Terminato il Campionato Europeo di basket con le magie di Navarro a portare in trionfo nuovamente il team spagnolo, andiamo ora a guardare da più vicino come se la sono cavata i giocatori NBA che hanno preso parte alla manifestazione lituana.
Precisiamo, visto il perdurante lockout e le diverse firme con squadre del vecchio continente, che teniamo in considerazione i giocatori che nell’ultima stagione hanno vestito la casacca di una delle 30 franchigie della Lega più ricca del mondo.
30 giocatori in tutto divisi su 14 nazionali (delle 24 partecipanti) che divideremo in “classi di merito”: promossi, rimandati e bocciati.
Enjoy!
Promossi
Pau Gasol (Spagna): 20.1 ppg, 8.3 rpg, 1.7 stoppate, 53.8% fg (7/11 da 3), 26.2 minuti
Ennesima dimostrazione di potenza a tutto campo per il lungo dei Lakers, non che avessimo bisogno di conferme per sapere che a questi livelli è assolutamente di un altro pianeta. La partenza è facile facile (Polonia, Portogallo e Gran Bretagna le prime avversarie), ma inserisce subito le marce alte. Mette in chiaro le cose con 26 punti e 9/11 dal campo contro la Serbia nella seconda fase e non è un caso che l’unica sconfitta degli spagnoli arrivi quando lui non c’è, contro la Turchia. Pecca un pò di precisione al tiro nei quarti e in semifinale, ma compensa con due doppie doppie chamberlainiane: 19+16 con la Slovenia, 22+17 con la Macedonia. Il solito repertorio tiri dalla media, movimenti in post basso e giochi a due col lungo di turno completano il quadro. Anzi, per soprammercato ci mette anche il 64% da 3. Verrebbe quasi da dire che così non vale…. VOTO: 9
Luol Deng (Gran Bretagna): 24.6 ppg, 9.4 rpg, 3.6 apg, 36.6 minuti
Un alieno atterrato a casa della regina. Il buon Luol ha preso per mano i compagni di squadra e li ha portati a giocare un Europeo che fungeva più che altro da prova generale per le prossime Olimpiadi. Non è andata male in generale, visto che sono arrivate due vittorie. Un trionfo totale, invece, per l’ala dei Chicago Bulls che ha fatto sfoggio di una strapotenza, fisica e tecnica, rara da vedere a queste latitudini. Repertorio completo per lui: tiro da fuori, penetrazione, palleggio arresto e tiro, giocate vicino a canestro di fino o di potenza. Chiaro che le cifre possano trarre in inganno, vista la mancanza di reali alternative in squadra, ma a nessuno è venuto il dubbio che Deng abbia snobbato l’evento. VOTO: 9
Andrei Kirilenko (Russia): 14.9 ppg, 6.1 rpg, 2.3 apg, 2.6 recuperi, 41% da3, 29.6 minuti
Torna ad essere il faro della Russia di bronzo, imbattuta fino alle semifinali, AK-47. E lo fa a modo suo, come ci ha ormai abituati in questi anni: tutto quello che gli potete chiedere lui ve lo dà. Serve un rimbalzo? Lui lo va a prendere. Una palla recuperata? Detto e fatto. Due tiri liberi per muovere il punteggio? Dategli palla nei pressi del canestro. Dote molto importante, fornisce un contributo costante (un solo passaggio a vuoto contro la Macedonia) a una squadra che, altrimenti, non avrebbe una prima punta designata. Al di là dei numeri, è il leader in campo necessario a una nazionale così giovane e svolge anche questo compito alla perfezione. La nuova generazione russa si è messa in luce, ma dietro all’ottimo terzo posto dei ragazzi di David Blatt c’è, prima di tutti, l’impronta dell’ex Jazz. VOTO: 8,5
Tony Parker (Francia): 22.1 ppg, 3.5 rpg, 4.4 apg, 46% fg, 35 minuti
