La copertina del libro Shoot Like The Pros

Dire che siamo di fronte ad un semplice scout è riduttivo: Adam Filippi è il direttore dello scouting internazionale dei 16 volte campioni NBA Los Angeles Lakers.

Un ruolo che ricopre dal 2001, dopo aver lavorato prima insieme al fratello Jason e poi come consulente per i New Jersey Nets.

Diventato il più giovane scout di sempre della lega, il suo ruolo gli ha dato la possibilità nel tempo di accedere a tanti particolari gialloviola e girare il mondo alla ricerca di nuovi talenti pronti per il basket NBA e per i Lakers.

Adam si è da poco scoperto scrittore, visto che grazie alle sue conoscenze “tecniche” (svolge in periodo estivi dei clinic specifici), ha scritto questo libro dedicato esclusivamente ad uno dei fondamentali più difficili da perfezionare e più importanti per un giocatore di pallacanestro. Noi lo abbiamo avvicinato e ci siamo fatti spiegare un pò di cose riguardo al mondo dei Lakers, dello scouting e ovviamente del suo interessantissimo libro.

MM – Ciao Adam, innanzitutto grazie di aver accettato di rispondere a qualche domanda per noi. La prima riguarda questa stagione dei Lakers. Partiti cosi e cosi, dopo l’All-Star Game ci sono state 8 convincenti vittorie di fila prima della sconfitta bruciante di Miami. L’impressione è che siano concentrati al 100% (finalmente) e man mano che la postseason si avvicina eseguono e difendono sempre meglio. Che aria si respira nell’ambiente in vista di un eventuale threepeat?

AF – È evidente che molte cose siano cambiate in positivo. Probabilmente è successo appena prima dell’All Star game, cioè al rientro a LA dopo le umiliazioni a Charlotte e Cleveland. In questo momento la consapevolezza che non saremo soggetti ad ulteriori cambiamenti dovuto al fatto che non sono state fatte operazioni di miglioramento alla trade deadline del 24 febbraio sarà un ottimo presupposto affinchè ognuno potenzi al massimo le proprie competenze e responsabilità. Mitch Kupchak è partito proprio allo scadere della deadline per un viaggio europeo e non l’avrebbe mai fatto se ci fosse stata un’ atmosfera tesa e complicata. Queste ultime vittorie sicuramente fanno ben sperare.

MM – Qual è il tuo pronostico sui playoffs 2011? Io ho scommesso (azzardando) che la finale sarà Lakers vs Bulls come 20 anni fa! I Bulls sono la squadra che è cresciuta di più in questa stagione. Qual è la tua opinione su di loro e quale sarà secondo te la squadra capace di dare più filo da torcere ai Lakers?

AF – Bisogna imparare a perdere prima di vincere. Sarei molto sorpreso se Chicago arrivasse in Finale, così come lo fui quando ci arrivò Orlando nel 2009 e noi nel 2008. Mi piace ciò che stanno costruendo, e non mi aspettavo una stagione del genere, sempre in crescendo. Le basi sono buone, ma i playoffs saranno il vero esame. Boston è la più forte ad Est, ma lo scambio Perkins & C. per Green & C. non mi convince. Se Shaq non regge i ritmi playoffs, l’assenza di Perkins sarà un problema. Oggi come oggi ci sono 2 squadre cha conoscono le strategie per batterci: Boston e San Antonio. Le altre.. 4 volte? Non credo..

MM – Sasha Vujacic non è più un Laker e adesso sta facendo bene in New Jersey. La domanda non è casuale rispetto al tuo libro. Immagino che con Sasha hai avuto parecchio a che fare, e il fatto che venga chiamato “The Machine” la dice lunga sulla sua tecnica di tiro. E’ il miglior tiratore puro delle lega? O viene subito dopo Ray Allen?

Adam durante uno shooting clinic con Sasha Vujacic

AF – Sasha è arrivato ai Lakers a 20 anni e ancora acerbo. Era un prospetto più da playmaker, ma con un’altezza di 2 metri e neppure tanto atletico, nell’NBA non è facile cavarsela in quel ruolo. Con l’impegno e cercando di specializzarsi in un ruolo più definito, è diventato un ottimo tiratore. Ci sono tiratori più puri e migliori di lui, ma quando Sasha percepisce fiducia attorno a sé (e gioca con la sua famosa faccia tosta) è super. Questo scambio è stato la cosa più importante per la sua carriera, e ora sta giocando da vero protagonista. Ray Allen è il miglior tiratore in sospensione del mondo, ha 2 gambe pazzesche e una tecnica costante, ma ai giovani suggerirei di studiare più la tecnica di JJ Redick o Steph Curry, perché fisicamente “normali” e con fluidità di tiro ideale.

