E’ stato un weekend tormentato quello del primo Indy Grand Prix of Louisiana. La pioggia infatti ha imperversato per tutto il weekend, le qualifiche sono cancellate a causa di un nubifragio che si abbatte su New Orleans, ed anche la gara è anticipata di un’ora per il sopraggiungere di un tornado. Alla fine ne è uscita una gara tormentata, con molte caution e conclusa al 47° dei 75 giri in programma per il sopraggiunto limite delle due ore e con un uragano in arrivo. A trionfare è stato James Hinchcliffe, alla quarta vittoria in carriera, autore di un solo pit stop attorno al giro 15 per passare alle gomme slick e poi capace di giungere fino al traguardo gestendo il consumo di carburante. È stata una giornata da ricordare per lo Schmidt Peterson Motorsport, che ha conquistato anche il terzo posto con James Jakes.
La giornata era cominciata bene per il Team Penske, con la griglia di partenza stabilita in base alla classifica del campionato e Juan Pablo Montoya di conseguenza in pole position. Il colombiano ha dominato la prima fase della corsa, ed al momento del pit per il passaggio alle gomme slick si trovava in testa con un vantaggio di circa un secondo su Will Power, che a sua volta ne aveva quattro su un gruppetto formato da Helio Castroneves, Simon Pagenaud e Sebastien Bourdais. Alla fine a uscire con il miglior risultato dal weekend di New Orleans è stato Castroneves, paradossalmente avvantaggiato da un contatto con il doppiato Francesco Dracone che lo ha costretto ad una sosta extra ai box per sostituire l’ala anteriore, facendolo passare ad una strategia simile a quella di Hinchcliffe. Il brasiliano è stato poi bravo negli ultimi giri a difendersi dai caparbi attacchi di Jakes. Grazie al quinto posto finale Montoya conserva invece la leadership del campionato con 84 punti, 10 di vantaggio su Castroneves e 14 su Power, settimo al traguardo. La gara di Pagenaud è finita invece nei minuti finali a causa di uno spettacolare incidente. All’ultimo restart il pilota francese infatti affianca Ryan Hunter-Reay ma non c’è abbastanza spazio per entrambi e il pilota del Team Penske finisce fuori pista, per poi provocare una carambola che coinvolge lo stesso Hunter-Reay e Bourdais. Incidente spettacolare ma nessun danno ai piloti.
Tra i protagonisti della gara ancora una volta Tony Kanaan, unico pilota del Chip Ganassi Racing autore di una gara decente. Il brasiliano, terzo in griglia e quarto nella prima fase di gara, è il primo insieme ad Hunter-Reay ad azzardare il passaggio alle gomme slick. Ma un testacoda lo porta a scivolare nelle retrovie da cui risale grazie anch’egli alla strategia azzeccata. Alla fine porta a casa un sesto posto tutto sommato positivo. Solo 11° Scott Dixon, penalizzato dalla posizione di partenza negativa, e 14° Charlie Kimball, rallentato da un contatto. Disastroso Sage Karam, autore di ben tre uscite di pista. Poca gloria anche per l’Andretti Autosport, con l’eccezione di Simona de Silvestro, ottima quarta. Tra gli altri protagonisti, Graham Rahal chiude una bella gara all’ottavo posto, anche se per gran parte dalla gara aveva mostrato un passo almeno da top 5. Per gli italiani, Luca Filippi ha chiuso al decimo posto alle spalle del compagno di squadra Josef Newgarden, dopo una gara passata costantemente nella top 10. Gara da dimenticare per Dracone, prima coinvolto nel contatto in pista con Castroneves e poi in un altro contatto in pitlane con il suo capomeccanico Todd Phillips, che se l’è comunque cavata semplicemente con un infortunio al muscolo del polpaccio e un taglio sul naso.
Sono un grande appassionato di sport americani, in special modo di basket NBA e football NFL, ma soprattutto di automobilismo. Considero la IndyCar la migliore categoria al mondo per spettacolo, sportività e completezza dei piloti. Ho assistito di persona alla 500 Miglia di Indianapolis 2008, uno spettacolo indescrivibile.