Alzi la mano chi avrebbe puntato un dollaro sugli Hawks vincenti in gara 1, reduci da 6 sconfitte nelle ultime 6 partite di regular season, e più in generale reduci da prestazioni poco convincenti dopo l’All-Star break.
Chiaro, la serie è lontanissima dall’essere segnata, ma, al di là della vittoria, quello che ha impressionato di più è stata il totale controllo di Atlanta di fare andare la partita dove voleva, soprattutto nella metà campo difensiva.
Ma andiamo per ordine.
Gli Orlando Magic partono con Nelson, Richardson, Turkoglu, Bass e Howard; mentre gli Atlanta Hawks schierano Hinrich, Johnson, Smith, Horford e Collins.
I primi due quarti vedono subito un leggero allungo di Atlanta, che si affida alle situazioni di isolamento per Joe Johnson e a quelle di post-up per Horford, generando raddoppi sfruttati con comodi open jumper.
Gli ospiti devono però fronteggiare la questione falli che si fa critica: 2 sono i falli per Collins, 2 sono i falli per Pachulia, 2 sono i falli per Powell. Tanto che Larry Drew è costretto a scongelare Ethan Thomas.
Motivo di tanti falli, manco a dirlo, è Dwight Howard che domina il pitturato su entrambi i lati del campo chiudendo il secondo quarto con 31 punti e 8 rimbalzi, il 65% del fatturato in termini di punti dell’intera squadra.
Sembrerebbero numerosi spaventosi, e lo sono, ma era proprio ciò che volevano gli Hawks, che non hanno mai raddoppiato Dwight nei primi due quarti, se non mandando in aiuto un difensore iniziato il movimento di avvicinamento a canestro (vedi video sotto), riducendo al minimo i tiri dall’arco e più in generale di giocatori che non si chiamassero Howard: negli spogliatoi si va con Turkoglu fermo a quota 4 punti, Nelson 1 e Richardson 2.
httpv://www.youtube.com/watch?v=MHV35hcd7h8
httpv://www.youtube.com/watch?v=xlCA7eGO3CA
Nel terzo quarto la musica non cambia e gli Hawks continuano ad allungare il gap, arrivando a +17 dopo 6 minuti di gioco. Oltre ai già citati Johnson e Horford, danno un buon apporto anche Josh Smith, che comincia ad attaccare Turkoglu in situazioni dinamiche e meno in situazioni statiche, e Jamal Crawford che è in una delle “sue” serate (23 alla fine per lui).
Orlando dal canto suo continua a litigare con i jump-shots e con (ora) Howard raddoppiato, si affida a Jameer Nelson, che dopo un primo tempo chiuso con 0/3 dal campo, ne mette 20 in 12 minuti con 4/5 dalla lunga distanza. Ma il resto della squadra continua a latitare.
Nell’ultimo quarto, nonostante i 5 falli di Howard, i Magic tuttavia sembrano riportare la gara punto a punto portandosi a -8 a due minuti e spiccioli dalla fine, complici una serie di tiri forzati di Crawford e Hinrich; ma è proprio qui che la partita gira: sul possibile -6 un anticipo di J-Smoove dà il via a un contropiede che Crawford chiude con una tripla dall’angolo che significa +11 Hawks con 1:25 da giocare e partita chiusa.
Stan Van Gundy alla fine della partita ha dichiarato che era dura per la sua squadra riuscire a spuntarla contro le percentuali dal campo degli Hawks, ma questo, permettemi, nasce da una difesa molto rivedibile, già per una semplice questione di matchups: Joe Johnson – Jason Richardson e Horford – Bass su tutti. L’altezza e la forza fisica di Iso Joe è nettamente difficile da contenere in quello spot, e poco sono serviti JJ Redick prima e Quentin Richardson dopo.
Mentre Horford da 4 ha letteralmente abusato di Bass e di Anderson, sia in situazione di low post, sia in situazione di pick&pop grazie a un jumper più che affidabile. A Van Gundy sarà anche passata l’idea di mettere Dwight su Horford, ma questo apre il pitturato alle penetrazioni di Johnson e Smith. Se a questo aggiungi i 23 punti di Crawford, beh, è dura.
Gli aggiustamenti in gara 2 andranno proprio in questa direzione: limitare Joe Johnson e Al Horford, ma soprattutto coinvolgere nell’altra metà campo tiratori come Richardson, Reddick, Anderson e Turkoglu(1/12 totale dalla lunga distanza per loro) non esclusivamente grazie alla circolazione di palla derivante da scarichi di Dwight raddoppiato.
In attesa di martedì, intanto, Double J si gode la vittoria, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa per le tante critiche ricevute dopo un finale di stagione tutt’altro che positivo:”I think we just had to be excited about where we were, we understood that we played this team four times this year and we won three of them. We’re a confident group. I think the last six games of the season people kinda looked down on us because we lost all six. But now we have a plan. It’s coming to fruition and we just have to go out and play together”.
Seguito da Jamal Crawford:“We just had to be excited about where we were. I think we had a plan and now it’s coming to fruition.”
Ripetono come un mantra che hanno un piano, basterà?