Pochi indugi, subito al fulcro della questione, partiamo dalle notizie positive emerse dal caos degli ultimi giorni: nella sostanza non è cambiato niente.
Le due parti non si sono allontanate, anzi, rispetto alla situazione descritta 10 giorni orsono c’è stato un avvicinamento anche sulla questione principale, ovvero la spartizione del BRI: i giocatori hanno concesso un ulteriore mezzo punto percentuale, attestando la propria richiesta definitiva su un valore medio vicino al 52.5% (spiegazione più avanti nell’articolo); i proprietari hanno invece formalizzato quella che al tempo era stata solo una boutade da corridoio presentando proposta di suddivisione alla pari, 50/50; quota che più fonti, anche per il significato simbolico e psicologico, hanno spesso indicato come punto d’incontro più probabile e “ideale”.
La distanza resta sensibile (circa 100 milioni di dollari nel primo anno, 1 miliardo se si considera l’intera durata del CBA), ma è stata limata e questo ovviamente va nella direzione desiderata, anche se è errato affermare che si fosse anche solo lontanamente vicini ad un accordo.
L’operato di George Cohen, direttore del Federal Mediation and Conciliation Service, è stato utile anche nella soluzione di alcune questioni minori, riassunte perfettamente in questo articolo di Zach Lowe (Sports Illustrated) e non è da escludersi che una volta calmate le acque non sia nuovamente possibile avvalersi dei suoi servigi nella ricerca di ulteriori passi avanti, anche in considerazione del fatto che gran parte delle 24 ore spese in riunione siano state passate a rivedere tutto il percorso delle trattative passo passo dall’inizio, per permettergli di farsi un’idea della situazione il più possibile completa.
E finalmente c’è anche un piano organico di revenue sharing, finalizzato dai proprietari nella mattinata americana di ieri e finalmente sottoposto all’attenzione dell’NBPA dopo numerose richieste, anche se questo aspetto come più volte ricordato non è strettamente collegato con le discussioni in atto, ma ne è parte complementare.
L’altra notizia positiva è che… non sta andando peggio di come si potesse preventivare.
Più volte su queste pagine e nei podcasts di Radio Play.it si è infatti affermato come fosse estremamente improbabile che venissero giocate ulteriori partite nell’anno solare in corso e nonostante i media Statunitensi abbiano spesso ostentato ottimismo e fiducia è la situazione non è mai mutata al punto tale da giustificare una revisione di queste previsioni.
Quindi per ricapitolare: lenti progressi, ma in linea con le “tabelle di marcia”. Bene.
E ora passiamo al Male…
L’aspetto nuovo e mediaticamente rilevante emerso dalla serata newyorkese è stato l‘inasprimento dei toni.
Silver/Holt (in contumacia Stern, influenzato) e Fisher/Hunter/Kessler non si sono risparmiati accuse, frecciate, illazioni.
Tutto ciò che era senza dubbio già accaduto nelle riunioni svoltesi fino ad oggi, ma che era stato mantenuto riservato e lasciato alle voci e alle ipotesi.
Sappiamo ad esempio di come Sarver e Gilbert prima e Garnett e Bryant poi si siano distinti per atteggiamenti molto poco diplomatici, ma si trattava appunto di situazioni narrate da terzi e poi riportate dai giornalisti e che quindi erano entrate a far parte della “leggenda” e dei retroscena di questo lockout senza intaccare le posizioni ufficiali e le trattative.
Stavolta invece è andata diversamente, tutto in pubblico.
Ecco in sintesi le dichiarazioni di ieri, nell’ordine cronologico in cui sono state rilasciate.
SILVER
Noi abbiamo proposto una spartizione 50/50, la loro risposta è stata che non era una novità, mentre loro si erano effettivamente mossi scendendo al 52.5%. La trattativa si è bloccata a questo punto, ci hanno detto che data la nostra intenzione di non muoverci dal 50% non c’era nient’altro di cui parlare.
Siamo dispiaciuti e conosciamo le conseguenze di questa rottura, al momento non sono stati pianificati nuovi incontri, ma abbiamo fatto diverse concessioni e siamo scesi a compromessi su molti aspetti.