Finalmente una finale per Tony. Non arriva l’oro, ma l’argento è parso il massimo risultato possibile per i francesi. Sempre guidati dal numero 9 da San Antonio che ha riproposto il suo classico menu riservato ai parquet Europei. Palla in mano a lui e tutti a seguire il suo spartito. Spara due trentelli in tre giorni all’esordio, poi un infortunio lo frena contro l’Italia, ma solo per un attimo. Da lì in poi non scenderà mai sotto i 37 minuti giocati, tranne contro la Lituania dove Collet lo “limiterà” a 33. Sembra, però, perdere un pò di smalto nella fase finale, con qualche forzatura di troppo (percentuali che scendono al 43% dai quarti in poi) e molte palle perse (4.7 di media sempre dai quarti). Insomma, con quel minutaggio e 10 partite in 19 giorni, ti accorgi che è un essere umano anche lui. VOTO: 8
Nicolas Batum (Francia): 13.8 ppg, 3.2 rpg, 2 recpueri, 54% fg (40% da 3), 31.5 minuti
Non si può certo dire che sia una sorpresa, ma vedere un giocatore del genere è sempre un piacere per gli occhi. Un cerbiatto che quando può galoppare in campo aperto è semplicemente inarrestabile. Mette a frutto tutto quello che ha imparato dall’altra parte dell’oceano in questi anni, sfruttando la sua taglia fisica per battere difensori più piccoli e la sua agilità per sbarazzarsi di quelli più lenti. Affidabile quando mette palla per terra, anche con l’arresto e tiro, è letale pure da dietro l’arco. Continua ad avere momenti in cui esce un po’ dalla partita, ma cominciano a crescere sensibilmente le sue giocate (offensive e difensive) nei momenti cruciali. Chiedere ai greci per informazioni dettagliate. VOTO: 8
Marc Gasol (Spagna): 13.3 ppg, 7.3 rpg, 2 apg, 50% fg, 27.6 minuti
Che coppia che ha formato con il fratellone… E’ ormai, a tutti gli effetti, uno dei lunghi più efficaci che si possano vedere. La stazza non gli fa difetto e la presenza nei pressi del ferro, sia quello avversario che il suo, è direttamente proporzionale nonostante un atletismo tutt’altro che eccellente. Gioca la sua miglior partita contro la Germania (24 punti), quando deve affrontare Nowitzki e Kaman, mostra quella cattiveria che molti non riconoscono al fratello maggiore abbinata a doti tecniche, nei movimenti e nel passaggio, di altissima qualità. Tutto senza disdegnare qualche puntata fuori dall’arco (2/6 complessivo). VOTO: 7,5
Chris Kaman (Germania): 15.5 ppg, 10 rpg, 1.8 stoppate, 54% fg, 27.9 minuti
Ottimo esordio ai Campionati Europei per il lungo dei Clippers che non tradisce le attese e porta in dote alla Germania quella presenza a centro area che nel suo esordio in maglia teutonica (Olimpiadi 2008) si era vista solo a sprazzi. Kaman ha dimostrato grande maturità fisica, tecnica e mentale, segnando canestri pesanti (per esempio contro l’Italia) o tenendo in piedi quasi da solo l’attacco contro la Lituania, nella partita dell’eliminazione, quando Nowitzki faticava all’inverosimile. Le mani dolci non gli hanno mai fatto difetto, e la situazione non è certo cambiata negli ultimi venti giorni. Recuperato dopo gli infortuni. VOTO: 7,5
Zaza Pachulia (Georgia): 13.6 ppg, 4.4 rpg, 25.8 minuti
I numeri non sono esattamente scintillanti, ma fino a quando c’è stato (ossia nelle prime 5 partite), Zaza è stato l’anima della sorprendente Georgia, arrivata a una storica seconda fase. Gli avversari hanno potuto testare il suo gioco da guerriero maturato in questi anni di battaglie sotto i tabelloni NBA. I punti sono arrivati in buona dose (22 contro la Slovenia), mentre un pò meno i rimbalzi, questione che comunque non deve trarre in inganno sul suo impatto dentro il pitturato. Uscito di scena lui i suoi compagni hanno inanellato tre sconfitte e l’eliminazione. VOTO: 7,5
