Riportiamo gli orologi indietro di sei mesi, precisamente alla sirena di gara 6 tra i Suns e i Lakers futuri campioni.
Phoenix è fuori dai playoff ma a testa ben alta. Ad inizio anno in molti la davano addirittura in lotteria invece, con la classica “addiction by subtraction”viene svenduto il Big Diesel Shaquille O’Neal a Cleveland, viene aggiunto in rotazione Channing Frye snobbato a Portland e New York e, di nuovo di corsa, Nash e compagni scrivono una delle più belle stagioni dei soli.
Secondi ad ovest, terzo record della lega in assoluto, eliminata Portland con discreta facilità, sweep agli arcirivali Spurs, Finale di Conference con il serio rischio di vincerla. In mezzo tante sorprese e conferme.
Per iniziare partiamo da Channing Frye, il quale diventa uno dei migliori tiratori da 3 punti della lega, poi Dudley e Amundson che evolvono in imprescindibili elementi da rotazione, poi ancora l’esplosione di Robin Lopez con la sua promozione in quintetto base, in seguito quella di Dragic che pare il lontano parente della point guard confusionaria dell’anno prima e che suggella la sua stagione con una partita storica all’Alamo.
Non dimentichiamo nemmeno i soliti noti: Richardson che infiamma la retina tutte le sere, Grant Hill spiega pallacanestro, Stoudemire che torna l’animale da parquet che era ai suoi esordi nei professionisti e Steve Nash che ritorna a giocare ai livelli celestiali del doppio Podoloff.
Sembra un nuovo inizio per i Suns e per Alvin Gentry, il primo di una lunga serie di anni in cima all’ovest. Eppure dal suono di quella sirena la pellicola cambia improvvisamente ritmo e sapore. Quella sirena si dimostra come il segnale di partenza di un cambiamento repentino e brutale nella valle del sole.
Amar’e Stoudemire annuncia che difficilmente rinnoverà il suo contratto in Arizona e detto fatto è lui il primo big free agent del 2010 a cambiare casacca e vestire quella dei New York Knicks alla corte dell’ex coach Mike D’Antoni.
Stoudemire lascia i Suns dopo 8 anni senza aver mantenuto la promessa di portare i Phoenix alla terra promessa (cosa che gli era valsa il soprannome di Black Jesus nei suoi esordi). Per lui le luci della grande mela e un contratto da 100 milioni sono elementi irrinunciabili. Un vuoto pesante quello lasciato da Stoudemire, e soprattutto una perdita per Steve Nash che viene separato dal suo compagno di attacco preferito dal suo ritorno in Arizona..
Ma Amar’e non è l’unico a fare le valigie in Arizona: Steve Kerr lascia il ruolo di general manager a Lon Babby e Louis Amundson firma per i Golden State Warriors. Gli unici rinnovi arrivano da Channing Frye e Jared Dudley.
In pochi giorni il nuovo GM Babby rivoluziona e cerca di completare la squadra. Per prima cosa firma Hakim Warrick per sostituire il partente Stoudemire.
Warrick è una PF che assomiglia in modo davvero impressionante come modo di giocare a STAT: atletico, attacca il ferro frontalmente o in pick & roll, può colpire col piazzato dalla media distanza a discapito di una difesa rivedibile. Peccato però che l’ex Syracuse manchi da sempre di continuità.
Ma non è finita qui, la rivoluzione è appena agli inizi.
La mossa più rilevante è senza dubbio lo scambio con Toronto di un rivedibile Leandro Barbosa per Hedayet Turkoglu, un ex all star che a talento è ai primissimi posti della lega.
Babby vuol dare a Gentry un secondo portatore di palla oltre a Nash e una bocca da fuoco di tutto rispetto nei finali di partita.
A completare il roster arriva un pupillo del GM: Josh Childress firmato dalla Grecia.
Sarà lo stesso Lon Babby a definire la scelta di Turkoglu come un “noble experiment”.
Hedo infatti vedrà i suoi minuti in campo essere divisi tra il ruolo di ala piccola e soprattutto di ala grande atipica.
La musica però in Arizona pare decisamente cambiata.
I Phoenx Suns partono lenti con una squadra che presenta diversi grattacapi e punti di domanda. Robin Lopez subisce senza Stoudemire una involuzione inaspettata.