A questo punto non ci resta che riorganizzarci e decidere quali saranno i prossimi passi.
HOLT
E’ un giorno molto difficile. Ma siamo ancora molto distanti, vogliamo arrivare al punto in cui tutte le 30 squadre, pur senza che ciò sia garantito, abbiano la possibilità di essere competitive e chiudere il bilancio in attivo.
Non avevamo intenzione di fermarci e non l’abbiamo tutt’ora, ma ci siamo trovati rigidi sulle rispettive posizioni. Noi non possiamo andare oltre al 50%.
FISHER
Voglio subito mettere in chiaro che poco fa vi hanno mentito. Il loro interesse è raccontarvi la propria, parziale verità. Per noi mettere le cose in chiaro è molto importante, non lo facciamo per una questione di ego. C’è bisogno di rimanere concentrati sui fatti e vicini alla realtà. Abbiamo speso gli ultimi giorni sforzandoci al massimo per cercare una soluzione, non abbiamo mai detto che non vogliamo continuare a trattare, non abbiamo preconcetti. A differenza loro, che dal 50% non vogliono muoversi. Non lo fanno dal 4 ottobre, quando per la prima volta hanno accennato questa proposta.
Sono loro a non voler più trattare e stanno accusando noi di farlo. Tutto ciò è frustrante e antipatico, ciò che avete sentito semplicemente non corrisponde al vero.
HUNTER
Sono tre anni che hanno intenzione di portare avanti un lockout e rompere l’armonia dell’unione giocatori, mettendoci gli uni contro gli altri. Era tutto preparato, studiato. Si sono presentati con un ultimatum, avremmo dovuto accettare una suddivisione 50/50 o le trattative si sarebbero immediatamente interrotte.
La proposta che abbiamo portato oggi prevede che a noi ogni anno vada una quota che può oscillare dal 50% -nel caso questo si riveli più basso delle previsioni- al 53% del BRI.
Non possiamo accettare il 50% se prima non sappiamo quale sarà il sistema salariale cui applicarlo. E loro ci hanno detto di accettare il 50/50, altrimenti non saremmo passati a parlare del sistema.
Dan Gilbert mi ha detto “fidatevi di me, accettate, poi sul sistema un accordo si trova”, ma non possiamo fidarci di lui. Alcuni progressi ci sono stati, ma loro hanno bloccato tutto.
Abbiamo fatto infinite concessioni, anche sulla luxury tax, ma niente.
Adam (Silver) non dice la verità, loro non sono disponibili, sono fissi sulla loro posizione.
So che alcuni proprietari, quelli dei big markets, sono pronti a chiudere, ma sono in minoranza.
Purtroppo non potremo incontrarci nuovamente se non avremo già accettato la suddivisione 50/50, a meno che l’NLRB non ci obblighi a farlo (e questo succederà il 2 novembre, nda).
Tutte le opzioni sono sul tavolo a questo punto, decertificazione compresa.
KESSLER
Questa sessione di trattative è stata dirottata (testualmente, hijacked). Deve essere successo qualcosa nell’incontro tra proprietari di stamattina.
Ci stavamo muovendo nella direzione giusta, poi si sono presentati senza Stern, ma con Paul Allen, che ci è stato detto essere presente per esprimere il punto di vista degli altri proprietari. Ovvero “o come diciamo noi o niente”. Ci è stato detto così, ci hanno scioccati. Eravamo pronti a trattare e ci hanno detto che se non avessimo accettato 50/50 non avremmo parlato di nient’altro e la trattativa si sarebbe interrotta.
Fin qui la cronaca.
Ora: casuale o meno che fosse la sua assenza, è abbastanza comico che tra i rappresentanti dei giocatori si rimpianga Stern, dopo averlo attaccato in tutti i modi e aver messo in discussione la sua autorevolezza tra i proprietari.
Evidentemente la posizione morbida (Bulls, Lakers, Knicks, Heat, come detto da Hunter) non viene tenuta in considerazione proprio perché estremamente minoritaria. Sono molti di più i proprietari intransigenti, in caso contrario mai sarebbe stato permesso al rigidissimo Paul Allen di parlare a nome degli altri.
