Nella vita i cicli prima o poi finiscono e nello sport, specialmente in uno sport di squadra, un ciclo di tre anni è un ciclo già di una lunghezza accettabile, che finisca è anche comprensibile.
Una partita mal giocata non può certo cancellare tre ottimi anni di successi, in cui i Lakers hanno raggiunto tre finali, vincendone due, però di sicuro i sostenitori della squadra californiana avrebbero preferito una conclusione diversa.
Una sconfitta con il coltello fra i denti, lottando fino all’ultimo contro una squadra più forte è anche accettabile, una umiliazione in quel di Dallas, beccando 40 punti di distacco senza mai essere in partita non era il congedo che ci si attendeva.
Certo, già tre anni fa quella famosa gara 6 contro i Celtics fu una umiliazione da cui i giocatori dei Lakers, molti ancora con la stessa canotta, seppero prontamente riprendersi, ma i Celtics, almeno i Celtics di allora, erano una squadra aggressiva in difesa, che toglieva il respiro e rendeva difficilissimo giocare per qualsiasi avversaria, in questi 4 anni, guarda caso lo stesso arco temporale di questi Lakers, non si ricorda una sola squadra che abbia giocato bene contro di loro, nemmeno quelli che li hanno battuti.
I Mavericks invece sono una squadra sicuramente forte, molto forte, ma anche una squadra che ha sempre lasciato giocare gli avversari, a partire dai Portland Trail Blazers nel primo turno, una squadra che quando è in forma e concentrata può sconfiggere chiunque, ma arrendersi come i Lakers hanno fatto in questa ultima gara 4, accettando un cappotto senza opporsi, è segno che loro per primi erano consci della fine di un ciclo.
Questa squadra della franchigia californiana non ha mai brillato per intensità e grinta, le vittorie sono arrivate grazie alla tecnica ed alla intelligenza cestistica, più un pizzico di follia che ha consentito di venir fuori da situazioni molto difficili come le finali dello scorso anno, proprio per questo si pensava che potesse meglio far fronte ad un declino fisico inevitabile. Invece il declino fisico si è palesato clamorosamente contro una delle squadre con l’età media più alta dell’intera lega, con più giocatori oltre i 30 anni ed oltretutto priva di due giocatori importanti come Caron Butler e Rodrigue Beaubois, due fra i pochi giocatori atletici nel roster.
I Mavericks però, contrariamente ai Lakers, sono perfettamente consci di non poter schiantare gli avversari fisicamente, svolgono il loro gioco sia in attacco che in difesa, con i loro ritmi, un gioco e dei ritmi perfettamente compatibili con la loro età e le loro condizioni fisiche.
Ritmo caraibico, circolazione di palla, tanti tiri da tre, perimetralità spinta all’eccesso, difesa attendista lontano dal ferro ed aggressiva nei pressi dell’area pitturata, nervi saldi, panchina lunghissima che consente tanti cambi senza che si perda efficacia.
Ora vedremo cosa faranno nella finale di conference contro una squadra atletica e di giovani terribili, sia che debbano giocare contro i Memphis Grizzlies di Randolph e di Gasol junior sia che debbano giocare contro gli Oklahoma City Thunder dovranno cambiare qualcosa nel loro stile e dovranno confrontarsi contro una squadra totalmente differente da questi Lakers, ma hanno dimostrato di avere le armi per riuscire a giocarsela.
La cronaca della partita è anche semplice da fare, il primo quarto è stato, come sempre, dominato dagli attacchi ed ha visto una leggera prevalenza dei Mavericks, che già hanno iniziato a scaldare le mani con 4 tiri da tre messi a segno, ma hanno cercato di sfruttare anche Chandler vicino a canestro.
Dalla parte opposta il quintetto base dei Lakers ha mostrato già qualche difficoltà, ma sembrava comunque poter tenere il campo. Kobe Bryant ha cercato di far vedere che non parlava a vanvera, quando affermava che la sua squadra aveva ancora possibilità di vincere questa serie, giocando come nelle giornate migliori, Fisher, Gasol e Bynum parevano poterlo spalleggiare.
Già nel secondo quarto però la partita ha preso una direzione precisa. Le seconde linee dei Mavericks, trascinate da Terry e Stojakovic, hanno scavato un solco incolmabile con i loro tiri da oltre l’arco, mettendo a segno la bellezza di 7 tiri da tre punti, dando l’impressione di poter tirare come e quando volevano, trovando sempre tiri agevoli, se agevole può essere un tiro da quella distanza, mentre i Lakers andavano completamente nel pallone, incaponendosi in isolamenti senza costrutto, congelando la palla, sbagliando i tiri dalla media e lunga distanza e non riuscendo a rifornire i lunghi.