Serge Ibaka (Spagna): 7.1 ppg, 3.9 rpg, 1.2 stoppate, 57% fg, 17.2 minuti
Si era detto che Ibaka era il pezzo mancante per la creazione della squadra totale e così è stato. Scariolo ne ha limitato l’impiego ai momenti in cui gli iberici necessitavano del suo atletismo a centro area, dote che i Gasol non possono portare. E il congolese ha risposto presente. La prestazione in finale (5 stoppate nel secondo quarto…) è stata la ciliegina sulla torta per un giocatore che è entrato in punta di piedi, ha accettato di partire dalla panchina e alla fine si è rivelato quel quid in più che nessuno degli avversari ha potuto contrastare. VOTO: 7
Jonas Valanciunas (Lituania): 8.4 ppg, 4.1 rpg, 1.1 stoppate, 15.7 minuti
Europeo versione diesel per la prima scelta dei Raptors, partito lento salvo recuperare dopo le prime tre partite, giocando bene contro la terribile front line spagnola e inanellando tre doppie cifre consecutive con avversari di livello come Francia, Serbia e Germania. Rinomato giocatore di pick’n’roll ha potuto godere della collaborazione di un genio del giochino come Sarunas Jasikevicius, ma soprattutto ha mostrato tutta la faccia tosta imparata in un anno di Eurolega finendo per diventare un fattore con le sue lunghe leve in mezzo all’area. VOTO: 7
Enes Kanter (Turchia): 9.6 ppg, 3.9 rpg, 59% fg, 17.8 minuti
Altro centro, altra prima scelta, altra promozione. Una delle poche note positive positive della spedizione turca in terra baltica. Sfrutta l’avvio soft (Portogallo e Gran Bretagna) per prendere fiducia, ma va in affanno contro Francia, Spagna e Lituania facendo sorgere qualche dubbio. Ma è giovane, e si sa che gli alti e bassi sono fisiologici. Finisce così in crescendo con due prestazioni solide contro Germania e Serbia che lasciano ben sperare per il futuro. VOTO: 7
Omer Asik (Turchia): 9.0 ppg, 8.5 rpg, 1.5 stoppate, 56% fg, 24.4 minuti
I promossi della Turchia vengono tutti da sotto canestro, a conferma della presenza fisica della squadra della mezzaluna, e a maggior riprova del pessimo Europeo giocato in relazione alle potenzialità. Asik porta tutto il suo bagaglio difensivo dalla Windy City in Lituania. Come al solito con la sua stazza rende il canestro turco difficilmente attaccabile e si conferma buona valvola di sicurezza per i difensori sugli esterni. Rimbalzi e stoppate come se piovesse, le responsabilità offensive sono ridotte, ma gioca una grande partita contro la Germania di Kaman e Nowitzki. VOTO: 7
Nenad Krstic (Serbia): 15.5 ppg, 4.0 rpg, 1.2 apg, 60% fg, 24.9 minuti
Otto volte in doppia cifra, abbondante, su dieci partite, con le due restanti in cui si ferma a quota otto. Le mani dolci dell’ex Celtics si manifestano nuovamente. La sua capacità di colpire dalla media è un’arma importante della truppa serba, così come il suo migliorato arsenale di movimenti nei pressi del canestro. Rimane, però, una presenza difensiva non di primissimo livello e, soprattutto, una quantità di rimbalzi catturati imbarazzante per un 2.13. VOTO: 7
Kostas Koufos (Grecia): 8.7 ppg, 3.7 rpg, 1.1 stoppate, 16.5 minuti
