Un mese. Un solo mese ed inizieranno i play-off NBA, una delle competizioni più eccitanti ed epiche dello sport mondiale. Piano piano noi appassionati di basket ci avviciniamo alla resa dei conti, al tempo dei bilanci, e scrutiamo il passato per capire il presente e predire il futuro. Oggi ci occuperemo di Western Conference, e in particolar modo di quelle squadre che occupano dalla 5° posizione in giù.
Esse saranno le classiche “mine vaganti”, che partiranno con gli sfavori del pronostico già dal primo turno e che però potrebbero riservare qualche sorpresa. L’Ovest si differenzia dall’Est proprio per questo motivo, perchè ha più squadre che possono dire la loro ad alti livelli.
Di talento ce n’è in abbondanza, e anche se ovviamente San Antonio, Los Angeles, Dallas e Oklahoma City avranno più possibilità di avanzare al secondo turno, dovranno faticare contro le proprie avversarie. Andiamo ad analizzare la situazione di queste quattro franchigie (più un breve commento sulle altre tre squadre che ancora lottano per un posto ai play-off), partendo da…
Denver Nuggets (41-29)
Vedere Denver ai play-off, per noi tifosi italiani, vorrà dire anche vedere Danilo Gallinari nella massima competizione del basket professionistico mondiale, quantomeno a livello di club.
Detto questo, i Nuggets stanno dimostrando di essere una squadra vera, talentuosa, di carattere. Non si sono fatti scoraggiare dall’addio di Anthony e Billups, tanto è vero che hanno vinto 8 delle ultime 10 partite e mantengono un buon record di 41 vittorie e 27 sconfitte, che li proietta alla quinta posizione dell’Ovest.
Gli equilibri della squadra dopo la trade di febbraio sono cambiati, certo. Però il timoniere rimane sempre lo stesso (George Karl), e sono arrivati ragazzi giovani e con voglia di emergere. Felton ha dimostrato sin dall’Università di essere un leader e si è imposto in una piazza difficilissima come quella di New York, mentre il nostro Gallinari convive con le pressioni fin da quando ha 16 anni.
Inoltre, la squadra aveva a propria disposizione altri giovani di indubbio valore: JR Smith per esempio, che è una delle migliori riserve della Lega. Oppure Afflalo, specialista difensivo e buon tiratore dalla lunga distanza. Infine ci sono i veterani: Nenè e Martin, una coppia solida sotto canestro, ma anche Al Harrington, che pur essendo un tipo piuttosto bizzarro ha delle qualità offensive non indifferenti.
Ecco, forse Denver è proprio la squadra a cui più si addice il termine “mina vagante”, perchè sono capaci di tutto. In quanto a talento sono messi benissimo, ciò che gli manca è un po’ di leadership ed una maggiore disciplina di squadra. Ma se sono in giornata, se la giocano con tutti.
Portland Trail Blazers (40-29)
Una delle storie più particolari degli ultimi dieci anni nel basket mondiale è proprio quella dei Portland Trail Blazers. Quando arrivano ad un passo dal diventare la nuova squadra da battere, succede sempre qualcosa che li mette in difficoltà. E il bello è che nelle difficoltà riescono pure a combattere, nonostante tutto!
Il maggior problema, in questi ultimi 4 anni, è stato quello degli infortuni: a Portland avevano puntato pesantemente su Greg Oden, e non l’hanno praticamente mai avuto a disposizione. Poi si sono aggiunti i guai fisici dell’altro leader, Brandon Roy. Insomma, un disastro. Eppure, questo gruppo di ragazzi sta riuscendo per l’ennesima volta a lottare e a conseguire buoni risultati, dato che si trovano al sesto posto nella difficile Western Conference.
E il maggiore rimpianto è proprio questo, ovvero la mancanza di Oden. Egli è un centro molto forte dal punto di vista difensivo, non efficacissimo in attacco magari ma se avesse potuto lavorare nel corso di questi anni sulle sue doti adesso staremmo parlando quantomeno di un ottimo giocatore. E, soprattutto, del tipo di giocatore che serve proprio ai Blazers per diventare una contender.
Immaginate un quintetto con Andre Miller, Brandon Roy, Gerald Wallace, LaMarcus Aldridge e Greg Oden, più una panchina composta, tra gli altri, da Rudy Fernandez, Nicolas Batum e Marcus Camby: è una squadra molto, molto forte!
Ad oggi Oden non c’è, e il suo posto è stato preso da Camby. Vedremo se Portland riuscirà a superare il primo turno invece di dover lottare con i propri avversari per poi essere eliminata subito.
New Orleans Hornets (40-31)
A differenza dei Nuggets e dei Blazers, gli Hornets possono annoverare una super-stella come Chris Paul ma non hanno la stessa qualità dalla panchina e mancano un po’ di talento offensivo. Paul è un ottimo realizzatore e un costruttore di gioco fenomenale, nonchè un leader, ma intorno a lui ci sono troppe incognite per poter considerare New Orleans un “top team”.
