E’ notizia di pochi giorni fa l’ennesima fumata nera nelle trattative tra proprietari e giocatori NBA per fermare la serrata che sta praticamente paralizzando il mondo del basket americano.
La nuova rottura, in merito alla spartizione dei profitti (con i giocatori che non vogliono abbassare le proprie pretese al di sotto del 53%, e i proprietari che a loro volta pretendono almeno il 50%) ha già provocato la cancellazione dell’intera pre-season NBA e anche dei primi 15 giorni di campionato.
Ecco che di conseguenza, molti giocatori, mal disposti a rimanere fermi dall’attività agonistica a tempo indeterminato (il lockout potrebbe provocare addirittura l’annullamento dell’intera stagione NBA), si sono mossi o si stanno muovendo tutt’ora alla ricerca di una sistemazione in giro per il mondo, “taking their talents” chi in Russia, chi in Cina, chi in Sud America o in Europa, per evitare di rimanere senza palla a spicchi fra le mani troppo a lungo, e farsi così trovare pronti e in uno stato di forma adeguato nel caso in cui le due parti arrivassero ad un accordo e lo sciopero terminasse da un momento all’altro.
Deron Williams ha aperto le danze delle migrazioni, approdando in Turchia tre mesi or sono e scegliendo di vestire la maglia del Besiktas. A seguire, hanno deciso di attraversare l’oceano i tre Nuggets Chandler, Smith e K-Martin (destinazione Cina), Barbosa (tornato in patria al Flamengo), Ilyasova, Okur e Vujacic (sbarcati anch’essi in Turchia), il nostro Danilo Gallinari (di nuovo in maglia AJ Milano) e moltissimi altri giocatori di livello più o meno elevato.
E’ nelle ultime settimane che però i veri grandi nomi hanno cominciato a circolare all’interno dei rumors legati ai movimenti anti-lockout; Kobe Bryant, inseguito dalla Virtus Bologna, Manu Ginobili, anch’egli in contatto con la squadra di Sabatini, l’azzurro Andrea Bargnani, accostato a Roma prima e Montegranaro poi, sono solo alcuni dei giocatori più chiacchierati del momento.
Per l’appunto, solo “chiacchierati”… perché intanto c’è chi ha deciso di fare sul serio, di rompere la snervante attesa di un accordo fra giocatori ed owners per darsi finalmente alla pallacanestro giocata; lui è una delle prime vere superstar ad aver deciso di “rischiare” l’avventura europea, anche se, a dir la verità, il suo sbarco nel Vecchio Continente non è poi così una novità, vista la sua nazionalità francese e il suo passato da giocatore 18enne nel campionato transalpino.
E’ di ritorno da un Europeo giocato ai massimi livelli, e con una medaglia d’argento al collo, dello stesso valore di un oro, visto che vincere contro la Spagna, ad oggi, è un’impresa per pochissimi eletti su questo pianeta.
Stiamo parlando, e non potrebbe essere altrimenti, di Tony Parker, il piccolo furetto con la maglia numero 9 dei San Antonio Spurs, che a partire dal 14 di Ottobre tornerà a calcare i parquet di Francia indossando la canotta dell’Asvel di Villeurbanne, squadra di una piccola frazione di Lione, che milita nella massima serie transalpina.
Il ritorno in sé non è poi una grande sorpresa, visto che per tutta l’estate si era vociferato di questa possibilità (si era paventato anche un possibile sbarco in Cina ad 800.000 dollari al mese, ipotesi mai presa troppo in considerazione da Parker), dato il ruolo che TP già ricopriva all’interno della società bianco-verde (egli è infatti il vice proprietario del club).
A far notizia, piuttosto, sono le cifre poste sul contratto che il play ha appena firmato con il “suo” Asvel, alquanto anomale per una Superstar del suo calibro.
Parker, infatti, percepirà una somma irrisoria rispetto ai 12,5 milioni di dollari annuali che il contratto con gli Spurs gli garantisce fino al 2015: il suo stipendio sarà di 1.500 euro netti al mese, ossia il minimo sindacale. E come se non bastasse, l’ex Mr. Longoria dovrà anche pagarsi la quota assicurativa sino (almeno) a Dicembre (190.000 €), ossia per i primi tre mesi di campionato ProA, dato che molto probabilmente la stagione NBA non prenderà il via sino ad inizio 2012.
“I’ll be playing nearly for free…” ha dichiarato in un’intervista a L’Equipe l’interessato, e devo ammettere che non ha proprio tutti i torti.
