La dirigenza dei Cavs nell‘estate 2008 va alla ricerca di un realizzatore che possa diventare il classico “secondo violino” al fianco di James. La ricerca non è semplice, sia perchè i giocatori di talento non abbondano sul mercato, sia perchè non semplice trovarne uno con le caratteristiche adatte a giocare con King James.

Lebron ama tenere a lungo la palla in mano, giocare in punta quasi da playmaker, o da point forward. Serve un tiratore in grado di aprire le difese e punirle sugli scarichi, ma al tempo stesso che non pretenda troppi palloni e non tenga molto ferma la palla.

Alla fine la scelta ricade su Mo Williams, combo guard che nell’ultima sua stagione ai Bucks aveva prodotto 17 punti a partita con un lusinghiero 38% da 3 punti. Ottimo tiratore, ma anche in grado di costruirsi un tiro da solo, avrà spesso l’incombenza di portare palla ma non quella di creare gioco: a quello penserà il Prescelto.

La decisione pare premiare i Cavaliers: in una annata ricca di squadre di talento (Lakers 65W, Celtics 62W, Magic 59W) Cleveland termina addirittura con 66 vittorie, miglior record della Lega, ed ovvio premio di MVP stagionale per Lebron (28.4 punti, 7.6 rimbalzi, 7.2 assist, 1.7 palle recuperate, 1.1 stoppate le sue medie a partita).

Tutto il mondo del basket aspetta già la Finale scontata Kobe vs Lebron: le 2 migliori squadre della Lega guidate dai 2 migliori giocatori della Lega.

I Playoffs cominciano alla grande per i Cavs, con 2 sweep consecutivi senza la benchè minima difficoltà contro Detroit e Atlanta. In Finale di Conference arrivano gli Orlando Magic, squadra ostica che ha vinto la mini serie in regular season per 2-1, ma all’apparenza non uno scoglio insormontabile, specialmente potendo approfittare del fattore campo.

La serie invece si mette subito male con una inaspettata sconfitta in gara1, nonostante i 49 punti di James con 20/30 al tiro, 6 rimbalzi e 8 assist – uno dei più impressionanti losing effort della storia dei playoffs. Orlando vincerà di un punto, 107-106, tirando col 55% da campo e col 45% da 3 – 30 punti di Howard e 22 di Rashard Lewis.

Quello che è chiaro fin dalla prima partita è che i Magic sembrano costruiti appositamente per fermare i Cavs: area sempre piena grazie al totem Howard, uno specialista difensivo come Pietrus a dar fastidio a Lebron e 4 tiratori sul perimetro, irraggiungibili da lunghi classici come Wallace e Varejao. Un rompicapo.

Cleveland impatta la serie con altri 35 punti di Lebron in Gara2, ma perde l’occasione di riprendersi il fattore campo in gara3 e 4 ad Orlando. Nella prima Lebron segna 41 punti con 7 rimbalzi e 9 assist ma solo il 39% al tiro, di cui un 1/8 da 3 che grida vendetta e che è sintomatico delle crescenti difficoltà per i Cavs di entrare nell’area pitturata.

Gara 4 termine addirittura 114-116 dopo un tempo supplementare, ennesima occasione buttata, ennesimo loosing effort del Prescelto, un fantascientifico 44+12+7 col 44% al tiro.

A Cleveland cominciano a disperare: l’imputato numero 1 è Mo Williams, tanto efficace in regular season, tanto dannoso nella serie dove segna 17 punti di media ma con un drammatico 32% dal campo. Sarebbero bastate percentuali appena sufficienti per garantire ai Cavs almeno 2 vittorie in più.

Lebron torna nell’Ohio con le spalle al muro, ma con una partita memorabile porta la serie a gara6: tripla doppia con 37 punti, 14 rimbalzi e 12 assist e canestri decisivi nel finale, proprio come tutti si aspettano da lui. Anche Mo Williams per una volta pare rinato: 24 punti con 7/14 al tiro.

In Gara 6 tutti si aspettano l’impresa: i Cavs hanno già rischiato di vincere ad Orlando in 2 occasioni, ora hanno anche l’inerzia dalla loro parte, la tavola è apparecchiata per l’ennesima partita da sogno del prescelto.

E invece no. Orlando scappa via fin da subito, guidata da un Howard inarrestabile (40 punti, 14 rimbalzi). Cleveland sembra incapace di reagire: finirà 103-90, con un Lebron da 8/20 al tiro, 2/8 da 3, 25 punti, 7 assist e 7 rimbalzi – e la sensazione che non sia mai riuscito a cambiare l’inerzia della partita, e trovare il bandolo della matassa.

