Si è giocata nella notte tra domenica e lunedi la terza sfida di Finale tra Miami Heat e Dallas Mavericks, terza sfida che è coincisa con la prima delle tre consecutive all’American Airlines Center di Dallas. La Gara è stata vinta da Miami, che ha così ripreso il fattore campo dopo la sconfitta interna di Gara 2.
Non è stata una partita facile per James e compagni, perchè ad un certo punto, come in gara 2, gli Heat si sono fatti rimontare un comodo vantaggio negli ultimi minuti ed è arrivata a giocarsi la partita all’ultimo tiro, che Dirk Nowitzki questa volta non ha mandato a bersaglio.
Un 2 a 1 che giunti a questo punto vale molto di più che un semplice punto a tabellino, perchè Dallas ora per ribaltare la serie deve vincere le prossime due gare casalinghe e sbancare ancora una volta l’American Airlines Arena di Miami, cosa accaduta solo una volta in questi playoff, proprio a opera loro.
Le chiavi della partita
Ancora una volta a fare la differenza per Miami è stata la difesa. Dallas è stata tenuta sotto i 90 punti e generalmente quando si riesce a contenere l’attacco dei Mavs si è a metà dell’opera. Terry soprattutto, che dovrebbe essere il secondo violino della squadra è stato tenuto a 5 su 13 dal campo, togliendo così ogni tipo di supporto a Nowitzki.
Il possesso finale in questo senso è molto significativo. In Gara 2 il tedesco da Wurzburg si è trovato contro Bosh in quello che è stato un mismatch tecnico tra miglior attaccante di Dallas e peggior difensore di Miami. In Gara 3 l’errore non è stato ripetuto e Dirk se l’è dovuta vedere contro Haslem, il peggior avversario gli potesse capitare. Capitan Udonis ha fatto il suo dovere e ha reso molto più difficile la conclusione al tedesco, che infatti non ha ripetuto il miracolo di Gara 2.
La variabile impazzita però, se così la possiamo chiamare, è stata la prestazione balistica di Mario Chalmers da oltre l’arco (per lui 4 su 6 da tre). Il play di riserva di Miami in queste Finals sta trando molto da tre punti e le due vittorie di Miami sono coincise con due ottime prestazioni dell’ex Kansas. Si aspetta il terzo indizio per fare la prova, ma è forte la convinzione che avere un quarto violino che punisca da oltre l’arco faccia tutta la differenza del mondo per Miami per aprire l’area e lasciare così anche maggior spazio ai Big Three.
Big Three che in questa serie sono Big Two an a Half, come sarcasticamente definiti da qualche addetto ai lavori. All’appello infatti continua a mancare Chris Bosh, che dopo aver giocato dei playoff di buon livello sta deludendo proprio nel momento cruciale della stagione. Anche in Gara 3 infatti l’ex Raptor non è stato incisivo in attacco, tirando 7 su 18 dal campo e tenendo un plus/minus di -10. Nel finale ha inoltre dimostrato poca fiducia, rifiutando un paio di tiri con spazio che un giocatore da 16 milioni l’anno deve necessariamente prendersi.
Fortuna per Miami che Chris si è svegliato proprio nel momento più importante e ha infilato, a 39 secondi dalla fine, il jumper del definitivo vantaggio.
Verso Gara 4
Ora per Miami la strada si è fatta in leggera discesa. Può infatti permettersi il lusso di perdere le prossime due gare in trasferta sapendo di avere la possibilità di chiudere comunque la serie con 2 vittorie casalinghe. Non deve però abbassare la guardia e anzi proprio in Gara 4 deve cercare di approfittare fin dalle prime battute della possibile caduta di fiducia di Dallas, che dopo aver perso una gara all’ultimo secondo potrebbe sentirsi con le spalle al muro e scendere in campo contratta.
Per strappare un’altra vittoria però è necessario recuperare al meglio Bosh, non tanto in difesa, dove sostanzialmente non gli si chiede di vincere la battaglia con il tedesco o di lasciare senza rimbalzi Chandler, quanto in attacco. Chris è infatti importante per poter dare un’ulteriore dimensione alla fase offensiva dei ragazzi di Spoelstra, giocando nel pitturato ma anche portando i lunghi avversari sui 5 metri, dove Chris può far male con il suo tiro. Inoltre gli si chiede di essere aggressivo quando attacca il ferro, in modo da tenere sotto tensione proprio Chandler, che in assenza di Haywood, infortunato e probabilmente fuori anche per Gara 4, non può permettersi di incorrere in problemi di falli.
Le reazioni dei protagonisti
La risposta più importante a cui sono attesi gli Heat è sempre il campo. Questa volta per Wade e James ancora di più. Deshawn Stevenson ha infatti pensato bene di parlar di loro definendoli “actors” per i modi che hanno le due superstar di far notare i falli su di loro. Stevenson non è nuovo a provocazioni, specialmente con LeBron. Accadde già nella serie di 3 anni fa tra Cleveland e Washington, con l’allora Wizard che provocò più volte in campo e fuori l’allora Re dei Cavs, con il solo risultato di farlo arrabbiare e motivarlo in quella che fu una vittoria per 4 a 2 dei suoi Cavaliers.
Logico aspettarsi che la risposta sia simile, dato che Wade ha già dichiarato di non voler commentare le parole dell’avversario ma di lasciare al campo la risposta.
Dopo Gara 3 la parola che maggiormente ricorre tra i protagonisti è “Fiducia“. La nomina inizialmente Spoelstra, che identifica nella fiducia nei propri compagni la chiave della vittoria, sia nelle situazioni difensive che in quelle offensive, dove la palla è girata meglio sul finale di partita rispetto a Gara 2.
Sulla fiducia punta anche LeBron, quando parla del tiro decisivo di Bosh, dicendo che in quell’azione Wade si è fidato di lui dandogli la palla perchè in migliore posizione, e lui ha fatto lo stesso con Bosh, senza pensare al fatto che avesse sbagliato molti tiri nella partita, ma fidandosi del fatto che quel tiro lo avrebbe messo.
Fiducia che ora ovviamente per gli Heat è ai massimi livelli. Si trovano a 2 sole vittorie dall’agognato titolo e si sentono in un vantaggio mentale forte rispetto agli avversari. Adesso sta a loro incanalare la fiducia nel giusto modo ed evitare che diventi eccessiva e li porti a sottovalutare la prossima gara. Ci sono ancora due tappe da concludere prima del traguardo finale e c’è da scommettere che gli Heat vorranno concluderle il prima possibile.