sui fondamentali di squadra) come Dunleavy risponde proprio al bisogno di dare ordine e spaziature là davanti.
Su un versante più allegro, Bogut ha recuperato dall’infortunio al gomito (anche grazie all’assicurazione che gli ha impedito di giocare nella sua natia Australia) e ritornerà ad essere l’ancora difensiva del team del Wisconsin, un ruolo che nessuno gli avrebbe probabilmente attribuito nel 2005, quando il centro di origine croata era noto soprattutto per il suo arsenale in post, di certo non per il suo potenziale di stopper.
L’impressione è che coach Skiles sia all’ultima spiaggia dopo le attenuanti concessegli per gli infortuni della passata regular season, e che in caso di vacanze anticipate ad aprile il suo soggiorno nello Stato del formaggio sia giunto al termine.
freshman di lingue a milano, a 11 anni si ammala gravemente di NBA grazie a LeBron James (fino a the Decision) e Kevin Garnett; il suo sogno è fare il giornalista sportivo
Curioso di vedere all’opera i Pacers.
Condivido, curioso dei Pacers