Queste righe avrebbero dovuto avere come titolo “The big five”, ma Trey Canard ha deciso di chiudere il suo annus horribilis con il terzo grave infortunio. Questa volta a fare crack, in allenamento, è stata la clavicola che costringerà l’alfiere dell’American Honda a saltare l’apertura del Supercross 2012.
L’assenza si protrarrà probabilmente per 2 – 3 gare, con la conseguenza che il titolo potrebbe diventare, fin d’ora, una chimera.
Restano in 4, salvo cataclismi ad oggi non preventivabili, a poter correre per aggiudicarsi la corona più importante del cross a stelle e strisce. Tre piloti che si schiereranno al cancelletto di partenza di Anaheim con qualche tarlo che rigira nella loro testa ed uno che riparte soltanto da certezze.
Iniziamo da queste ultime che sono tutte nel bagaglio del campione in carica. Ryan Villopoto riparte dalla perfect season. Ha vinto nel 2011 Supercross, National, Motocross delle Nazioni e Monster Energy Cup. Tre titoli ufficiali hai quali ha aggiunto un milioncino di dollari come montepremi dell’evento di Las Vegas.
Ha mantenuto tutto inalterato: stessa moto (Kawasaki), solita squadra, un teammate (Jake Weimer) che sembra non in grado di impensierirlo. Insomma, gli ingredienti per mantenere la tabella numero uno ci sono tutti in quanto è il più consistent del lotto.
James Stewart di certezze non ne ha forse più, neanche quella di essere sempre e comunque il più veloce di tutti. Il 2011 ha inequivocabilmente dimostrato che il vantaggio che aveva nel polso destro nei confronti degli avversari è in parte scemato e questo lo ha portato nello scorso campionato a cadere più di quanto era già nelle sue corde negli anni precedenti. Insoddisfatto del team e della moto, si è trasferito da Joe Gibbs che gli metterà a disposizione ancora una Yamaha che Bubba sarà libero di after-markettizzare come vuole. Sta provando tutte le variabili tecniche possibili, sospensioni comprese ed intanto ha già ufficializzato che userà pneumatici Pirelli che spruzzano di tricolore parte del suo mezzo meccanico. Se riuscirà a concentrarci solo sulla pista, il più veloce resta comunque lui.
Il dubbio di Chad Reed è legato a quanto riportato dalla sua carta d’identità. A marzo saranno 32 primavere che portano inevitabilmente a chiedersi fino a quando riuscirà a restare con i migliori. All’inizio del 2011 sembrava finito, senza squadra e senza moto, ma dal nulla si è inventato un capolavoro. Ha creato il Two-two Motorsports che ha saputo gestire come il più scafato dei team manager, restando in lizza per il titolo fino all’ultima gara del SX e perdendo la tabella rossa del National solo dopo lo spettacolare incidente di Millville. Se la doppia veste di manager e pilota non gli ha creato turbative lo scorso anno, non si vede come possa tremare nel 2012 con l’appoggio ufficiale Honda. Rimane il più bastardo di tutti.
Il suo 2010 da rookie era stato così splendente che un 2011 concluso terzo a 10 punti dalla vetta è sembrato quasi un anno negativo. Anche lo stesso Ryan Dungey l’ha probabilmente pensata così, tanto da cogliere al volo i problemi economici di Suzuki e di trasferirsi alla corte arancione del suo mentore Roger de Coster. Alla guida della KTM, il pilota del Minnesota si accinge alla nuova stagione con dubbi di carattere tecnico, in quanto la sua 450SX-F dovrà dimostrare di essere all’altezza delle giapponesi. La sua forza sta nel saper monetizzare al massimo le situazioni di gara, facendone il più regolare dei big.
E gli altri? Beh, per gli altri si tratta di lottare per le posizioni dal sesto posto in giù, con Metcalfe (Suzuki permettendo) e Weimer che forse hanno qualcosa in più degli altri, anche se gli eterni Windham e Short saranno sempre lì, come Brayton ed i due Josh, Grant ed Hill, la cui resa sarà determinata soprattutto dalla condizione fisica visto che entrambi sono reduci da gravi infortuni.
Nella Lites, Barcia e Roczen avrebbero dovuto lottare contro il solito squadrone Pro Circuit, anche se l’attesa per il tedesco che doveva cercare di dimostrare che l’Europa aveva trovato il suo nuovo JMB è per ora delusa, causa infortunio.
E questo è tutto, alla prossima.
Se Bubba si traveste da pilota e smette i panni della superstar, schianta PelDiCarota anche con una pit! Solo che per lui i “se” contano più di tutto il resto: incredibile che un pilota con le sue qualità abbia vinto così poco in carriera… Ed è tutto “merito” suo!
perfettamente d’accordo. ora si vedrà se era davvero la Yamaha dello scorso anno a condizionarlo oppure se è solo lui che si è aggrovigliato su se stesso.
Sabato ne sapremo di più,