L’iconico gruppo che ha portato i Giants nell’olimpo Major, ereditando le spettacolari ma poco vincenti tornate a tinte Bonds/Magowan, si era distinto in un sussulto da shortened season, sfiorando l’accesso agli expanded playoff, mancato poi per un paio di stecche conclusive e il tiebreak in difetto sui Brewers, dopo tre deludenti campagne che sembravano scortare gli orange & black verso l’inevitabile declino, accentuato dai malinconici addii a Bruce Bochy, “MadBum” Bumgarner e “Kung Fu Panda” Sandoval.
E’ vero che manca una vita alla fine del torneo in corso, ma nessuno avrebbe preventivato che nell’iniziale quarto stagionale San Francisco sarebbe stata al vertice MLB e dinanzi le corazzate della West Coast Dodgers, Padres, Athletics ed Angels.
Merito dello sfavillante start un’inedita potenza al box a discapito della precisione, con quasi 50 hr, .402 Slg e .718 Ops, la solita maestria a difendere il campo di formidabili profili Gold Glove, numeri uno nella FP% su 1.300 occasioni totali per 340 assist e solo 11 errori, e le magistrali performance di una rotazione ritornata elite, prima per ground-ball-rate, subito sotto ai White Sox per ERA (2.93) e quinta in hard-contact-rate, che riesce ad assecondare le invece palesi difficoltà dei rilievi, che a parte un Tyler Rogers da 0.87 ERA/10 Hld e il nuovo closer Jake McGee – subito dietro Melancon in salvezze (10) – sono ingolfati nel 21° step di categoria, con media PGL a 4.28 secondo Fangraphs!
I cinque eroi da elogiare sono l’ormai certezza Kevin Gausman (1.97), i sorprendenti Anthony DeSclafani (2.40) ed Aaron Sanchez (3.18), l’ex Dodgers Alex Wood, magnifico a 1.80 e 4-0 W/L, e Johnny Cueto (3.52), riavvicinatosi ai fasti di un tempo; leggermente affannato ma in recupero Logan Webb.
Inoltre l’avvento in seconda base di Tommy la Stella e il reintegro dall’opt out di un campione infinito quale Buster Posey, hanno probabilmente annesso ulteriore autostima a gente con personalità che sa come vincere, il tutto attendendo le migliorie di Yastrzemski, breakout 2020, e dell’acciaccato Donovan Solano, passati da discussioni MVP e Silver Slugger ad una preoccupante regressione, sebbene la copertura dell’esterno destro si mantenga pulita e immacolata. Azzeccato anche l’innesto di Tauchman dal Bronx, atletico fit difensivo e qui rigenerato al piatto!
Le menzioni d’onore partono dal già citato Posey, che assieme ad Evan Longoria sta vivendo una seconda giovinezza, con Buster al primo 2-homer game dal 2016 e tuttora clamoroso a .385/.731/.1191, e l’altro – benchè adesso in fisiologico calo – numero uno in Avg e Obp ed a 188 Ops+ e 0.8 WAR nelle iniziali 25 gare, arrivano sia a Brandon Belt, che ha messo da parte la discontinuità e primeggia in fuori campo e Rbi, che all’utility Ruf, feroce contro i mancini (140 Ops+), e si concludono con Brandon Crawford, leader MLB in Defensive Efficiency (739) e da 7 hr, 22 valide e 18 punti battuti a casa in attacco.
I dubbi di una stagione così lunga riguardano la tenuta dei partenti, finora senza ostacoli, ma attesi da hitter assatanati e un calendario terribile, l’età avanzata dei migliori la cui storia fisica preoccupa e l’assenza di un asso nel lineup che possa battere con frequenza e risolvere situazioni clutch: il campione alla Trout, Ramirez o Betts per intenderci.
Un core così esperto e qualitativo però non si trova da nessuna parte, come confermano i 31.2 anni di media dei giocatori di posizione (il più alto), e se si limeranno le perplessità appena accennate i Giants di Gabe Kepler potrebbero sorprendentemente salire ai playoff, ed affrontarli poi sarà difficile per tutti, specialmente nei win or go home.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.