L’AL East è la miglior Division MLB, con tutte le pretendenti sopra il 50% al .565 di media ed ognuna con chance da World Series.
L’ennesima stagione monstre di Tampa Bay non fa più notizia, benchè le recenti serie perse con Mariners, Phillies ad Atlanta siano costate il vertice assoluto, ma un gioco corale unito a molte skills individuali porta Kevin Cash anche quest’anno a rientrare fra le contender per un posto al sole. Franco e Arozarena sono le stelle, il primo “panchinato” dallo skipper per eccessive proteste è semplicemente il tuttofare dell’infield, da 4.3 di WAR ed MVP futuristico a soli 22 anni, mentre il Randy da 58 Rbi unisce comunque potenza e precisione che spaccano le partite.
D’altronde le pesche al primo giro in SS position fanno capire le intenzioni in divenire dell’allenatore, che col terzultimo payroll MLB punta a ruotare subito giovani e veloci infielder a discapito di nomi altisonanti. Se le trade per Siri, Ramirez e Paredes del passato confermano tuttora la bontà del front office, dopo la grande stagione di Margot quest’anno i galloni da veterano elite vanno a Yandi Diaz, pregevole a battere .323/.408/.515 per 96 valide!
La difesa del diamante è eccezionale, quasi immacolata nella fielding % (.989, secondi MLB), soltanto 38 errori, terza WHIP, quinta ERA a 3.70 e 698 hit subite (secondi), con la new entry Eflin e soprattutto l’asso di oggi McClanahan sugli scudi, mentre quello di un tempo Glasnow è in ripresa ma fatica sulla costanza. Un reparto, il monte, storicamente sfortunato, e che ancora oggi paga pegno con gli infortuni di Rasmussen, Fleming, Cleavinger e Kittredge. Ciò che rende pazzesco un attacco da 506 run, 137 fuori campo e 483 punti battuti a casa, è l’abilità a far male nelle situazioni clutch, coi soli Rangers migliori con runner in scoring position.
Sugli Orioles, dei quali abbiamo già abbondantemente parlato in passato, c’è poco da aggiungere, se non che la loro stagione al vertice prosegue senza sosta con anzi una soddisfazione in più: l’umiliante ed inedita vittoria sugli odiati rivali del Bronx per 14-1 e chiusa con Kiner-Falefa sopra il monte.
Azzeccata pure l’acquisizione ad un anno (720.000$) proprio dell’ex Yankees Aaron Hicks, in crisi spaventosa a New York ma qui rinato, che modifica di poco il penultimo monte ingaggi di lega, che però, ovviamente, è viziato da contratti rookie o da limare in futuro, quelli degli assi all star Rutschman, Bautista, Cano ed Hays (in scadenza) e della stellina Henderson su tutti.
La quasi top ten al box per fuori campo e le prime posizioni in run, Rbi e wRC+ è nulla rispetto alle abilità difensive di un team giovane ma scaltro nel non commettere errori e compiere eliminazioni spettacolari, con Frazier, Mountcastle e Mateo maestri del double play, quasi 150 combinati. La fatica di una rotazione non competitiva ed orfana del lungodegente John Means, viene letteralmente bypassata da un bullben spaziale, numero 1 staccato MLB per WAR (4.5) e rappresentato da due inarrivabili closer come Cano e Bautista.
I Blue Jays della stella Bichette, giocatore di posizione two way tra i migliori al mondo, hanno un roster assolutamente in grado di esplodere, effettuare streak e perché no arrivare alle World Series. Il lineup potente e stellare delle ultime stagioni è rimasto tale, con l’aggiunta di Whit Merrifield, straordinario seconda base nonché all star al pari degli assi Bichette e Guerrero Jr, ma è stranamente causa di una mid season soddisfacente ma non eccellente.
Toronto difatti ha sì un ottimo record (50-41) ma è 13ma per punti segnati e 16ma per quelli battuti a casa, mentre sul monte gli all star Gausman e Jordan Romano, da due anni infallibile closer da 62 salvezze in 102 gare, Berrios, la new entry Bassitt, Mayza ed Eric Swanson fra gli altri, rappresentano un reparto al vertice di lega. I partenti infatti sono quinti in K/9 con ERA a 3.98 e i rilievi primi per BB/9, quinti in media GPL e top ten per WAR. Chi sta deludendo ormai da due anni è Alek Manoah, più focoso e litigioso che affidabile.