Più un massacro che un quarto, con il povero Phil Jackson che chiamava time out a ripetizione senza riuscire a cambiare minimamente l’inerzia della partita.
39 a 63 il punteggio a metà partita, se non era già una sentenza poco ci mancava.
Nel terzo quarto i Lakers hanno provato a tenere il campo e recuperare qualche punto, scendendo a 19 punti di distacco con una iniziativa di Artest, ma i Mavericks hanno subito risposto portandosi a quasi 30 punti di vantaggio con due tiri da tre ed una penetrazione di Terry.
Impressionante soprattutto come non appena i texani davano un minimo di stretta difensiva saltasse completamente il gioco offensivo dei Lakers, un gioco che in teoria dovrebbe essere automatico e conosciuto alla perfezione da dei compagni abituati a giocare insieme da anni.
Bryant, Fisher, Odom, Bynum hanno giocato insieme per tantissimi anni, sempre con la triangolo, Gasol è a Los Angeles da quattro anni, Brown da 3, eppure sembravano tutti non sapere cosa fare con il pallone in mano. Per fortuna Tex Winter non segue più da tempo in campo le partite della squadra di cui ha curato il gioco offensivo, da casa, davanti al televisore, sarà stato sufficiente prendere il telecomando e cambiare canale dopo una bella scarica di insulti per risparmiarsi un simile spettacolo.
Nell’ultimo quarto i Lakers si sono totalmente arresi ed i Mavericks hanno proseguito con il loro gioco, dando spazio e lasciando punti a giocatori che se li erano totalmente meritati come Haywood, Barea e Marion.
Il punteggio è stato fissato sul 122 ad 86 con i punti finali di Mahimi e Cardinal, mentre Bynum si lasciava andare, come già Artest in gara 2, sfogando il suo nervosismo con un brutto fallo e meritandosi l’espulsione.
I riflettori ora sono, giustamente, tutti per i Mavericks, che oltretutto hanno dato l’impressione di non spingere sull’acceleratore fino in fondo.
I leaders della squadra, Jason Kidd e Dirk Nowitzki, hanno lasciato il proscenio ad altri compagni, scelta in parte dovuta anche alla mano caldissima da oltre la linea dei tre punti, per quanto il tedesco abbia realizzato 17 tiri e catturato 7 rimbalzi, tirando solamente 11 volte dal campo.
Gli onori della cronaca sono tutti principalmente per Jason Terry, il vero killer dei campioni in carica, e per dei sorprendenti Peja Stojacokic, apparentemente finito da anni, e Jose Juan Barea. “The Jet” ed il portoricano si sono ricordati della lezione di un Chris Paul che ha fatto a fettine la difesa dei Lakers ed hanno cercato di giocare in modo simile, con tanti pick and roll lontano dal canestro ed accelerazioni improvvise. Certo, nessuno di loro è CP3, ma d’altra parte i compagni in campo erano di ben altra pasta.
Alla fine Terry ha segnato ben 32 punti, Barea 22 e Stojakovic 21, ma occorre ricordare che i Mavericks nel loro complesso hanno tirato con oltre il 60% dal campo, anche da tre punti, hanno catturato 40 rimbalzi, uno in più di avversari che erano accreditati come il miglior pacchetto lunghi della lega (e ricordiamo che catturare i rimbalzi per un team con un gioco così lontano dal canestro è molto difficile). Ben 20 i tiri da tre punti realizzati, su 32 tentativi.
L’unico momento di soddisfazione per Phil Jackson è stato alla fine della partita, quando tutti i Mavericks, a partire dal proprietario, Marc Cuban, diviso da Jackson da una feroce rivalità venuta alla luce in tantissimi battibecchi sui media più differenti, gli hanno reso omaggio, salutandolo con calore alla fine di quella che, più con certezza che con probabilità, è stata la sua ultima partita da allenatore in NBA.
“Si è trattato di una bellissima corsa!” ha commentato Jackson, riferendosi alla sua incredibile carriera.
“Ho imparato da lui tutto quello che so, sarà brutto il prossimo anno senza di lui” ha detto Kobe Bryant, riferendosi al suo storico coach.
Anni fa, nel 2004, quando Jax lasciò la panchina dopo la figuraccia in finale contro i Pistons, definì Kobe “inallenabile”, adesso i rapporti fra i due sembrano molto più distesi.
