Allen - Wade è uno dei tanti match-up da sogno che propone questa sfida...

This fall I’m gonna take my talents to South Beach

Da quando LBJ ha pronunciato queste fatidiche parole, sono stati scritti migliaia di articoli, sono state sciorinate migliaia di statistiche, sono state analizzate migliaia di azioni all’interno di 87 partite… e finalmente siamo arrivati al redde rationem, in cui capiremo se è arrivato il momento in cui una delle squadre che dominato le ultime stagioni NBA dovrà cedere lo scettro a quella che è disposta a tutto pur di dominare le prossime.

LE DIFESE

Partiamo da qui. Entrambe le squadre hanno difese straordinarie, che rendono la vita impossibile agli avversari sia sotto canestro (prima -Miami- e terza della lega per percentuale concessa nelle conclusioni in prossimità del ferro) che nei pick and roll (quarti gli Heat, secondi i Celtics), ma sono anche solide nel difendere contro il tiro da tre (Celtics quinti assoluti, Heat noni) e nei rimbalzi difensivi (Heat quarti, Celtics noni).

Insomma, sono due reparti senza veri punti deboli: non ti fanno segnare da sotto, sanno disinnescare i giochi a due, sono eccellenti nelle rotazioni difensive e quindi nel difendere sui tiri piazzati.

L’ago della bilancia, a questo punto, non può che essere rappresentato dalle filosofie offensive, che non potrebbero essere più diverse.

L’ATTACCO DEI CELTICS.

I Celtics sono una squadra equilibrata e versatile, con moltissime frecce al proprio arco: le interpretazioni di Allen dietro ai blocchi, le isolation per Pierce sulla sua “mattonella” preferita al gomito destro, il penetra-e-scarica di Rondo, il post medio e alto di Garnett, una varietà infinita di giochi a due tra i big four per generare il mismatch che preferiscono in base all’avversario, i tagli dal lato debole quando le squadre avversarie prestano troppa attenzione alla palla; anche in contropiede, nonostante l’avanzata età media del roster, sono sorprendentemente efficaci, soprattutto grazie alle improvvisazioni di Rondo; il tutto condito dalle pulitissime soluzioni tattiche disegnate di volta in volta da Doc Rivers, soprattutto sulle rimesse laterali.

Non presentano particolari picchi di eccellenza, non hanno IL gioco o LA soluzione tattica preferita, e questo li rende imprevedibili e molto, molto pericolosi, soprattutto in una serie al meglio delle sette partite, in cui prima o poi si può trovare un antidoto o un adattamento contro qualsiasi espediente offensivo avversario, ma non si può difendere su tutto contemporaneamente.

D’altra parte, però, l’attacco dei Celtics presenta anche alcuni significativi punti deboli.

In primo luogo la tendenza a generare troppe palle perse: Rondo è geniale, ma talvolta troppo immaginifico anche per i suoi compagni, o anche per se stesso, mentre Pierce e KG tendono ad essere troppo lenti nella lettura della difesa avversaria, e al di fuori dei big four il Q.I. cestistico è veramente molto basso.

In secondo luogo la tendenza e prendere troppi tiri dalla media distanza, in particolare con i lunghi: KG e Glen Davis sono naturalmente portati a questa soluzione, piuttosto che ad attaccare il ferro con la dovuta convinzione, e le squadre avversarie si sono ormai abituate a “regalare” a Rondo un midrange jumper praticamente ad ogni azione, pur di evitare che le vada a vivisezionare nel pitturato.

Tiri di questo genere, apparentemente comodi, sono in realtà un vero e proprio veleno per qualsiasi squadra, perché non fanno male alla difesa avversaria, e non possono tenere in piedi un attacco per tutta una partita (figuriamoci per tutta una serie): nessun esempio può essere più lampante e più significativo della decisiva gara 7 di finale dell’anno scorso, una partita che i Celtics hanno controllato a lungo, salvo poi vedersela scivolare dalle mani quando le gambe si sono stancate, i jumper dalla media e lunga distanza hanno iniziato ad infrangersi sui ferri, e i Lakers si sono messi ad accumulare rimbalzi difensivi riprendendo il controllo tecnico ed emotivo della partita.

