Che la rivalità fra Dodgers e Padres rappresentasse il presente e futuro della National League era uno slogan apodittico da parte di ogni analista a stelle e strisce, confermato da due monte ingaggi prossimi all’esplosione e ingrossati pure nella deadline.
All’eccellenza dei losangeleni, rinvigoriti dal più forte pitcher dell’ultima campagna, quel Trevor Bauer ora disperso in accuse di violenza sessuale, si appaiava infatti la costante progressione di San Diego, la cui rinascita partita dall’avvento di Eric Hosmer (2018), proseguita col crack monetario (300 mln) per Machado ed altri molteplici skillset offensivi nonché l’innesto del predestinato Tatis Jr, si completava di superstar anche nella rotazione, spada di Damocle delle scorse tornate, coi Cy Young winner e front runner Blake Snell e Yu Darvish, mentre l’indubbia classe di Musgrove cozzava però con una storia da underdog fiaccato nel fisico!
Ebbene, per quasi metà torneo le due franchigie si sono fiancheggiate senza alcun problema nei vertici di lega, fin quando però i Dodgers hanno staccato i rivali rimanendo – tuttora – a un tiro di schioppo dai formidabili Giants, e i Padres invece sono stati investiti da una terribile crisi che si protrae ancora. Ironia della sorte, ad oggi, se lo showdown fra le due satanasse arrivasse ai playoff, sarebbe solo nel wild card game!
Purtroppo per San Diego, la tanto decantata e nominata rotazione non ha performato a dovere, nemmeno dopo il licenziamento di Rothschild per l’interim pitching coach Ben Fritz, vista la discontinuità di Snell, vicino sì ai no-hitter e in crescita per numero di inning ma spesso a picco, le deludenti prestazioni delle stelline di un tempo Paddack e Lamet, il primo ormai quasi un bust e l’altro mai del tutto ripresosi dagli infortuni al pari di Clevinger, e l’inspiegabile crollo di Darvish, improvvisamente avvolto dalle nubi post operatorie al gomito destro del 2018, asfaltato da 27 home run, terza peggior prestazione del campionato e avanti di tre posizioni a quello di Arrieta, disperata recente annessione ma anni luce distante dai fasti di un tempo!
Lo stesso Stammen, dignitoso rilievo di un granitico bullpen, capeggiato da Pomeranz e l’icona Melancon, è stato bombardato nei recenti esperimenti da starter. Inutile poi gettare la croce addosso al first round Weathers, letteralmente annientato al box in 17 partenze stagionali!
Il calendario attuale mette paura rispetto a Cardinals (+0,5 in classifica) e soprattutto Reds (-0,5), e le serie affrontate da agosto hanno mostrato cali anche al box, con la più bassa media MLB a .199 in 29 partite, segnature in soltanto 5 inning su 62 e strisce negative – 5, 12 su 18 e 21 su 29 – che hanno disperso un enorme vantaggio.
E si che pure qui si era investito in deadline, prelevando da Pittsburgh Adam Frazier, miglior seconda base del torneo e jolly versatile come nessuno, posizione fra l’altro già coperta a dovere da Croneworth, quarto per WAR (3.3) in tale ruolo e adesso SS. Sono forse proprio i numerosi cambi di zona ad aver un po’ confuso la fase difensiva, visto che lo spesso acciaccato Tatis Jr (spostato esterno destro), benchè inarrestabile funambolo offensivo e in discussioni MVP, vantava da interbase il poco invidiabile record di 20 errori, quota maggiore fra i giocatori di posizione.
Sui Dodgers c’è poco da dire, il loro dominio in ogni stats è impietoso, e soltanto la clamorosa annata dei Giants mette in secondo piano la facile e già pressappoco acquisita classifica in tripla cifra, col cruccio del primo spot obiettivo di fine stagione, per evitare la scomoda gara secca della wild card.
In attacco si primeggia ovunque coi 750 punti e 210 fuori campo nel mirino, più di 710 Rbi, .328 Obp, .422 Slg, 106 wRC+ e 0.43 BB/K, ma principalmente – e rispetto ad altri squadroni più pigri tipo Yankees – è la scaltrezza e velocità nel correre dentro l’infield (ISO .181) e colpire coi runners in posizione di score a fare la differenza, ottima al .242!
L’offense regna anche grazie all’abilità di tutto il lineup a raggiungere le basi e conseguentemente segnare (wOBA .324), un dream team avvolto periodicamente da MVP rumors: Justin Turner, Bellinger due anni fa, l’ultimo torneo Betts e Seager ed oggi Muncy e Trea Turner, splash del mercato riparatorio assieme a Scherzer e successivo a quello del mito Pujols, riserva in prima, pinch hitter da ancora 12 Hr ed eventuale DH nelle World Series!
Quel che tuttavia pone i Dodgers un gradino sopra gli altri in un’ipotetica serie playoff è il monte di lancio, leader generale in WAR (23.2), fra i partenti per ERA (2.80) e secondo sotto ai Giants coi rilievi (3.19).
Un comparto che ha sopperito ai problemi fuori dal campo di Bauer e quelli fisici di Kershaw, comunque or ora rientrato, grazie a molteplici bullpen game con gli affidabili Price, Knebel, White, Graterol, Bruihl e Cleavinger, che vanta certezze da fine corsa quali Treinen, Kelly e il sempreverde Jansen, possiede top prospect versatili a partire e subentrare (Gonsolin e May) ed ha assistito alla consacrazione finale di Urias e Buehler, stratosferici in quasi 350 K combinati e mattatori della rotazione, col primo apice in W (18) e l’altro in lizza nella race da Cy Young.
Il suo principale avversario è proprio Max Scherzer, inarrestabile allorquando sbarcato in California, con l’incredibile ERA a 0.88, 6-0 su 8 partenze e 72 K in 51 inning, tutti contro rivali aspiranti alla postseason.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.