Strana, bizzarra, inconsueta, chiamatela un pò come meglio gradite, ma la lunga serie di aggettivi si addice esattamente alla offseasonche ha contraddistinto questa (semi)nuova edizione degli Houston Rockets, rimessi in forze da arrivi freschi, ritorni di lusso, e movimenti di mercato inattesi ma con un motivo logico di fondo.
I migliori acquisti della parte passiva della stagione potrebbero esattamente rivelarsi tre pedine fondamentali che a roster c’erano già, nel senso che dopo il fallimento dell’aggancio a Chris Bosh, obbiettivo primario del management, il passo successivo è stato quello di portare a casa i rinnovi di contratto di Luis Scola, reduce da una grandissima serie di partite con la magli della sua Argentina, e di Kyle Lowry, che per chi si domandasse quale importanza abbia mai ricoperto, basti ricordare la discesa generale di rendimento della squadra in seguito al suo infortunio dell’anno passato.
Il ritorno più atteso, tuttavia, è quello di Yao Ming.
Non si fa altro che parlare di lui, delle sue condizioni, e del prosieguo di una carriera che, per similitudine d’infortunio, si spera possa essere paragonabile a quella di Zydrunas Ilgauskas, la cui attività sportiva pareva essere stata messa per sempre in ginocchio da fratture come quella riportata dal cinese, salvo smentire tutti e ritrovarsi, ad oggi, ancora attivo senza aver più avuto ricadute.
I Rockets nel 2009/2010 hanno comunque chiuso con un bilancio attivo, 42-40, tuttavia insufficiente per qualificarsi alla postseason e tentare di replicare la resistenza effettuata contro le corazzate della Western Conference, quando il cuore e la forza di volontà di questa squadra era emersa prepotentemente al posto della classe. La storia insegna che senza il talento cristallino, nella Nba si è destinati a restare limitati, e proprio per questo il rientro in salute di Yao è l’aspetto che più di ogni altro sarà determinante per capire le prospettive stagionali dei texani, che hanno un bisogno disperato dei suoi centimetri in difesa, laddove sono sotto-dimensionati in maniera evidente, e del suo tocco morbido in attacco, dove serve una soluzione di continuità che dia certe garanzie quando la partita rischia di scappare via, e servono canestri sicuri.
Senza un top scorer affidabile, lacuna rimasta irrisolta nonostante il giro di scambi che ha portato Kevin Martin a Houston, di gare ne sono scappate via tante, specialmente contro le squadre che si proponevano sulla carta come apparentemente più deboli di questi coesi Rockets.
Conference: Western Conference
Division: Southwest
Arrivi: Brad Miller (Chicago Bulls), Courtney Lee (New Jersey Nets), Ishmael Smith (UFA).
Partenze: Trevor Ariza (New Orleans Hornets), David Andersen (Toronto Raptors).
Scelte al draft: Patrick Patterson (Kentucky.,
Probabile quintetto base
Playmaker: Aaron Brooks
Shooting Guard: Kevin Martin
Small Forward: Shane Battier
Power Forward: Luis Scola
Center: Yao Ming
ROSTER:
Guardie: Aaron Brooks, Kevin Martin, Kyle Lowry, Courtney Lee, Jermaine Taylor, Ishmael Smith
Ali: Luis Scola, Shane Battier, Chase Budinger, Chuck Hayes, Jared Jeffries, Jordan Hill, Patrick Patterson, Mike Harris, Alexander Johnson
Centri Yao Ming, Brad Miller
HEAD COACH: Rick Adelman
Commento
La profondità di ciascun ruolo del roster è stata presa in forte considerazione da parte del GM Daryl Morey per tutta l’estate, anche a costo di effettuare operazioni di mercato che, di primo acchito, hanno fatto strabuzzare gli occhi. Il riferimento è senz’altro diretto al movimento che ha portato Courtney Lee a Houston con la conseguente partenza di Trevor Ariza, giocatore sul quale era stato fatto un investimento di cinque anni e che è finito per non rientrare improvvisamente più nei piani di Houston.