Infine la scarsa efficacia a rimbalzo offensivo: generalmente (con una recente eccezione, di cui parleremo più avanti) i Celtics sono una delle peggiori squadre della lega in questo settore, un po’ per la già menzionata tendenza a prendere troppi tiri in sospensione con i propri lunghi senza muovere la difesa, aumentando esponenzialmente le possibilità dei difensori di accaparrarsi il rimbalzo, e un po’ per una precisa scelta tattica di Rivers, che preferisce rinunciare ad un vero e proprio assalto al tabellone avversario, per consentire ai propri giocatori di rientrare rapidamente e disciplinatamente per non concedere il contropiede.

L’ATTACCO DEGLI HEAT

Miami è costruita su una filosofia radicalmente opposta; Boston sa fare tutto bene, Miami sa fare poche cose, ma quelle cose le fa benissimo: il contropiede (primi assoluti della lega quanto ad efficacia), gli isolamenti (anche in questa categoria sono i leader incontrastati), il pick and roll e i giochi a due in generale (quinti); tutto il resto lo fanno poco e male: poco gioco spalle a canestro, poco movimento lontano dalla palla, pochi giochi disegnati per liberare un tiratore attorno ai blocchi.

L’attacco degli Heat è molto, molto prevedibile: si corre sempre, il più possibile, e se non si riesce a chiudere con la transizione primaria o secondaria ci si rifugia nei giochi a due o negli isolamenti.

In realtà, anche sapendo esattamente cosa sta per succedere, certe giocate dei dioscuri James e Wade vanno in porto lo stesso, ma alla lunga nessun tipo di soluzione tattica è infallibile, e prima o poi si riesce a disinnescarla, soprattutto in una serie di playoffs in cui si gioca ripetutamente contro lo stesso avversario, e soprattutto se questo avversario sono i Celtics e la loro temibile difesa.

Un ruolo determinante potrebbe essere rappresentato dai tiri liberi: gli Heat sono soliti guadagnarne parecchi, i Celtics concederne altrettanti. In una sfida così equilibrata, una discrepanza di 5-10 punti a partita dalla lunetta rischia di rivelarsi pesantissima.

I MATCHUP TATTICI

A questo punto, preso atto delle singole caratteristiche tattiche delle due squadre, non resta che vedere come si incrocino tra loro, e quale delle due abbia le migliori probabilità di prevalere.

La chiave di volta è rappresentata dalla capacità degli Heat di riuscire a tenere il ritmo alto, visto che, se la serie si dovesse risolvere con una sfida di attacchi a metà campo, i Celtics sono destinati a prevalere: la packline defense ideata da Thibodeau ed ereditata da Doc Rivers è fatta apposta per disinnescare le interpretazioni individuali di giocatori con le caratteristiche di James e Wade, e negli ultimi anni ha sempre prevalso in questo tipo di confronto.

Il fatto che ora siano da affrontare contemporaneamente, anziché in serie e partite differenti, non cambia molto in questo senso: generalmente i due fenomeni attaccano uno alla volta, mentre l’altro sta a guardare e rifiata, e un attacco statico, con un giocatore che va in 1vs5 (o al massimo sfrutta un blocco) è il pane quotidiano dei biancoverdi, che ci banchettano da anni.

La difesa di Boston va attaccata con i tagli dei giocatori senza palla, con pochi palleggi e tanti passaggi, cioè esattamente in modo opposto rispetto alla strategia generale di Miami: per batterli con la necessaria continuità a metà campo, gli Heat e Spoelstra devono mostrarci qualcosa che in questi mesi non si è ancora visto.

