La prima metà stagionale appena superata vede le due newyorchesi protagoniste assolute: Yankees e Mets sono difatti in testa ai loro gironi sin dall’Opening Day e molti già pregustano una stracittadina nelle World Series!
I primi da tradizione dominano in potenza, mantenendo il primato per home run e valide/rbi derivanti sempre da fuori campo, a cui aggiungere un’eccellente difesa sul monte (terzi gli starter e secondi i rilievi per ERA), mentre i secondi, invischiati nell’equilibratissima nonché competitiva NL East, hanno numerosi breakout e danno l’idea di poter far bene tutto (top ten per ERA, nel box per media, Rbi, Obp, wRC+ e nella protezione del campo in Fielding% ed errori) e conservare stavolta fiato per il gran finale.
Inoltre, il possibile ritorno del miglior pitcher al mondo, quel Jacob deGrom prossimo di debutto in Triple-A Syracuse, formerebbe nella postseason la coppia più intrigante del baseball con l’eterno Max Scherzer, fresco di rientro e devastante al cospetto di Reds e Braves.
Se aggiungiamo poi che pure nel Queens dall’ingresso di Steve Cohen si spende a dismisura, non escludiamo da ambedue i lati di New York pesche seducenti alla deadline.
In American League la banda di Aaron Boone – spesso sulla graticola ma infine confermato grazie alle costanti apparizioni ottobrine – ha creato un solco fra sè e i rivali e deve guardarsi le spalle solo da Houston, unica finora ad allineare un lineup spaziale alla magistrale difesa del monte di Verlander e soci, cosa che ancora non riesce appieno a Toronto (silurato Montoyo) e Boston e all’inverso ai Rays, tutte ora speronate dai Mariners della meraviglia Julio Rodriguez e dalla miracolosa Baltimore del predestinato Rutschman. Si arranca invece come da previsione nella Central.
Nella National, al pari dell’anno scorso, troviamo ben otto ipotetiche contendenti, coi Dodgers tuttora un gradino avanti, sebbene la magia di San Francisco appaia un po’ svanita, forse per l’età sempre più avanzata dei leader e il ritiro della leggenda Posey; persino Miami, D-Backs e Rookies, fuori dal plotone, sono eppur ricche di appeal.
Ciò sta a significare che la classifica di ingresso conterà relativamente in questa Conference, e come insegnano i campioni di Atlanta, una volta giunti ad Ottobre chiunque può ambire ad alzare il trofeo, specialmente se qualche infortunato eccellente ritornerà più forte di prima: oltre a deGrom ci riferiamo fra gli altri a Tatis Jr, Harper, Albies e Buehler.
Sono proprio gli acciacchi che dopo anni stanno finalmente risparmiando gli Yankees, che fuori hanno finora solo Loaisiga e il lungodegente German; ciò permette loro di variare sovente il lineup senza stressare i propri fenomeni e godersi la stagione da MVP – testa a testa con Yordan Alvarez – di Aaron Judge, uomo solo al comando per Hr, Avg, Rbi e valide, e delle rinomate stelle Stanton, LeMahieu e Rizzo, nonché di comprimari d’elite capaci di arrivare già vicini alla doppia cifra per fuori campo con ben 10 uomini. Menzione d’onore spetta a Matt Carpenter, alla seconda giovinezza da quando sbarcato nel Bronx.
Ormai assi pregiati con la mazza sponda Mets sono i canterani e All Star Pete Alonso e Jeff McNeil, ai vertici NL per potenza il primo e contatto il secondo, ai quali accoppiare l’esperienza dell’altro convocato al Dodger Stadium Marte (il quarto è il closer Diaz), di Canha, Escobar e soprattutto Francisco Lindor, acquisizioni importanti che hanno immesso qualità e mentalità vincente dentro uno spogliatoio spesso focoso e finalmente liberato dall’equivoco Canò, mai in sintonia col guru Buck Showalter.
Nonostante due granitici bullpen offrano profondità e affidabilità anche per i playoff, determinante per le mire autunnali nella Grande Mela sarà la rotazione. Cole un po’ meno clutch che in passato, l’inesperienza di Cortes a certi livelli, la muscolatura di Severino dopo due stagioni perse e la freddezza nei win or go home di Montgomery e Taillon sono le incognite Yankees.
I problemi dei Mets a nostro avviso sono bensì esclusivamente di carattere fisico, dato che se deGrom e Scherzer dovessero arrivare a patti col proprio corpo, assieme alle “seconde linee” Walker, Bassitt, Carrasco, Peterson e Williams creerebero una corazzata difficile da arginare per chiunque si affacciasse a una serie finale!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.