Anche quest’anno, arriviamo in NBA ad una finale dell’ovest ampiamente prevista, quella che tutti i commentatori, incluso umilmente chi scrive, indicavano come scontata.
Era prevedibilissimo che la finale sarebbe stata fra i Los Angeles Lakers ed i San Antonio Spurs, che agevolmente si sono liberati di tutti gli avversari. Dalla parte di tabellone degli Spurs gli Oklahoma City Thunder hanno pagato la loro inesperienza, mentre ovviamente i Grizzlies ed i Nuggets sono stati spazzati via con ignominia da un consesso che non gli apparteneva, specie i Grizzlies, privi di talento, esperienza e con un coach inadeguato.
Dall’altra parte di tabellone i Lakers si sono agevolmente sbarazzati prima degli Hornets e poi dei Portland Trail Blazers, che hanno opposto una buona resistenza grazie al loro atletismo dopo essersi agevolmente sbarazzati dei Mavericks, che già non sono mai stati dei vincenti, adesso sono poi pure vecchiotti, non avevano nulla da dire in questi play off.
Confesso che se avessi iniziato a scrivere la presentazione della finale dell’ovest in anticipo, come si fa con i “coccodrilli”, i pezzi celebrativi di qualche personaggio famoso che potrebbe morire per età avanzata, malattie o stile di vita, avrei iniziato con un incipit del genere.
Lo confesso apertamente, ho totalmente sbagliato ogni pronostico, ma credo di non essere stato l’unico, anzi. Seguo l’NBA dai primissimi anni ’80, ma una finale così sorprendente all’ovest non me la ricordo davvero.
Dopo la scoppola presa in finale contro gli Heat nel 2006 i Mavericks non si sono più ripresi, giocando magari qualche ottima stagione regolare, vedi quella del 2007, ma poi ai play off non sono mai più riusciti a fare strada, fermandosi sempre prestissimo.
Aggiungiamoci che l’età è avanzata parecchio, praticamente tutta la squadra è ben oltre i 30 anni, il coach è sempre stato il classico personaggio cui è mancato un centesimo per fare un euro, bravo, preparato ma sempre deludente ai play off, aggiungiamoci che i soli giocatori in grado di dare qualcosa di diverso, il francesino Beaubois e Caron Butler erano infortunati, che sotto i tabelloni si potevano alternare il sempre deludente Haywood ed il fragilissimo Chandler, ecco che la sentenza pareva scritta in anticipo.
In regular season i Mavs hanno usato un gioco adattissimo a queste particolarità, con un ritmo lento, circolazione di palla, tanti tiri da tre, un gioco molto perimetrale. Queste caratteristiche però, unite ad una difesa non eccelsa ed ad una scarsa presenza nell’area pitturata, nei play off non hanno mai pagato.
Ecco che invece al momento decisivo sono arrivati alcuni correttivi, in attacco con un Nowitzki che si è avvicinato a canestro ed una palla che è finita più spesso nelle mani di Chandler, in difesa con una stretta decisa, un sistema attendistico il cui scopo è inibire le penetrazioni agli avversari ed obbligarli a tirare da molto lontano.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, i Trail Blazers dopo un vantaggio iniziale sono stati respinti ed i Lakers campioni in carica addirittura spazzati via.
I Thunder di coach Brooks, di Durant e Westbrook e, soprattutto, di Sam Presti, il dirigente che con una politica intelligente ed accorta ha costruito questo gruppo in modo brillante, sono la squadra da tutti indicata, da tempo, come la maggiore accreditata per prendere il posto dei Lakers quando questi avessero abdicato alla loro supremazia nella conference. I Lakers hanno abdicato, fragorosamente, ma c’erano forti dubbi sul fatto che i Thunder fossero già pronti.
In primo luogo le due stelle, Durant e Westbrook, sono già di prima grandezza, ma non hanno la continuità necessaria e, soprattutto, non sempre si ricordano di giocare assieme.
Abbiamo visto partite in cui dopo tre supplementari Westbrook aveva tirato quasi quaranta volte mentre il miglior realizzatore della stagione regolare, Durant, faticava a raggiungere la metà dei tiri e veniva ignorato per quasi tutto l’ultimo quarto ed i primi tempi supplementari, come abbiamo visto molti momenti delle partite in cui la palla non andava praticamente mai ai lunghi. Per un gruppo proveniente dall’esperienza fra gli Spurs sia del GM che del coaching staff pare una cosa impensabile, eppure è accaduta.
Nonostante tutto le due stelle sono riuscite spesso a dare un buon contributo, i comprimari hanno giocato molto meglio di quanto ci si attendesse, i lunghi Ibaka e Collison hanno visto arrivare l’importante supporto di Perkins, gli esterni Harden e Sepholosha hanno giocato lontano dai riflettori, ma in modo molto utile alla causa i giovani Thunder sono andati avanti, superando due turni. Soprattutto è migliorata parecchio la difesa, diventando una vera arma da play off, in vero stile Spurs.
