Inizio di stagione con molte luci e qualche ombra per i Los Angeles Lakers, che per la prima volta dopo due anni di dominio hanno delle rivali credibili per il primo posto ad ovest, ma sono pur sempre ad una percentuale di vittorie che supera l’80%.
Come si suol dire perchè qualche ombra ci sia davvero è necessario che ci sia anche una luce fulgida, ed in casa Lakers la luce è senza dubbio brillante.
Nonostante l’assenza di Bynum, saggiamente lo staff medico ha deciso di rispedirlo in campo solamente quando sarà di sicuro al massimo della forma, ed un ennesimo infortunio di Ratliff, i lunghi dei Lakers finora hanno temuto pochi rivali, nonostante un Kobe Bryant ancora sottotono, dopo i guai fisici della passata stagione e le operazioni estive, l’attacco gialloviola è il più prolifico dell’intera lega, la panchina è finalmente lunga a sufficienza, tanto da non mostrare alcuna sofferenza a causa degli infortuni e spesso e volentieri le partite vengono decise quando in campo ci sono le tre B, Barnes, Brown e Blake, tre giocatori che finora hanno sempre dato un contributo all’altezza della situazione.
Del gioco c’è poco da dire, è ormai consolidato, la palla gira rapidamente ed i giocatori tengono sempre le giuste posizioni in campo, sia in fase offensiva che in fase difensiva i dettami del coach che nelle mani ha più anelli che dita, Phil Jackson, ormai sono totalmente assimilati da tutti ed anche i nuovi arrivati riescono ad ambientarsi facilmente.
Forse il gioco è stato assimilato anche troppo, tanto che a volte la squadra diventa leziosa e manca un minimo di imprevedibilità, ma questi sono dettagli che facilmente si possono sistemare.
In un momento di forma non eccelsa di Kobe Bryant (che comunque sta offrendo un contributo ampiamente sufficiente) sta emergendo un nuovo leader, che sta dimostrando di poter essere a tutti gli effetti il giocatore simbolo di una squadra che punti in alto, Pau Gasol.
Che il catalano fosse un giocatore fantastico, il più tecnico fra tutti i lunghi attuali ed uno dei migliori in assoluto già si sapeva, nessuna novità, ma ora sta dimostrando di essere anche un leader, cosa che sorprende in “The Player Formerly Known as Gasoft”.
Le ombre sono date da una certa incostanza di rendimento, dal fatto che a volte alcuni vantaggi anche importanti siano stati dilapidati, come nell’ultima partita con gli Utah Jazz.
Inoltre in un inizio stagione relativamente facile i Lakers hanno perso contro le uniche squadre di un certo valore incontrate, i Jazz, i Nuggets ed i Suns.
Difficile dire se si stia parlando di scarsa intensità in regoular season, cosa che nei due anni passati si è vista spesso, se semplicemente la forma non sia ancora ottimale e quindi ci sia qualche normale caduta fisica oppure se ci sia effettivamente qualche granello di polvere negli ingranaggi di coach Zen, in ogni caso c’è tutto il tempo per metter mano alla situazione e farsi trovare pronti davanti agli assalti dei redivivi Spurs e dei sorprendenti Hornets del nuovo coach Monty Williams.
Le partite
Martedì, 26 ottobre: Lakers vs Houston Rockets 112-110
venerdì, 29 ottobre: Lakers @ Phoenix Suns 114 – 106
Domenica, 31 ottobre: Lakers vs Golden State Warriors 107 – 83
Martedì, 2 novembre: Lakers vs Memphis Grizzlies 124 – 105
Mercoledì, 3 novembre: Lakers @ Sacramento Kings 112 – 100
Venerdì, 5 novembre: Lakers vs Toronto Raptors 108 – 103
Domenica, 7 novembre: Lakers vs Portland Trail Blazers 121 – 106
Martedì, 9 novembre: Lakers vs Minnesota Timberwolves 99 – 94
Giovedì, 11 novembre: Lakers @ Denver Nuggets 112 – 118
Domenica, 14 novembre: Lakers vs Phoenix Suns 116 – 121
Martedì, 16 novembre: Lakers vs Milwakee Buks 118 – 107
Mercoledì, 17 novembre: Lakers vs Detroit Pistons 103 – 90
Venerdì, 19 novembre: Lakers @ Minnesota Timberwolves 112 – 95
Domenica, 21 novembre: Lakers vs Golden State Warriors 117 – 89
Martedì, 23 novembre: Lakers vs Chicago Bulls 98 – 91
Venerdì, 26 novembre: Lakers vs Utah Jazz 102 – 96
La squadra
Già detto di un ottimo Pau Gasol, vero leader della squadra in questo momento, abbiamo anche già parlato di un buonissimo apporto dei tre giocatori che si alzano dalla panchina in questo momento, Steve Blake, Shannon Brown e Matt Barnes.