Steve Nash riesce a giocare il pick & roll solo con Warrick che però gioca a corrente alternata. Sotto canestro si fatica tutte le sere, manca oltre a una ventina di punti sicuri come quelli di Stoudemire anche le innumerevoli giocate di hustle di Amundson e di Lopez.
Certo, come talento questa squadra resta ai primissimi posti, lo dimostra la serata allo Staples Center di Los Angeles in cui i Suns si prendono la rivincita delle finali di conference sconfiggendo i Lakers e stabilendo il nuovo record di franchigia di tiri da tre realizzati con ben 22!
D’altro canto però la squadra vive di alti e bassi. Un lieve infortunio a Nash porta Dragic in quintetto base consacrandolo definitivamente come erede del canadese, ma la squadra fatica a tenere un qualunque vantaggio in partita per colpa dei rimbalzi offensivi concessi agli avversari.
Alvin Gentry tuttavia non delude le alte aspettative nei suoi confronti e sfrutta tutta la lunghezza del roster per cercare degli aggiustamenti. Prima prova a far partire Turkoglu dalla panchina e far iniziare Barron, poi sostituisce a quest’ultimo Warrick reduce da un paio di buone partite. Infine torna sui suoi passi a seguito da alcune prestazioni sottotono dello stesso Warrick che conferma il suo trend altalenante.
Arrivano insomma alcune meritate sconfitte affiancate da altre vittorie che comunque non convincono del tutto del modo in cui arrivano.
Con un record di 12-13, assolutamente inadeguato per andare ai playoff ad Ovest, si aprono per i Suns alcune opportunità.
La prima è quella di cedere Nash, 38 anni e non sentirli e in scadenza di contratto, per dare a lui la possibilità di vincere un anello e per cercare di monetizzare il più possibile in vista di una rifondazione completa del roster a fine stagione.
I rumors su delle trade che coinvolgono il canadese echeggiano nel deserto da inizio stagione e si ha la sensazione che la dirigenza ne prenda qualcuno in seria considerazione.
Ma non è comunque una soluzione che convince fino in fondo perchè il contratto di Turkoglu in un contesto tecnico povero e/o grezzo, tipico di una rifondazione, assume un ruolo ben definito: quello di albatross.
Rimane per i soli quindi il piano B, quello della trade. E la squadra che risponde alla chiamata per Turkoglu è proprio quella in cui il turco è esploso: gli Orlando Magic.
Assieme al Turko partono dall’arizona Jason Richardson e Earl Clark. Da Orlando arriva Vince Carter, Mickael Pietrus e il “Polish Hammer” Marcin Gortat.
Analizziamo meglio la trade: Orlando riesce a dare una mischiata alle carte che propone, cambia assetto di gioco scegliendo una via meno difensiva sulla carta per una squadra di maggior talento offensivo.
Con Arenas (arrivato da Washington per Rashard Lewis) J Rich e Turkoglu possono mettere su una squadra offensivamente devastante. Agent 0 resta uno scorer a tutto tondo, J Rich non ha mai avuto problemi a segnare con continuità ovunque ha giocato, anche partendo dal palleggio come ai Bobcats, Turkoglu torna nella squadra che lo ha valorizzato e dove probabilmente riesce meglio a giocare. Non dimentichiamoci poi di Earl Clark, che in prospettiva può essere quello che sbilancerà la trade in favore di Orlando.
I Suns avevano bisogno di centimetri a canestro e li trovano con Marcin Gortat il quale oltretutto è un ottimo giocatore da Pick & Roll e che quindi può fare le fortune di Nash. Pietrus è il giocatore ideale per il gioco veloce dei soli. Ottimo tiratore da 3, fisicamente dotato e difensivamente ottimo, cosa che permetterà di gestire meglio Grant Hill costretto agli straordinari difensivi quest’anno.
Phoenix inoltre si libera del contratto faraonico di Turkoglu scambiandolo con Vince Carter, un califfo in attacco ma in parabola discendente. Se le prestazioni di Vincredible non convinceranno fino in fondo Phoenix può tagliare il suo contratto (comunque oneroso) a fine anno garantito solo per 4 milioni.
La scelta al primo giro di Orlando poi può far comodo ai Suns per tornare sul mercato perchè bontà della trade a parte resta ancora a roster un buco nello spot di 4.