Stern è una figura fondamentale per due ragioni: cercare di mediare le tendenze estremiste di alcuni già citati owners e (forse soprattutto) evitare una totale debacle dell’NBA dal punto di vista delle pubbliche relazioni. Non si sa se si sia trattato di una strategia del tipo good cop – bad cop, ma di certo ora anche l’NBPA sa di dover contare sul Commissioner come unico interlocutore, data anche l’inadeguatezza mediatica dimostrata dal vice Silver.
La spartizione al 50% permetterebbe di coprire gli ormai famosi 300 milioni annui di perdita denunciati dalla Lega; che questa sarebbe stata la loro proposta definitiva era noto a tutti, non può essere una sorpresa, ma si sperava/credeva che di fronte alle possibilità di perdere partite e quindi soldi un eventuale bluff sarebbe caduto.
In base a calcoli di alcuni esperti ogni settimana saltata equivale a una perdita di circa 200 milioni di dollari da sottrarre al BRI, senza contare le implicazioni future. Questo dato non tiene conto dei soldi che i proprietari potranno risparmiare (si può immaginare che a conti fatti il numero resti negativo, ma vada ridimensionato), ma aiuta comunque a rendersi conto che per una distanza di 100 milioni in un anno e 1 miliardo in tutto ciascuna delle due parti ha già sacrificato… 400 milioni, pari a un mese di stagione.
Il che porta a un successivo ragionamento: se per i proprietari c’è la parziale (minima) giustificazione del bilancio in rosso, cosa induce i giocatori a rifiutare un’offerta che difficilmente potrà migliorare solo per salvaguardare un sistema salariale che come ben sappiamo è foriero di evidenti incongruenze e assurdità, il tutto alla fine dei conti perdendoci comunque dei soldi?
Perché seguendo la schema di cui sopra il miliardo di differenza tra 53/47 e 50/50 verrebbe bruciato nell’arco di tre mesi, ovvero se si iniziasse a giocare a fine gennaio…
La risposta trascende da buon senso e congetture accessibili all’uomo comune, ma potrebbe essere riconducibile a orgoglio, testardaggine, machismo, chiamatela come vi pare.
Quel quid che impedisce di comprendere che lo stipendio di un qualsiasi lavoratore lo fa il mercato, e che se (e lo è) l’offerta più alta a disposizione nell’intero panorama mondiale è quella di Stern non c’è motivo di non accettarla solo perchè prima si guadagnava di più.
Che per lo sfizio di non far guadagnare troppo i proprietari e farli sembrare i colpevoli della situazione porta a perderci di tasca propria.
Che non permette di rendersi conto che sì, in campo ci vanno i giocatori, ma senza le regole, il blasone, la competizione, la struttura tecnica e soprattutto quella mediatica e commerciale dell’NBA non si creerebbe lo stesso giro di denaro e soprattutto si assisterebbe ad uno “spettacolo” assimilabile più a quello della D-League che a ciò che noi tifosi chiamiamo pallacanestro.
E altrettanto indifendibile rischia di diventare la posizione dei proprietari, perché oltre l’impostazione della proposta sotto forma di ultimatum e come condizione necessaria alle discussioni “di sistema” è difficilmente giustificabile e non può che portarli dalla parte del torto agli occhi dell’opinione pubblica, che in caso di dilatazione dei tempi di risoluzione del lockout potrebbe stancarsi e voltare le spalle ad una Lega che viene da uno degli anni migliori della propria storia e che dal punto di vista economico avrebbe bisogno di una bella raddrizzata nell’interesse di entrambe le parti e non di una gara di dimensioni e consistenza di un organo tipicamente maschile.
Da non sottovalutare anche la posizione dei giornalisti Statunitensi, che non possono permettersi di inimicarsi giocatori e agenti pena la pressoché totale impossibilità di svolgere il proprio lavoro nel futuro (pensiamo a reporters messi all’indice e cui non verrebbe più concessa alcuna intervista, nè passata alcuna informazione dall’interno) e che quindi tendono per la maggior parte ad offrire un servizio parziale, ai limiti del politicizzato, ma che così facendo stanno involontariamente offrendo ai giocatori una via d’uscita perfetta: accettando in tempi brevi le proposte economiche dei proprietari infatti questi risulterebbero e verrebbero dipinti come gli eroi del lockout, anche oltre i propri meriti e non di poco, e riguadagnerebbero istantaneamente credito e potere contrattuale su tutte le altre questioni che rimarrebbero da risolvere.