Si ritorna quindi al discorso del contropiede: Miami deve correre, e per farlo ha bisogno di generare palle perse e conquistare rimbalzi difensivi; due punti su cui, come abbiamo detto, potrebbero esserci buone notizie, perché generalmente i Celtics perdono tanti palloni prendono pochi rimbalzi in attacco.

Ma c’è un caveat anche a questo punto, anzi due:
– è vero che i Celtics non sono celebri per la gestione della palla, ma è anche vero che gli Heat generano pochi turnovers rispetto alla media delle squadre NBA;
– è vero che i Celtics normalmente vanno poco a rimbalzo offensivo, ma nel primo turno hanno già affrontato una squadra che aveva due significativi punti di forza nei rimbalzi difensivi e nell’efficacia in contropiede, e hanno risolto il problema con un inatteso “cambio di mentalità“, come canterebbero i Negrita: contro New York, Rivers ha mandato i suoi all’assalto del tabellone avversario, e il derelitto 21% stagionale a rimbalzo offensivo (buono per l’ultimo posto assoluto nella lega) si è trasformato in un imprevedibile 31% (terza prestazione di  questi playoffs, alla pari degli Heat e alle spalle di due superpotenze del rimbalzo offensivo come Bulls e Lakers).

Una delle principali curiosità tattiche della sfida starà proprio nelle scelte operate da Rivers per disinnescare il contropiede di Miami: rinunciare ai rimbalzi offensivi pur di rientrare il più velocemente possibile, con il rischio di lasciarsi comunque battere dal superiore atletismo avversario, o giocarsi il tutto per tutto attaccando il tabellone con la massima aggressività per provare a soffocare (o comunque ostacolare) la transizione avversaria prima ancora che possa svilupparsi?

I MATCHUP INDIVIDUALI

Heat e Boston sono due squadre che difendono realmente di squadra, e quindi il tradizionale matchup singolo “A-vs-B” perde un po’ di significato… ma si possono comunque individuare alcuni scontri diretti succulenti:

Pierce vs James: LeBron non teme nessuno, ma contro Pierce ha sempre fatto fatica, e negli ultimi anni le sue cifre sono state sempre più basse quando è stato marcato da PP rispetto a quelle nei confronti diretti contro qualsiasi altro avversario. E’ altrettanto vero che lo stress fisico ed emotivo della marctura di LeBron ha generalmente effetti devastanti sull’efficacia offensiva di Pierce, ma rinunciare a Pierce pur di debilitare LeBron è un trade-off che i Celtics sarebbero ben contenti di accettare.

Rondo vs Bibby-Chalmers: il play dei Celtics è, come sempre, il termometro del loro rendimento; i Celtics vanno dove li porta Rondo, e in questa serie più che mai ci si aspetta che sia lui a fare la differenza, visto che è l’unico dei “generali” di Boston a non dover affrontare un all-everything come James, Wade e Bosh, ma giocatori limitati come Chalmers e Bibby. In attacco li deve dominare, in difesa deve dare una mano sugli esterni e sulle linee di passaggio senza “dimenticarsi” il proprio uomo sull’arco.

Garnett vs Bosh: due giocatori offensivamente speculari, praticamente identici; lunghi con mani educatissime, poco efficaci in post basso e nell’attaccare il ferro, che preferiscono un comodo jumper dalla media distanza rispetto alle sportellate sotto canestro. Garnett è avvantaggiato dalla enorme esperienza e da una abilità difensiva che Bosh non potrà mai eguagliare, l’ex Raptor in compenso ha un notevole vantaggio in termini di gioventù e freschezza atletica.

