Si può dire con certezza: Kanaan ha vinto ad Indianapolis. Dopo oltre un decennio di sfortune nello storico ovale dell’ Indiana, il brasiliano a 38 anni suonati, campione Indycar nel 2004 riesce nell’ impresa che era il sogno inseguito sin da bambino.
Solo 3 podi, tanti ritiri e ottime prestazioni hanno portato lo sfortunato Kanaan ad attendere così a lungo e solo quando ha cambiato squadra dall’ Andretti Green all’ KV Racing, le cose sono cominciate a girare per il meglio (mostruosa rimonta nel 2010 dal 33° posto al 11° ).
Prima della gara Tony ha rilasciato un intervista dicendo: “So di aver corso sempre bene qui e ho esaltato i tifosi, quindi Indianapolis non mi deve nulla. Sono io che devo regalare a loro una vittoria”. Basti pensare che la gara è composta da 200 giri, in 12 anni Kanaan è stato in testa 234.
Durante la gara ha meritato largamente la vittoria sfidando Marco Andretti con sorpassi e controsorpassi che hanno esaltato tutti i tifosi sugli spalti, ma anche davanti allo schermo; successivamente gli inserimenti di Munoz e Hunter Reay hanno reso gli ultimi 20 giri al cardiopalma.
A 8 giri dal termine Hunter Reay cerca di rovinare la festa sorpassando comodamente il brasiliano, ma Rahal di lì a poco va a muro congelando le posizioni dei piloti.
A 4 giri dalla fine Hunter-Reay riparte con Kaanan alle calcagna e Munoz terzo: il brasiliano sceglie la corsia interna, il colombiano l’esterna. I tre entrano appaiati alla prima curva e Kanaan ha la meglio, prende la testa della gara e pochi metri dopo Franchitti urta le barriere. La gara finisce dietro la safety-car e lo scozzese restituisce il favore al suo grande amico che lo aveva aiutato a vincere l’anno prima.
Il boato del pubblico annulla il rumore delle monoposto e all’ ultimo giro Kanaan lascia cadere le lacrime sotto il casco rendendo possibile quello che ormai sembrava impossibile.
Dopo anni di frustrazione il pilota porta a casa l’unico sigillo rimanente di una strepitosa carriera. Tutta Indianapolis è in festa e perfino gli italiani Zanardi e Papis sono lì per congratularsi con lui; una festa conclusasi con la tradizionale bevuta della bottiglia di latte.
Sono un grande appassionato di motori americani, che a 27 anni ha seguito le orme dei grandi campioni. Tramite la mia passione e le mie conoscenze cercherò di raccontarvi il mondo della NASCAR nel modo più dettagliato possibile. Possibilmente, cercherò di farvelo amare
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