Oltre a questi ragionamenti ciò che resta è però una situazione ai limiti del comprensibile, in cui le colpe vanno divise a metà tra NBA e NBPA e i meriti in caso di soluzione… andrebbero a tutti tranne che alle parti in causa. Ad esempio si potrebbe iniziare con il citare l’universo parallelo di Twitter, che sta tenendo alto il morale di insiders e tifosi con una comicità tutta particolare e della quale si parlerà nel dettaglio nel podcast Ball don’t Lie.
Oppure, sempre su Twitter, basterebbe seguire i pochi illuminati rimasti, come Shane Battier o Kevin Martin: ”I think us players and owners should go work a 9-to-5 job in this tough economy. Then we might realize what’s really fair, and respect the game, along with the opportunities we have, a little more.”
Retorica, di sicuro.
Ma se non altro accompagnata da quella qualità sempre più rara chiamata buonsenso.
Ovvero ciò la cui mancanza impedirà, come sappiamo, di trovare una soluzione in tempi brevi e farà invece proseguire lo scambio pubblico di accuse… a meno che l’intervento del citato NLRB, chiamato a giudicare sulla legittimità del lockout, non porti gradite (ma improbabili) sorprese.
Redattore e (tra molte virgolette) speaker radiofonico per playitusa.com e radio.playitusa.com
Mi trovate su Facebook (http://www.facebook.com/Fazzettino), su Twitter (http://twitter.com/Fazzettino)…e tutti i lunedì con Ball Don’t Lie (http://radio.playitusa.com/?cat=8), il podcast NBA in italiano
Splendido articolo, considerazioni pertinenti e competenti quanto tristi.
Ero ottimista, speravo nel buon senso sprattutto dei giocatori che hanno tutto da perdere
Vedere i Carmelo e Garnett e il Barone in atteggiamento di sfida non lasciava presagire nulla di buono
Peccato qui si rischia tutta la stagione e forse serebbe persino meglio che avere una stagione monca.
Manca una personalità veramente autorevole (tipo MJ)
il raggiungimento del 50-50 credo sia la chiave di svolta per il proseguire della trattativa. Il vero problema per noi appassionati però potrebbe verificarsi dopo, con la pianificazione delle nuove regole che dovrebbero portare ad un sistema più equilibrato. Se i giocatori perdono 7 punti percentuali dei BRI, credo che come minimo dovranno ottenere in cambio la parola dei proprietari di avere un ruolo centrale nella strutturazione del nuovo sistema. Visti i recenti isterismi delle varie stelle di questa lega il futuro non mi sembra proprio roseo, anzi tutt’altro…….
ma qui chiedo illuminazione a tutti gli utenti: la cantilena “noi stiamo trattando veramente, i proprietari (cattivi!) non vogliono trattare finché non scendiamo al 50/50 come vogliono loro” può portare a qualcosa, o è sempre e solo un “loro cattivi noi buoni”? dato che mi sembra che oramai la distinzione tra buoni e cattivi, perlomeno per “stima”, popolarità, fra i tifosi, non serva più di tanto, quanto è utile? perché è veramente così, i proprietari stanno fissi su questa posizione, è questo il brutto, però sembra quasi che li porti ad una maggiore “fermezza” nelle trattative, anche perchè chi è più malleabile (i famosi quattro mercati grossi) viene messo in minoranza dai mercati piccoli, e questo li porta che alla fine, mezzo punto ogni dieci giorni, vincono loro… andrà a finire 50/50, oramai sembra l’andamento logico dei fatti, resta da vedere quando ci si arriverà… meglio il prima possibile, giusto fazz? perchè così i giocatori perdono il “fisso”, cioè il BRI, ma meno di variabile, cioè i famosi 100 mln a settimana…
ma qui ti riformulo il mio dubbio: meglio fare le vittime, come fanno i giocatori dicendo che i cattivi sono i proprietari, o i duri, come fanno i proprietari che dicono che dal 50 non si muovono? anche perchè quel (comunque) furbo di silver ha detto “La trattativa si è bloccata a questo punto, ci hanno detto che… non c’era nient’altro di cui parlare”, quindi dando almeno un pò di colpa ai giocatori… vedremo
ciao
l’altro dubbio mio è: ma il PROPRIETARIO degli SPURS, che ha un piccolo mercato ma molti soldi guadagnati col gioco in questi anni, e non penso che abbia chiuso in perdita, come la pensa?