“Vengo per aiutare la mia squadra, non certo per farla pagare, non sarebbe stato giusto. Io ho un altro obiettivo, che è quello di far crescere l’Asvel”.
Scelta di cuore quindi quella di Parker, dettata più dall’amore per il basket, per la sua patria e per la sua (seconda) squadra che da motivi puramente economici e commerciali.
L’arrivo di Parker, se non direttamente nelle sue tasche, frutterà comunque molto in termini di guadagni economici, sia per quanto riguarda l’Asvel stesso, che per quanto riguarda la ProA in generale: biglietteria, diritti televisivi, sponsor, visibilità. Insomma, tutto il movimento cestistico francese gioverà dell’operazione-TP, dopo la bella figura fatta all’Europeo di qualche mese fa.
In un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando in questo ultimo periodo, con il numero di spettatori in ribasso di quasi 50.000 presenze rispetto ale 2008/2009 (803.000 spettatori l’anno passato, 855.000 due anni fa), con la vendita dei tagliandi che porta soltanto 9,6 milioni di euro nelle casse delle società, e i diritti televisi la miseria di 2,2 milioni, l’affaire Parker (che va ad aggiungersi a Batum e Diaw, già approdati in madre patria da quest’estate) potrà solo che far bene al mondo del basket transalpino.
Ma come tutte le “medicine”, anche quella di Tony Parker ha le sue controindicazioni: per esempio, per quanto tempo i fans francesi potranno godersi lo spettacolo di Parker e Batum sui loro parquet?
La risposta è semplice: non lo possiamo sapere.
Tutto dipende dagli sviluppi che avrà il lockout d’oltreoceano, e se i più ottimisti pensano di poter vedere Parker con la maglia di Villeurbanne almeno fino a Gennaio, altri malpensanti sottolineano come, in realtà, la permanenza del play numero 9 e di Nicolas Batum in patria, potrebbe terminare anche domani stesso, in caso di accordo improvviso tra le parti. Insomma, la “seconda vita” francese dei due fenomeni rimane sempre appesa ad un filo sottilissimo.
Altra questione: quali sono i rischi percorribili di una Parker-dipendenza?
Per quanto riguarda l’Asvel nello specifico, il pericolo maggiore è quello di affidarsi eccessivamente alle capacità ed allo strapotere di TP nel periodo della sua permanenza, e ritrovarsi così, nel momento del suo ritorno in America, con giocatori spaesati in campo, senza più il loro punto di riferimento, il loro fulcro del gioco.
Per quanto riguarda il campionato in generale, invece, i rischi sono quelli di ricevere una maggiore visibilità nei pochi mesi di permanenza di Tony, con maggiore attenzione da parte dei media e degli appassionati, ma di ritornare bruscamente nel pieno dell’anonimato non appena il fenomeno dovesse lasciare l’Europa per fare ritorno in Texas.
Insomma, l’intera faccenda Parker, ha sia i suoi numerosi pro, che i suoi contro.
Intanto, però, a sognare sono soprattutto i tifosi, in questo caso quelli dell’Asvel, e che allora lo spettacolo NBA in versione europea possa finalmente avere inizio!
Appassionato di basket americano e di calcio, soprattutto quello inglese da qualche tempo, è laureato triennale in Scienze Politiche presso la LUISS di Roma e studia Marketing presso lo stesso ateneo. Gioca agonisticamente a basket. Conta diverse collaborazioni sul web come redattore sportivo, specializzato in basket NBA. E’ regolarmente iscritto all’ODG del Lazio come pubblicista.
Giusto per dire…Parker viene a giocare in Europa aggratis (che sia azionista dell’Asvel nn conta nulla, poteva firmare contratti ricchissimi con decine di altre squadre…), Kobe sono un mese che tentenna perchè forse 1 milione di euro a partita sono pochi…tutt’altra classe, tutt’altro spessore umano…
Mi immagino la merda che si sarebbe gettata addosso ad LBJ se si fosse permesso di fare quello che sta facendo Bryant
Sono il primo che insulta LBJ se può XD però su questo commento non posso non quotarti. Che si tengano Bryant, ma se viene vado a vederlo :P
Non che voglia entrare in discussione ma
TP andrà aggiocare per la squadra di cui è vice-proprietario ossia in un club dove spende soldi e da quale si presume voglia avere dei ritorni quindi va a giocare “nel suo”.
Quindi il paragone con altri che vorrebbero essere pagati mi sembra poco consono.
bryant diceva che prima o poi sarebbe tornato in Italia per giocare e per amore del nostro paese nel quale è cresciuto, ma credo che per 2 milioni a partita amerebbe anche il Mozambico credo….