Sia chiaro che Ioannis Bourousis per tutta la durata del torneo dimostra di essere una pista avanti, ma il buon Kostas, uscendo dalla panchina, è sempre stato capace di creare un impatto positivo per i suoi. A ben guardare i numeri rapportati ai minuti giocati ce ne si accorge. Dimostra di aver messo a frutto la permanenza statunitense quando fa sfoggio di alcuni movimenti in post basso di cui non lo credevamo capace. Doppie cifre importanti contro Macedonia, Russia e Lituania, ha impatto anche in difesa, più di istinto che di letture. VOTO: 7
Kevin Seraphin (Francia): 4.7 punti, 57% fg, 8.8 minuti
Promozione che potrebbe far discutere, ma il lungo dei Wizards riesce sempre a farsi trovare pronto nei minuti in cui va in campo e, sinceramente, non ce lo aspettavamo. Dimostra di essere solido fisicamente, pronto a battagliare contro i massicci lunghi presenti a questo torneo, ma anche capace di mettersi spalle a canestro con profitto. Non è certo stato lui l’artefice del bell’Europeo della Francia, ma è stata sicuramente un’arma importante dalla panchina transalpina. VOTO: 7
Rimandati
Rudy Fernandez (Spagna): 8.2 ppg, 3.4 rpg, 3.0 apg, 25.4 minuti
Oddio, sarebbe potuto finire tra i promossi e l’inserimento tra i rimandati non vuole certo essere una bocciatura nei suoi confronti. E’ “vittima” del sistema spagnolo stracolmo di talento. Lui in realtà si mette a disposizione di Sergio Scariolo e svolge il suo compito diligentemente, con l’autorizzazione a spruzzare quantità di atletismo di tanto in tanto. Rimane spesso senza macchia e senza lode, tranne in finale dove gioca la sua miglior partita. A ben vedere, quello che gli si chiedeva. VOTO: 6,5
Dirk Nowitzki (Germania): 19.5 ppg, 6.6 rpg, 44% fg, 29.9 minuti
Costa davvero tanta fatica non mettere WunderDirk tra i promossi, ma analizzando il suo Europeo non è possibile non notare come non sia stato il solito Nowitzki. Paga forse la stanchezza per la lunga stagione NBA con una preparazione incompleta per l’impegno internazionale, le difese che lo raddoppiano costantemente, magari una mancanza di stimoli (difficile da credere in realtà), fatto sta che dopo una prima fase di livello, nella seconda tira con il 36% dal campo con più di due palle perse a partita. Un passaggio a vuoto da dimenticare accarezzando il Larry O’Brien Trophy… VOTO: 6,5
Timofey Mozgov (Russia): 9.5 ppg, 3.9 rpg, 1.5 stoppate, 20.4 minuti
Rimaniamo abbastanza delusi dal lungo russo che agli scorsi Europei era stato una delle più grandi sorprese, mostrandosi per la prima volta al grande pubblico. Sia chiaro che nel complesso non fa male, ma sembra sempre poter fare molto di più. C’è un discreto apporto offensivo, ma ti da l’impressione che con più cattiveria potrebbe farne 20 tutte le sere, rimbalzi e stoppate non mancano, ma con quel fisico ti attenderesti doppie doppie ogni partita. Invece vivacchia, accontentandosi di quello che riesce a raccattare. VOTO: 6+
Joakim Noah (Francia): 9 ppg, 8 rpg, 1.2 apg, 43% fg, 25.4 minuti
L’impatto col basket FIBA non è stato dei più semplici per il figlio di Yannick, specialmente dal lato offensivo del campo, dove tutte le sue magagne (mancanza di movimenti affidabili in post, meccanica di tiro da cinema degli orrori) sono venute fuori risultando in percentuali di tiro che non dovrebbe essere proprie di un lungo della sua stazza. In difesa ha fatto certamente la sua parte, rispettando la sua nomea di combattente, ma rimane il sospetto che lo staff francese si aspettasse qualcosa di più. VOTO: 6+
Josè Calderòn (Spagna): 5.2 ppg, 3.2 rpg, 2.7 apg, 1.6 reucperi, 44% fg, 19.4 minuti
