Fondamentale vittoria dei Mavericks in gara 5, vittoria che potrebbe cambiare molte cose nella storia di queste finali.
Nelle prime due partite a Miami gli Heat parevano nettamente superiori ed ai texani servì un vero e proprio miracolo per vincere gara 2, rapporto di forze confermato in pieno anche nella prima gara a Dallas. Già in gara 4, in cui i Mavericks hanno vinto senza strafare, si è avuto il sospetto che i rapporti fossero cambiati, la serie fosse arrivata ad un equilibrio non solo nei punteggi ma anche nei rapporti di forza, ora in gara 5 questo sospetto diventa certezza.
Nelle ultime due gare a Miami gli Heat potranno anche vincere, ma dovranno davvero cambiare marcia, soprattutto come squadra e soprattutto nei minuti finali, perchè pare evidente che i Mavericks gli abbiano preso le misure.
Il racconto degli ultimi minuti è illuminante.
Con un bel canestro del sempre ottimo Wade gli Heat si sono portati in vantaggio di 4 punti a 4 minuti e mezzo dalla fine, poi da quel momento, eravamo sul 99 a 95 per gli Heat, qualcosa è accaduto.
Bosh si è lasciato scappare Nowitzki, quindi ha perso palla ed ha sbagliato un libero, permettendo ad un liberissimo Terry di pareggiare.
Lebron James, per non essere da meno, ha sbagliato due tiri e commesso un plateale sfondamento, mentre i Mavericks riuscivano a trovare tiri relativamente agevoli per Kidd e Nowitzki che portavano a 5 punti il vantaggio della loro squadra.
A questo punto un disperato Dwyane Wade si è lasciato prendere anche lui dalla frenesia, ha cercato soluzioni difficilissime, sbagliando un tiro e beccandosi una stoppata da Chandler e, finalmente, la precisione ai liberi di Kidd e Terry ha reso inutile una penetrazione di James, per il punteggio finale di 111 a 103.
Quando i Mavericks hanno dovuto far fallo hanno “scelto” Chris Bosh, gli Heat hanno portato in lunetta Nowitzki e Terry, dimostrando poca lucidità anche in questo aspetto.
Grande freddezza ai liberi, attenta circolazione di palla, scelte sempre corrette, saldezza di nervi impressionante da un lato, frenesia, tentativi estemporanei, errori ai liberi dall’altra, l’impressione è stata che giocando altre 100 volte questo finale per 100 volte avrebbero vinto i Mavericks, nonostante il fatto che la partita fosse stata equilibrata fino a quel momento.
Stiamo parlando della incredibile voglia di vincere, grinta e saldezza di nervi dei Mavericks di fronte alla frenesia e difficoltà nei finali degli Heat, la squadra di Wade ed Haslem, avessimo immaginato una roba simile nel 2006 probabilmente qualcuno avrebbe chiesto una perizia psichiatrica, eppure è così.
Per 45′, come detto, abbiamo visto una partita molto equilibrata, in cui i Mavericks rispondevano con una grande precisione al tiro, frutto anche di ottime scelte di tiro e di una buona circolazione di palla, all’esuberanza tecnica e fisica delle tre stelle di Miami.
I texani hanno accelerato leggermente il ritmo ed hanno cercato più le penetrazioni, con Barea e Terry, in modo da concentrare di più la difesa avversaria nell’area pitturata e lasciare più spazio ai tiratori, cosa che ha pagato, viste le grandi percentuali al tiro. Il 56% dal campo già è un buon risultato, ma il 68% da tre è qualcosa di incredibile.
Dall’altra parte gli Heat si sono appoggiati alle tre stelle, con un Lebron James ancora in versione play maker, pronto a smazzare assist a raffica e Wade ancora in versione superstar. Nel primo quarto gli attacchi hanno prevalso sulle difese, in un equilibrio assoluto in cui i Mavericks sono riusciti ad accumulare 7 punti di vantaggio, spinti da Nowitzki ma gli Heat hanno chiuso il quarto sopra di uno grazie a Mario Chalmers, Juwan Howard e Udonis Haslem, non proprio il Big Three che ci si attendeva.