“Loro torneranno e proseguiranno la loro corsa, i Lakers non finiscono certo oggi!” ha chiosato Jackson, vero, verissimo, ma non sarà certo facile ripartire da questo cappotto appena subito.
Ovviamente di segno opposto i commenti dei vincitori, giustamente esaltati per l’impresa compiuta e gasati per l’opportunità che gli si apre davanti.
In fin dei conti affronteranno di sicuro un team senza alcuna esperienza al prossimo turno, dato che l’altra semifinale è fra i Grizzlies ed i Thunder, ed in una eventuale finale affronteranno o i Celtics, anzianotti e fisicamente non al meglio, oppure un team ancora in fase di costruzione e con qualche lacuna, come sono sia gli Heat che gli Hawks che i Bulls del fresco MVP Derrik Rose.
Lo sa per primo Jason Terry, che ricorda bene come i play off terminino solo quando una delle due finaliste vince la quarta partita: “Il nostro lavoro non è certo finito!”
“Ci sono tanti giocatori che possono giocare bene e segnare da noi, è questa la nostra forza!” ha ribadito, giustamente, Dirk Nowitzki.
Ma dove possono arrivare questi Mavericks?
La risposta, ancora una volta, al coach più titolato della storia, che oggi conclude la sua carriera e quindi giustamente conclude anche questo commento, Phil Jackson: “Non credo di aver mai visto una squadra giocare così bene ai play off.”
Ad inizio Playoffs, ragionando solo con la mia testa, considerata l’eta dei Mavs e la loro fame di vittoria, avrei decisamente speso qualche soldo su di loro almeno in Finals…poi leggi a destra e manca, ascolti Podcast e ti convinci che questi non ce la fanno, forse nemmeno a passare il primo turno…
Oggi mi chiedo se non ci siamo forse fatti troppo prendere la mano dalle esperienze passate, senza analizzare a mente lucida le potenzialità di questo team…mi chiedo, ad esempio, contro Miami (in una splendida rivincita di Finals) dove potrebbero arrivare Nowitzki e soci?
ti diro’ a sto punto tifo per loro,il pensiero che possa vincere il non basket di miami basato su pure individualita’ e poco gioco di squadra mi fa accapponare la pelle e io sta finale la vedo abbastanza probabile,oklahoma non sta reggendo la pressione e si vede,troppe forzature significano poca lucidita’
Che figuraccia indegna, sweeppati dall squadra di quello che storicamente è un giocatore che non è mai stato in grado di caricarsi la squadra sulle spalle per portarla alla vittoria (Dirk).
Schifo.
Impossibile, per via del roster e del monte salari, fare degli interventi mirati sul mercato per essere nuovamente competitivi l’anno prossimo.
L’imperativo adesso è scambiare tutto lo scambiabile, via Artest, Barnes, Odom, Blake e tutta la fuffa ultratrentenne che abbiamo nel roster e cerchiamo di farci dare in cambio qualche giovane e qualche scelta per poter rifondare.
Riapriamo un nuovo ciclo, dopo aver chiuso questo con una umiliazione devastante.
Schifo.
Phil jackson dovrebbe pure ammettere che non crede di aver mai visto una sua squadra difendere così male nei playoffs… lakers ridicoli in difesa… i mavs saranno pure bravi e magari vincono il titolo, ma così male a qualcuno non l’avevano mai fatto, manco in regular…hanno giocato contro lo 0 difensivo, un pickand roll e dirk con 4(non 2) 4 metri di spazio… mah… una penetrazione, uno scaricoe un passaggio di costruzione e terry con 3 metri… ma dai, ma quale impresa…
Sempre tutti a considerare imbattibili i Lakers, che tanto le figuraccie in stagione regolare erano un’altra cosa… comunque imperdonabile il fallo di Bynum, il commentatore ha parlato di Bush League (ovvero di comportamento non da professionista), e mi sembra il minimo una squalifica lunghissima…
Ciao a tutti. Jimibeck, non credo che il Tedesco sia, per usare le tue parole “un giocatore che non è mai stato in grado di caricarsi la squadra sulle spalle per portarla alla vittoria”
E’ uno dei 4 giocatori nella storia dei playoff ad avere di media da 25 +10.
E’ un giocatore che non ha paura di prendere l’ultimo tiro, e mi sembra un lottatore 10 volte superiore a Gasol che pure ha già vinto 2 titoli (ma con Bryant in squadra)
Dallas mi ha stupito per qualità di gioco e profondità, poi gli abbinamenti nei playoff fanno tutta la differenza, e Dallas era perfetta per giocare contro LA ….che poi ci ha messo del suo….