la posizione sui BRI dei proprietari credo che sia lecita, una lega nel quale i giocatori prendono più soldi dei proprietari penso sia impensabile e quindi si arriverà al 50-50 tanto agognato. Se però i prprietari vogliono vincere tutti, bhe questo è impossibile, alla fine solo una trionfa e solo in poche fanno stagioni positive, le altre nel bene o nel male sono perdenti con tutto quello che ne consegue a livello economico (da questo sono esentate alcune piazze che infatti sono più malleabili a riguardo). la grande opportunita di questa situazione è quella di riequilibrare la lega con nuove regole che permattano a più squadre di vincere in stile baseball e football americano (anche se giochi totalmente diversi).Per noi forse sarebbe il massimo anche se storicamente la nba si basa sulle grandi dinastie e sulla leggenda che ne consegue, quindi sinceramente non so cosa pensare!!!!
Credo che un riequilibrio dei valori in campo sia necessario. Ma questo è possibile solo se i proprietari dei mercati piccoli non si dissanguino preferendo pagare poco e lasciare agli altri la facoltà di allestire All Star team. Quindi con un salary decente e una torta spartita in modo ragionevole puoi sperare che una Milwaukee, Charlotte, Sacramento, NO… possano attrarre giocatori perchè disposti ad offrire tanti quattrini.
Il 50/50 è giusto come deve essere imperitavo un minimo di elasticità del cap che non favorisca i grossi mercati. Altrimenti sarebbe più saggio far fuori 4 franchigie per arricchire di talento le medio piccole. Ma questo non accadrà per volere di Stern.
Quindi sarebbe salutare evitare situazioni imbarazzanti con 2 squadre che spendono sopra i 90 mln e altre che sono sotto i 50 senza poter attirare freeagent validi perchè piccoli e indebitati.
Tornando alle discussioni sul lockout mi sembra che siano più vicini ad accordarsi di quanto non lo facciano vedere. A me sembra che il 50/50 garantirebbe il cap soft condizione irrinunciabile per i giocatori. E poi non credo che vogliano rinunciare alle tre partite di Natale.
@mirco
Parto dal fondo: il proprietario degli Spurs è proprio l’Holt di cui si parla.
E’ uno dei più attivi nelle trattative, sia perchè è uno dei più civili e brillanti, sia perchè è l’esempio diretto di come il sistema economico non funzionasse.
San Antonio, nonostante la dirigenza sia hands down la migliore della Lega (e Presti vien da lì, tanto per fare un esempio) e nonostante eccezionali risultati sul campo NON ha fatto soldi.
Anzi, negli ultimi due anni ne ha persi.
Perchè lottare per il titolo ininterrottamente da 15 anni ha significato un payroll costantemente elevato e se inseriamo il tutto in un mercato poverissimo e tristissimo e vessato da tasse locali incredibilmente elevate (l’esatto opposto di Miami) ecco che di soldi non ne hanno fatti così tanti prima e ne hanno persi adesso.
Infatti nella conferenza stampa che cito l’ha anche detto, ho dovuto sintetizzare, ma:
“The last two years, we lost money,” Holt said. “That had not been true before. The CBA we had, which ended June 30, was progressively getting worse, 22 teams losing $450 million the year before almost the same amount. San Antonio just got there a little later. Fortunately, Tim Duncan showed up, we had David Robinson before that, and we won some championships and played deep into the playoffs. That helped cover some of the losses. If we had not had that situation, we would have been losing money before these last two years.”
Tornando alle domande del primo intervento: no, il blame game non porta a niente.
Perchè i giornalisti anche per i motivi citati magari prendono anche le difese dei giocatori.
