Fino a poco tempo fa, noi appassionati di baseball temevamo che la stagione MLB non sarebbe nemmeno iniziata. Invece oggi ci troviamo qui, dopo un mese, a fare un piccolo riassunto di quanto accaduto, dividendolo in due categorie: le squadre che stanno confermando le aspettative (o stanno andando anche oltre) e quelle che, invece, stanno più faticando o, addirittura, deludendo.
C’è solo bisogno di fare una piccola premessa, cioè quella che nel baseball – come ormai sappiamo – contano gli ultimi due mesi – per non dire l’ultimo – perciò è da prendere tutto con le pinze.
CONFERME E SORPRESE
Poco da dire su Yankees e Dodgers, due squadre ultra blasonate che solo per il nome dovrebbero puntare a vincere le World Series tutti gli anni. Per i losangelini è stato più o meno così nelle ultime dieci stagioni. Per i newyorchesi manca sempre qualcosa e di delusioni ne sono arrivate a iosa. Per il momento sembrano reggere, tanto che hanno già infilato la striscia di vittorie più lunga della stagione, guidati da un lineup che pare finalmente aver trovato la giusta amalgama, con Rizzo e Judge a farla da padroni.
Conferma ad alto livello anche per i Rays, mentre i Blue Jays si divertono con una delle squadre più giovani della lega, un lineup esplosivo e un monte di lancio che sarà pur orfano di Robbie Ray, ma che sta reggendo abbastanza bene, specialmente grazie a Kevin Gausman. Tre squadre – queste ultime – che potrebbero contendersi il titolo dell’American League East da qua alla fine, a discapito di un’altra franchigia che, invece, sta deludendo, e non poco, ma di cui parleremo dopo.
Bene Minnesota che aveva iniziato male, ma che si è subito ripresa anche per via di una division non propriamente irresistibile. Per ora sono in testa alla Central Division, ma la stagione è ancora lunga e se vorranno rimanere ai vertici dovranno evitare qualche passaggio a vuoto di troppo in attacco visto che il monte di lancio ha fatto finora il suo dovere.
Grande lotta nell’American League West, dove dopo anni di dominio (quasi) incontrastato degli Astros, finalmente sembra esserci un po’ di bagarre, con gli Angels che sono partiti decisamente a razzo e che vantano uno dei migliori attacchi dell’intera MLB. Quest’anno non ci sono solo i consueti Ohtani e Trout, ma anche Taylor Ward che sta diventando la terza forza del lineup con 6 homerun già realizzati, 15 RBI e, soprattutto, .368 di media battuta (!). Ma attenzione a dare per morti gli Astros, perché la squadra guidata da Dusty Baker e dal terribile José Altuve è sempre lì in agguato.
Anche i Mets hanno iniziato benissimo, ma lo avevano fatto pure lo scorso anno, solo che questa volta non a singhiozzi. L’attacco gira a meraviglia, seppur sia più o meno simile a quello del 2021. Eppure l’esperto manager Buck Showalter sembra aver trovato la chiave per sbloccare le risorse offensive di questa squadra che spera che sia la volta buona per arrivare fino in fondo, dopo tanti sforzi fatti sul mercato in questi anni, ultimo quello di Max Scherzer che sta confermando anche quest’anno di essere un assoluto fenomeno.
Ci sono poi le conferme per MIlwaukee e St. Louis che dovevano dettare legge nella National League Central e lo stanno facendo. I Brewers – nel momento in cui scrivo – sono reduci da otto vittorie nelle ultime dieci, mentre i Cardinals fanno ancora un po’ di fatica a trovare continuità in attacco, ma il monte di lancio sta rispondendo benissimo con appena 78 punti subiti che rappresentano il terzo posto in questa speciale classifica, dietro ai succitati Dodgers e Yankees.
Chiudiamo questa categoria citando San Diego, ma soprattutto Colorado che – guidata da un ispirato C.J. Cron – sta avendo un inizio di regular season davvero esaltante, trovandosi addirittura davanti ai campioni divisionali uscenti dei Giants. Ora, non sappiamo quanto durerà, anche perché la pitching rotation è da sempre il problema di questa squadra e non si può di certo portare a termine una stagione con il solo attacco, dato che hanno subito, fin qui, 129 punti (5.16 a partita), ma sognare non costa nulla e in una division così difficile non è poco.