L’incredulità per la rinuncia a quello che si credeva essere un pezzo importante per la costruzione del futuro a lungo termine è stata presto sostituita da una presa di coscienza di questa scelta, arrivata dopo le dovute spiegazioni del management. Ariza, difatti, sarebbe dovuto essere quell’ala atletica in grado di ampliare le proprie soluzioni offensive garantendo contemporaneamente la difesa con cui s’era fatto strada nella Nba, ma sia l’uno che l’altro aspetto si sono fatti vivi in maniera troppo alterna. Pur aumentando la media punti, il maggior numero di palloni giocabili non è stato sfruttato come si sarebbe potuto, concetto leggibile nelle cattive percentuali dal campo, e nel contempo Ariza ha vissuto qualche amnesia difensiva di troppo: fatti due conti sul possibile rimescolamento dei minuti delle ali a roster, e considerata la possibile scontentezza di un giovane arrivato in città per essere titolare a lungo, Morey ha preferito premere il grilletto e puntare tutto su un giocatore come Lee, conosciuto anch’egli per la tenacia difensiva e senza dubbio più idoneo per ritagliarsi un ruolo di minor profilo, senza il bisogno di dover partire per forza nello starting five. La sua esperienza playoffs, avendo egli disputato le finali con la maglia di Orlando due stagioni fa, di certo non guasta.
Lee, che era stato cercato senza successo dai Rockets anche all’epoca della sua eleggibilità al draft nel 2008, garantirà una sicurezza in caso di nuovi problemi fisici nel backcourt. Come già spiegato in introduzione, difatti, l’assenza di un importante Kyle Lowry è stata troppo pesante in quanto la squadra ha perso di colpo l’uomo che dava le maggiori possibilità di cambiare ritmo alla gara dando difesa, sfondamenti e velocità in contropiede, ritrovandosi senza un sostituto che potesse permettere ad Aaron Brooks di limitare le sue responsabilità, a maggior ragione quando Kevin Martin ha nuovamente dovuto fare i conti con i suoi noti problemi fisici. Lee è una guardia tiratrice che occasionalmente può assumere compiti da point guard, che si è detto estremamente contento di potersi aggregare di nuovo ad una squadra competitiva, sentimento che ai Nets non avrebbe altrimenti potuto esprimere.
Il fronte titolare sarà comunque composto da Aaron Brooks e Kevin Martin, che hanno vissuto due offseason molto diverse tra loro: il primo, oramai titolare a pieno diritto e giocatore in grado di compensare la mancanza di centimetri con la grande velocità e con l’attitudine a mettere tiri decisivi, ha cominciato a mugugnare per una situazione contrattuale non troppo felice (gioca con lo stipendio da rookie, il terzultimo di squadra – ndr), mentre il secondo ha trascorso parte della sua estate a Tampa cercando di recuperare dai numerosi guai fisici, il polso e la caviglia su tutti, e chi l’ha visto allenarsi dal vivo sostiene che abbia recuperato appieno la freschezza nelle gambe, l’elasticità e la precisione al tiro, tutte qualità che gli serviranno per mantenere la promessa fatta a Yao, al quale Martin ha giurato di poter ancora far coppia con una shooting guard d’elite.
Già detto di Lee, della sua versatilità e della sua propensione alla difesa, non resta che parlare di Kyle Lowry, che ha guidato a lungo la Nba in termini di sfondamenti presi e che ha già dimostrato di fare la differenza nelle ripartente dopo il rimbalzo difensivo, dando ai Rockets una marcia in più specialmente se schierato in contemporanea con Brooks. Lowry esegue tutte quelle piccole cose che fanno felice un allenatore, combatte per creare turnovers, cerca di infastidire il palleggio avversario, e si getta nella mischia senza paura alcuna. La sua attitudine vincente, ha reso il rinnovo del suo contratto una priorità.