Shaq: su tutta la serie grava l’ombra imponente del grande vecchio: è il giocatore più anziano e più pesante della lega, ma con lui in campo i Celtics sono molto più forti, e per una squadra con poco tonnellaggio sotto canestro come gli Heat praticamente imbattibili. In realtà nessuno conosce realmente le sue condizioni al di fuori del coaching staff, c’è chi dice che potrebbe scendere in campo in Gara2, chi ritiene che sia già abile e arruolato da Gara1, e infine chi pensa che la sua stagione sia in realtà già conclusa.

Staremo a vedere, perché potrebbero bastare 10 minuti di qualità a partita del venerabile Shaq per far saltare il banco.

IL PRONOSTICO

Gli analisti mainstream sono quasi tutti pro-Heat: più giovani, più talentuosi, più affamati, schierano i due giocatori più forti della serie e godono pure del fattore campo.

In realtà quest’ultimo elemento vale solo in una eventuale Gara7, ma a quella partita bisogna arrivarci, e fino ad allora può rivelarsi un’arma a doppio taglio: nelle prime due gare in casa la pressione sugli Heat sarà immensa, mentre per i veteranissimi dei Celtics sarà una partita come tante, una delle decine di gare del genere che hanno giocato in questi ultimi anni; se dovessero riuscire a strappare una delle due sfide di apertura, farà davvero caldo a Miami.

E’ una serie da tripla, ma se proprio bisogna azzardare un pronostico dico Celtics in 6.

11 thoughts on “Heat – Celtics Preview: qui si fa la storia o…

  1. Si possono trarre molti spunti di riflessione da quest’articolo, ma mi manca un pezzo del puzzle: ed il matchup Allen-Wade? Vale la pena sacrificare Wade su Allen in difesa a rincorrerlo sui blocchi? Riuscirà Allen a tenere Wade in difesa? E se gli Heat decidessero di spendere Chalmers\Bibby su Allen, Wade sarebbe dirottato su Rondo: a quel punto, Rondo dovrebbe attaccare continuativamente il #3 degli Heat per caricarlo di falli?
    Inoltre non si tiene conto di una cosa: Garnett e Bosh sono si molto simili, ma la “cattiveria agonistica” che ha Garnett, Bosh non osa neanche sognarla!
    Da spettatore disinteressato, mi auguro una gara 7 con overtime (magari doppio); di sicuro sarà una serie lunga. Il mio pronostico: o Celtics in 6 o Heat in 7.

    • …è vero quello che dici AK47…

      …mi sento di aggiungere un’altro spunto di riflessione… finale di gara punto a punto…gli Heat con chi vanno??? Lebron? Wade?

      …per quanto riguarda il contropiede, bè…con l’arrivo di Jeff Green, Boston è una bella macchina da corsa, Rondo, Allen, PP, Green, KG…

      …questione infortunati, Haslem rientra? …sarebbe una pedina importante per Miami…

    • i Celtics sono troppo organizzati per lasciare Allen “on an island” contro Wade: ogni volta che tenteranno di isolarlo, non ci sarà mai un confronto Wade-Allen, ma Wade-Allen + aiuto/prerotazione, e Allen è perfettamente in grado di indirizzare la penetrazione di Wade dove la difesa vuole che vada.
      Con Pierce la situazione è un po’ diversa, il coaching staff dei Celtics in passato è sembrato accettare un 1vs1 tra i due senza impaurirsi troppo, vedremo se sarà questa la soluzione anche questa volta.

      per quanto riguarda eventuali crossmatch, credo che i Celtics resteranno con le marcature canoniche, magari qualche sprazzo di Rondo su Wade o James per disturbare il loro palleggio; gli Heat, come giustamente sottolineavi, potrebbero essere tentati da qualche crossmatch in più, ma Bibby su Allen mi sembra improponibile, più facile Chalmers su Allen e qualche assaggio di James su Rondo “alla Bryant” per ostruirgli la visuale.

