Come sapete, qui su Play.it USA non pubblichiamo dei Power Ranking riguardanti la NBA: mi trovo d’accordo con questa scelta. Non che i Power Ranking abbiano qualcosa di sbagliato, anzi, ma penso che sia più giusto analizzare la situazione nella sua interezza soltanto in determinati momenti della stagione.
Questo è un momento di pausa, con il grande carrozzone dell’All-Star Game che si sta avviando alla conclusione (scrivo quest’articolo a poche ore dalla sfida tra Est e Ovest).
Quale miglior periodo, dunque, per valutare le carte in mano alle principali pretendenti per il titolo?
In questo articolo abbiamo scelto di fare il punto sulla stagione di otto squadre, quattro dell’Ovest e quattro dell’Est, per cercare di capire cosa potranno fare da qui a giugno. Partiamo con…
SAN ANTONIO SPURS (46 W – 10 L)
Possono piacere o non piacere, ma gli Spurs sono destinati ad essere ricordati come una delle squadre più vincenti della storia. La loro solidità difensiva ed un attacco finalmente convincente li sta facendo volare, tanto è vero che da molto tempo detengono il miglior record della Lega.
Nonostante la loro forza sia conosciuta a tutti, quest’anno Duncan e compagni stanno sorprendendo, perchè giocano bene in attacco, difendono alla grande e soprattutto sono continui.
La differenza rispetto agli anni passati sta in una maggiore consapevolezza dei ragazzi, che vengono guidati magistralmente da coach Popovich. Lo zoccolo duro è formato dai titolari Parker, Ginobili, Jefferson, Duncan e Blair, ma anche le riserve stanno ricoprendo un ruolo fondamentale.
Basti pensare a George Hill e a Gary Neal, tiratori di indubbia efficace e ragazzi che hanno una grande voglia di emergere. Oppure possiamo guardare ai veterani Antonio McDyess e Matt Bonner, che portano qualità ed esperienza alla causa. Insomma, in questi Spurs tutti i giocatori hanno un loro perchè, tutti si sentono coinvolti e questa è la vera chiave del successo.
Tra l’altro, la franchigia del Texas fino ad oggi è stata risparmiata dagli infortuni, il che è un grande vantaggio. E’ anche vero, però, che l’età di alcuni uomini-chiave risulta piuttosto elevata, e potrebbe farsi sentire ai play-off in termini di stanchezza.
A preoccupare maggiormente in tal senso sono Ginobili (33 anni) e Duncan (35), che insieme a Parker sono i due uomini più importanti. Inoltre, bisognerà verificare se i ragazzi di Popovich riusciranno a mantenere un rendimento così elevato ai play-off, visto che negli ultimi due anni hanno parecchio deluso.
Nel 2009 vennero eliminati addirittura al primo turno dai Dallas Mavericks, mentre nel 2010 approdarono sì al secondo turno, ma vennero spazzati via dai Phoenix Suns con un 4-0 che non ammetteva repliche. Starà a loro dimostrare di poter vincere il titolo: di certo hanno ottime credenziali.
BOSTON CELTICS (40 W -14 L)
E a proposito di squadre anziane ecco i Boston Celtics, anch’essi nel lotto delle favorite. Questo gruppo, nato nel 2007 per dare un assalto al titolo limitato nel tempo, si presenta ancora come uno dei più temibili oggi, nel 2011.
I ragazzi di Boston funzionano, c’è poco da fare. Hanno avuto 4 anni per conoscersi, giocare insieme e migliorare, con ottimi risultati. Tanto è vero che, ad oggi, appaiono come la pretendente al titolo con più assi nella manica, da sfruttare di volta in volta a seconda della situazione.
Innanzitutto il meccanismo di gioco, che ormai è consolidato. E poi i Celtics sembrano avere davvero pochi difetti: preferiscono giocare a ritmi lenti, ma hanno anche l’imprevedibilità di Rondo e Robinson da sfruttare.
Sono forti fisicamente, hanno un reparto lunghi molto profondo e tanti uomini di grande esperienza. Insomma, ai play-off bisognerà fare i conti anche con loro. Poi è vero che c’è la questione relativa all’età dei ragazzi guidati da Doc Rivers, obiettivamente molto elevata.
Shaq (39 anni), Garnett, Allen (35 a testa), Pierce (33)…tutti giocatori importanti, che rischiano di pagare sul piano fisico lo scotto di una stagione particolarmente impegnativa. Ma sono temibili, oh se sono temibili…
MIAMI HEAT (41 W -15 L)
Si avevano dei dubbi sulla chimica di squadra dei Miami Heat, e tali dubbi permangono, ma quantomeno questi ragazzi hanno dimostrato di poter combattere per uno dei primissimi record della Lega.
E’ ovvio che l’obiettivo dichiarato sia l’anello, dopo la campagna acquisti faraonica della scorsa estate: tra l’altro, si è parlato molto degli arrivi di LeBron e di Bosh, sottovalutando gli altri acquisti.