Cambia, e di molto, la situazione sotto canestro, una lacuna colmata con mosse sensate che garantiscono un’idonea distribuzione dei minuti specialmente tra i centri.
I Rockets passano da squadra alla ricerca di soluzioni provvisorie d’inventiva per trovare un centro di ruolo che non esisteva a squadra nuovamente provvista di una presenza intimidatoria a centro area, fattore patito sia in difesa, dove molte ali grandi e centri hanno banchettato contro i piccoli guerrieri texani, ma anche in attacco, dove la visione del canestro veniva troppo spesso oscurata dalla differenza di centimetri, rendendo un punto debole il gioco in post basso, con la sola eccezione dell’ammirevole Luis Scola.
Il rientro di Yao Ming, per il quale il coaching staff ha studiato, assieme ai medici di squadra, un periodo di impiego non superiore ai 24 minuti a sera, significa ritornare alla possibilità di ottenere istantanei miglioramenti difensivi sia dal punto di vista delle conclusioni sporcate che da quello delle stoppate, ambedue fattori che potrebbero innescare dei favorevoli contropiedi.
Ming non dovrebbe giocare mai, secondo le teorie esposte dallo staff, in serate consecutive, e per questo motivo è arrivata la firma di un giocatore che avrebbe fatto comodo anche l’anno scorso, quel Brad Miller già a proprio agio nel sistema Adelman che si propone come secondo centro vero di ruolo e come tiratore da tre in grado di sgomberare l’area con la sua pericolosità esterna, dando maggiori possibilità a rimbalzo offensivo ad un gruppo che lotta già di suo sotto le plance.
Adelman ha indicato pure Jordan Hill ed Alexander Johnson come possibili terze scelte per il ruolo, specialmente in quelle serate dove Miller sarà titolare e Yao riposerà, mentre per il guerriero Chuck Hayes è previsto un ritorno al passato, nel suo ruolo naturale di cambio in ala forte, con la conseguente perdita dei chili messi su un anno fa per chiare esigenze di squadra.
Una delle maggiori sicurezze per i Rockets sarà Luis Scola, anch’egli fresco di rinnovo, e determinante nel tenere su la squadra in diversi momenti dello scorso campionato, quando ha saputo dimostrare di potersi sobbarcare un maggiore peso a livello di responsabilità soprattutto offensive. La squadra conta moltissimo su di lui, che con Yao in salute aveva fatto intuire di essergli spalla ideale con la sua grinta e con la tenacia a rimbalzo, e che l’anno passato ha ulteriormente rifinito le sue già note possibilità di scorer diventando una doppia doppia praticamente garantita, con piacevoli scollinamenti oltre la soglia dei 30 punti.
Shane Battier completerà lo schieramento iniziale quale ala piccola per dare il noto contributo difensivo sul miglior attaccante avversario e per infilare saltuarie ma importanti triple, ed il suo backup principale sarà il secondo anno Chase Budinger, reduce da una stagione da matricola giocata al di sopra della sua posizione di scelta, nella quale ha confermato la validità delle sue doti atletiche e di ulteriore cecchino dalla distanza. Con il passare del tempo, Adelman penserà pure all’inserimento graduale di Patrick Patterson, rookie da Kentucky, ala versatile che sa segnare partendo spalle al canestro o in sospensione senza l’uomo addosso, che deve lavorare molto sull’aspetto difensivo del suo gioco.
Jared Jeffries, infine, darà altri minuti di qualità in difesa schierandosi in varie posizioni, ma potrebbe essere più che altro un goloso contratto da scambiare, e non è da escludere l’aggiunta di un terzo centro vero, per evitare di dover adattare del personale con fatica, come successe all’ex Rocket David Andersen, andato a cercare miglior fortuna a Toronto.