Dopo un primo quarto da 5/7 al tiro, infatti, per lui si spegne la luce: 0/3 nel secondo quarto, 2/6 nel terzo, 1/4 nel quarto. Una debacle.

httpv://www.youtube.com/watch?v=dZ8yxeMPNwc

Le medie di James nella serie sono di 38.5 punti, 8.3 rimbalzi e 8 assist: ma per la prima volta nella sua carriera la sua prestazione complessiva lascia insoddisfatti critici e opinionisti, che gli rimproverano le scelte nei finali di partita, sia quando ha accentrato il gioco prendendosi i tiri decisivi, sia quando ha passato la palla ed i suoi compagni si sono fatti trovare impreparati.

Dall’MVP stagionale tutti si aspettavano che avrebbe trovato il modo di battere i Magic, una squadra ben disposta tatticamente e con un grande centro come Howard ma non una corazzata, con un reparto ali non irresistibile in difesa (Lewis e Turkoglu) e un reparto guardie di seconda fascia (Alston e Lee), non di certo da Finale NBA.

E così nell‘estate del 2009 per la dirigenza Cavs si accende la lampadina “OK PANIC”: è l’ultimo anno di contratto per Lebron James, la squadra va rinforzata il più possibile per evitare che a fine anno, a fronte di una nuova sconfitta nei playoffs, il Prescelto decida di cambiare squadra.

In realtà, tanto è forte il legame di James con la sua città che questa sembra una eventualità alquanto remota all’epoca, ma ugualmente la dirigenza farà di tutto per mettergli accanto i migliori giocatori disponibili sul mercato.

E’ così che in estate arrivano Jamario Moon, Anthony Parker e soprattutto Shaquille O’Neal, l’uomo di esperienza con 4 anelli al dito che “ha già fatto vincere” Kobe e Wade. Chi meglio di lui per il primo anello di Lebron?

Ma non finisce qui: a febbraio arriva anche Antawn Jamison, l’ala grande forte in attacco che serviva per ridurre la pressione delle difese su LBJ.

Grazie a (o nonostante?) tutti questi cambiamenti nel roster, i Cavs si confermano per il secondo anno consecutivo la squadra col miglior record della Lega (61-21): 2 partite meglio dei Magic, 4 meglio dei Lakers, addirittura 11 vittorie in più dei Celtics.

James è ovviamente nominato per il secondo anno consecutivo MVP della Lega, con numeri ancora migliori rispetto all’anno precedente: 29.7 punti di media col 50% al tiro e il 33% da 3 punti, 7.3 rimbalzi, 8.6 assist (massimo in carriera), 1.6 palle recuperate, 1 stoppata.

Cifre da dominatore, cifre da giocatore ormai maturo, capace di migliorarsi ulteriormente dopo una stagione da MVP e con tutte le difese NBA pronte ad attenderlo.

Nei Playoffs, dopo un primo turno terminato agevolmente sul 4-1 contro i Bulls di Derrick Rose, i Cavs ritrovano i Boston Celtics – una sfida classica, terminata 2-2 in regular season. Ma i Cavs sembrano lanciatissimi verso le Finals con un Lebron inarrestabile e i nuovi rinforzi arrivati negli ultimi 12 mesi, mentre i biancoverdi sono stati poco brillanti in regular season e cominciano ad accusare l’età non più verde di alcuni giocatori chiave.

In Gara1 queste impressioni vengono confermate: Pierce è limitato a soli 13 punti da un ottimo Lebron che segna anche 35 punti col 50% al tiro, 7 rimbalzi e 7 assist, oltre a 3 palle recuperate e 2 stoppate. Mo Willialms aggiunge il ventello. Sembra veramente la volta buona.

Invece qualcosa si rompe in Gara2 a Cleveland. I Cavs crollano di schianto nel terzo periodo (12-31), Boston tira col 50% dal campo grazie ai 17 punti in 18 minuti di Rasheed Wallace uscendo dalla panchina. Cleveland non sa reagire, Williams spadella (1/9, 4 punti), non bastano i 24 punti con 7 rimbalzi e 4 assist di Lebron.

Cleveland vola a Boston decisa a riprendersi il fattore campo, e ci riesce al primo colpo: Lebron parte fortissimo e i Cavs chiudono il primo parziale avanti 36-17. Non si volteranno più indietro: James segna 38 punti con un ottimo 14/22 dal campo. La serie è ancora lunga ma l’inerzia è nuovamente per i Cavs.

