Due sweep in altrettante sfide playoff da sfavorita portano i Diamondbacks di Torey Lovullo alle Championship Series: dopo i vincitori della Central tocca a quelli della West, i ricchi Dodgers da anni dominatori NL, ma un po’ troppo spesso carenti nelle postseason.
Un matchup fra il nuovo che avanza e i cannibali della National League: Arizona e Los Angeles si presentavano così in questa inedita sfida da DS, sebbene la quarta consecutiva per L.A. al cospetto di “concittadini” della NL West (Giants e due volte Padres).
I Diamondbacks sono reduci da un ottimo campionato e una netta vittoria in Wild Card sui Brewers, ma soprattutto si ritrovano fra le mani un roster giovane e iper competitivo, nel quale addirittura Ketel Marte fa la parte del vecchio saggio!
Impossibilitati a schierare all’esordio l’asso da 17 W Zac Gallen, i D-backs presumevano di affidarsi ad un bullpen game, viste le penose statistiche del veterano Merrill Kelly verso L.A., che parlavano di 5.49 ERA, 1.70 WHIP e 0/11 come parziale. Niente di più falso invece, dato che l’apatia al box dei losangeleni in Gara 1 lo manterrà sul monte per circa 7 immacolati inning da 3 valide in 85 lanci, e gli unici punti a referto arriveranno a partita ormai conclusa col triplo di Smith.
Da incubo – e non è una novità nei PO – sarà bensì la performance del futuro hall of famer Clayton Kershaw, sostituito per disperazione da Roberts dopo soltanto 35 pitch nel primo parziale, condito da 6 run e altrettante valide (Carroll, Walker, il neo trentottenne Longoria e l’hr di Moreno); e si che i precedenti coi “Serpientes” erano ultra favorevoli per lui (22/12, 2.72 ERA, 294K in 267 IP e 1.04 WHIP).
Arizona confermerà il dominio in seguito per il perentorio e conclusivo 11-2, andando a referto immediatamente contro il subentrante Sheehan col fuori campo del sicuro ROY Carroll, il doppio di Gurriel e la volata di sacrificio di Longoria, dilagando ancora nell’alto settimo e ottavo grazie agli home run di Thomas e Pham.
In gara 2 si affrontano il sopra citato Gallen e la matricola Bobby Miller. L’All Star e finalista Cy Young ha ottimi numeri contro i californiani in 11 partenze (ERA 3.48, 75 K e 1.09 WHIP), benchè nell’ultima regular season abbia deluso, mentre il rivale, che viene da un ottimo settembre, in stagione riporta 12 inning, 11 valide e 4 run a carico.
Anche qui i D-backs si dimostreranno freddi e cinici ad inizio partita, tempestando di valide il rookie avversario nel primordiale inning e riempiendo le basi senza tregua, prima che Graterol riporti un po’ di quiete a buoi però già scappati: base ball su Carroll, bunt di Marte, singole per Pham e Gurriel, volata di sacrificio di Walker e il ground out a Moreno portano a casa tre runner per altrettanti punti.
Solida invece la performance di Gallen, che resiste sul colle per 84 lanci affrontando 23 battitori e subendo soltanto l’home run di Martinez e il punto di Muncy su singola di Hernandez nei bassi quarto e sesto, segnature intervallate dal fuori campo di Gurriel – eroe di giornata – nel sesto parziale su slider di Brasier. Sewald chiude poi la saracinesca ottenendo la salvezza e il 4-2 Arizona, valevole per il 2-0 nella serie.
Stesso copione per gara 3 al Chase Field, dominata dall’ottimo inizio di Arizona e controllata infine senza patemi nei parziali conclusivi dai closer di Lovullo. Una partita inizialmente senza grosso appeal sul monte, vista la non esaltante annata dei due partenti designati: i destri Pfaadt (5.72 ERA/3-9), alla seconda apparizione di carriera in postseason dopo una prima terrificante, e il veterano Lance Lynn, a picco come tutti i White Sox prima di trasferirsi in California nella mid season. Pessime le sue statistiche in trasferta quest’anno (6.07 ERA su 16 start) ma incoraggianti i precedenti contro Arizona, 3-1 per 3.30 ERA nelle ultime 5 partenze dal 2017.
Il pitcher locale invece nei soli previsti 4 inning a lui assegnati subisce solamente due valide, mentre l’altro dopo due frame sostanzialmente sotto controllo crolla nel terzo, incassando clamorosamente 4 fuori campo consecutivi da Perdomo, Marte, Walker e il solito Moreno; a nulla servono le singole di Taylor ed Hernandez con Ryan Thompson al lancio durante il settimo inning per il definitivo 4-2.
I Dodgers tornano per l’ennesima volta a casa delusi da una postseason inqualificabile, nella quale risaltano le clamorose stecche di Kershaw, Betts e Freeman. A parte comunque questi ultimi due, i cui contratti a lungo termine chiarificano l’idea di costruire attorno a loro il futuro, in estate, partendo da Roberts, i dubbi su permanenze e addii riguarderanno quasi tutto il roster, dove spicca l’assenza di una rotazione affidabile nei winner take all: infortuni, discontinuità e disavventure fuori dal diamante non hanno d’altronde permesso di recente di schierare costantemente gente del calibro di Buehler, Bauer, Gonsolin, Urias e lo stesso Kershaw, ripiegando in frettolosi equivoci quali appunto Lynn, Heaney, Yarbrough e Syndergaard.
I due formidabili lanciatori mancini in primis, Muncy, Martinez, Hernandez e Wong sono probabilmente i nomi a cui si rinuncerà per riempire i clamorosi buchi usciti fuori da questa penosa serie ad eliminazione.
La cenerentola Arizona prosegue invece la corsa, affrontando ora i Phillies in una sfida sulla carta a senso unico, anche se le armi tecniche e psicologiche che i D-backs hanno dimostrato di possedere potrebbero dare filo da torcere ai più forti rivali.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.