MM – Jerry West parla del tiro come di un arte difficile da insegnare. Inoltre leggo sul libro una frase del grandissimo Pete Newell: il basket è uno sport “overcoached” e “undertaught”, molto allenato, ma poco insegnato. Il tiro (che come dici tu è molto personalizzabile) è uno dei fondamentali che rispecchia alla perfezione questa definizione, giusto? Perchè?

AF – Apri un argomento molto interessante. La frase di Newell che ho inserito nel libro, se non l’avesse pronunciata prima lui… l’avrei coniata io. Il suo messaggio è che gli allenatori si concentrano più sull’attacco e la difesa di squadra, schemi, e strategie per vincere le partite. Tutto giustissimo soprattutto se si ha la pressione del dover per forza raggiungere obiettivi o salvarsi il posto. Ma spesso tutto questo avviene a discapito della tecnica individuale. Il fondamentale del tiro per primo è troppo trascurato.

La foreword di West è semplice ma precisa. Il tiro è il fondamentale individuale principale, ma difficile da insegnare e da apprendere. Di tutti i fondamentali, il tiro è quello più personalizzabile perché abbiamo tutti aspetti fisici, coordinazioni ed interpretazioni differenti. Ma i grandi tiratori, seppur con tecniche alquanto diverse e personali, hanno molte delle componenti fondamentali simili. Esempio: equilibrio, presa del pallone, frustata del polso. Un bravo istruttore deve capire la biomeccanica del corpo di ciascun giocatore, e da lì adattargli un tiro idoneo.

MM – In questa stagione ci sono stati due rookie un pò “particolari”. Uno è stato chiamato per 39esimo e l’altro ha 26 anni e non è mai stato scelto. Ovviamente avrai capito che sto parlando di Landry Fields e Gary Neal, che sicuramente sono due delle prime dieci matricole di questo campionato. E’ andato qualcosa storto nello scout o la “work ethic” di questi due fantastici giocatori ha prevalso? Cosa mi dici a riguardo? E considerato che parliamo anche di Lakers, so che sono ingiudicabili visto il minutaggio e il roster con cui hanno a che fare, ma a che livello stanno i due rookie gialloviola Caracter e Ebanks?

AF – Tutti gli anni c’è una sorpresa nel draft del 2° giro. Vuol dire che tutte 30 le squadre avevano sottovalutato il giocatore in questione. Mi vengono in mente Boozer e Arenas nel 2002, M.Gasol nel 2007, ma anche tanti altri. Qualcuno addirittura non è neppure stato scelto, come Brad Miller, Anthony Morrow, Wesley Matthews. Sicuramente lo scouting non è una scienza perfetta. E finchè non hai un giocatore nella tua squadra non lo conosci davvero. Landry Fields sarebbe stato il “nostro uomo” ma fu scelto poco prima da New York. Tutte le squadre lo vedevano “solo” come un buon giocatore, e hanno preferito concentrarsi maggiormente su talenti grezzi ma con più margini di miglioramento. Chiaramente il sistema di gioco di D’Antoni lo ha aiutato ad emergere subito, ma essendo un ragazzo più maturo rispetto al collegiale medio, probabilmente si sarebbe ambientato bene ovunque. Gary Neal mi è sempre piaciuto, ma è abbastanza monodimensionale, ma questo tipo di tiratore fa sempre comodo, e inserirlo in un gruppo solido come gli Spurs gli ha giovato. Impatto super. Nel Draft, soprattutto per noi che scegliamo quasi sempre a fine 1° giro, o addirittura solo nel 2°, bisogna puntare sul “best player available”.