Poi però se vai tra la gente, quella che i soldi li mette davvero, le reazioni sono o “siete tutti ridicoli, voi quanto loro” (se non peggio) o “frega niente, ho altro da guardare, quando avete finito di fare i bambini avvisateci che se non ce le avete fatte girare troppo torniamo a guardarvi”.
E s’è visto con il macello che hanno combinato su Twitter l’altra settimana, vedi primo link inserito nel testo.
E s’è visto anche l’altro giorno, con Stephen Curry che si è prima definito SFRUTTATO (testualmente eh, “The players know how important the fans r to what we do. Would not jeopardize that unless we knew we r being exploited”) salvo poi dover ritrattare in seguito evidentemente alla caterva di insulti ricevuta (“exploited” was poor & emotional word choice. All I’m saying is it’s a partnership w/ owners & shld b fair. Right now, it’s not. Not 50/50″).
E non è neanche un discorso di fermezza vs disponibilità, con i pro e i contro del caso.
E’ che i giocatori di potere contrattuale ne hanno pochino, a meno di non decertificare l’associazione… ma la valutazione di pro e contro di quella eventuale scelta non è incoraggiante.
E sì, prima accettano meglio è, per tutti.
Non dico debbano calare le braghe, ma è come quando ti arriva una multa pesante (che a te non sembra “giusta”, ma non è neanche così “sbagliata”) e puoi scegliere se pagarla o se spendere il doppio per presentare un ricorso che hai minime possibilità venga accettato e porti frutti.
Che fai?
Ti incazzi, ma mandi giù e paghi?
O ne fai una questione quasi più di principio e anche a costo di smenarci di tasca tua vai avanti?
Ecco, la situazione è questa a mio parere.
E la distinzione vittima/carnefice, buono/cattivo, torto/ragione, duro/morbido non esiste o nel caso è solo ed escluviamente mediatica.
…va beh, praticamente ho già scritto un altro articolo!
Per il resto grazie a tutti dei complimenti e dei commenti, che fanno sempre molto piacere.
E no, non siate troppo ottimisti, fate conto che nel 2011 non si giochi più.
Aiuta anche a prendersela meno.
Se poi dovesse succedere qualcosa tanto meglio…
Non c’entra una mazza, ma volevo solo dire in questa sede che mi dispiace un fottio per la morte di Simoncelli…
Innanzitutto addio Sic. Mi era simpatico e mi faceva morir dal ridere con la sua parlata. Bravissimo pilota entrato nel cuore di molti. Probabilmente sarebbe stato il Rossi del futuro. Non come risultati ma come seguito. Ed oggi a 24 anni è morto. Condoglianze sincere alla famiglia. R.I.P.
X FAZZ
Vorrei chiederti una cosa. Se Holt ha perso soldi negli ultimi due anni avendo avuto la fortuna di avere in dono Duncan, Ginobili, Parker…..che proposte ci sono per cercare di raddrizzare la baracca? Se lui ha perso nell’ultimo biennio non oso immaginare cosa abbiano perso franchigie come SacTown, Indiana, Milwaukee, Cats…. Quindi le mie domande sono: c’è la possibilità che la torta sugli introiti totali della NBA vengano divisi in parti uguali? E poi i contratti con le TV locali saranno interamente a vantaggio delle singole franchigie?
Chiedo questo perchè OK il BRI al 50/50 ma non penso che sia sufficiente per permettere ai piccoli mercati di raggiungere perlomeno il pareggio di bilancio.
Il tweet del bambino (Curry) da te citato è da imbecille. D’altronde è un bambino.
la mia impressione è che per quanto riguardi noi appassionati cambi davvero poco, nel senso che i punti che davvero potevano toccare lo spettatore medio NBA siano rimasti pressocchè invariati, non vedo cambiamenti degni di nota. ciò che conta realmente in questa negoziazione sono i soldi e basta! di avere una lega più equilibrata interessa poco
integro il commento, ecco alcune delle possibili novità: http://sheridanhoops.com/2011/10/23/nba-lockout-remaining-issues/
@alert70
La situazione che tu auspichi… è esattamente quella da cui si esce.
A livello globale la spartizione avviene già in 30 parti uguali (per la composizione del BRI: http://members.cox.net/lmcoon/salarycap.htm#Q13)
A livello locale ognun fa per sé.