La squadra è profonda in tutti i reparti, Martin e Yao sono una coppia di gran talento che deve dimostrare di non adagiarsi sul potenziale e che ha molto da riscattare, e Luis Scola è una stellina fatta e finita, parte integrante del terzetto su cui Houston poggia molte delle sue speranze. I Rockets hanno sicuramente la possibilità di fare molto bene e guadagnarsi un accesso ai playoffs che non dovrebbe essere irresistibile, sempre che non cadano loro in testa altre tegole a livello di infortuni, se Yao sta bene è un’arma che tante altre squadre non hanno, se cede di nuovo si torna al punto di prima, con un solo centro vero, Brad Miller, ed una flotta di giocatori sotto dimensionati destinata a perdere molte battaglie per una mera questione di centimetri.
I texani hanno tutte le carte in regola per accedere alla postseason. La domanda è quanto lunga potrà essere la loro corsa, vista la notevole differenza di talento rispetto alle prime della classe della Western Conference.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Complimenti per l’articolo.
Roster completo con un coach di tutto rispetto.
Non più di 24 minuti e non due partite consecutive?
Lo metterei in ghiaccio fino alle ultime 20 prima dei p.o.
Troppo alta la % di ricaduta.
Concordo sulla scelta Lee. Non rifirmare Scola sarebbe stata “follia”.
In un Ovest, e un’intera NBA, da decifrare bene Houston può dire la sua.
Possono giocare “forte” in entrambe le fasi.
Tutto gira attorno al cinese. Se c’è, sono una contender altrimenti rischiano di fallire i PO. Il dubbio ce l’ho sul reparto guardie con Martin che ha talento ma non è una super star, e lo dice un tifoso Kings. Brad Miller è un’ottima acquisizione anche perchè conosce benissimo il coach Adelman. Yao lo devono risparmiare il più possibile, accettare di perdere qualche partita più in RS, pur di averlo sano ai PO. Questo sposta parecchio e la sua presenza al fianco di Scola e Miller ne fanno un bel pacchetto. Speriamo bene anche per lo spettacolo, visto che ad ovest si cercano contender ai Lakers.
Su Yao tanti dubbi al di la del ginocchio. Squadra tosta, allenata da Dio (ed è già qlcs) e che è più soddisfacente in entrambe le fasi. Per i Play-off la vedo comunque dura
Scusate ma lòa seziione news come nel sito precedente dove si commentacano le notizie e i risultati nn esiste +??
Credo che sia solo una questione di tempo. All’inizio della RS ci divertiremo. Non penso che la filosofia del sito sia cambiata.
Come al solito squadra profondissima con due vere alternative per ogni ruolo.
Hanno sorpreso in estate scambiando Ariza e prendendo Lee. Mossa che ci puo’stare. Ariza non potra’mai essere secondo me il trascinatore di una squadra da playoff, e in quel ruolo Battier e Budinger vanno piu che bene.
Brooks e Lowry sono una solida e creativa coppia di play, Martin e’un gran tiratore col tiro piu’strampalato dell’úniverso, anche se mi aspettavo, e mi aspetto, qualcosa di piu’da lui.
Scola e’stato rifirmato, e ci mancherebbe, un uomo che salta una gazzetta dello sport ma che porta a scuola la maggior parte dei corpaccioni che affollano il pitturato NBA
Ma i destini dei Razzi ruotano, al solito, intorno ai piedoni d’argilla di Yao.
Se riesce a stare sano e giocare la meta’delle partite, quelle importanti, da Yao allora anche la finale di Conference non e’preclusa loro (hanno Adelman in panca, sicuro fra i primi 3 coach NBA), altrimenti giocheranno bene, col cuore, ma fuori dai playoff
Con Yao = 55W
Senza Yao = 40 W
che squadra strana. Direi quasi indecifrabile. Mi viene da dire che vinceranno massimo 45 partite, però potrebbero superare tranquillamente le 50 w. Potrebbero uscire subito ai playoffs così come potrebbero arrivare addirittura alle finals. Secondo me arrivano le 50 w e ai po faranno una splendida figura.