Anche a lui, nella perfetta macchina da basket spagnola, non erano chieste prestazioni sopra le righe. E c’è da dire che si è adeguato abbastanza bene, cercando di svolgere le sue funzioni di playmaker con sporadiche puntate al canestro avversario. Anche per lui, come per Fernandez, il meglio arriva all’atto finale, dove mostra pure grande applicazione difensiva (Sam Mitchell e Jay Triano si staranno ponendo delle domande…). VOTO: 6
Andrea Bargnani (Italia): 22.8 ppg, 7.4 rpg, 1.6 stoppate, 47% fg, 34.2 minuti
E’ il migliore della triste spedizione italiana, pur con tutte le controindicazioni del caso. E’ indolente, non va a rimbalzo (ma le cifre non sono brutte e dimostra comunque maggiore intensità rispetto al passato, anche se il tagliafuori rimane uno sconosciuto), non è decisivo. Fatto sta che senza di lui l’Italia si sognava anche solo la misera vittoria rimediata con la Lettonia. L’annata da uomo di punta a Toronto lo porta ad essere il giocatore che naturalmente tira più di tutti (17 conclusioni a partita), a volte con costrutto, altre meno. Pianigiani lo vuole in post basso, ma il suo meglio continua a darlo fronte a canestro. Certo, se poi ci spiegasse a cosa pensava per fare fallo su Yaniv Green… VOTO: 6
Ersan Ilyasova (Turchia): 9.3 ppg, 6.5 rpg, 38% fg, 27.1 minuti
Non finisce tra i bocciati per il rotto della cuffia e soprattutto per l’impegno. Ma i risultati sul campo sono abbastanza miseri. Come detto, ci mette il cuore, trova una grande partita contro la Lituania, qualche doppia cifra a rimbalzo, ma non è, come i suoi compagni, ai livelli del 2010. Un giocatore atipico come lui, che avrebbe potuto creare grossi problemi agli avversari, finisce per non essere ne carne ne pesce. VOTO: 6-
Bocciati
Danilo Gallinari (Italia): 15.2 ppg, 6.4 rpg, 2 perse, 38% fg, 31 minuti
Ci aspettavamo tutti qualcosa in più dal Gallo. Non tanto a livello di cifre, che non sono male, quanto sotto il profilo della presenza nei momenti di difficoltà. Si carica di responsabilità nell’ultimo quarto della partita con la Germania, ma poi rimane più ai margini di quanto dovrebbe. Soprattutto, con l’avanzare delle partite, smette di attaccare il canestro per accontentarsi di un tiro da fuori con non entra (5/23 da dietro l’arco). Continuiamo a coltivare il pensiero che sia il migliore dei nostri tre NBA, e questa esperienza gli deve servire per crescere. VOTO: 5
Boris Diaw (Francia): 8 ppg, 4.7 rpg, 2.5 apg, 44% fg, 29.3 minuti
El Presidente, come lo chiamano a casa, fa i conti col suo pancione. Dopo buoni segni di vita nella prima fase (specialmente contro l’Italia), si eclissa letteralmente dalla seconda fase in poi, divenendo l’uomo in meno dei galletti (2/17 dal campo nella seconda fase, 8/18 dai quarti in poi). Lezioso, non minaccia il canestro e alla lunga diventa un problema per l’attacco di Collett. Si salva spesso con il suo grande acume tecnico-tattico, ma sembra una copia sbiadita di se stesso. VOTO: 5
Goran Dragic (Slovenia): 11.6 ppg, 3.6 rpg, 2.7 apg, 2.6 palle perse, 45% fg, 24.6 minuti
Brutto Europeo per il playmaker degli Houston Rockets, che doveva essere l’uomo di punta di una Slovenia ambiziosa. E’ andata a finire, invece, che bella figura l’ha fatta suo fratello Zoran, mentre lui litigava col canestro (21% da 3) e non trovava feeling con il coach. Ha mostrato i soliti lampi di classe che tutti gli riconoscono, ma non ha mai dato una continuità di rendimento necessaria per legittimare il suo ruolo nella squadra. VOTO: 5
Nikola Pekovic (Montenegro): 13 ppg, 6.4 rpg, 58% fg, 27 minuti