Menzione d’onore per i D-backs che si trovano sul 50% di vittorie e stanno avendo un inizio di stagione strepitoso da Christian Walker e Daulton Varsho, in particolare. Se solo fossero un po’ più regolari…
DELUSIONI
L’avevamo già accennato prima che avremmo parlato di loro ed ecco il punto sui Boston Red Sox, il cui primo mese non poteva essere più terribile di questo – a meno che non ti chiami Cincinnati Reds, ma anche qui ci arriveremo dopo. Attacco deludente, nonostante l’acquisizione tanto acclamata di Trevor Story (contratto da 140 milioni per 6 anni) il quale sta tenendo una media battuta di .210, senza aver infilato ancora un homerun (!). C’è ancora tempo per rifarsi, ma se questo è l’incipit…
Intanto Sale è ancora fermo ai box e il resto della rotazione – a parte Wacha e Houck- è al momento agghiacciante. O si raddrizza subito la nave, oppure per i Red Sox potrebbe essere una stagione molto difficile, specialmente in una division così agguerrita.
Deludono anche gli altri calzini, quelli bianchi. Lance Lynn – di gran lunga il loro miglior pitcher – è ancora fuori per infortunio. Così come il terza base titolare Yoan Moncada e l’outfielder Eloy Jimenez. Ora che è si pure fatto male Andrew Vaughn (uno dei migliori, sin qui), si mette male per il manager Tony La Russa, che spera di recuperare tutti al più presto. Nel frattempo ci si augura di migliorare quantomeno la fase offensiva dove i White Sox latitano.
Non vorrei metterli tra le delusioni perché mi sembra un po’ troppo esagerato, ma ci si aspettava sicuramente qualcosina di più dai Tigers. Una buona pitching rotation (a cui manca al momento l’asso Casey Mize) e un’ottima lineup – a cui è stato aggiunto Javy Baez. Insomma, le prerogative per fare bene c’erano e ci sono ancora, ma la svolta dovrà arrivare dall’attacco che non potrà basarsi solo sul sempreverde Miguel Cabrera (a proposito, complimenti per le 3000 hit in carriera), ma dovrà trovare più consistenza ed efficacia anche da elementi giovani e tanto acclamati come Spencer Torkelson, oltre che dai veterani Jonathan Schoop e Jeimer Candelario, solo per citarne due.
Stessa cosa vale per Texas. Nonostante le acquisizioni invernali, i Rangers stanno faticando e non poco a trovare una certa continuità, seppur reduci da quattro vittorie consecutive che fanno ben sperare. Male anche Seattle che continua a dimostrarsi l’eterna incompiuta. Anzi, l’eterna dismessa e rifatta che parte ogni volta con ottime ambizioni per poi trovarsi a dover salvare la barca nel finale. Lo scorso anno sfiorarono i playoff, in questo potrebbero ripetersi, ma ci si aspettava comunque di più in queste prime ventisei partite e l’ultima serie contro Houston ne è stata l’emblema. Su Oakland non c’è tanto da dire perché ci si attendeva proprio questo dopo la rivoluzione invernale. Anzi, avevano iniziato fin troppo bene e se questo articolo lo avessi scritto una settimana fa li avrei anche inseriti tra le sorprese.
Deludono pure i campioni in carica dei Braves che, orfani di Freddie Freeman, non stanno trovando le giuste risposte dal suo sostituto, quel Matt Olson che fino a pochi mesi fa maltrattava qualsiasi palla si aggirasse dalle sue parti e che ora sembra un Trevor Story qualunque (perdonami Trevor, ma me le servi su un piatto d’argento). Il ragazzo, a dire la verità, non sta facendo neanche malino dal punto di vista statistico, ma non è, al momento, sufficiente. Importante, invece, aver ritrovato Ronald Acuña, mentre si è ancora in cerca di un monte di lancio che sappia reggere più di una partita senza commettere disastri.
E che dire sui Phillies? Beh, che vale lo stesso discorso dei Lakers. I superteam non funzionano, specialmente nel baseball. Almeno non quelli costruiti senza un minimo di criterio intorno ad una superstar che, in questo caso, risponde al nome di Bryce Harper.
Last but not least – come direbbero gli anglosassoni – ci sono i Cincinnati Reds che da papabile contender – almeno per un discorso divisionale – stanno facendo, invece, la figura dei peracottari. A Cinci non sta funzionando niente, solo l’infermeria, che ormai si sta riempiendo sempre di più.
Personal trainer e grande appassionato di sport americani. Talmente tanto che ho deciso di scrivere a riguardo.
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