Dovevano battere un colpo, e l’hanno fatto. I Denver Nuggets hanno evitato ieri notte lo sweep, e si sono guadagnati la possibilità di tornare, mercoledì, alla Oklahoma City Arena per cercare di ribaltare la serie.
Bella vittoria per i ragazzi di coach Karl, che hanno mostrato orgoglio e la volontà di dare filo da torcere ai loro avversari. Hanno avuto, soprattutto nel secondo tempo, maggiore intensità, riuscendo a conquistarsi un vantaggio in doppia cifra che si è rivelato prezioso.
Alla fine sono riusciti a complicarsi un po’ la vita: erano sopra di dieci punti a più o meno tre minuti dalla fine, ma hanno rischiato fino all’ultimo di perderla o quantomeno allungarla. Durant, infatti, con una fantastica tripla a 4.1 secondi dalla fine, aveva riportato i suoi a -2.
Dopo il libero realizzato da Felton, che ha dato ai suoi il +3 con 3.5 secondi da giocare, i Thunder hanno comunque avuto con Westbrook la possibilità di pareggiare, ma il playmaker di Oklahoma City ha sbagliato nettamente il tiro: a caldo l’ex UCLA chiedeva agli arbitri un fischio per un fallo, ma nelle interviste post partita ha addolcito le sue proteste, dicendo di aver semplicemente sbagliato il tiro.
L’errore sull’ultimo tiro di Westbrook, in un certo senso, chiude per lui una serata non proprio perfetta dal campo: ha, infatti, realizzato trenta punti, ma per metterli a referto ha avuto bisogno di altrettanti tiri. La difesa dei Nuggets su di lui, in questa occasione, ha sicuramente funzionato, per la soddisfazione di Kenyon Martin: “Quanti tiri ha preso? Per noi va bene così. Se ne prende trenta e ne sbaglia diciotto va benissimo, ogni partita”.
Denver, tra le mura amiche, è migliorata in difesa, confermando come i Pepsi Center sia un campo difficilmente espugnabile. I Thunder hanno dovuto faticare, ma vanno a casa comunque avendo giocato una buona partita, con la mentalità giusta di chi voleva chiudere la serie il prima possibile, pur avendo la tranquillità di avere (almeno) un altro possibile match point casalingo.
In gara quattro è da registrare un’altra buona partita di Ibaka, che ormai non può più sorprendere: secondo doppia doppia consecutiva (a quota 13 punti e 14 rimbalzi) per lui. Altrettanto efficace Durant, che ha comunque dato lampi di classe (ha segnato almeno venti punti in nove delle dieci partite disputate nei playoffs).
Per i Nuggets, è paradossale come siano stati proprio i liberi, il fondamentale nel quale hanno avuto più problemi in questa serie ed in generale dalla trade di Febbraio, nel finale, a chiudere la partita. Le cifre non sono buone a livello assoluto (comunque il totale nella gara è stato di 31/46), ma ne hanno realizzati otto consecutivi nel quarto periodo e sei su otto tentativi negli ultimi ventitre secondi di gara, un dato molto importante visto che gli avversari stavano cercando di recuperare ricorrendo al fallo sistematico.
Finalmente Gallinari ha dato segni di vita, dopo tre partite che finora sono state deludenti per il ragazzo di Graffignana: ieri notte ha segnato 18 punti (tutti nel secondo tempo), realizzando in particolare due tiri fondamentali per costruire il vantaggio dei suoi nel quarto periodo.
Gallinari è stato sì importante, ma i veri aghi della bilancia sono stati altri, a partire dai due reietti J.R. Smith e Chris Andersen, che hanno dato quell’energia fondamentale per scuotere Denver e cambiare il ritmo della gara.
Il titolo di Mvp della gara, però, spetta di diritto a Ty Lawson che, oltre ad aver segnato, come detto ventisette punti, ha anche dato tre assist, con una sola persa e 9/9 liberi, oltre che un’energia notevole per i suoi.
A fine gara ha commentato così la sua prova: “Il coach dice che quando attacco, do energia a tutta la squadra. Tutti parlavano di come avremmo perso 4-0, c’era una forte emozione intorno a questa gara. A questo punto, questa era la partita più importante della mia vita, e volevo giocare forte. L’abbiamo fatto tutti”.
Qualche polemica tra le due squadre era stata alimentata da Karl, che aveva definito i suoi avversari come un jump-shooting team, un modo per dire che sono soft; alcuni giornalisti di Denver, oltretutto, sono stati durissimi nei confronti dei Thunder e di Durant in particolare, quasi a dimenticarsi che la squadra sopra 3-1, fino a prova contraria, è quella di Oklahoma City.
Ieri, a fine gara, Brooks è stato educato ma chiaro: “Non ci vedo come un jump-shooting team, andiamo in lunetta tanto quanto loro. Siamo una squadra fisica, credo che i ragazzi siano saliti di livello in termini di aggressività. E’ facile poi, vedendo Kevin e quello che fa in attacco, pensare che non sia duro, ma lo è almeno quanto gli altri”.
La strada da percorrere è ancora lunga per i Nuggets, che vorrebbero realizzare quello che nessun’altra squadra NBA ha mai fatto, vale a dire recuperare una serie dopo essere stati sotto 3-0. Devono iniziare da mercoledì notte.