Altro caso dove bisogna soppesare un pò le prestazioni. Perchè tutto sommato, l’Europeo di Pekovic non è stato malvagio, ma da un giocatore come lui era logico che il Montenegro si attendesse di più. Quasi sempre in doppia cifra (due volte a quota 9) non ha dato la marcia in più necessaria, quello spunto che potesse fare prendere il volo a una piccola nazionale come il Montenegro, facendosi magari sentire in attacco, ma non incidendo per davvero dal lato difensivo. Per intenderci, non è sembrato lo stesso che l’estate scorsa fece disastri contro la difesa azzurra nelle qualificazioni. VOTO: 5
Ricky Rubio (Spagna): 1.5 ppg, 2.5 rpg, 2.1 apg, 23% fg, 1/15 da 3, 15.5 minuti
Gli diamo mezzo punto in più perchè alla fine, comunque, si mette al collo la medaglia d’oro, ma… Ricky, dove sei?!? Il clamoroso talento che tre anni fa incantava il mondo cestistico a soli 18 anni, oggi è un lontanissimo ricordo. Continua la sua involuzione anche in questo Europeo. Certo, è innegabile che faccia sentire la sua presenza a rimbalzo e mostri le solite letture geniali in situazioni di pick’n’roll o alley oop per i lunghi, ma quando deve guardare verso il canestro è una tragedia assoluta, e non diciamo nulla su quando deve tirare da dietro l’arco. Il futuro è in Minnesota. Non ci sentiamo ottimisti a riguardo. VOTO: 4,5
Marco Belinelli (Italia): 12 ppg, 2.8 rpg, 3.2 apg, 34% fg, 32 minuti
Malissimo l’ex Fortitudo, e la cosa un pò ci lascia sorpresi, visto che, spesso, nelle estati azzurre Marco aveva fatto vedere cose egregie, così come durante la preparazione a questo campionato. Pronti, via e il bolognese sparisce dai radar: 9 punti con 2/11 con la Serbia, 2/12 con la Lettonia, 30 minuti di panchina punitiva nell’ultima sfida con Israele. Andando oltre le cifre, mancano completamente le letture, spesso preferisce tiri scriteriati da otto metri a penetrazioni che, invece, nelle poche volte in cui vengono azzardate, portano a buoni frutti. Difensivamente, poi, se possibile fa peggio, in costante difficoltà a difendere sui blocchi. Vogliamo sperare che sia stato solo un passaggio a vuoto. VOTO: 4
Hidayet Turkoglu (Turchia): 10.6 ppg, 3.1 rpg, 2.4 apg, 39% fg, 27 minuti
Il simbolo del crollo turco. Negli anni era stato lui l’anima della sua nazionale, portandola fino al secondo posto mondiale. Questa volta, invece, affonda lui assieme alla barca. Certo, l’onore è salvo, perchè la abbandona per ultimo, ma le sue prestazioni sono abbondantemente insufficienti. Finisce nella crisi di gioco che avvolge i suoi compagni di squadra e prova a tirarsi fuori con invenzioni personali che però non funzionano come ai bei tempi. L’impressione che stia arrivando a fine corsa è sempre più consistente. VOTO: 4
Kyrylo Fesenko (Ucraina): 5 ppg, 2.4 rpg, 9.8 minuti
Già, c’era anche lui. Non che se ne siano accorti in molti. I numeri, questa volta, parlano chiaro e spiegano tutto. Una presenza marginale, che giustifica la sua chiamata in NBA probabilmente solo con i suoi centimetri e la sua stazza. Pornto per il ritorno in Europa. VOTO: 4
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.
Sono abbastanza d’accordo con le valutazioni. A spezzare una lancia sulle prestazioni altalenanti dei big (Nowiztki, Parker in primis) va detto che giocare tante gare in pochi giorni facendo a sportellate e con quell’intensità si fanno sentire. Se poi quei protagonisti si sono sciroppati 90/100 gare c’è da capirli. Da non dimenticare che erano la prima e la seconda opzione delle squadre.