Prendiamo il nostro Marco Belinelli, ad esempio: si sta impegnando molto e sta tirando fuori tutto il suo carattere per meritarsi la fiducia dello staff tecnico, ma come risponderà alla prima esperienza dei play-off? Io credo che Marco sia un ragazzo tutto d’un pezzo, talentuoso e meno limitato di quello che si possa credere. Certo, è essenzialmente un tiratore ma sa fare anche altro, e noi italiani lo sappiamo bene dato che lo abbiamo visto all’opera pure qui in Europa e in Nazionale.
E’ lecito però domandarsi se in una competizione come i play-off riuscirà a mantenere inalterate la sua sicurezza e la sua efficacia. D’altra parte, nella posizione di ala piccola abbiamo Trevor Ariza, eccellente difensore ma in netto calo dal punto di vista offensivo. Le sue percentuali sono mediocri (38% dal campo, 29% da 3) e questo rischia di essere un brutto handicap per la sua squadra.
Infine David West ed Emeka Okafor, che sono rispettivamente l’ala grande e il centro titolare. Da loro ci si aspetta un salto di qualità, soprattutto dal punto di vista difensivo: saranno fondamentali le risposte che daranno in tal senso.
Un punto debole è rappresentato indubbiamente dalla panchina: sono veramente pochi i giocatori di valore, e questo è un altro fattore negativo che gli Hornets rischiano di pagare in una competizione così serrata, che tra l’altro arriva al termine di una stagione regolare stressante come quella NBA.
Memphis Grizzlies (38-32)
Zitti zitti, i Grizzlies hanno messo su una squadra molto convincente e anche piuttosto giovane, che “rischia” seriamente di fare i play-off quest’anno. Per ora occupano l’ottava posizione nella griglia, e hanno un vantaggio di una partita e mezza sugli inseguitori degli Utah Jazz.
Ciò che colpisce dei Grizzlies è che hanno a disposizione tantissime armi offensive: l’atletismo e il tiro da fuori di Rudy Gay, le penetrazioni di Mike Conley ed OJ Mayo, il gioco spalle a canestro di Randolph e Gasol…e parliamo di giocatori che sono tutti giovani, a parte Randolph.
In più, ci sono due specialisti difensivi niente male come Tony Allen e Shane Battier. Per quanto riguarda la loro gestione, coach Hollins dovrà essere bravo a capire quando la squadra avrà più bisogno di un realizzatore in campo piuttosto che di questi due “mastini” insieme, che possono svolgere un lavoro davvero superbo sugli esterni avversari, soprattutto in ottica play-off.
Insomma, i Grizzlies hanno ancora qualche carenza strutturale (ad esempio, manca un sostituto affidabile per Gasol e Randolph), ma rimangono una delle squadre più intriganti della Lega.
Le altre: Utah Jazz, Houston Rockets e Phoenix Suns
Utah Jazz (36-33): Inutile negarlo, la stagione degli Utah Jazz ha avuto due parti ben distinte tra loro: nella prima parte, quando Jerry Sloan ancora era l’allenatore, la squadra andava piuttosto bene e mirava decisa alla qualificazione ai play-off. Nella seconda parte, iniziata subito dopo l’addio di Sloan, gli Jazz sono andati alla deriva e rischiano concretamente di non partecipare alla post-season.
La perdita dell’allenatore e del leader, Deron Williams, sono due brutti colpi da assorbire, ed era impossibile pensare che Utah sarebbe uscita indenne da questi cambiamenti. Detto questo, il roster rimane comunque buono: il quintetto titolare è composto da Devin Harris, Raja Bell, Andrei Kirilenko, Paul Millsap e Al Jefferson, mentre dalla panchina si alzano giocatori validi come i lunghi Mehmet Okur e Derrick Favors.
I principali difetti di Utah sono da ricercare nel reparto esterni. Dopo la partenza di Williams, infatti, manca un giocatore di primo livello nei ruoli di playmaker, guardia o ala piccola, e anche in panchina c’è molta poca qualità. Qualche alternativa in più farebbe sicuramente comodo, ma ormai è tardi per rimediare a questa lacuna.
Houston Rockets (36-34): altra squadra che, come i Blazers, lotta in mezzo a mille difficoltà. Houston, anni fa, aveva puntato tutto sul duo composto da Tracy McGrady e Yao Ming, per poi essere tradita da entrambi, che non hanno retto dal punto di vista fisico.
Ad oggi i Rockets si presentano come una squadra con diverse lacune, e difficilmente si qualificheranno per i play-off. Mancano dei giocatori di buono/ottimo livello in due ruoli cruciali come quello di playmaker, di ala piccola e di centro, e sono delle carenze pesantissime.
