Chicago White Sox

Reduci dal 93-69 che ha portato a casa il gagliardetto divisionale dopo ben 13 anni, i White Sox ripartono coi favori dei pronostici nella Central, ma per la gloria estrema ci sono a nostro avviso almeno sei squadre di caratura e mentalità superiore. Il range sono le 88/90 W, sufficienti ad andare avanti, mentre l’ambizione è vincere una serie playoff dopo le WS 2005.

Le recentissime trade che hanno annesso Reese McGuire come nuovo catcher backup per Zack Collins e soprattutto AJ Pollock all’esterno per Craig Kimbrell, hanno concluso un’offseason movimentata proprio fra i rilievi, con l’addio dell’ex Red Sox sempre meno clutch e la promozione – presunta – a starter di Michael Kopech, conclamato prodigio della casata atteso al breakout ma non sempre continuo e con la TJS nel curriculum.

Hendricks è l’indiscusso closer di un bullpen dunque sulla carta pregevole, che annette agli affidabili Bummer e Burr Reynaldo Lopez, Jose Ruiz, Vince Velasquaz e soprattutto Joe Kelly e Kendall Graveman, firmati a 17 M per due anni il primo e 24 per 3 l’ex spietato Astros dell’ultimo faceoff ai PO.

Oltre a ciò si è individuato in Josh Harrison il jolly nella difesa del diamante, benchè per singola stagione (5,5 milioni), lui seconda base capace di emigrare in più ruoli: l’obiettivo è proseguire nella crescita dei bomber Jimenez, Robert e Vaughn, affiancando loro un altro veterano oltre alle superstar e certezze Abreu, Anderson, Moncada e Grandal, membri di un lineup secondo a nessuno. Declinata invece la club option da 6 milioni, Cesar Hernandez si è accasato a Washington.

La rotazione, fra le migliori in regular season ma deficitaria ai PO e quest’anno orfana di Carlos Rodon, emigrato ai Giants, dovrà alzare l’asticella. Giolito, dal quale si attende la conferma quale strikeout intimidator, è tuttora il secondo spot dietro Lynn e prima di Cease, ma il trentaquattrenne ex Cardinals ne avrà per un mese causa un problema al ginocchio destro e il suo posto andrà al vecchio Johnny Cueto (minor league deal), mentre i mancini Keuchel e appunto Kopech chiudono il reparto, augurandosi che la drammatica campagna 2021 dell’ex Houston resti un caso isolato.

Cleveland Guardians

A parte l’addio al simbolo Indians per quello Guardians – sul quale preferiamo soprassedere – pochissime sono le evoluzioni a Cleveland, che sostanzialmente prosegue la ricostruzione calcolata e di transizione da 76/83 vittorie, cercando di continuare a sfornare talenti dal nulla.

Difatti, persi Mejia, Parker, Roberto Perez ed Harold Ramirez, si è mantenuto un basso profilo, assaltando la free agency solo per la riserva del catcher Austin Hedges, ovvero sia Luke Maile a 900.000 $ annuali, impegnandosi esclusivamente nell’estendere a 5 anni la top fastball del formidabile closer Clase (20M) e per un anno quasi tutta la truppa in scadenza evitando l’arbitrato.

Su tutti l’asso Bieber (6M) e il secondo spot in rotazione Cal Quantrill (2.51), settore completato dagli altri destri Plesac, Civale e McKenzie e martoriato dagli infortuni, ragion per cui Francona tiene in caldo Eli Morgan e i sinistri Hentges e Logan Allen dall’eccellente bullpen (3° in ERA), dove note di merito vanno espresse anche per Gose, Sandlin e Shaw. Così facendo un payroll vicino ai 50 milioni è oggi il terzo più basso in MLB.

Al piatto e in difesa l’esteso a 124M Jose Ramirez mantiene l’alone da superstar MVP, nonostante rumors su un suo sacrificio fossero all’ordine del giorno, per amplificare ancor di più un core futuristico, ottenendo magari top prospect per chi come detto è oggi fuori dalla competizione. Per questo avrà spazio in esterno il rookie da Oregon St Steven Kwan, piccolo battitore di contatto allergico agli strikeout; al suo fianco confermati Myles Straw e Josh Naylor, lui out per gran parte del 2021 causa infortuni, e lo smasher Franmil Reyes, DH che ha bissato i 30 fuori campo.

Detroit Tigers

La rebuilding susseguente i tempi d’oro sembra finalmente giunta al termine per i nuovi e giovani Tigers, pronti perciò a dire la loro in una division ancora a basso regime e oggi feudo White Sox, dopo l’erosione di Cleveland e i recenti epic fail dei Twins.

Finiti i periodi da luxury tax, lo spazio salariale si è gonfiato quel tanto per attaccare il mercato e mettere a segno colpi d’elite. Si riparte dalla certezza AJ Hinch, da Miggy Cabrera non ancora sazio nonostante i 502 hr e le quasi 3.000 valide e da un campionato speranzoso sebbene sostanzialmente mediocre, quasi mai sopra il 50% e con numerosi problemi sul monte.

Detroit però, sfruttando un calendario a favore a cavallo delle due mid season, ha imparato a vincere, forte di two out clutch hitter fra i migliori della lega, responsabili del record 69/66. Per entrare in modalità win now, perso Niko Goodrum, fa perciò effetto l’avvento di Meadows da Tampa, al prezzo di un secondo giro e del terza base Isaac Paredes; i vari Candelario (3B), Harold Castro (UT) e Reyes (OF) sono poi stati riconfermati per un anno e rafforzeranno la difesa del diamante insieme a Baddoo (LF), Grossman (RF) e Schoop (1B), tutti fautori delle migliorie appena descritte.