Sarà invece l’ultima vittoria di Lebron in maglia Cavs: da Gara4 inizia il Rajon Rondo show – tripla doppia per lui con 29 punti, 18 rimbalzi e 13 assist, mentre Cleveland si inceppa in attacco. Per James in Gara4 22 punti con 7/18 al tiro e 7 palle perse, in Gara5 addirittura solo 15 punti con 3/14 al tiro e sconfitta casalinga 88-120. Una mazzata dalla quale James non si riprenderà più.

Mo Williams è di nuovo un fantasma (9 punti per lui), Parker e Jamison non incidono, si salva solo Shaq con 21 punti in 26 minuti. Troppo poco.

La serie è sul 3-2, e si torna nel Massachusetts. E’ una partita senza domani per Lebron e per i Cavs, l’intero stato dell’Ohio è col fiato sospeso. Il finale dirà 94-85 per i padroni di casa: 9 punti di scarto possono essere pochi, o molti, a seconda della partita.

Fu una grande battaglia difensiva, con i Celtics fermati al 44% al tiro ma i Cavs incapaci di andare oltre un modesto 38%. Per Lebron 46 minuti in campo e tripla doppia: 27 punti, 19 rimbalzi, e 10 assist, 3 palle rubate e 1 stoppata, ma anche 9 palle perse.

Mai tripla doppia fu più criticata dalla stampa, dai critici, dai tifosi: perchè le cifre in questo caso non raccontano la verità. Boston non ebbe mai significativi vantaggi nel corso della partita, ma Cleveland apparve piatta, senza grinta e senza convinzione per tutti e 48 i minuti.

Nel quarto e decisivo periodo, anzi, Lebron e compagni apparvero del tutto sfiduciati, quasi svuotati, incapaci di reagire nonostante il divario in punti fra le compagini non apparisse incolmabile. La serie che 2 anni prima era terminata in Gara7 coi fuochi d’artificio fra James e Pierce terminava in maniera mesta, nonostante i 2 anni in più di esperienza e i migliori compagni di squadra per Lebron e nonostante i 2 anni in più nelle gambe dei vecchietti di Boston.

httpv://www.youtube.com/watch?v=iqkZMlX8zHA

Per molti, a Cleveland, quello fu il chiaro segnale che Lebron aveva abbandonato la squadra, e in estate avrebbe portato i suoi talenti altrove.

26 punti, 9 rimbalzi e 7 assist furono le sue medie nella serie, ma con tanti dubbi sulla sua capacità di gestire la tensione, di prendere decisioni sotto pressione, di coinvolgere i compagni.

Nelle uniche 2 vittorie i Cavs erano apparsi nettamente superiori, ma nelle 4 sconfitte erano stati chiaramente surclassati sul piano tattico dalla difesa dei Celtics, e James, nonostante le numerose bocche da fuoco a sua disposizione e la sua abilità di passatore, incapace di trovare efficaci contromisure sul campo. Mentalmente e tatticamente, i Celtics avevano vinto una serie che di solo talento e freschezza atletica non avrebbero mai potuto vincere.

Riassumendo:
– 2 sole vittorie in Gara1 e Gara3
– 2 sconfitte casalinghe
– una tripla doppia inutile e criticata.

Un incubo che rivivrà tale e quale un anno dopo. Ma in Finale e con la casacca dei Miami Heat.

Continua…

7 thoughts on “Lebron James e il grande equivoco (2/3)

  1. Sino a quì il giocatore aveva fatto a mio avviso tutto giusto. Anche nelle sconfitte. Ancora una volta solo leggere le cifre contro Orlando non ha senso…ma che è? siamo ben oltre la playstation. E non può non ricordare il jordan pre-1991. Anche contro i celtics ha si avuto dei cali mentali ma ha cmq chiuso con una tripla doppia e la sensazione che bastasse veramente poco per spuntarla. Un cast migliore e il futuro era suo. Ne sono certo, certissimo.
    Ok, forse Cleveland aveva pochissimo margine di manovra….ma c’era NY pronto a stendergli un tappeto di rose ai piedi e tantissimo spazio salariale per dargli tutto l’apporto che James poteva chiedeva.