Il settimo payroll MLB, che comprende i 20 milioni di Ryu, infortunato al gomito ma in rehab da Single-A, copre a lungo i contratti di Springer, Bichette e di quasi tutta la rotazione titolare (76 milioni a salire almeno fino al 2025), ma in estate dovrà decidere sul destino di nomi altisonanti quali Guerrero Jr, Chapman, Belt, Kiermaier, Biggio, Varsho e gli stessi Romano e Ryu!
Altra annata facilmente sopra la media con plausibile viaggio in postseason per Aaron Boone e gli Yankees, anche se lo skipper sembra aver definitivamente accantonato l’epoca della “bombers era” forse a seguito dei cocenti upset del passato recente a firma Rays ed Astros, e sostituita quindi da un gioco più veloce e difensivamente corale, che vede titolari utility fino a poco fa impensabili quali Bader, Bauers e il prospetto della casa Volpe, con il deludente Oswaldo Cabrera richiamato da poco dalle Minors.
Attenzione però, NY pare sia pronta a buttarsi a capo fitto su Shohei Ohtani, preparando l’ennesimo investimento monstre di un payroll già ora vicino ai 280M, con una trade che affiancherebbe nel lineup il fuoriclasse giapponese all’MVP Judge – tuttora fermo al palo – e sulla collina allo starter All Star Gerrit Cole, per formare le due coppie migliori del baseball. Per ora è fantamercato, ma le crisi irreversibili di LeMahieu, Stanton e Donaldson potrebbero provocare cessioni illustri!
I 40 fuori campo di distanza dai Braves erano inimmaginabili ad inizio anno, soprattutto perché gli Yankees portano pochi uomini in base e sono una delle peggiori squadre in media al piatto. Sul monte col rientro di Rodon gli uomini affidabili della rotazione sarebbero molti, ma la spalla di Montas prima e quella di Cortes di recente non hanno permesso di trovare costanza, e il Severino attuale non sembra più in grado di sostenere una partenza. Per questo Boone ricorre spesso ad un bullpen sempre credibile, chiamato in causa per ben 344 inning nonostante Cole, e responsabile della seconda ERA MLB.
Persi Bogaerts ed Eovaldi, è Rafael Devers l’ultimo simbolo rimasto dello squadrone da World Series per i Red Sox, senz’altro peggior roster della Division, specialmente sul monte, ma che anziché navigare come da pronostico sotto il 50% possono essere considerati la vera sorpresa del girone. La loro stagione infatti partiva nel limbo di chi o rimane attaccato al treno wild card oppure smobilita in trade i numerosi veterani in rosa per iniziare a ricostruire: Boston infatti è il team di vertice con l’età media più avanzata di tutti. La scelta al draft per Kyle Teel da Virginia poi, sta a significare che nel decisivo ruolo di catcher Connor Wong non è la soluzione a lungo termine.
Stare a 48/43 in un raggruppamento tanto competitivo è un risultato di prestigio, anche perché sotto la voce infortuni, oltre a Dalbec, troviamo elementi che nell’infield potevano fare la differenza, come Story e Mondesi, rimpiazzati dal peggior Hernandez di carriera, e al lancio le leggende Sale e Kluber, i dubbi sulla tenuta dei quali erano comunque preventivabili. Fa bensì piacere veder Paxton finalmente a patti col fisico e Bello divenire una certezza a soli 24 anni, in un comparto dove fra i giocatori vintage Kenley Jansen si è guadagnato il suo quarto All Star.
Non sarà Betts, ma Verdugo è senza dubbio il migliore esterno presente, da pregevoli metriche difensive e con ottimo contatto al box, sebbene la casella “potenza” contro i mancini non sia quasi mai riempita. Devers e l’infinito Turner sono le certezze di un lineup nel quale il rookie nipponico Yoshida sta andando oltre le aspettative.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.