I Padres volano al Championship battendo 3-1 i favoriti Dodgers, da sempre loro bestia nera, ripetendo l’upset della wild card contro i Mets, 212 vittorie combinate. Rivincita incredibile questa per una fanbase sovente definita la south side di Los Angeles, per anni a caccia di franchigie altolocate del nord ed ora alla prima Championship Serie dal 1998.

Entrati col seed numero 5 ad 89 W, diventano il quinto team ad aver superato più di un turno playoff contro avversari con 10+ vittorie di vantaggio. Dopo i Giants spettava a loro la palma di acerrimo nemico dei Dodgers, le cui 111+ W stagionali rappresentano il quinto caso nella storia AL/NL; aggiungiamo che 11 delle ultime 12 squadre con più di 108 vittorie sono apparsi alle WS.

A un dream team di tale portata Bob Melvin opponeva l’ennesima tornata al top di Machado, .298/.366/.531 al box e infallibile Gold Glover, con la più alta fWAR (7.4) in questi lidi dai tempi dell’MVP Caminiti.

I Padres giungono agguerriti dopo lo scalpo Mets, sebbene siano poco confortanti i precedenti: 5-14 senza l’ombra di una serie vinta nel 2022 e mai un record vincente dal 2010. Del formato playoff 3 su 5 chi vince gara 1 va avanti nel 71% dei casi (102/144), statistica che sale al 72 (34/47) nell’odierno 2-2-1 da DS.

Giocate con ottimi risultati le carte Darvish, Snell e Musgrove, allo skipper non rimangono che Clevinger e Montas per game 1, ambedue tutto fuorchè affidabili in stagione regolare, per i postumi di Tommy John e tricipite malconcio l’uno e il secondo forse ancora troppo acerbo.

Sarà Clevinger infine il partente dichiarato, lui che è 5.46 ERA e 6.9 K/9 in 14 apparizioni – 13 da starter e una da rilievo – da 64 inning in trasferta. Nei tre matchup coi Dodgers è inoltre reduce da 14 run incassate, 5 hr e un ERA di 9.69 in soli 13 tempi; per di più L.A. è il miglior club al box contro i right handed.

Tutte queste stats verranno confermate, dato che in 60 lanci Clevinger incasserà tutte e 5 le run dello spaziale lineup losangelino per il 3-5 conclusivo, grazie al fuori campo del candidato MVP (insieme a Freeman) Trea Turner, alla singola di Muncy, ai doppi di Lux e Smith e all’errore di Myers che salva Bellinger in prima. A buoi ormai scappati Wilson, Johnson, Hill e Martinez faranno un egregio lavoro con zero hit a carico.

Roberts tiene in caldo lo spettro mancino di Urias, Kershaw e Tyler Anderson, contro i quali San Diego (secondo peggior team dinanzi i lefties fra le rimanenti in postseason e 15mi generali a 103 wRC+) mai ha performato più di 2 punti, con un ERA combinata di 1.50 in 60 parziali. Il messicano numero 1, campione NL per Pgl nonché in lizza nel Cy Young, si ripresenta ai rivali dopo i 24 IP annui con soltanto 4 run, di cui 3 a settembre. Al Dodger Stadium poi su 14 apparizioni è 2.43 ERA, 8.2 K/9, 1.5 HR/9.

Ottima la sua performance fino al quinto inning, dove un home run di Myers, l’Rbi ground out di Grisham e la volata di sacrificio a firma Nola riaprono la partita, prima che l’alternanza fra setup e closer a cui ci ha abituato Roberts – 12 differenti salvezze stagionali dopo i fallimenti di Kimbrel – conservi la W.

Darvish e Kershaw presenziano il monte di gara 2, sfida spettacolare e ricca di valide (11-9 L.A.) che San Diego porta a casa 5-3. Il trentaseienne giapponese tribolerà a lungo con ben 99 lanci in 5 inning, ottenendo la meritata W nonostante l’attitudine a subire fuori campo: i soliti Freeman, Muncy e Trea Turner in ognuno dei primi 3 inning.

La partita è in pieno equilibrio (3-3) fino all’alto sesto, dopo l’hr e la doppia di Machado e l’Rbi ground out di Cronenworth, quando con Graterol sul colle i Padres avanzano grazie a Profar; nel periodo successivo Suarez salva Darvish col K a J.Turner e un provvidenziale double play che elimina Lux e Muncy. Ancora Cronenworth allunga poi nell’ottavo con un fuori campo sulla cutter di Treinen, prima che Hader anticipi la salvezza al posto di un affannato Nick Martinez. Kershaw supera Verlander col maggior numero di strikeout ai playoff (213)!