Capitolo italiani
Il fallo idiota di Bargnani è anche frutto della ridicola azione partita dalle mani di Gallinari. Se sei in parità col bonus non tiri da tre (come gli aveva chiesto Pinigiani) ma entri e ti prendi un fallo. Se poi sei più alto, più veloce e più potente non hai di questi problemi. Invece il genio tira da tre generando una gazzarra sotto canestro con tanto di min-chiata del romano.
Bargnani
Avesse sempre giocato così nella NBA!! Già saremmo contenti. Il tagliafuori non glielo hanno mai insegnato (da ridere), ma per il resto ho visto buonissime cose tra cui l’atteggiamento più aggressivo che ha Toronto latita. Casualmente ho avuto la stessa sensazione con Calderon. Qualcosa vorrà significare. Ha fatto il suo, sempre in un ruolo non congeniale ma gli sprazzi di buon gioco ci sono stati. Indubbio che senza di lui tornavamo con 0 W.
Gallinari
Pessimo. Mi aspettavo tanto soprattutto di testa invece lì ha proprio fallito. La NBA a NY e a Denver sta facendo danni. Un giocatore che stanno snaturando al punto da perdere la visione della partita, spingendolo a sparare a salve da tre, a non prendersi le penetrazioni e a fare scelte incomprensibili specie contro la Germania. Quando è partito dall’Italia aveva delle certezze che ora non ci sono più. Da giocatore completo sta diventando un tiratore da tre di 2.07!!! D’altronde se ha avuto come coach D’Antoni ed ora Karl che hanno una visione del gioco antitetica alle doti del ragazzo non può che essere questo il risultato. Francamente l’esperienza di Milano gli sarà salutare.
Non credo che lui sia il migliore in assoluto. Ho sempre pensato che al loro massimo Bargnani gli sia superiore. Opinione personale.
Belinelli
Il fatto che Pianigiani lo abbia panchinato contro gli israeliani la dice tutta. Giocatore rovinato in anni di GS, Toronto ed ora NO dove è diventato uno specialista dall’arco e niente più. Senza un genio come Paul ha sparato per lo più a salve perdendo quello che lo rendeva affidabile in passato. Vedetelo in nazionale tre/quattro anni fa ed ora. Un’involuzione pazzesca.
Comunque non mi preoccuperei di lui perchè in fondo di sostituti nel suo ruolo ci sono.
Speriamo che gli altri due possano giocare in sistemi veri, altrimenti avremo dei giocatori di talento con l’atteggiamento da perdenti. Se giochi in contesti tecnici deprimenti con coach inadeguati non puoi migliorare.
Coach
Mitchell, Triano, D’Antoni, Karl, Nelson, Williams e Casey. Chi si salva? Karl e Williams? Casey è un’incognita. Purtroppo Karl non è adatto ad un Gallinari per stile di gioco e non prevedo tante belle cose. Danilo dovrebbe andare a Boston o a Chicago. Li lo vedremmo al suo meglio. Bargnani avrà Casey. Punto interrogativo. Sospetto sia migliore di Triano ma di quanto? Williams bravo ma ormai tratta Belinelli come uno specialista.
La domanda sorge spontanea: non sarebbero cresciuti di più se questi fossero stati allenati da Scariolo, Pianigiani, Blatt….? Secondo me si. L’NBA è bella è competitiva ma dipende dove capiti. Ad oggi ci è andata male.
Il problema è che purtroppo Gallinari non può certo scegliere di andare a Boston o a Chicago…
Ma Navarro? Non ci avevo fatto caso ma non c’era nulla sull’MVP. Strameritato.
Di Navarro non dico niente perché mi sono limitato alle pagelle dei giocatori che hanno militato in NBA nell’ultima stagione. Sono d’accordo anch’io, comunque, che sia stato il migliore di tutti.
Ho capito, grazie.
t 6 dimenticato del mio eroe D.J. MBENGA, come è andato il campionissimo?? sicuramente meglio d belinelli..