La Nazionale spagnola campione d'Europa, una delle più forti di tutti i tempi...

La Spagna è la regina del basket continentale per la seconda volta consecutiva, un “back to back” riuscito solo a Lituania negli anni trenta e Russia e Jugoslavia nel dopoguerra. Si è fermata ad un passo dal traguardo la Francia di Parker ma il dato più evidente guardando il roster delle due finaliste è che a giocarsi la gara decisiva sono state le squadre con a disposizione più giocatori NBA.

Non solo nella pallacanestro ma in generale tutto il movimento sportivo spagnolo è sinonimo di vittoria. L’onda lunga delle Olimpiadi di Barcellona ’92 ha permesso di creare nuove infrastrutture e formare una nuova generazione di tecnici all’avanguardia, contestualizzando il tutto in un’economia che fino a a pochi anni a questa parte era in fortissima crescita.

Ciclismo, calcio, tennis, il mondo dei motori in generale: non solo la pallacanestro ha visto negli ultimi anni l’entrata in scena prepotente delle realtà iberiche. Che siano realtà di club o nazionali la squadre e i campioni spagnoli competono ai massimi livelli spesso risultando vincitori.

A vincere anche quest’edizione degli europei di basket è stata la Spagna dei fratelli Gasol, di Rudy Fernandez e Calderon, del naturalizzato Ibaka e del futuro play dei Wolves Rubio ma soprattutto è stata la Spagna di un immenso Navarro, una meteora nella NBA che ha lasciato troppo in fretta il cielo americano per tornare ad un basket più adatto alle sue caratteristiche nel vecchio continente.

La Francia può forse recriminare per l’assenza di Turiaf, Pietrus e Petro ma la Spagna si è dimostrata ancora una volta la più forte. Non è bastato un Parker dominatore come ai tempi del premio come MVP delle Finals, non è bastata una squadra dall’atletismo nettamente superiore, non è bastato un quintetto tutto NBA per vincere.

Il punto debole spagnolo era considerato il reparto esterni, poco atletici e fisicamente meno prestanti rispetto ai pariruolo avversari. Chi avrebbe marcato Parker? Chi schierare contro Batum, un esterno in grado di giocare anche in post?

Il modo migliore per non subire in difesa è quello di essere aggressivi in attacco e così è stato. Calderon ha attaccato fin dall’inizio Parker e Navarro è fatto lavorare e faticare sui blocchi Batum.

Dove invece la Spagna è nettamente superiore è nel reparto lunghi. Se non bastavano i fratelli Gasol, che per mix di tecnica e fisico non hanno eguali in Europa, in quest’ultima edizione della nazionale iberica dalla panchina, oltre al sempre positivo Reyes coach Scariolo poteva far uscire Ibaka, una presenza difensiva devastante e un attaccante discreto, abile nello sfruttare gli spazi concessi.

Il solo Noah non poteva reggere tutta la partita e con un lungo dalla classe cristallina ma non in forma ottimale come Diaw il compito della front-line francese era proibitivo.

Potrebbe mai questa Spagna competere ai massimi livelli NBA?
Sicuramente la squadra ha talento in tutti i reparti e una panchina affidabile. I play-off sarebbero alla portata sicuramente, pronosticare qualcosa di più però sarebbe un azzardo. Il trio formato dai due fratelli Gasol e Ibaka è un lusso che nessuna franchigia NBA si può permettere, potenzialmente tre lunghi che possono adattarsi a qualsiasi avversario.

Per quanto riguarda i playmaker Calderon è ormai anni titolare per i Raptors ed ha già dimostrato di essere competitivo ma non è mai stato in un contesto vincente e non è mai stato testato nella serie che contano. Qualche riserva resta su Rubio che deve ancora provare l’esperienza americana e sembra in calo rispetto all’esordio scintillante in nazionale di pochi anni fa. Per entrambi, come per tutti gli esterni spagnoli, la grossa incognita è la difesa.

Con il regolamento FIBA lo stesso Calderon ha dimostrato di soffrire meno aiutato anche da un gioco difensivo di squadra che permette di riempire l’area staccandosi dall’avversario diretto, cosa non permessa dal regolamento NBA. Per l’attaccante che batte nell’uno contro uno il diretto marcatore è più difficile arrivare al ferro perché l’area è più affollata rispetto a quello che succede negli USA.