Ora finalmente arriva la grande sfida, di cui è difficilissimo, se non impossibile, prevedere l’andamento. Ognuna delle due squadre è il peggior incubo dell’altra.
Entrambe le squadre sono piuttosto perimetrali ed i punti arrivano da esterni veri o da lunghi che giocano spesso in posizione di esterno, come Nowitzki, ma le similitudini finiscono li. I Thunder sono giovani, atletici, veloci, abilissimi nelle penetrazioni e nei giochi a due.
Per qualsiasi difensore, per forte che sia, è molto complicato fermare Westbrook e Durant in penetrazione, qualora in caso di raddoppio si riesca ad impedire un tiro logico sul perimetro è posizionato un ferale Harden, che sta migliorando di partita in partita, o un Sepholosha che non ha certo una mano morbida, ma se è da solo qualche piazzato lo mette pure lui.
In più Ibaka è leggerino ed ancora non riesce ad incidere spalle a canestro, ma fronte a canestro si fa sentire. Se aggiungiamo che Perkins e Collison non sono certo due fenomeni, ma non possono essere battezzati, ecco che per nessuna difesa è facile fermare i Thunder.
La partenza del gioco è quella classica insegnata dagli Spurs, con un pick and roll e giocatori molto larghi, piazzati sugli angoli, poi però lo sviluppo è molto diverso, c’è meno circolazione di palla, si cercano meno i lunghi e ci sono più isolamenti delle due stelle.
Questo, quando gli avversari riescono a mandare fuori giri Westbrook, può essere molto pericoloso. In più abbiamo visto quanta fatica facciano Ibaka e Collison contro lunghi forti fisicamente ed abili spalle a canestro, come Zach Randolph.
Ecco che di la c’è una squadra di grandissima esperienza, i Mavericks, abili a giocare sui punti deboli degli avversari, che già hanno mandato fuori fase Gasol ed Alridge, capaci di addormentare i ritmi, pericolosissimi da tre punti, ma che hanno dimostrato di aver imparato ad attaccare anche vicino a canestro, cosa che prima non riuscivano a fare.
Però, d’altro canto, pensiamo a quel povero malcapitato di Kidd che a 38 anni dovrà correre dietro a quel furetto di Westbrook, istintivo ed indisciplinato, ma imprendibile per chiunque, ed a Marion che a 33 anni dovrà provare a fermare Kevin Durant, uno che ha fatto ammattire le più forti difese della lega.
Entrambe le panchine fino ad oggi sono state profonde, i Mavericks, nonostante gli infortuni, hanno trovato gente molto utile come Haywood, Barea, Stevenson, Brewer, Stojakovic, per una profondità impressionante, ma dall’altra parte anche i Thunder, sorprendentemente, hanno trovato un buon contributo. Harden, partito dalla panca, è stato decisivo e sta rubando minuti a Sepholosha, specie nei finali, Maynor è un ottimo play, finora sottoutilizzato ma discreto quando è stato utilizzato,
Collison sta giocando molto meglio di quanto ci si potesse attendere, gente come Nazr Mohammed o Robinson sa fare poche cose, intimidazione in area e lavoro sporco il primo, accelerazioni fulminee il secondo, ma quelle poche le fa molto bene, tanto da averle potute fare in squadre da titolo, Cook è un altro giovane di buon potenziale.
Aggiungiamo che sia coach Carlisle che coach Brooks hanno dimostrato ottime capacità, ma anche qualche limite nel cambiare qualcosa quando le cose vanno male, ed ecco che la serie diventa imprevedibile e, probabilmente, appassionante.
Chi vincerà? I freschi ed atletici Thunder o gli esperti ed accorti Mavericks?
Probabilmente vincerà chi saprà meglio sfruttare le proprie qualità e giocare sui punti deboli degli avversari, ma diventa difficilissimo immaginare chi ci riuscirà.
Le due batterie di lunghi parevano inadeguate a difendere il proprio canestro con efficacia, eppure i tanto sottovalutati Chandler ed Haywood, con l’aiuto di uno strepitoso Dirk Nowitzki, sono riusciti a tenere a bada quella che era ritenuta la migliore batteria di lunghi della lega, quella dei Lakers, mentre i vari Ibaka, Collison e Perkins hanno faticato tantissimo, ma hanno in qualche modo retto, permettendo alla loro squadra di passare il turno, contro la migliore batteria di lunghi di questi play off per rendimento, quella sorprendente dei Memphis Grizzlies, che ha esibito Zach Randolph, Marc Gasol ed un giovane Arthur davvero molto positivi.
Una volte Gianni Brera, controverso opinionista sportivo, continuava a descrivere nello stesso modo le capacità di noi italiani, e portava sempre il paragone della partita di tennis di un classico “pallettaro”, cioè un tennista abituato a stare a fondocampo e difendersi.