Trade che sembra far felici tutti e dopo un periodo di assestamento naturale vedremo se queste due squadre avranno trovato ciò che cercano o se dovranno di nuovo tornare sul mercato.
Con i play-off che quest’anno sembrano proprio un miraggio, secondo me Phoenix dovrà tornare nuovamente sul mercato. Troppe ali nel roster (Warrick e Childress non vengono quasi più utilizzati, considerata la presenza di Pietrus, Hill, Frye e Dudley). Almeno una è in esubero. Mancano punti dopo gli addii di Stoudemire e Richardson. La difesa da tre gare prende meno di 100 punti – non accadeva dal 2005. Potrebbe essere una buona notizia ma considerata l’età di Nash e Hill la rifondazione totale è vicina. Una domanda: secondo voi Carter a 4 milioni anzichè 18 resterà o cercherà presto una nuova squadra?
la rifondazione è vicina. nash dovrebbe essere scambiato ora, che ha un residuo (esiguo?) valore di mercato (e quest’anno chiama 10.310.940 dollari). carter è un ex giocatore, con problemi al ginocchio che lo rendono inadatto al gioco di phoenix. Quoto Francesco, troppe ali.
almeno la situazione salariale è buona
Ma chi vorrebbe Nash, quali sono le squadre concretamente che lo stanno cercando?
http://www.basketcaffe.com/suns-al-tramonto#more-23183
articoli in parallelo!
Intanto ho letto che il rookie Lawal si è rotto i legamenti del ginocchio e sarà fuori fino al termine della stagione. Quindi il roster si è ridotto ad undici elementi più il centro Siler che era stato dirittato in NBDL. Secondo me una trade era inevitabile già adesso. Rosa ridotta con esubero di ali. Peraltro Childress ha un contratto da 6 milioni e mezzo, Warrick da 4 e mezzo. Cifre spropositate rispetto all’attuale utilizzo ridotto…
penso si arrivato il momento di lasciare andare steve… è giusto per i miei suns e per lui… è giusto che provi a vincere l’anello da qualche parte e per noi è doveroso ripartire dai giovani… peccato davvero ma continuerò a tifare sia per i suns che per nash…
Secondo me bisogna fare una trade con Nash (ai Knicks in cambio del contratto in scadenza di Eddy Curry $11,276,863 ) cercando di inserire nella trade un contratto tra quelli di Childress o Warrick. Rilasciare Carter che l’anno prossimo chiama $18,000,000 ma con una team option, rinnovare Hill che và in scadenza. Poi metterei peso sotto canestro con Kendrick Perkins che si libera (Boston già ha sicuri $78,551,705 per l’anno prossimo quindi non penso possa rifirmarlo ad alte cifre) poi scelte e tentare l’attacco a Tony Parker (nostra bestia nera negli ultimi anni). Per concludere questo fantomatico mercato darei un’occhiata a Detroit dove c’è Tayshaun Prince che và in scadenza. Tirando le somme, visto che non abbiamo un granchè da offrire in trade salvo Nash ma che ha 38 anni, meglio alleggerire il monte ingaggi e cercare qualche buon free-agent.
Ottimi suggerimenti. Chissà che qualcuno non ti legga negli USA. Oltre a Hill avremo in scadenza anche Dragic e Pietrus e considerato che hanno 24 e 28 anni credo non sia il caso di perderli. Leggevo su AZ Central che hanno ribadito che Nash non è sul mercato. Vedremo…
Dragic penso sia il futuro dei Suns, cmq c’è una team option da $2,108,000 mentre Pietrus potrebbe essere un buon sesto uomo ed ha una player option da $5,300,000. Ormai le speranze dei play-off salvo miracoli sono compromesse, quindi tanto vale pensare già al prossimo anno. Secondo me non ha senso tenere Nash che l’anno prossimo và per i 39 e chiama $11,689,062. Phoenix così com’è l’anno prossimo ha contratti per $48,393,778 che rinunciando ai $18,000,000 scendono a $30,393,778, se scambierebbe Nash con qualche contratto in cadenza (Jamal Crawford, Tayshaun Prince, Mike Dunleavy, Troy Murphy, Eddy Curry, Samuel Dalembert) e prime scelte avrebbe da subito la possibilità di ricostruire senza aspettare i soliti 4-5 anni per rifondare ed avendo un monte stipendi di poco meno di 20 milioni.