Jimmie Johnson si è aggiudicato il Goody Fast Relief 500 di Martinsville, conquistando il Grandfather Clock simbolo della città, per la nona volta in carriera con possibilità di conquistare il settimo titolo; un titolo che lo affiancherebbe a Dale Earnhardt Sr e Richard Petty come maggiori titolati nella storia della NASCAR, e a Michael Schumacher ed A.J. Foyt IV se si considerano anche le categorie a ruote scoperte.

Il danneggiamento sulla sua Chevrolet al giro 198 dopo una serratissima battaglia con Denny Hamlin lo hanno contretto a fare un pit stop di 40 secondi; relegato poi alla 25° posizione “Six Time” si è cimentato in una risalita epica culminata al terzo posto.

Rimasto senza benzina dopo oltre 155 giri senza rifornire è entrato per inerzia, o quasi, al pit stop trovando un modo per ripartire in terza posizione dietro alle Toyota di Busch e Hamlin. Johnson riesce a sbarazzarsi delle Toyota, fermando il loro dominio a 408 giri in testa. Da quel momento il californiano non si è più voltato indietro andando prendersi la bandiera a scacchi.

Per lui si tratta della 79° vittoria in carriera, un numero abissale che lo vede avvicinarsi pericolosamente a Cale Yarborough fermo a quota 83, al quinto posto dei maggiori vincitori NASCAR: seguono Bobby Allison e Darrell Waltrip appaiati a 84 successi, attualmente quarti.

Quella di ieri è anche la quarta vittoria in stagione, la seconda di questo Chase dopo Charlotte, che gli garatisce in ogni caso il pass per il gran finale a Miami Homestead il prossimo 20 Novembre.

Curiosità vuole che il campione californiano sia riuscito a conquistare sei titoli in carriera tra il 2001 e il 2016 senza aver mai vinto su questo ovale (gli altri sono Chicagoland, Watkins Glen e Kentucky su 23 tracciati attivi); al massimo giunse secondo nel 2004 e nel 2010.

Con Johnson ormai proiettato in finale è certo che una delle quattro Toyota del Joe Gibbs Racing rimarrà fuori dall’ ultimo round e stando ai risultati di Martinsville, in cui  Kyle Busch, Matt Kenseth e Denny Hamlin hanno chiuso nel top five alle spalle di Brad Keselowski su Ford, Carl Edwards su Toyota figura temporaneamente eliminato.

Le Toyota, vere dominatrici di questa gara come citato in precendenza, si sono pestate i piedi  nell’ arduo tentativo di ricucire lo strappo quando Johnson ha preso in mano la situazione a 92 giri dal termine.

In fila indiana Busch,Kenseth e Hamlin, da compagni di team hanno fatto un “gioco” di precisione per non tamponarsi a vicenda che ha favorito la fuga di Johnson. Solo a 24 giri dalla bandiera a scacchi Hamlin ha fatto passare uno scatenato Keselowski, ma si è tenuto i due compagni alle spalle fino alla fine quasi come una resa anticipata. A conti fatti si tratta della quarta gara consecutiva in cui la Toyota non conquista il victory lane.

Alle spalle dell’ “armata di Gibbs” arrivano un’ instancabile Jeff Gordon, alla sua ultima apparizione in stagione in sostituzione all’ infortunato Earnhardt Jr, che ottiene l’ennesimo piazzamento di rilievo: 477 top ten in 804 gare disputate oltre ai 325 top fives e 93 vittorie in carriera (terzo maggior vincitore NASCAR). Gordon saluta per la seconda volta la compagna e dubita su un possibile ritorno nella massima serie, ma mai dire mai.

Settimo Martin Truex Jr, leader di questa gara nella prima fase con 147 giri in testa; McMurray è ottavo a salvare gli onori del Ganassi Racing. Si difende invece, Joey Logano nono con l’unica Ford superstite per conquistare il titolo, finalista nel 2014. Decimo un’ ottimo A.J. Allmendinger sempre all’ altezza dei primi.

Se i vincitori della giornata sono quelli sopracitati, i vinti sono tre piloti dai quali ci sarebbe aspettato una prestazione migliore di quella effettivamente prodotta ieri sera. Il disastro dello Stewart-Haas, team di Kevin Harvick e Kurt Busch,  piloti ancora in lizza per il titolo non può passare inosservato.

“The Closer” Kevin Harvick risalito fino alla quarta posizione dopo 130 giri, si è visto precipitare dopo una penalità che lo ha messo in ginocchio, chiudendo la gara al 22° posto. Peggio di lui ha fatto “The Outlaw” Kurt Busch  mai attivo o presente nel corso della gara.

Inesistente e lento sul tempo dei vari giri, Kurt Busch ha remato contro corrente capitolando al 24° posto finale. Risultati che non aiutano i due compagni di team nella rincorsa verso il loro secondo titolo in carriera. Infine, l’ultima nota negativa è quella di Carl Edwards, il quale è stato penalizzato per eccesso di velocità nei pit prima e forzato al ritiro dopo causa una foratura e successivo impatto sul muro.

Finita la prova in Virginia, i piloti si sposteranno in Texas  nel veloce ovale di Forth Worth nei pressi di Dallas ove, 500 miglia e 334 giri da percorrere li attendono domenica 6 novembre.

 

 

 

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.