Nel dettaglio Steve Blake sembra essere finalmente una buonissima alternativa a Derek Fisher, un giocatore che pare trovarsi molto bene nel giocare in punta in una squadra che usi un sistema offensivo basato sulla triangolo, Shannon Brown sembra finalmente non essere più solo energia, fisico e schiacciate spettacolari, ma sta mettendo su un decentissimo tiro da tre ed usato come guardia o ala piccola, non più come point guard, pare migliorare anche nella comprensione del gioco, Matt Barnes è un ottimo difensore, fisico e grintoso, che dagli anni di UCLA ha mantenuto il ricordo di come si giochi in un sistema organizzato, sembrando per lunghi tratti addirittura più produttivo di un Artest non in grande spolvero.
Lamar Odom è il solito degli ultimi anni, buonissimo rendimento quando non gli si chiede di diventare leader della squadra, cosa che gli si chiede sempre meno. Buono in fase difensiva, a rimbalzo, buon passatore, pur senza essere affidabilissimo ha una infinità di soluzioni offensive, la coppia di lunghi formata da lui e Gasol è una incognita per le difese avversarie, manca giusto un pizzico di capacità di intimidazione.
Sulla sufficienza Kobe Bryant e Ron Artest, non al meglio delle condizioni, forse neanche motivatissimi in questo inizio di stagione, ma quasi sempre hanno avuto l’intelligenza di capire che non era il caso di strafare e si sono limitati. Lo stesso Kobe era da tempo immemorabile che non scendeva sotto i 20 tiri di media a partita, nonostante alcune esibizioni vecchio stile.
Il fatto che nonostante questo sia leggermente sopra le sue medie realizzative in carriera speriamo lo faccia meditare e possa rafforzare quel processo di maturazione che ormai dura da anni, con i risultati che si possono ammirare nelle sue dita.
Difficilmente giudicabili gli altri. Derrick Caracter ha trovato spazio in quasi tutte le partite, vista la penuria attuale di lunghi, ed ha mostrato di poter diventare una ala forte utile nel sistema gialloviola, avendo caratteristiche ottimali, ma di dover lavorare ancora per diventarlo, Luke Walton e David Ebanks sono stati utilizzati solo a tratti, nella metà delle partite.
Il secondo ha mostrato buone doti, ma sembra anche lui molto acerbo, Luke Skywalton invece pare molto lontano dal recuperare un buono stato di forma, dopo i tanti e lunghi infortuni subiti, c’è il rischio fondato che ormai possa essere utile al fianco di Phil Jackson più in cravatta che in canotta, come si ventilava in estate. La sua ripresa però è solo all’inizio, vedremo quali saranno gli sviluppi.
mah,direi buon kobe,non ottimo ma neanche “Sulla sufficienza”.
il fatto che stia viaggiando sotto i 20 tiri di media dipende anche da un minutaggio più basso rispetto agli anni passati.
Le squadre di Phil a Novembre sono ancora in alto mare. Con della concentrazione in più si sarebbero potute vincere tutte. Comunque sia si sa che i Lakers son psicopatici, non saranno mai la squadra rocciosa.
a leggere nei vari siti sembra sempre più vicino il rientro di bynum.
piano piano sta alzando il livello di intensità degli allenamenti.
ovvio che phil jackson non lo voglia rischiare,però e anche vero che non può permettersi di far giocare 45 minuti a gasol in una gara di regular season a novembre in casa contro i pacers.
la cosa ha poco senso,soprattutto quando questi giocatori sono reduci da 3 anni intensi.
fortuna che almeno il minutaggio di fisher,kobe e artest si mantiene nei giusti binari,anzi,meglio delle più rosee previsioni…
però e chiaro che il rientro di bynum e importante anche sotto altri aspetti.
questa squadra quando ha contemporaneamente odom e gasol in campo si può permettere due lunghi di una versatilità incredibile,che possono aprire e chiudere un contropiede senza problemi,così come possono fare un pick and roll o altre giocate che nella nba di oggi solo un tandem come questo può permettersi.
però e anche vero che spesso quando incontri squadre molto fisiche sottocanestro e con pivot veri e non mascherati,allora vengono ancora a galla certi limiti fisici di gasol.
e evidente che nella nba di oggi,ovvero in una lega dove sono sempre meno i grandi uomini d’area,uno come gasol può fare il pivot con una certa continuità,però quando incontra il noah di turno rischia di spegnersi e phil jackson penso che non sia felice di vedere il secondo giocatore più importante offensivamente della propria squadra che viene messo così in difficoltà…
per farla breve,senza bynum puoi vincere la western conference,ma difficilmente batti in finale i celtics,soprattutto adesso che hanno aggiunto al proprio roster un certo shaq.
in mezzo alla morsa perkins-shaq non vorrei mai vedere il nostro numero 16,sarebbe un suicidio.
abbiamo bisogno di bynum,non oggi ma più avanti sicuramente,ovvero quando sarà recuperato al 100%,ma il problema e che oggi non puoi continuare a tenere gasol sopra i 40 minuti a gara.
quindi situazione non semplice da gestire…