  2. Sarà che dopo la Decision non mi stanno molto simpatici gli Heat ma ritengo comunque che una squadra organizzata come Boston non lasci molte speranze a Miami..

    sono convinto vinceranno in 6 anche perché ho letto una cosa che non mi è molto piaciuta in questo articolo: Garnett è poco efficace in post basso?????? Aspettiamo di guardare qualche partita contro Bosh e poi riscriviamo questo articolo ok? Secondo me se lo mangia, anche perché è l’unico big four Celtic con di fronte un non-difensore totale

  3. Gia’, Garnett poco efficace in post basso? Ma stiamo scherzando? Ma chi l’ha scritto l’articolo Topo Gigio?

    • Non sono molto d’accordo…garnett preferisce il jumper dala media piuttosto che lavorare in post come farebbero per esempio duncan o sheed wallace non vedo cosa ci sia di sbagliato nell’articolo dove si analizza soprattutto il duello con bosh….che poi kg possa giocare in post con buoni risultati è fuori discussione.

      • Garnett in post basso non è particolarmente efficace; statisticamente risulta essere il 32esimo giocatore della lega (0,98 punti per possesso), ma anche ad occhio è evidente che qualcosa non va: zero power moves, un solo movimento affidabile spalle a canestro (il fade-away jumper che fa felice ogni difesa)… una volta aveva dalla sua la partenza frontale, ma l’età gli sta portando via pure quella. è vero che Bosh è pure peggio (0,87 punti per possesso in post basso, 81esimo della lega) ed è un difensore molto sospetto, se si fossero affrontati a pari età KG lo avrebbe distrutto.

        ma in questo momento il vantaggio di Bosh in termini di età ed atletismo rischia di pareggiare quello di KG in termini di talento, esperienza e comprensione del gioco, rendendo il duello molto equilibrato.

  4. il fatto delle statistiche in post basso non credo conti molto. sono riferite alla regular season e i playoff sono un altra cosa, inoltre trovandosi davanti un non difensore come bosh secondo me sfrutterà in più occasioni il post basso

  5. credo che giocherà moltissimo chalmers a discapito di bibby che in difesa è un buco… se chalmers riuscirà a tirare bene da 3 sugli scarichi di james, miami avrà unnbel vantaggio.. se in serata no invece il filippino sarà costretto a tenere più spesso un tiratore (e mike miller mi sembra ancora non arruolabile) perdendo molto in difesa..

    molto dipenderà dalle iniziative del bigliettone: se giocherà vicino a canestro farà sfracelli, se invece si accontenta del jumper sarà ne più ne meno che bosh… il “texano-canadese” sicuramente tirerà molto dalla media e su questi tiri la fortissima difesa di garnett avrà molto meno effetto..

    credo che il rebus della difesa heat sarà allen che penso troverà molte volte la via della tripla lasciato solo visto che spesso miami si chiude sulla difesa lasciando qualche spazio ai tiratori

    per contro bisognerà vedere quanto saranno in palla i due amigos e se ripeteranno le gesta di altre sfide playoff (e dell’ultima partita di regular)
    lebron non lo vedo così sofferente marcato da Psquare

  6. beh,a chi dare la palla a 2 secondi dalla sirena x miami? semplice,a chi si smarca meglio…mi pare normale.

    • si, peccato che il filippino non la pensi così… con quei due mostri di talento… è impossibile aspettare e vedere chi si smarca meglio, devi darla per forza a uno dei due e lasciargli fare, mentre a boston hanno dimostrato soprattutto contro NY che i finali di partita tirati sono il pane quotidiano… la mia opinione sulla chiavi della serie, come fanno nelle tv americane? il rendimento della panca di boston, che essendo molto portata al jumper dalla media-lunga (ciccio davis, jeff green, ma anche delonte west) rischia di lasciare il campo a parziali da paura degli heat in contropiede, e il metro arbitrale che si utilizzerà sui blocchi di boston per le triple, ci giochiamo la serie sulle bastardate degli arbitri, già vedo wade a terra che piange per un blocco di kg e gli arbitri che gli danno pure ragione…

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