Nel secondo quarto il Big Three “giusto”, Bosh, James e Wade ha spinto in avanti gli Heat, poi nel finale del periodo Nowitzki e Terry hanno riportato avanti i Mavericks, i quali hanno chiuso la prima metà della partita avanti per 60 a 57. Difese in difficoltà, attacchi sugli scudi, equilibrio, la partita sicuramente stava divertendo gli spettatori.
Nel terzo periodo hanno iniziato a far capolino le difese, con ritmi che sono leggermente scesi. Per gli Heat i vari Miller, Chalmers, Howard hanno supportato bene Bosh e James, ma Barea, Marion e Terry hanno trovato la strada per penetrare nella difesa avversaria ed i Mavericks sono riusciti addirittura ad aumentare leggermente il vantaggio.
I ragazzi venuti dalla Florida hanno iniziato il quarto ed ultimo periodo sotto di 5 punti, ma grazie a dei superbi James e Wade, che nei primi minuti del quarto hanno smazzato più assist di quanti tiri si siano presi, hanno recuperato e sono riusciti a ribaltare la situazione. Haslem e Bosh hanno ricevuto palloni al bacio dai due, e lo stesso Wade ha potuto sfruttare dei passaggi molto belli da parte di James, fino a quello che gli ha consentito di realizzare in modo relativamente agevole il canestro che ha portato gli Heat in vantaggio per 99 a 95 quando mancavano quattro minuti e mezzo alla conclusione.
In quei quattro minuti e mezzo c’è stato poi lo spettacolo che abbiamo già descritto, con gli Heat soffocare e realizzare soli 4 punti in 4 minuti mentre gli avversari dilagavano, spinti ancora da Nowitzki e Terry, fino al 111 a 103 finale.
Su 5 partite abbiamo visto una partita dominata dagli Heat, 4 equilibrate e chiuse nel finale, ma solo una volta gli Heat sono riusciti a prevalere, grazie ad un ottimo Wade. Due coincidenze sono due coincidenze, diceva Agatha Christie, tre coincidenze sono una prova. Per prevalere gli Heat dovranno assolutamente dominare la partita o cercare di migliorare nei finali.
Lentamente, ma inesorabilmente i vecchietti terribili della franchigia del Texas stanno prendendo le misure agli avversari e stanno trovando il modo di metterli in grave difficoltà come già erano riusciti a fare con Blazers, Lakers e Thunder, specialmente nei finali riescono sempre a migliorare la fase difensiva e diventare impeccabili in attacco.
Ora poi che Terry è entrato nella serie sarà James a dover fare il salto di qualità decisivo, non tanto segnando di più, a mio parere fa benissimo a cercare di essere più regista e meno realizzatore, i suoi assist sono preziosi per i compagni e contro la difesa dei Mavs Wade può essere più efficace di lui, come testimoniano i 17 punti con 19 tiri nel tabellino del prescelto ed i 23 punti con 12 tiri (e ben 12 liberi conquistati contro 2) di Flash.
Dove James deve assolutamente crescere è nella gestione dei finali, non è possibile che un giocatore del suo talento si lasci irretire in quel modo, sparendo dalla partita o rientrandoci per fare danni.
Sarà forse la pressione, forse il cosiddetto “braccino”, forse una scarsa abitudine a giocare partite decisive da favorito, ma Lebron deve assolutamente scuotersi e farlo in fretta, infatti dalla parte opposta dei vecchiacci dati per finiti, trascinati da gente bollata come perdente, fanno cose che secondo i più non sono in grado di fare e lo fanno giocando la pallacanestro più armonica che si sia vista da anni a questo livello, e non paiono intenzionati a fermarsi almeno fino a che non potranno sfoggiare il primo anello non proveniente da una gioielleria.
A meno che gli Heat non riescano a trovare l’ alchimia giusta, le finals e l’ argenteria se la portano a casa i texani. A Miami manca un centro che intimidisca nel pitturato ( Bosh non è il tipo di lungo che serviva a Miami ), mentre in attacco spesso si limitano a fare playground, anche se ripartendo i compiti tra James e Flash sono migliorati rispetto alla regular season. Le grandi squadre si costruiscono con la programmazione, non creando un “cartello” di superstar ( in Europa il caso Real Madrid insegna ).