Devin Ebanks a mio parere è stato un gran colpo: ha 20 anni, atletico, ala piccola pura (che è un ruolo dove tra 1-2 anni avremo veramente bisogno) ed ha ancora grossi margini di crescita. Ricorda il primo Trevor Ariza. Speriamo che trovi spazio nella rotazione l’anno prossimo. Caracter è già uomo fisicamente ed è astuto tecnicamente. Classico “undersized big man” per la NBA, ma ideale per giocare in Europa, mi piace.

MM – Oltre alla frase di coach Phil Jackson che definisce questo libro il migliore mai letto su questo argomento, e la “foreword” di Jerry West, quali sono i motivi per i quali i nostri lettori “devono” comprare il tuo libro?

Adam con il mitico Magic Johnson e con Ryan, il figlio di Jerry West

AF – Avere come testimonial il più grande coach della storia è un onore incredibile. E non mi aspettavo le sue parole, anche perché in 10 anni, Jackson e io non abbiamo avuto conversazioni né molto lunghe né molto frequenti. Per quanto riguarda Jerry West non saprei dove iniziare per descriverlo. I giovani di oggi non hanno la cultura cestistica che magari avevo io da ragazzo, magari non lo riconoscono come farebbero con altre leggende, ma vi assicuro che non c’è nessuna persona nel mondo della pallacanestro con più credibilità di Jerry West. Magic? Jordan? Kobe? Bird? Neanche vicino. È la “personalità” più potente e carismatica della storia NBA (e per chi non lo sa, è il giocatore disegnato nel Logo NBA). È stato il primo vero fenomeno, il primo giocatore moderno, e successivamente il General Manager con maggiore successo. Oltre ad avere un incredibile capacità a individuare talenti, è soprattutto una persona saggia e “vera”. Proprio per questo ho voluto che fossero le sue sincere parole a esprimere un giudizio sul mio scritto. Per fortuna mia ne è rimasto entusiasta ed ha voluto scrivere la foreword. Un momento che non dimenticherò mai.

Perché leggere questo libro? Ci sono migliaia di libri di tecnica, ma il mio è il primo dedicato interamente al fondamentale del tiro, a 360°. Dalla posizione delle dita al ritmo, dalla mentalità al tiro dal palleggio, dalla parte fisica a metodi di insegnamento ed esercizi. In più ci sono consigli di alcuni dei migliori tiratori di sempre, come Glen Rice, Ray Allen, Chauncey Billups, Danilo Gallinari, Jerry West, Kiki Vandeweghe ed altri. Lo consiglio sia a giocatori sia ad allenatori di tutti i livelli. Ah, dimenticavo, se poi siete anche tifosi Lakers c’è qualche “perla”.

MM – Nel congedarti, ringraziandoti per la tua “clamorosa” disponibilità anche a nome dei lettori di Playitusa e Romanzo Gialloviola, ci puoi dire dove i nostri appassionati possono trovare il libro e soprattutto quando e se verrà tradotto in italiano?

AF – Negli Stati Uniti lo si può trovare in tutte le librerie e chiaramente anche su Amazon.com. In Italia lo si può trovare alla Libreria dello Sport, sia in negozio sia online. Ma a Bologna i negozi Backdoor, Momenti di Gloria e Limited Edition pure ne tengono qualche copia.

Ci sono i presupposti per fare una edizione italiana per il 2012. Ma sono un amante delle opere originali, e comunque l’Italia è un mercato piccolo. E in più i nostri coaches non sono sempre curiosi, creativi e motivati a migliorarsi. Dico una cosa: se un aspirante allenatore non ha una buona conoscenza della lingua inglese, parte con un handicap non da poco in questo mestiere!

Grazie ragazzi e GO LAKERS!!!

One thought on ““Shoot Like The Pros”: intervista ad Adam Filippi, scout dei L.A.Lakers

  1. Bellissima intervista, ad un personaggio importante della pallacanestro USA anche se magari non molto conosciuto perchè il suo lavoro è “dietro le quinte”.

    Tra l’altro, pone l’accento su un aspetto che anche secondo me è sottovalutato nella NBA. Si dà troppo per scontato che i giocatori sappiano fare tutti quei movimenti individuali importanti, mentre spesso andrebbero allenati di più in tal senso. Certo, anche l’attacco e la difesa di squadra sono importantissimi, ed è anche vero che di tempo per allenarsi non ce n’è molto con 82 partite concentrate in 6 mesi, ma quello che dice è assolutamente vero.

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