Roberts a sorpresa contro Snell dichiara Tony Gonsolin per gara 3, grandioso nel 2.14 in 130 e più inning stagionali ma con soli 2 IP in Triple-A Oklahoma City a fine settembre dopo gli acciacchi all’avambraccio. La sua partita infatti dura soltanto 1.1 inning per ben 42 lanci, nei quali incasserà il punto da Soto su singola di Cronenworth, per poi essere rimpiazzato da Heaney dopo altre due valide di Grisham e Nola.

Il fuori campo dello stesso Grisham sulla fast ball di quest’ultimo e la sac fly di Betts nell’alto quinto sull’ottimo Snell (5H/6K/2BB/15 eliminati) sono le altre run per il 2-1 Padres che verrà poi difeso da Martinez, Garcia, Suarez e un ritrovato Hader.

Gara 4, tornata in mano al mancino Tyler Anderson, perentorio in 86 lanci per sole 2 valide, viene decisa da un folle settimo inning, dopo che un solitamente resiliente Musgrove aveva subìto 3 punti dal doppio di Freeman (top del terzo) e da Betts su volata di sacrificio di Smith proprio nel parziale numero sette.

Poi però accade l’incredibile: Kahnle, Almonte e Vesia vedono le streghe sul monte ed offrono a Nola, Kim (doppio), Soto e Cronenworth l’inimmaginabile ribalta che i solti Suarez e Hader confermano tale.

Finisce 5-3 una serie bellissima che conferma quanto il baseball sia il gioco più bello e democratico del mondo! Underdog alla vigilia con +190, i Padres sfornano difatti il secondo betting upset della storia, dato che i Nationals delle WS 2019 erano +195.

Si va ora alle NLCS contro i Phillies, due cenerentole ma non troppo, come un nostro vecchio pezzo aveva fatto notare. Sarà una serie super equilibrata; il cuore del vostro scriba è tutto bianco rosso blu, ma la testa dice Padres 4-2, dato che Machado, Soto e Musgrove sembrano uomini in missione!

3 thoughts on “San Diego supera i Dodgers e sbarca alle NLCS

  1. Da simpatizzante Padres, sono felice!

    Mi viene però da fare questa considerazione: nel ‘900, le squadre dominanti nella stagione regolare il più delle volte si aggiudicavano il titolo. Dopo il 2000, le cose sembrano essere cambiate:

    – Nel baseball, abbiamo avuto Seattle con 116 vittorie e i L. A. Dodgers con 111: entrambe sono state spazzate via ai playoff, senza nemmeno vincere il titolo di lega.

    – Nel football, abbiamo avuto New England con 16-0; poi abbiamo avuto Pittsburgh, Green Bay e Carolina con 15-1. Nessuna delle quattro ha vinto il “Super bowl”.

    – Nella pallacanestro, abbiamo avuto Golden State che ha siglato la miglior stagione di tutti i tempi: 73-9. Poi sappiamo come sono andate le finals con Cleveland.

    – Nell’hockey, abbiamo avuto Tampa Bay che ha fatto 128 punti, per poi essere spazzata via 4-0 al primo turno di playoff.

    Solo un caso? Oppure spremersi troppo in stagione non conviene più, e forse è meglio dosare le forze per poi arrivare in piena forma al momento topico della stagione?

    • Ciao Nick..il tuo commento è giustissimo e conferma la grandezza degli sport USA, anche se va fatta una considerazione: non si possono paragonare NBA ed NFL a NHL e MLB. Queste ultime due hanno infatti un equilibrio maggiore visto che si basano su istinto, velocità e forza atletica di skater e hitters, aiutati poi molto da sostanziali modifiche che hanno reso negli anni difficile il compito per goalie e pitcher, spettacolarizzando il sistema alleggerendo le palline da lancio o riducendo pantaloni, gambali, scudo, pinza e pettorine dei portieri.. nel baseball poi la “solitudine” al box e sul monte nei momenti cardine è soggettiva e molti campioni con la testa libera in stagione regolare entrano in crisi nei playoff..basti vedere Judge e Schwarber durante le prime uscite di questa postseason..in NBA ed NFL invece le 4/5 favorite da RS quasi sempre arrivano agli ultimi turni, visto che sono sport dove tecnica ed individualismo la fanno ancora da padrone..

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