Rudy Fernandez è nettamente il miglior atleta della nazionale iberica, eccezion fatta per Ibaka, ma come Navarro in ottica NBA è sottodimensionato e le difficoltà difensive sono evidenti già adesso. Di positivo Rudy ha mostrato un lato difensivo celato finora nella sua carriera NBA e la volontà di mettersi al servizio della squadra ma non dobbiamo dimenticare che spesso in nazionale è schierato da ala piccola. Il talento offensivo degli esterni spagnoli è innegabile ma il loro stile di gioco è più adatto ad un campionato europeo che non alla NBA specialmente se di alto livello.

Nella sua esperienza a Memphis, Navarro era stato relegato a tiratore sugli scarichi, limitando tantissimo il potenziale di uno dei migliori esterni europei degli ultimi dieci anni. “La Bomba” non ha paura di prendersi responsabilità in attacco ma nell’ottica di dover marcare, giocando da guardia, sera dopo sera i vari Bryant, Wade, Allen le difficoltà sarebbero difficilmente superabili.

Lo stesso principio lo si può estendere a Fernandez che nella Spagna, con il difficile proibitivo di marcare il James, Pierce o Durant di turno.

Invece se ci proiettiamo alle Olimpiadi di Londra 2012 la Spagna rimane il più serio contendente per l’oro di Team USA. Gli americani sono ancora a buona ragione i favoriti ma molto dipenderà dalla squadra che porteranno. Hanno forze fresche da inserire come Durant, Rose e Westbrook campioni del mondo in carica. Se anche tutti gli altri big confermassero la partecipazione sarebbe difficile non vedere gli americani sul gradino più alto.

Però in una manifestazione come quella olimpica, in un torneo con regole FIBA la Spagna potrebbe partire avvantaggiata per diversi aspetti. Gli americani hanno bisogno di un certo lasso di tempo per adattarsi al regolamento FIBA e non è detto che in un torneo breve ci riescano a pieno.

La Spagna è una squadra affiatata ormai da anni e gioca in automatico con meccanismi ben collaudati, mentre gli americani hanno sempre sottovalutato la forza del gioco di squadra e si sono sempre affidati al talento individuale.

Terzo aspetto è la mancanza di veri lunghi oltre a Howard. Da alcuni anni ormai il centro è un ruolo dove gli americani hanno difficoltà a trovare giocatori all’altezza. Non è detto che riproporre l’esperimento Odom possa funzionare, specialmente contro una front-line come quella spagnola.

Riconfermarsi è sempre più difficile che vincere per la prima volta. La Spagna a livello continentale c’è riuscita grazie ad una squadra forse irripetibile, ricca di talento che ora punta decisa all’ultimo alloro che manca in bacheca, quello olimpico.

4 thoughts on “Una Spagna targata NBA

  1. tutto molto bello… complimenti
    una cosa: è verissimo che la carenza più lunga per gli americani contro la spagna è il reparto lunghi, non potranno schierare carmelo anthony da 4, però pensandoci di gente ne hanno, sicuramente poco spettacolare, però tra aldridge, love, anche solo sacrificare un posto dei 12 olimpionici per metterci un camby o un’altro difensore lungo da utilizzare solo in certe partite…
    secondo te ci arriveranno, o cercheranno di metterla più sull’atletismo? vero che manca ancora molto tempo, però…

    • in effetti potrebbero portare Chandler che dopo l’ultima annata a Dallas si è dimostrato uno dei migliori centri americani…ho paura però che come al solito faranno una selezione che possa comprendere più “superstar” possibili pensando “tanto con il talento vinciamo”, più che una squadra equilibrata tatticamente…detto questo sono sempre i favoriti

  2. In effetti se la spagna ha come 4 e 5 Gasol e riserva Ibaka e (non mi ricordo) io metto Howard e Odom o chi volete e a sto punto mi porto un certo signor Chandler…gli USA non avranno 1000 lunghi, ma 2 o 3 per la nazionale ce li hanno. La spagna è messa nella stessa situazione.

  3. Batum può giocare in post? Mmh…interessante ma falso. Essere più alto dei pariruolo non vuol dire saper giocare sotto.

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