La NL East si conferma il raggruppamento più forte in National League, sebbene i milionari Mets siano attardati in classifica e rappresentino assieme ai Padres la delusione di conference in questo primo scorcio stagionale.

Miglior team di tutta la Major sono i Braves, ad oggi favoriti nelle odds di Vegas, primatisti per fuori campo a giugno dove con tre clamorose streak di 7, 8 e 9 W hanno staccato al vertice di lega Tampa Bay. I 50 milioni di total payroll – l’ottavo MLB – in più rispetto all’anno delle World Series giustificano rinnovi sacrosanti e scelte azzeccate per rimpiazzare le stelle di un tempo, Freeman e Swanson su tutte.

Questo nonostante la classica moria di lanciatori, con Fried, Wright, Lee, Matzek e Chavez lungodegenti e Ian Anderson out for season con la Tommy John. Il rientro del prodigio Soroka dopo anni turbolenti fa sperare Snitker e front office, e l’eccelso lavoro del pitching staff sforna big in continuazione, come Strider, Elder ed Allard, che insieme alle certezze veterane Morton, Iglesias, Tonkin e Nick Anderson sono responsabili del terzo posto per ERA fra i rilievi e quinto in rotazione.

Ronald Acuna è il simbolo di questo team, profilo MVP da .337 in battuta, 117 valide, .414 OBP e 5.1 WAR, stravagante e spericolato nel record di rubate prima dell’All Star Break dai tempi di Otis Nixon e nel battere hr (70/40 è il suo ritmo) quanto diligente sulle basi ball. E’ lui il leader di un attacco stratosferico, dove Olson (29 fuori campo, secondo dietro Ohtani), Riley, Ozuna, Albies, Rosario, Arcia ed Harris primeggiano la lega in home run (166) e SLG, sono secondi su media al box e OBP e terzi per punti e Rbi.

Sorpresa di mezza stagione è senza dubbio Sean Murphy, uno dei tanti epurati di Oakland qui alla stagione della consacrazione, che gli vale per ora lo spot a spese di d’Arnaud e la convocazione (6 quelle totali in battuta e 2 sul monte) a catcher titolare nell’All Star Game di Seattle.

Menzione d’onore di questa midseason va certamente ai Marlins e al loro MVP All Star Luis Arraez, acquisizione mai tanto azzeccata da 131 wRC+ e numero uno MLB al box e terzo di squadra, in ritmo per battere a .400 con 225 valide: numeri grandiosi!

Le 51 vittorie già incamerate prima del break sono una novità inaspettata per Skip Schumaker, novello allenatore che fa miracoli con un lineup ancora giovanissimo nelle sue stelle (De La Cruz, il Chisholm capace di emigrare in esterno senza patemi e Jesus Sanchez, oltre appunto ad Arraez) e 69M scarsi di monte ingaggi fra i 26 del roster, grazie ad una resilienza pazzesca nel vincere gare clutch, ben 36 con 6 walk-off! Linfa vitale arriva dai numerosi veterani, nuovi o confermati, che si alternano nei ruoli cardine, come Wendle e il campione 2022 per rubate Berti da interbase, Garcia, Segura, Cooper, l’infinito Yuli Gurriel e la riserva All Star Jorge Soler.

Seppur in ribasso, il Cy Young Sandy Alcantara ed Edward Cabrera guidano l’eccellente reparto dei partenti, dove freschezza e talento la fanno da padroni, con Luzardo, Garrett e soprattutto il rookie Eury Perez sugli scudi, ad approfittare delle dipartite del vecchio Cueto e il ROY 2021 runner-up Trevor Rogers, da tempo ai box.

Gli ultimi vincitori della NL, i Phillies di Rob Thomson, come da tradizione recente sono in ripresa da un lento avvio, e si ritrovano col primato 47-39 ben in corsa per un piazzamento in postseason, loro che forse sono il team col maggior prime a disposizione.

Infatti, sebbene il solo Castellanos andrà a rappresentarli a Seattle, gente al piatto o sul monte del calibro di Harper, Realmuto, Turner, Schwarber, Bohm, Marsh, Wheeler, Nola, Walker, Suarez, Vasquez e Alvarado non si trova dappertutto, e da adesso alla fine potrebbero alzare il livello e divenire la scheggia impazzita di una division formidabile, senza considerare veterani del calibro di Harrison e Kimbrel.

Questo discorso dovrebbe valere anche per le prossime stagioni, dato che l’esoso monte ingaggi (243 milioni totali) copre almeno fino al 2025 la spina dorsale della franchigia, e fra team option, arbitrato, free agency e rinnovi da rookie contract gli unici da limare sarebbero Nola, Suarez, Soto, Harrison e soprattutto Bohm e Marsch, questi ultimi imprescindibili e da adeguare assolutamente!

Ed arriviamo ai ricchissimi Mets di Steve Cohen, vera delusione dell’anno in corso, che con 110 milioni di luxury tax, ovvero sia quasi 10 volte le altre “tassate”, non solo non riescono ad ergersi sopra il 50% di vittorie da inizio anno, ma hanno provato ad imbastire addirittura una trade per sua maestà Ohtani, al prezzo di mezzo farm system, Marte, Beaty, Escobar – andato poi comunque agli Angels – e Megill! Evidentemente i “moneyball” di Rays ed Athletics qui non hanno fatto breccia.

Che Brandon Nimmo, costante nel 131 OPS+ delle ultime 3 stagioni, sia l’MVP stagionale, fa capire quanta difficoltà e discontinuità di risultati stia investendo l’intero roster, le superstar Pete Alonso e il comunque dignitoso Lindor al piatto e Justin Verlander e Max Scherzer sul monte in primis. New York è 20° in media al box e 17° in Obp, numeri pessimi per un nugolo di potenti hitter, mentre in collina i rilievi hanno la 21° ERA e gli starter la 19°. Il tempo per rimettersi in carreggiata c’è eccome, e una recente ripresa fa ben sperare, anche se l’età avanzata del roster non ammette rinvii: bisogna vincere ora.

Washington infine naviga dignitosa in una division ingiocabile, nella quale evitare le 100 L era l’obiettivo di inizio torneo. Invece stare già a 34 vittorie è un successo inaspettato, che permette al focoso skipper Dave Martinez di lavorare serenamente coi giovani a roster, Gray, Gore, Garcia, Abrams e Ruiz su tutti, mettendosi poi a tavola per ascoltare qualche proposta di trade e continuare la rebuilding, al prezzo magari di veterani quali Corbin, Harvey, Williams e il closer Finnegan sul monte e Candelario, Thomas e Stone Garrett al piatto, sebbene loro tre siano fra i principali artefici di un’annata finora tutto fuorchè da buttare!

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