    E invece una sera di Luglio, qualche giorno dopo il bis di Kobe, CRACK!…l’errore che a mio avviso lo ha rovinato. Una scelta dettata da paure infondate e da una fretta senza logica. Una totale mancanza di fiducia in se stesso e il crollo di un’immagine che sin da quando aveva 15 si era costruito attorno…tutto andato in fumo…

    Aspetto la fine del capitolo da parte di Max.

  2. Comunque dalla storia sin qui si puàò dire che nei finali di partite play off… perda un pò di lucidità…

  3. Io sono il primo quando c’è da dare addosso a LeBron, però solo ora che è a Miami da Wade e non prima. Prima, a Cleveland, ha fatto ciò che nessuno sarebbe riuscito a fare.

    Nel 2006 è uscito, giovanissimo e con compagni rivedibili, solo a gara 7 contro i Pistons reduci da 2 finali NBA consecutive.
    Nel 2007 ha sconfitto i Pistons in sei partite (in gara 5 ha fatto gli ultimi 25!! punti della squadra in doppio OT…se non ricordo male). Poi in finale vabbè, Spurs troppo forti.
    Nel 2008, in un epica gara 7 contro Pierce, ha scritto 45 punti contro quelli che poi avrebbero vinto il titolo.
    Nel 2009, contro Orlando, praticamente da solo, ha tenuto una media di quasi 40p 8a 8r. Mostruoso!
    Nel 2010 contro Boston forse l’unica serie sotto tono, ma cmq conclusa con una tripla doppia…

    Ripeto, se c’è da criticare “l’uomo James” alzo la mano e non la finisco più, ma da giocatore AI CAVS, solo inchino. Ha fatto ciò che NESSUNO umanamente sarebbe stato in grado di fare. Sul giocatore a Miami invece evito per non scendere sul volgare.

    Doveva solo continuare la ricerca, mai facile, dei compagni giusti, del secondo violino giusto, e avrebbe vinto da vero campione a Cleveland o NY. Anche a 32 anni come Nowitzki se fosse stato il caso, ma con quel solo titolo sarebbe stato Legenda vera.

  4. Nel 2006 esce a gara 7 contro i Pistons reduci da 2 finali NBA consecutive
    Nel 2007 fa fuori i Pistons in 6 gare (con gara 5 nella Storia), per poi perdere in Finale dagli Spurs troppo più forti dei Cavs.
    Nel 2008 esce solo dopo una legendaria gara 7 contro Pierce e i futuri campioni.
    Nel 2009 fa contro Orlando quasi una tripla doppia di media a 40-10-10!
    Nel 2010 contro Boston forse la serie meno lucida, ma chiusa sempre con una tripladoppia.

    Io non amo James, ma da giocatore ai Cavs non poteva davvero fare di più.

  5. Vero, nn capisco perchè James nn ti abbia fatto uno squillo, prima di decidere di “portare il suo talento a South Beach”…dopotutto, chi è LeBron per decidere da solo del suo futuro?

    Comunque per tua informazione: uno che di basket ne sa molto più di me e di te, tale Federico Buffa, durante la presentazione di Black Jesus, un paio di mesi fa, ha raccontato alcuni retroscena dell’estate 2010, riguardo ad alcune dichiarazioni di Rose (nn troppo felice a quanto pare di averlo ai Bulls)

    Ed i Grandi Knicks, di cui ancora si fatica ad intravedere un vero progetto, si presentarono a casa sua senza il loro GM, costretto sulla sedia a rotelle da qualche settimana…che strana persona questo James, che invece di dare retta ad un infermo ed uno che nn lo vuole in squadra, decide di dar retta duno sfigato come Riley

  6. ah! perchè, il GM dei knicks doveva correre sui blocchi? ma per favore…un infermo…mpf!
    Si fatica ad intravedere un progetto? certo. Amare, Melo, Billups e una terza stella in arrivo non è un progetto. Chiaro, è il piano B, ma stai tranquillo che il piano A sarebbe stato ancora più allettante.

    La cosa di Rose l’ho sentita anche io. Per fortuna ancora ci sono giovani stelle che vogliono vincere alla vecchia maniera e cioè da leader e con dignità sportiva. Poi Derrick ha solo suggerito al signor james che se avesse voluto venire ai Bulls ne sarebbe stato felice, solo doveva comprendere che la palla in mano l’avrebbe avuta lui.

    Ma tanto James aveva deciso ben prima la sua destinazione, altro che ultimo momento.

    Sulla sua decisione poco mi importa. Da fan NBA non mi è piaciuta, ma così ha voluto LeBron. Ci ha tolto anni di belle sfide Wade vs James ad est…ma pazienza…

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