Quando il pallettaro affrontava un grande attaccante, che tirava forte, metteva la racchetta, la pallina viaggiava e si vedevano anche bei punti, quando due pallettari si affrontavano, non appena uno provava ad attaccare sbagliava e, sempre secondo Brera ovviamente a noi italiani accadeva questo in ogni campo e cercava di far rientrare nel paragone perfino Manzoni e Caravaggio.
Fino ad oggi le due batterie di lunghi, sempre con l’eccezione di Nowitzki, hanno potuto giocare come il “pallettaro”, dato che gli esterni sono stati superiori agli avversari ed a loro bastava reggere il confronto o perderlo di poco per permettere alla propria squadra di vincere.
Oggi entrambi dovranno dare di più, specialmente i lunghi dei Mavericks, in quanto è difficile immaginare che i pur bravi Terry, Kidd, Stojakovic, Barea, Marion abbiano una produzione offensiva migliore di Westbrook e, soprattutto, Durant. D’altro canto Chandler ha dimostrato, a tratti, di poter far male agli avversari anche in fase offensiva e Dirk Nowitzki ha fatto vedere una completezza offensiva che anno fa non si conosceva ed ha, a tratti, trascinato la squadra come non gli si era mai visto fare ai play off.
Gli esterni dei Thunder dovranno quindi giocare al meglio delle loro capacità, non solo in attacco, possibilmente dimostrando una migliore visione di gioco e facendo circolare meglio la palla, ma dovranno anche pressare bene i rivali, in modo da lasciare pochissimi tiri da tre agevoli a quella che è sicuramente la squadra più pericolosa della lega da oltre l’arco.
Lasciare qualche tiro a Allen, Conley, Vasquez, Battier può essere un peccato veniale, lasciarli a Terry, Kidd, Nowitzki e Stojakovic è un suicidio.
Allargandosi troppo però rischieranno di lasciare spazio a Wunderdirk e Chandler. Se invece riusciranno a far valere la loro maggiore freschezza atletica e la loro velocità potrebbero anche non lasciare scampo agli attempati avversari.
Una leggera preferenza in genere nei pronostici si da alla squadra più esperta, quella che ha potuto imparare dalle sconfitte, ma l’accorto Presti ha aggiunto gente che ha giocato le finali assolute, come Robinson, o magari le ha addirittura vinte, come Mohammed o, soprattutto, Perkins.
Accontentiamoci quindi di dire che l’unico pronostico possibile è l’impossibilità di effettuarne, accomodiamoci in poltrona con pop corn e Coca Cola o, nella migliore tradizione nostrale, con frittatona di cipolle e Peroni e gustiamoci una sfida davvero affascinante.
bell’articolo!
titanico scontro tra 2 modi opposti di stare in campo.
es. kidd e westbrook: il primo ha l’onniscenza tecnica e del passaggio fa un arte mentre il secondo è un centauro ( corre come se avesse 4 e non 2 gambe). se kidd riuscirà a alzare ed abbassare il ritmo gara i mavs vinceranno ma se west, come un vortice, riuscirà a mantenere i ritmi alti allora i mavs sono spacciati.
sotto perk e chandler si annullano ma marcare Durant con Stevenson e Dirk con Ibaka potrebbe creare gare a punteggi molto alti.
chi farà + male durant o dirk?
% da 3 e la capacità di stringere ed allargare il campo saranno gli altri fattori decisivi della serie.
terry e harden, poi, decideranno un paio di gare a testa e prevedo una serie lunga di almeno 6 gare.
sono due squadre diverse ma con tanti punti in comune.
Okc 55% – Dallas 45%.
Il paradosso irrisolvibile dei Mavs è che i migliori attaccanti in questi playoff, gli unici in doppia cifra (Dirk, Terry, Stojakovic, Kidd…) sono anche i peggiori difensori…
E se poi Durant giocasse da 4 (Maynor, Westbrook, Harden/Sefolosha, Durant, Ibaka)? KD Può tenere il tedesco decisamente meglio di quanto il tedesco possa tenere lui, inoltre OKC diventerebbe ancora più da corsa, ancora più incontenibile atleticamente per i Mavs.
Qualora Dallas decidesse di giocare con Dirk da 5 per toglierlo da Durant, ciò significherebbe pitturato da “happy hour” per le penetrazioni di Westbrook, Harden e lo stesso Durant (senza contare che Dirk non è certo in grado di tagliare fuori a rimbalzo Ibaka o Perkins, quindi via col festival dei rimbalzi offensivi Thunder…). Credo sarebbe una mossa interessante…
Ottimo articolo Alessandro, dovendo fare un pronostico direi Dallas 4-2…per Durant e soci mi sembra ancora presto, e i Mavericks hanno dalla loro parte l’esperienza, il riposo di parecchi giorni ed una grande solidità…possono ri-andare in finale, dopo il 2006.