I Rangers sono campioni del mondo al termine di una pazza postseason, ottenuta col quinto seed fra l’altro nelle ultimissime partite di stagione regolare, battendo 4-1 dei mai domi Diamondbacks nell’ennesima W in trasferta, l’undicesima consecutiva.
Per loro è la prima gioia, arrivata dopo 5 stadi e 12 manager cambiati e più di 10.000 gare!
Upset inimmaginabile, se si pensa che l’arrivo del guru Bruce Bochy aveva come primaria intenzione quella di far risalire la china ad una franchigia reduce da 102 e 94 sconfitte, ma con 500 milioni di spese sulle spalle.
La rebuilding si è bensì rivelata velocissima, dato che oltre all’attempato skipper e a veterani prime quali l’MVP Seager, Semien, Garver, Eovaldi, Gray e Montgomery, a fare la differenza è stato – per l’appunto in anticipo – il giovane core a disposizione dell’allenatore, costruito in ottica futuristica ma che si è palesato “clutch” come nessuno avrebbe mai immaginato.
Ed è così che rookie delle meraviglie o stelle ormai acclarate quali Garcia, Carter, Heim e Jung hanno fatto dimenticare la malasorte sotto forma di infortuni, che ha estromesso dai giochi investimenti monstre del calibro di deGrom o Scherzer!
Texas, a caccia della “prima volta” da quando i Senators si trasferirono ad Arlington nel 1972, si presentava per gara 5 ancora senza Adolis Garcia, insieme a Scherzer ormai fuori definitivamente, spedendo perciò Jankowski in esterno destro.
L’altra punta di diamante a cui affidare un lineup feroce restava quindi lo shortstop MVP Corey Seager, capace di eguagliare il Pujols del 2011 per almeno 12 extra base, 12 BB e 12 Rbi in singola postseason.
Per i D-backs invece, oltre al record MLB di 20 valide consecutive ai Playoffs del seconda base Marte, che finirà tuttavia oggi, si segnalava rispetto a gara 4 lo spot in terza ad appannaggio di Evan Longoria anziché Rivera, con Walker intoccabile prima. Semien (2B), Jung (3B) e Lowe (1B) completavano l’infield per i texani, con Taveras e Carter gli altri due esterni e Garver il designato, mentre Arizona confermava Carroll, Gurriel e Thomas outfielder e Pham DH.
Storicamente soltanto nel 15% – 14 circostanze su 92 – dei casi si sopravvive a una serie sotto 3-1, e l’ultimo esempio appartiene ai Dodgers nel Championship 2020 su Atlanta; ancor più clamoroso ed indigesto sponda Cleveland è quello delle WS 2016, perduto poi contro i Cubs.
Si riparte con Eovaldi (4-0/3.52 ERA totale ma 2.42 nelle primordiali 4 partenze) e Gallen (2-2/5.27) sul monte, uno fra i migliori pitcher da postseason della sua generazione e l’altro invece, resiliente per 237 inning e passa, a disagio nelle ottobrate americane.
Se il primo concluderà di nuovo indenne l’ennesima partenza di questi magici playoff, comunque non senza patemi viste le 5 basi su ball e 4 hit, sarà il giovane asso di Arizona a rubare la scena per 6 parziali, quando un no hitter game verrà interrotto dal leadoff single di Seager nell’alto settimo, decisivo per risvegliare i texani dal torpore e renderli al solito dirompenti. Difatti, da lì in avanti il doppio di Carter prima e la singola di Garver portano a casa l’interbase, e nell’ultimo frame un ormai in crisi Sewald subirà le 4 run di Jung, Lowe, Heim e Semien (fuori campo) per il 5-0 conclusivo.
Bochy entra nella ristretta cerchia di skipper (6) con 4+vittorie alle World Series, trionfando 13 anni dopo l’iniziale gioia a San Francisco, proprio contro i Rangers, mentre Seager raggiunge Koufax, Gibson e Jackson per un multiplo MVP da WS. I preparativi per la parata di venerdì ad Arlington possono già iniziare!
Onore delle armi a Torey Lovullo e i suoi, che hanno visto la fortuna del Championship utile per ribaltare i Phillies stavolta girare loro le spalle e lasciarli con molti rimpianti.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
“Capisco” sulla Gazzetta, ma almeno qui… LA World series, tradotto la Serie Mondiale…della serie “faccio il pignoletto” 😬
Questo è il 38mo anno che seguo la Major e ho sempre “italianizzato” le WS al plurale, sia nel baseball che nel poker o altro a stelle e strisce..se leggi il pezzo capisci le vere e sostanziali differenze fra playitusa e la gazzetta, sottigliezze a parte…
Sono contento per Texas: si è finalmente sanata quella ferita aperta nel 2011. Vittoria meritata: vero che erano testa di serie n. 5, ma solo per un tie-breaker sfavorevole non sono stati la n. 2; poi il percorso ai playoff ha messo a tacere qualsiasi obiezione sulla qualità della squadra.
Quindi, adesso, sono rimaste solo cinque squadre a non aver mai vinto la/le “World series”: naturalmente, io tifo una di quelle cinque (i Padres) 🤣. Trovo curioso che il baseball, perlomeno negli ultimi vent’anni, sia riuscito a distribuire abbastanza bene i titoli, nonostante l’assenza del tetto salariale.
Vero, dal 2011 i Rangers hanno un debito con “titolo” e questo anno lo hanno sanato. Nulla da dire sulla cavalcata di Texas, una volta battuta Houston nessuno poteva fermarli. A mio parere il tetto salariale è uno dei fattori che fanno sì che gli sport USA siano infinitamente più distributori di titoli che il calcio mondiale, ma più importanti sono il sistema delle scelte che distribuisce il talento ovunque, sia il fatto che i “giovani” hanno fatto esperienza all’università o nel sistema delle farms MLB e quando arrivano sui grandi palcoscenici sanno come comportarsi.