Da Mike Miller a Zydrunas Ilgauskas, passando per Eddie House e la conferma di Udonis Haslem, non sono state poche le mosse azzeccate della dirigenza. Certo, poi bisognerà valutare l’impatto di questi uomini nei play-off, ma per ora essi hanno fornito risposte positive.
Anche la convivenza tra i “Three Amigos” sta andando bene. Semmai i dubbi sorgono quando si guarda al gioco della squadra, obiettivamente non eccelso, e all’allenatore, che è a mio parere valido ma ancora inesperto, e che dovrà provare più di altri di poter reggere il confronto con i vari Jackson, Popovich, Rivers e via dicendo.
Per ora, comunque, il bilancio di questa prima stagione della nuova era è positivo. L’impressione è che gli Heat possano battere qualunque avversario, ma che nei play-off le cose si complicheranno di molto. E, a quel punto, vedremo quanto realmente vale questa squadra.
DALLAS MAVERICKS (40 W -16 L)
Verrebbe da dire “soliti, vecchi Mavericks”. Ancora una volta ci troviamo a parlare di Dallas come di una delle pretendenti al titolo, salvo poi vedere Nowitzki e compagni ritornare sulla terra nel momento cruciale.
Anche quest’anno è arrivata una mazzata non da poco, ovvero l’infortunio di Caron Butler, che probabilmente salterà tutti i play-off, anche se sta cercando di forzare i tempi per non perdere quest’occasione.
I Mavericks hanno comunque una buona squadra, con dei titolari di grande qualità e una panchina molto valida. Il quintetto è formato da Kidd, Stevenson, Stojakovic, Nowitzki e Chandler, mentre un ipotetico quintetto di riserve sarebbe formato da Beaubois, Terry, Marion, Cardinal e Haywood… non male, direi!
Tuttavia, i ragazzi di coach Carlisle sembrano più una squadra da regular season che non da play-off. Questo perchè appaiono poco affidabili in un contesto nel quale dovranno difendere duramente, e al contempo trovare tante armi da sfruttare in attacco.
Per quanto riguarda la difesa, alcuni elementi come Stojakovic non appaiono particolarmente efficaci. Altri uomini come Marion sono venuti a mancare spesso nei momenti decisivi, così come lo stesso Butler (anche se ora è ai box). Per non parlare poi di giocatori piuttosto limitati come Stevenson, Haywood e lo stesso Chandler, che è un difensore portentoso ma anche un attaccante mediocre.
Il vero punto interrogativo riguardo ai Mavericks però è il seguente: perchè questo gruppo, che ha deluso tante volte nel corso degli anni, dovrebbe riuscire proprio oggi nell’impresa? Sinceramente, non so darmi una risposta.
CHICAGO BULLS (38 W – 16 L)
Insieme agli Heat, i Bulls sono certamente la squadra più migliorata di quest’anno. E lo hanno fatto grazie al mercato, con l’arrivo di Boozer, ma soprattutto grazie all’arrivo di coach Thibodeau e ai miglioramenti di alcuni ragazzi, come Derrick Rose e Luol Deng.
Eh già, perchè Chicago sembra essere tornata nella elite della Lega, pronta a battagliare con chiunque. E se negli ultimi giorni di mercato dovesse arrivare anche una guardia di qualità, parleremmo davvero di un mosaico interessantissimo.
Per ora limitiamoci a parlare di ciò che c’è. Il quintetto formato da Rose, Bogans, Deng, Boozer e Noah ha dimostrato di essere solido, sia dal punto di vista difensivo che da quello offensivo. Abbiamo imprevedibilità, buoni tiratori, presenza fisica sotto canestro, velocità…un po’ tutto, insomma.
E anche in panchina troviamo, pronti a subentrare, degli uomini che possono dare il proprio contributo. Per esempio Ronnie Brewer, difensore roccioso, oppure Kyle Korver, gran tiratore. O ancora, il lungo Taj Gibson, giovane ma già pronto, e Kurt Thomas, veterano con alle spalle mille battaglie e per nulla intenzionato a ritirarsi.
Non ci sono dubbi sul fatto che i Bulls siano una mina vagante, perchè giovani e ben assortiti. Forse è proprio l’esperienza che un po’ gli manca, oltre ad un giocatore di livello assoluto nel ruolo di guardia, ma le basi per fare bene ci sono. Celtics, Heat e Magic sembrano ancora un gradino sopra rispetto ai “Tori”, ma la distanza non è più incolmabile.
LOS ANGELES LAKERS (38 W – 19 L)
I bi-campioni in carica stanno disputando la solita regular season singhiozzante, con qualche acuto qua e là, più la solita dose di malumori e di sconfitte inspiegabili. Probabilmente i vari Fisher, Bryant, Odom, Artest e via dicendo non possono spremersi più di tanto nel corso delle prime 82 partite, e allora ben venga qualche vittoria in meno per arrivare pronti ad aprile.
