Dodgers, D-Backs e Padres confermano le previsioni di una Division formidabile, lottando per i primi tre posti e relegando i seppur talentuosi Giants al ruolo di spettatori non paganti. Colorado invece ha pochi ricordi da conservare.
Los Angeles si prepara all’ennesima postseason da contender, vicina alle 85 W e in ritmo per le solite 100, alla decima campagna consecutiva con 50+ pre All Star Game, 5 gare di vantaggio per il gagliardetto divisionale, 2 per il bye ed 1,5 sulla vetta generale.
Mai come quest’anno però ha patito infortuni pesanti, con superstar quali Freeman e soprattutto Muncy e Betts lungodegenti. Gli ex Red Sox e Braves formano con Ohtani il tris d’assi numero uno in Major, col nipponico a 7.1 di WAR e Top 5 NL di quasi tutte le categorie offensive: media, hit, Rbi, hr e rubate, per le quali è prossimo al 50+50!
A fare la differenza si è aggiunto pure l’altro slugger free agent Teoscar Hernandez, secondo violino che batte .267 per 28 fuori campo, 140 valide e 87 punti battuti a casa, statistica quest’ultima pervenuta a quota 60 con ben 4 hitter (Freeman e il catcher Smith gli altri) prima di ogni altro lineup. Fra trade, retrocessioni, richiami e tagli i vari Outman, Pages, Ahmed, Rosario, Kiermaier, Edman ed ultimo Jason Heyward sono entrati ed usciti dal roster, ma lo strapotere al piatto è rimasto costante e sarà arma primaria per i playoff.
Diverso il discorso sulla rotazione, dato che dietro Flaherty – splash necessario in deadline – c’è ad oggi ben poco, con l’impressionante rookie Stone ovviamente a digiuno di postseason, May e Gonsolin mai visti, Buehler in preda ai fantasmi della Tommy John, Glasnow da anni senza continuità fisica e l’ottimo Yamamoto riattivato ad Oklahoma City ma out da tempo. E poi c’è Kershaw, centellinato da Roberts per non più di 5 inning a match ma oramai scostante.
I Padres hanno messo il turbo dopo un lento carburare e senza nuovi terremoti fisici saranno la mina vagante delle wild card. La meravigliosa rookie season di Merrill è la storia dell’anno, così come il definitivo breakout di Profar, OF secondo a nessuno; una produzione costante quella dei due assieme alle garanzie Peralta, tornato a fine Maggio, ed Arraez (.314 Avg), giunto in deadline, responsabili di un comparto primo MLB in media e strikeout, quinto Obp e wRC+, che ha bypassato la perdita di Soto, l’ennesima stagione in infermeria di Tatis Jr, da poco in gruppo, la frattura alla spalla di Bogaerts e la ripresa di Machado dall’operazione al gomito.
Anche sul monte ci sono sorprese positive, come la migrazione di Robert Suarez a closer da 31 salvezze e 1.96 ERA dopo i fallimenti del 2023, il ripescaggio dai waiver del setup Estrada e il contributo in rotazione di Waldron. Pure qui il rientro di Musgrove sta riportando buonumore, dopo lunghi periodi in IL, e se anche Darvish riuscirà a proclamarsi eleggibile ai playoff il reparto diverrà temibile, dato che a completarlo c’è il profilo Cy Young Cease e l’ormai quality starter King.
Prestazioni deludenti in collina le ha Arizona, fra le peggiori ERA MLB e allergica agli strikeout: terzultima per quelli totali e penultima su 9 inning! Esclusi Kelly e la new entry Rodriguez non ci sono infortuni qui a giustificare ciò, ma una rotazione che a parte Gallen ancora non convince a pieno in Pfaadt e Nelson e nel finora fallimentare Montgomey, magico a Texas e perciò colpo grosso di mercato! Pure i rilievi hanno un po’ deluso: il breakout Justin Martinez è ad ora il closer per Sewald e le uniche luci oltre al dominicano appartengono al solito Ginkel ed AJ Puk, formidabile da quando sbarcato nel deserto!
Al piatto invece i Diamondbacks fanno tuttora paura come nel Pennant 2023, mischiando contatto e potenza, velocità fra le basi ed agilità in esterno: miglior team per punti segnati, secondi in Avg, Top 5 in Slg% e ben 173 fuori campo. Marte è l’MVP acclamato, ma di fianco a lui si possono apprezzare molteplici stelle, partendo dagli astri Perdomo, McCarthy, Moreno e Carroll, ex ROY in ripresa nella seconda metà stagionale, e i veterani Suarez, Walker, Gurriel e l’immortale Pederson: tanta roba a cui si è annesso Josh Bell.
In un contesto così straordinariamente elevato non sorprende la stagione barcollante dei Giants, fino a poche settimane fa terzo team per record casalingo dietro Dodgers e Phillies, ma sin dallo start in apnea vicino al 50%. Il tutto nonostante molta qualità sul monte, coi due former Cy Young Snell e Ray, benchè sovente al box, il talentuoso Birdsong e l’All Star Webb. Idem nella difesa del diamante, dove le performance di una franchigia famosa per sfornare guanti d’oro, il terza base Chapman per primo, non è combaciata con le prestazioni al piatto.
A parte Ramos e talvolta Bailey infatti, il mercato di Ziadi ha deluso, costringendolo poi a numerosi movimenti in deadline, Soler, Ahmed e Slater su tutti, rinviando i sogni di gloria alla prossima stagione, dove si ripartirà dal rookie Tyler Fitzgerald, recordman alla Barry Bonds per Hr in 8 gare filate.
La presenza dei White Sox rende più digeribile un’annata faticosa per molte franchigie, Rookies in primis, avanti soltanto alla South Side col 37% di W, specialmente per un monte disastroso: ultimo in ERA, strikeout, WAR, K/9 e penultimo per fuori campo! Di questa tornata da dimenticare, peraltro annunciata, resta poco, e il futuro si aggrappa ai Top Prospect Condon (3B) e il pitcher Dollander!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Tifo San Diego e a inizio stagione, volendo essere ottimista, speravo in un 85-77 che magari potesse valere una wild card. Invece siamo andati oltre ogni previsione: se non crolliamo proprio adesso, dovremmo superare le 90 vittorie. Per un attimo avevo anche gustato la possibilità di giocarci il titolo divisionale (eravamo arrivati a sole due partite da L. A.), poi i Dodgers sono tornati a macinare vittorie. Peccato per le otto, dicesi otto, sconfitte con Colorado (la nostra bestia nera), cui va aggiunto un orribile 0-3 con gli Angels: la divisione l’abbiamo persa lì.
Comunque non è tempo per i rimpianti. Abbiamo una bella squadra, sono finalmente rientrati Musgrove, Darvish e Tatis (manca all’appello solo Kim), e quindi ai playoff possiamo dire la nostra. Sempre che ci si vada ai playoff, perché dietro Arizona, Atlanta e New York non mollano: l’anno scorso, in National League, due squadre sono andate ai playoff con 84 vittorie; quest’anno la sensazione è che una squadra rimarrà fuori con 88-90 vittorie.