Il problema è che il “locale” dei Lakers è diverso dal “locale” degli Hornets.
LA ha appena concluso un accordo per i diritti televisivi locali di 3 miliardi di dollari per 20 anni, cioè 150 milioni di dollari all’anno; i Celtics, che attualmente si devono “accontentare” di poco più di 20 milioni all’anno, stanno per concludere un contratto molto simile; molte squadre al di fuori delle grandi metropoli, invece, ricevono meno di un decimo di quelle cifre (i citati Hornets prendono 9 milioni all’anno, i Grizzlies poco di più, i Blazers circa 12).
Se prendi queste cifre e le inserisci nel quadro completo dei conti delle singole franchigie (http://www.forbes.com/lists/2011/32/basketball-valuations-11_rank.html) ecco che per parecchie la soluzione resta insostenibile.
La soluzione non può che essere il revenue sharing, ovvero il concetto per cui chi ha di più, conscio del fatto che è ricco non in quanto entità a se stante, ma in quanto ingranaggio di un meccanismo complesso e ben (fino a un certo punto…) oliato, deve ridistribuire anche il “locale” al fine di garantire il corretto funzionamento di ogni singolo pezzo.
Ad esempio secondo il nuovo sistema cui accenno nell’articolo i Lakers si troverebbero a ridistribuire una cinquantina di milioni l’anno (guardate la tabella di Forbes, erano in attivo di 30… con il BRI 57/43 e il vecchio contratto TV, non oso immaginare quanto potranno guadagnare poi) e i Knicks circa 30.
Le big continueranno a guadagnare tanto, le piccole continueranno a tirare la cinghia, ma passare da una redistribuzione del 6% a una del 25% (quanto accadrà nel 2013/14) già non è poco.
@luigisisme
L’impressione è quella, ma solo perchè in questi giorni si sta parlando di soldi.
In realtà a fasi alterne si è anche discusso del sistema e si sta continuando a farlo e qualche novità in tal senso potrebbe esserci, vedi l’articolo precedente che cito all’inizio di questo: http://www.playitusa.com/nba/2011/10/12716/lockout-e-trattative-ecco-cosa-sta-succedendo/
e non solo, c’è anche altro
Detto ciò: ciao Marco
A volte la vita sa essere davvero crudele e imprevedibile, la morte di un ragazzo di 24 anni in diretta tv mentre insegue il suo sogno è stata veramente straziante anche per chi non lo conosceva come me. Ciao marco…….
Fazz ancora complimenti per tutto quello che fai per noi appassionati.
Speriamo che questo lock out finisca presto e porti i miglioramenti sperati anche se la vedo dura!!!
@FAZZ
Innanzitutto grazie per la risposta. Leggendo i dati di Forbes c’è da rimanere esterrefatti dalla forbice esistente tra le grandi squadre delle aree metropolitane e le piccole realtà. Quest’ultime già in crisi di liquidità devono pure impoverirsi di talenti che preferiscono mercati e città migliori.
Insomma da quello che capisco ci sono tante richieste e non tutte sembrano compatibili. I giocatori non vogliono perdere i privilegi. Accetteranno il 50/50 ma vorranno come garanzia il cap morbido che possa garantire stipendi decenti per la fascia medio/bassa. Dall’alta parte gli owners ci vogliono guadagnare indipendentemente dal mercato che hanno. Le piccole dal canto loro non vogliono impoverirsi di talento e per farlo dovranno mettere sul piatto tanti soldi e non tirar la cinghia. Ma questo è possibile solo se gli introiti sono sostanziosi per tutti. Fa specie leggere che i Mavs sono andati sotto da almeno 10 anni!!! E loro hanno sempre disputato i PO e giocato una finale NBA nel 2006. Il dato del 2011 credo sia positivo ma potrei sbagliarmi.
Quindi a prescindere dal BRI e dal tipo di cap la vera svolta sembra essere il revenue sharing che passerà dal 6% al 25%. Mi sembra sensato se si vuole una lega competitiva e non troppo sbilanciata.
ma ci mancherebbe, grazie a voi, senza lettori (parolone perchè presume che io scriva) che commentano anche sarei limitato alla “semplice” stesura di un articolo e sarebbe molto meno stimolante!