I Lakers sono una squadra solida, e nonostante i due titoli vinti e le tre finali disputate nel corso degli ultimi 3 anni, non dovrebbero mancar loro gli stimoli. Bryant vuole vincere sempre, e lo sta dimostrando anche in questo 2011. Lo stesso valga per Fisher, così come per Odom e Gasol.
Preoccupa un po’ di più la situazione di Ron Artest, che arrivò nell’estate del 2009 armato di buone intenzioni, e ha dato un ottimo contributo per la vittoria dell’ultimo titolo. Ma le sue motivazioni saranno ancora così elevate?
Questo non può saperlo nessuno. Certo è che Artest non sta giocando ad alti livelli, e che potrebbe esserci una qualche forma di appagamento in lui. Si parla addirittura di una possibile partenza da qui alla trade deadline, anche se non si è parlato di nessuna operazione concreta.
Comunque sia, i Lakers rimangono sempre i favoriti nella Western Conference: hanno le qualità, la profondità e l’esperienza per arrivare fino in fondo. Concorrenza permettendo, ovviamente…
ORLANDO MAGIC (36 W – 21 L)
Una bella sera di dicembre la dirigenza dei Magic ha deciso che il roster a disposizione non sarebbe stato sufficiente per vincere il titolo, ed ha inscenato una rivoluzione. Via Pietrus, Carter, Gortat e Lewis, sono arrivati Turkoglu, Arenas e Jason Richardson: evvai!
Non è la prima volta che si assiste ad una mossa del genere in NBA, anzi. Anche negli anni recenti abbiamo visto come diverse squadre, anche di ottimo livello, abbiano deciso di rischiare con delle mosse di mercato, al fine di raggiungere l’anello.
Basti pensare ai Phoenix Suns, che vendettero Marion per acquistare Shaquille O’Neal. Oppure ai Detroit Pistons, che cedettero Billups in cambio di Iverson. O agli stessi Magic, che nell’estate 2009 lasciarono andar via Turkoglu per puntare su Vince Carter.
Il punto è: pagherà questa mossa? Noi non possiamo certo saperlo per certo, ma bisogna dire che Orlando sta disputando una buona stagione regolare, e che forse ne è valsa la pena.
Insomma, se vediamo il quintetto titolare troviamo i nomi di Nelson, Jason Richardson, Turkoglu, Bass e Howard. Inoltre, dalla panchina si alzano Arenas, JJ Redick, Quentin Richardson ed Anderson. Tutti giocatori di buonissimo livello, per carità…ma ci sono anche dei limiti in questo roster.
Ad esempio, sotto canestro. Manca un centro che possa sostituire Howard, e anche Bass e Anderson, pur essendo due buone ali grandi, non sono così forti da dare ampie garanzie. Lo stesso Turkoglu verrà chiamato a gestire il gioco nei momenti caldi delle partite, ma non è affatto detto che riuscirà a ripetere le straordinarie prestazioni di due anni fa.
L’impressione è che questa versione di Orlando abbia più talento ma meno logica rispetto a quella precedente alla trade di dicembre. E si sa che, quando si dipende troppo dal talento, si può andare incontro a tutto. A grandi trionfi come ad incredibili cadute.
OKLAHOMA CITY THUNDER (35 W – 19 L)
Dulcis in fundo, gli “Young Lions” dei Thunder, capitanati da Kevin Durant. Chi si aspettava che i ragazzi di Oklahoma City potessero lottare per il miglior record della Lega sarà rimasto deluso, ma le cose stanno andando comunque bene per loro.
Il salto di qualità è atteso ai play-off, dove i Thunder dovranno dimostrare di poter fare strada. Sicuramente avranno un primo turno più semplice rispetto a quello dell’anno scorso, quando se la dovettero vedere con i Lakers campioni in carica, facendo peraltro un’ottima figura.
Sarà una grande occasione per questi ragazzi, che avranno la possibilità di dimostrare tutte le loro doti. Il roster è rimasto pressochè intatto rispetto all’anno scorso, e si punta molto sulla crescita dei giovani.
Il potenziale di questa squadra è davvero impressionante. Non solo Durant (22 anni, ma anche Westbrook (22), Green (24), Ibaka e Harden (21 a testa) hanno mostrato dei miglioramenti, e gli altri giocatori sono tutt’altro che anziani. Basti pensare al 30enne Collison, o ai 27enni Krstic e Sefolosha… insomma, parliamo di un nucleo solido.
Molti talenti farebbero a gara per poter far parte di un progetto di questo tipo, e chissà che il mercato non possa dare una grossa mano. Magari non ora, ma nel giro di 1-2 anni potrebbe anche arrivare qualche nome di peso, nel ruolo di guardia o in quello di centro, al momento i più scoperti.
Sembra davvero presto per poter parlare di titolo, dato che manca ancora un po’ di qualità e di esperienza… ma il futuro è tutto loro.
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