Se il nuovo catcher Barnhart dai Reds, scambiato con Nick Quintana, accontenta nelle performance contro i destri e si appaia a quelle del backup Haase coi mancini, incuriosisce il big splash su Javier Baez (140 M per 6 anni), che riempie il buco da interbase individuato in offseason come primaria operazione, seppur il riluttante Correa avrebbe soddisfatto maggiormente, viste le brutte medie recenti de “il mago” in strikeout e negli O-Swing %!

Fa invece male per la fanbase la rinuncia a Matthew Boyd, lasciato andare ai Giants e spesso (lo è tuttora) sconfitto dagli infortuni. Ultima (?) occasione per Fulmer, siglato a 5 milioni scarsi per evitare l’arbitrato ma mai ripresosi dalla Tommy John e ora esclusivamente setup e closer.

Nella rotazione si punterà bensì sulle giovani leve Mize, Skubal e Manning, i primi due indiscussi pezzi pregiati futuristici e reduci da un’incoraggiante 119 ERA+ e record di franchigia da rookie in K, e il terzo impressionante nella fastball. Convince fra i partenti la pesca annuale di Pineda, unico mai a picco in quel di Minnesota, e fra i rilievi quella biennale di Chafin, nel reparto assieme al closer Soto, Funkhouser, Cisnero e Lange.

Dubbioso invece, al pari di Baez, l’innesto dell’altro colpo a sensazione Eduardo Rodriguez, contratto lungo (5 anni per 77 M) anche per lui, numero 1 sul monte nonché chioccia per i giovani colleghi.

Kansas City Royals

Altra stagione pregna di talento e curiosità ma probabilmente ancora sotto il 50% per i Royals e Mike Matheny, lontani da tale obiettivo sin dalle WS vinte del 2015 e invischiati da problemi sul monte, coi partenti e rilievi a picco per ERA; le migliorie di reparto sono previste in futuro, col prospetto Asa Lacy e il recupero dalla Tommy John di Jonathan Bowlan.

Nel presente la rotazione vede il ritorno all’ovile per 13 milioni annuali di Zack Greinke, pluri Gold Glove winner del quale è superfluo parlare ma lontano anni luce dai fasti di un tempo, mentre Singer e Keller conservano il secondo e terzo posto. E’ invece al talento di Bubic e Carlos Hernandez che si vogliono consegnare le chiavi odierne e futuristiche del monte di lancio, lo stesso dicasi dei rilievi Staumont, Brentz e il closer Scott Barlow, rinnovato a 2.4/M annuali. Scambiato con Mike Minor arriva dai Reds il focoso Amir Garrett, reduce da un’annata insufficiente, che completa il settore coi confermati Tapia e Payamps.

Pure al piatto sono presenti giovani virgulti pronti a sbocciare dietro Dozier, Carlos Santana e O’Hearn: parliamo del prima base Nick Pratto, 14° al draft 2017, del predestinato SS/3B Bobby Witt Jr e del ricevitore MJ Melandez. Qui però non c’è fretta, visto che se a posto fisicamente Mondesi e l’icona Perez possono fare ancora la differenza.

Oltre all’affidabile Benintendi (LF) e il breakout 2021 Nicky Lopez (2B/SS) chiudono un lineup qualitativo le certezze Michael A Taylor e Whit Merrifield, l’esterno centro confermato a 9 milioni biennali e secondo soltanto a Correa per higher defensive run saved, e il right fielder nonché utility giocatore tra i più sottovalutati della lega, capace di performare al box .291 in 6 anni di Major League.

Minnesota Twins

Ed ecco il team che ha smosso più acque nella AL Central, mantenendo comunque un payroll sotto la media dei 134 milioni. L’obiettivo è competere per lo scettro divisionale, anche se a nostro avviso le debacle sul colle saranno ancora la spada di Damocle che non discosterà Minny da un primato attorno al 50%, nonostante la trade per Emilio Pagan e il calante Chris Paddck con Taylor Rodgers e l’esterno Rooker.

Carlos Correa, oggetto dei desideri di mezza Major, si accasa nel Minnesota, preferendo un three year – sebbene da 105.3M – rispetto al decennale da quasi 300 proposto dai Tigers. Lo scopo è sfruttare un girone equilibrato per giocare l’extra playoff spot e in caso contrario tornare contender a 30 anni da un’altra parte firmando il contratto della vita. Scontata l’estensione a Byron Buxton, se integro inarrivabile CF difensivo, che chiuderà la carriera ai Twins.

Sul monte poi, le scommesse annuali prendono le sembianze di Dylan Bundy, Sonny Gray (dai Reds in trade per Chase Petty) e Chris Archer, un tris che nonostante un arsenale multi pitch ha fatto della discontinuità una costante; inoltre Maeda e Dobnak sono in injured list, ragion per cui nella rotazione avranno occasioni i giovani Ryan e Ober. Il bullpen, 20° l’anno scorso in ERA (4.39), a parte il debuttante Duran e l’ottimo Joe Smith dei Mariners, ripropone Alcala, Duffey e Thielbar.

Il lineup di Rocco Baldelli è tuttora spaziale, con la potenza di Sano (1B) e Kepler (RF) e la freschezza dei prodigi Arraez (3B) e Kirilloff (LF) abbinate alla pericolosità two way di Polanco, Buxton e il nuovo Correa, temibili hitter ma anche straordinari difensori. Per di più Kiner-Falefa, acquistato dai Rangers per Garver, è emigrato successivamente nel Bronx assieme a Josh Donaldson e Ben Rortvert per Urshela e Sanchez, in uno scambio che aggiunge ulteriori skillset nelle due fasi a quelli già accennati finora.

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