Se ad Ovest ti presenti con Lowry playmaker, Budinger ala piccola e il 35enne Brad Miller come centro, non vai da nessuna parte. Parliamo di ottime riserve, ma certo non di titolari fissi.
Phoenix Suns (34-33): dopo l’exploit dell’anno scorso, nel quale raggiunsero le finali della Western Conference, i Suns 10 mesi dopo rischiano addirittura di non fare i play-off. La squadra non gira più come un anno fa, e l’assenza di Amare Stoudemire si è fatta sentire più del previsto.
Senza Stoudemire, Phoenix ha perso un giocatore di indubbio impatto e anche un po’ di fiducia, lasciandosi andare ad un comprensibile sconforto. E’ un peccato perchè l’esperienza e la qualità non manca, a partire dai sempreverdi Steve Nash e Grant Hill.
Oltre a loro due ci sono anche Vince Carter, Mickael Pietrus, Channing Frye, Marcin Gortat…ma l’impressione è che manchi ancora qualcosa sotto canestro e, soprattutto, che gli anni migliori degli uomini-chiave siano ormai alle spalle.
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“La vita è una metafora del basket” (Phil Jackson)
Da tifoso Blazers dico infatti che spesso si è sottovalutato l’importana degli infortuni dei Rockets.
Io invece da tifoso Blazers dico che con quella formazione sana, ce la giocavamo contro i Lakers senza partire sfavoriti… ma tanto sono solo sogni, ahimè!
Io da tifoso Lakers (anche se non c’entra nulla) dico che per quanto riguarda i Grizzlies era Tony Allen, non Tony Davis :)
Da tifoso Suns per me… lasciamo perdere, vah.
Oddio, totale black-out su Tony Davis…come mi sarà uscito fuori? :-D
Comunque, il fatto che ci siano squadre come Rockets e Blazers che sono state falcidiate dagli infortuni conferma ancora di più una cosa: ad Ovest ci sono tantissime squadre competitive, anche se poche di loro possono realmente puntare all’anello (a meno di sorpresone).
Grazie per avermi scimmiottato…:-)
Comunque volevo sottolineare il fatto che si fanno tanti elogi a “noi”, che lottando facciamo dei bei campionati,
ma anche i Rockets hanno dovuto rinunciare al loro miglior giocatore, e soprattutto quello su cui avevano costruito la squadra…Si meriterebbero qualcosa anche loro!
Magari andrebbero ricomposte le conference, anche per motivi “logistici”….
Ti scimmiottavo perchè quello che dici è giusto, e infatti l’ho pure scritto nell’articolo. Il fatto è che i Rockets vengono meno considerati rispetto a voi perchè i loro risultati sono un po’ peggiori…ma stanno facendo comunque un lavoro notevole, ora vedremo cosa faranno con Yao che va in scadenza di contratto.
Per quanto riguarda la ricomposizione delle Conference…mah, io penso che si vada a cicli. Alla fine ad Ovest ci sono più squadre con buono/ottimo talento (circa 10-11), ma anche ad Est in fondo non ce ne sono solo 3 o 4, ma 7 (le prime 7 classificate attualmente), più i Pacers che possono diventare una buonissima squadra se sfrutteranno la situazione salariale favorevole.
@xandro24
A dir il vero Tu sei l’unico che non l’ha fatto…!!!:-)
Non hai ripetuto il mio “preambolo”…:-)
Concordiamo sui Rockets
e anche sulle conference penso anche Io che sia una questione di cicli, anche se non l’avevo scritto l’ho pensato…
Certo è che pensare a New Orleans come una squadra dell’ovest, ad esempio, è un po’ strano…Ma anche li non c’è molta possibilità di cambiamenti, anche se non ho la cartina degli USA sotto mano…:-)
partita che sembra non finire mai…
uno spettacolo…
Let’ s go Grizzlies Let’ s go Grizzlies
con 2/3 accorgimenti questa e’ squadra ke ha l’ossatura x puntare in alto, molto in alto….ma molto in alto…..Il frontcourt e’ SPAVENTOSO, saro’ ripetitivo ma Z Bo e’ un valore assoluto, e’ dominante ed e’ un fattore sempre e cmq……Gasol e’ un 5 puro dall’indiscusso valore e Arthur ha un talento fuori dal comune…..Poi aggiungiamo un difensore assoluto come Tony Allen ke offensivamente e’ elemento + ke valido, un giocatore completo a 360 gradi ed un play come Conley ke tra qualke anno sara’ ai vertici della lega nn bestemmio se dico c’e’ il telaio x puntare in alto…..E nn dimentikiamoci di un certo Rudy Gay e di un talento puro, ke nn si ritrova purtroppo ancora del tutto, come OJ Mayo….E dalla panca escono uomini di esperienza e qualita’……E coach Hollins ne sa…..e tanto pure….
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