Con 149 giri su 170 previsti completati come leader, Kyle Busch conquista per la seconda volta consecutiva il Brickyard 400 davanti al suo compagno di team Matt Kenseth, secondo, e Jimmie Johnson, terzo, il quale cattura il millesimo top 5 nella storia dell’ Hendrick Motorsport dalla nascita datata nel 1984.
Lo strapotere di Kyle ad Indianpolis giunge in concomitanza con la gara dominata nella Xfinity Series il giorno prima sullo stesso ovale, e dopo un breve periodo opaco che non lo ha visto protagonista.
Da segnalare il ritorno della Toyota ai vertici con le cinque vetture attualmente attive sempre nel top ten di gara e addirittura nei primi cinque.
Kyle, che difficilmente ha lasciato via libera alla concorrenza domenica, ha dovuto però gestire qualche sporadica presenza negli specchietti di Martin Truex Jr, una costante continua in campionato seppur abbia dovuto cedere a Busch con il passare dei giri con la bandiera verde.
L’altro rivale di giornata è stato Logano nel tratto finale in cui ha provato in qualche modo a contrastare senza successo Busch nelle illimitate ripartenze in un groviglio di tentacoli targate Toyota.
Ai fini del vincitore c’è poco da raccontare, se non quei quindici giri in testa fatti da Keselowski seguendo una strategia diversa rispetto ai big nelle fasi inziali di gara.
Lasciati gli esiti della gara, gli occhi erano puntati su Jeff Gordon tornato alle corse per sostituire Dale Earnhardt Jr alle prese con la commozione cerebrale.
Salito a bordo della Chevrolet 88 sponsorizzata dalla Axalta, Gordon ha avuto un inizio non dei migliori, in cui navigava tra la 20° e la 33° posizione, quasi come un’ antenato di quello che realmente si conosceva.
A quel punto è la strategia di gara a cambiare il corso degli eventi del Brickyard 400: entrato ai box in anticipo rispetto agli altri ha avuto la possibilità di avere gomme fresce per il nuovo rush di gara fino a ritrovarsi ben dodicesimo a quasi due secondi dal pilota che lo precedeva, Kurt Busch e seguito da Ryan Newman incapace di tentare il sorpasso.
La situazione per Gordon si stabilizza sfiorando il top ten una volta superato Kurt Busch. Gordon a causa poi di brutte ripartenze perderà varie posizioni in gara, ma ciò nonostante l’eroe di Pittsboro, Indiana trova le forza per risalire nelle battute finali fino ad un ottimo 13° posto, due posizioni più indietro dell’ amico e rivale Tony Stewart, alla sua ultima Brickyard 400.
La gara si chiude nel nome di Busch ma soprattutto nel segno di una scena che rimarrà negli annali diventando epica.
Tony Stewart chiede a Jeff Gordon di fare a fianco a fianco un’ ultimo giro per salutare la Nascar e i fan un’ ultima volta ad Indianapolis, nell’ Indiana stato nativo di Tony, e stato in cui Jeff è cresciuto. Entrambi sono gli ultimi due baluardi del secolo scorso.
Sono un grande appassionato di motori americani, che a 27 anni ha seguito le orme dei grandi campioni. Tramite la mia passione e le mie conoscenze cercherò di raccontarvi il mondo della NASCAR nel modo più dettagliato possibile. Possibilmente, cercherò di farvelo amare